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  • mara329
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    in risposta a: Il Silenzio #12465

    So che forse quanto sto per scrivere non sembrerà attinente al thread su Il Sienzio. Tuttavia a me è capitato pochi giorni fa di ascoltare le percussioni di un tamburo giapponese a classidra. La mente si è svuotata di ogni pensiero, si è fatto silenzio riempito solo dal ritmo incalzante del tamburo, che mi è sembrato recepito parallelamente anche dal ventre. Credo che le percussioni dei tamburi siano catalizzanti e abbiano un che di ancestrale e mi è venuto poi in mente che forse simulano i primi suoni che abbiamo ascoltato nel ventre materno: il battito cardiaco. Già in passato avevo notato questo effetto, sia con le tammurriate campane dedicate alle Madonne nere, sia con le pizziche pugliesi, dedicate alle pratiche terapeutiche del tarantismo. Ma poichè queste due ultime sono accompagnate da danze risultano più dispersive. Si potrebbe obiettare che qualunque musica si ascolti crei silenzio mentale, ma non credo sia così.

    mara329
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    Cara catulla, sarebbe bello se sapessimo vivere intelligentemente nella concordia, nel rispetto reciproco e verso la Madre Terra. Ma non è così e, forse, non lo è stato mai. Si parla dell’Età dell’Oro o dei tempi in cui la Terra Madre era l’unica deità. Ma non ne sappiamo molto. Noi abbiamo la fortuna di essere nella Fratellanza di Miriam, ove le Gerarchie (l’autorità dei più evoluti), lo Spirito fraterno, la Giustizia, il Bene, il Significato più vero e profondo dell’esistenza, la possibilità trasformatva, la Conoscenza e la pratica relativa, in una parola l’IDEALE è una realtà che dà alla nostra vita (il nostro pulviscolare esistere, come tu dici) una marcia (fondamentale) in più. Guai se ciò non ci fosse… Non so se è da addebitare alla cultura odierna il malessere sociale e individuale delle persone. Oggi si vuole apparire a tutti i costi, vi è il culto dell’ego, la mentalità è di profanazione, vi è un’anarchia egoistica e cieca. Proprio stamattina pensavo che la chiave analogica della Schola Ermetica è essenziale e, qualora riuscissimo a penetrarla, ci porterebbe ad andare oltre e a conoscerci nel profondo. Che ne pensi/pensate?

    mara329
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    E’ di poche ore fa la notizia che un gruppo di astronomi ha scoperto la supernova (l’esplosione di una stella massiccia alla fine del suo ciclo vitale) più distante mai osservata e superluminosa (della classe più brillante e rara): la luce della gigantesca esplosione ha impiegato 10,5 miliardi di anni per raggiungere la Terra, collocandola in un’epoca in cui – dicono – l’universo fosse giovanissimo. E’ considerata primordiale. Per chi la vuole vedere, la foto della nasa sul web la fa apparire come un immenso brillante. Sembra che le supernove producano gli elementi che costituiscono tutto ciò che ci circonda e siano importanti tracciatori di distanze cosmologiche, sì da permettere la scoperta dell’espansione accelerata dell’universo e l’esistenza dell’energia oscura.

    mara329
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    Mi collego a Bell, Wiwa e Seppiolina per rimarcare come scoperte archeologiche, fonti letterarie e storiche hanno dimostrato che le scuole mediche della Magna Grecia si svilupparono nella stessa zona d’influenza delle più celebri scuole filosofiche, per non dire che coincisero con queste. Così la eleatica, così la pitagorica. La scuola italica pitagorica fu fondata a Crotone ove già esisteva una scuola medica-filosofica, il cui massimo esponente fu Alcmeone (VI sec. a. C.). A lui si attribuisce la legge della isonomia: dall’armonia (equilibrio) dei contrari nell’uomo scaturisce la salute; dalla disarmonia (prevalenza, difetto) si genera la malattia. La sua attività appare ispirata alla sperimentazione positiva nell’unico frammento pervenuto della sua opera “Sulla Natura”: “Non v’ingannate, scrivendo di cose invisibili ed eterne, io non vi offro che congetture. Intorno ad esse soltanto gli dei possiedono una piena certezza. Per trarre, tuttavia, secondo la maniera umana deduzioni verosimili…”. L’indirizzo pratico e scientifico – contestuale al filosofico – della scuola medica crotoniate, della quale altro importante esponente fu Democede (primo medico viaggiante nel mondo mediterraneo), la rese celebre sì da far dire ad Erodoto: “I medici di Crotone sono i primi del mondo, secondi quelli di Cirene”. Da tale aspetto pratico e scientifico si evince “il buon senso della schietta filosofia della pratica Magna Grecia” di cui parla il Kremmerz.

    mara329
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    Si,certo, Diogenonn. Sono daccordo, è sempre utilissimo – direi fondamentale – riportare le cose alla nostra reale esperienza miriamica. E alla nostra comprensione. E’ tempo perso tirare in ballo parole e concetti, detti e scritti dai Maestri Ermetici, che non fanno ancora parte delle nostre cellule, del nostro vissuto. Oltretutto così facendo si trascurano elementi importantissimi di ciò che può invece interessarci e aiutarci. Non ci aiuta illuderci di guardare lontano, senza vedere nulla, invece di guardare vicino, per non cadere nella prima buca che ci capita sotto i piedi. Nella mia del 23 gennaio scorso, volevo semplicemente dare un parere a proposito della domanda di Nikola Todorov che chiedeva quale fosse il nesso tra la visualizzazione e il fenomeno della pareidolia.

    mara329
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    E così le “Veneri” del Paleolitico ebbero questo appellativo quasi per gioco. Infatti per le loro forme abbondanti furono dette anche veneri steatopigie o Veneri grasse.

    mara329
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    Non credo vi sia relazione tra la visualizzazione intesa come figurazione mentale di un oggetto scelto, che risulti cioè la fotografia mentale dello stesso (come l’immagine curativa nella terapeutica ermetica), e questo fenomeno denominato pareidolia. Mi sembrano due cose diverse.La prima è frutto dell’esercizio, la seconda non impone sforzi di sorta. La prima tende a riprodurre la cosa precisa che si conosce e che si è scelta. La seconda trae da un macchia, o da altro su una qualunque superficie, o da una nuvola in cielo una forma che ricorda una immagine conosciuta, senza determinazione di volontà. Mi pare che la prima operazione sia attiva, la seconda passiva.

    mara329
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    Avete visto il film di Luc Besson del 2005: Angel-A? E’ la storia di un uomo indebitato con la malavita che pensa di suicidarsi lanciandosi da un ponte. Nello stesso momento qualcun altro ha avuto la stessa idea: è Angela, bella e gigantesca. André si tuffa e la salva dalle acque, nell’unico atto di coraggio della sua vita. Angela diviene il suo angelo custode… se lui si interessa a lei, allora può iniziare a farlo con se stesso. Angela lo conduce ad avere rispetto di sé, a riconoscersi e infine ad amarsi. Perchè lei non è altro che il suo io più profondo. La scena più intensa del film è quando Angela porta l’uomo di fronte ad uno specchio, e mentre si trova alle sue spalle, gli dice: “Guarda nello specchio, che vedi?
    “Vedo una ragazza eccezionale.
    “Guarda meglio che vedi?
    “Non lo so.
    “Bene, prima vedevi solo negatività, ora nulla. Vuol dire che ti sei svuotato e purificato. Hai bisogno di riempirti. Cosa vedi nei tuoi occhi? C’è qualcosa che deve venire fuori.
    “Una certa tenerezza, una certa bellezza, gentilezza.
    “E Amore?
    “Si molto Amore.
    “Deve venire fuori. Dillo.
    “E’ duro da dirsi.
    “E’ duro perché nessuno te lo ha detto mai. E’ difficile amarsi quando nessuno te lo ha riflesso. Prima lo devi vedere fuori di te e poi dentro. Io ti amo André.
    “Io ti amo Angela, sin dal 1° giorno.
    “ Questo è un Bene. Ora dillo di nuovo senza nome e guarda nei tuoi occhi.
    Ora l’immagine di Angela sparisce dalle sue spalle, mentre lui dice: “Non posso”. A questo punto si sente la voce di Angela dire: “guarda il tuo corpo sofferente per mancanza di amore e fiducia. Non credi che ne devi avere cura? Egli ha sofferto per tutto questo tempo in silenzio. Dì al tuo corpo quanto è importante”.
    Una lacrima scende sul viso di André. Poi dice: “Io ti amo, André”.

    mara329
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    Per me la realizzazione del Bene è l’Arte più grande, comunque si realizzi. L’arte di saper fare il Bene è del “Maestro di Miriam”. Intuisco che sono necessarie Scienza, Amore, Volontà e Giustizia. Non sempre è semplice fare il Bene, agire nel Bene, intuire ciò che è Bene per se e per gli altri. Spesso ho sentito – e lo capisco per le mie esperienze – che il Bene non sempre è ciò che piace. A volte è uno strazio, altre una crisi necessaria per trasmutare “l’impurità del dolore”. Forse è la Legge stessa che regola la Vita perché è una tensione innata che non si può inventare, ma solo assecondare, manifestare e possibilmente potenziare. Non ha a che fare con l’apparenza, con la filantropia, con l’ego.
    “Io credo nel Bene contro ogni strazio del dolore nei mali umani” e noi siamo numeri di un circuito di Bene che ha il potere di sanare ogni cosa venga in suo contatto. Anche questo Forum – spazio comune che mette in risonanza i nostri “neuroni” – è un Bene.
    Capisco quanto scrive Buteo e lo condivido: la bellezza non è solo una apparenza gradevole. Quando furono trovate sotto terra le realistiche Madri italiche di Capua, subitamente furono interrate e dichiarate “brutti rospi” perché non avevano neanche una delle prerogative e dei canoni estetici che hanno ispirato le Veneri greche. Solo dopo sono state apprezzate per ciò che le animava, per l’idea di cui erano portavoci e dichiarate uno dei prodotti più tipici e originali della creatività italica. Cento e più Matres, datate dal secolo IV a.C. al II d.C., che testimoniano un culto ininterrotto di un santuario italico, tutte in tufo a dimensione quasi naturale, sedute con uno fino a 12 lattanti fra le braccia. L’effige della dea del santuario è invece una donna seduta su trono recante sul palmo della mano sinistra una melagrana, e in quello della destra una colomba.

    mara329
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    Mi è capitato di non sapere in quale trhead del forum scrivere perché l’argomento ne riguarda più d’uno, ma è naturale che gli argomenti si intreccino. Incuriosita dai post di m_rosa e mercuriale a proposito di un utero verginale nella Farmacia degli Incurabili di Napoli, l’ho visitata e condivido con tutti le prime notizie ed impressioni. Nel cinquecentesco Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, voluto da una donna, ove i poveri erano curati gratuitamente da mali all’epoca incurabili (in particolare la sifilide detta in Italia mal francese e in Francia mal di Napoli), L’ARTE AIUTAVA A GUARIRE. Non erano sufficienti le cure mediche, l’assistenza e i farmaci, ma bisognava risollevare l’animo del paziente, nonché del medico che se ne prendeva cura, con la Bellezza e dunque con la permanenza in alcune sale dell’ospedale ove erano esposte opere d’arte. Agli Incurabili si superava il II stato della sifilide, e si arrivava al III, cioè alla follia. V’era pertanto il reparto detto la pazzeria e i “pazzi” ivi curati erano portati in giro in città una volta al mese. La splendida Farmacia degli Incurabili, la Spezieria laboratorio del farmaco, fu costruita all’interno del complesso ospedaliero nel ‘700. Fra i diversi farmaci, alcuni descritti come alchemici, v’era la famosa teriaca, in uso fino alla prima metà del ‘900. Nel primo ambiente della Farmacia v’è in una teca e, tutta in oro, una singolare composizione: la Sirena Partenope con ali d’uccello, come doveva essere secondo l’originale tradizione. Sotto di lei un utero infantile o verginale, anch’esso dorato e sotto quest’ultimo un diavolo. La spiegazione che la guida ha dato è la seguente: Partenope, parthenos o vergine cantava la conoscenza, e questa è infatti esclusivo appannaggio di una concezione verginale. Dal suo utero verginale doveva nascere l’elisir di lunga vita. E’ infatti dall’utero della madre garantita l’immortalità dell’essere umano. Si dice che Paracelso raccomadasse ai suoi discepoli di svegliarsi ogni mattina come appena usciti dall’utero materno. Nella II sala v’è in altra teca altro utero, questa volta con taglio verticale che illustra un parto cesareo. Va detto che nel ’500 fu istituito agli Incurabili un reparto di ostetricia che fu il primo del Sud Italia, ove già nel ‘700 si parlava dei diritti giuridici del feto. Mi ha anche stupita sapere che tra fine ‘700 e inizi ‘800, anni in cui arrivava l’Omeopatia dall’Austria, Napoli se ne fece portavoce nei confronti di altri paesi europei.

    mara329
    Partecipante
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    Interessantissimo il discorso sulle Lunazioni. Nella prima puntata scrive il Kremmerz che molti confondono le nozioni superstiziose della discreditata astrologia, con la scienza arcana (ermetica) dei collegi pontificali dalla quale son tratte, interpretate e poi volgarizzate le Lunazioni per gli amici di Ermete. Ho letto di recente che nell’antico Egitto fra i vari sacerdoti vi erano quelli che avevano la funzione di Oroscopo col compito di comunicare la qualità del tempo (oroscopo significa guardo l’ora, ossia guardo l’istantanea del cielo) e di individuare i giorni fausti e nefasti. Come facessero Kremmerz nelle Lunazioni dice che è impossibile da sapersi e che non vi è regola ma tradizione sperimentata e praticata.(puntata 73°, nota 1). Si capisce perciò che l’oroscopo di nascita è una derivazione tutta moderna e non è il campo di applicazione antico. Champollion scrive che questi sacerdoti tenevano nelle mani uno strumento per misurare il tempo e la fenice, simbolo dell’astrologia che portava nel becco i libri astrologici di Thoth.
    Oltre ai rimedi, talismani e consigli, che come scrive Bell si possono sempre sperimentare (vi è un indice “malattie ed infermità”, utilissimo alla fine del libro), trovo interessantissimi gli spunti, contenuti specie nel I ciclo delle Lunazioni, sugli usi rituali di Egizi, Babilonesi e Caldei, le loro concezioni sui morbi, su come dividerli e come curarli, anche questi secondo i periodi lunari, e i ragguagli sul magnetismo terapeutico che è poi quello ermetico. Ne viene fuori un tempo ritmato da influenze determinate e teso al rapporto armonico e speculare con l’”alto”, in cui non tutto si può fare sempre, ed ogni momento è diversamente propizio a qualcosa. Ma anche la nostra vita miriamica è ritmata da tempi e cicli naturali e noi siamo educati a rispettarli, con la prospettiva e la tensione di essere un giorno un tutt’uno.

    mara329
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    Pochi giorni fa ho visitato la mostra itinerante curata da Sgarbi “Museo della Follia: da Goya a Maradona”. Al di là della buona organizzazione, comunico le domande che mi ha stimolato. La mostra è un repertorio di opere realizzate da individui dalle menti sconvolte e tormentate, individui sofferenti rinchiusi in ospedali psichiatrici o comunque profondamente turbati, anche grandi artisti. Vi si trovano dipinti, fotografie, sculture, oggetti, installazioni multimediali. Si legge nelle opere molta sofferenza: alcune sembrano gridare, altre velano dolore, altre ancora smarrimento e visionarietà. Si parla di arte anche in questi casi. E’ giusto? E mi domando come possono opere siffatte, nate dal tormento, dallo squilibrio, comunicare un Bene? o una spinta verso il Bello? o verso l’Assoluto? quali sono le condizioni interiori di un artista perché le sue opere, producano un bene in chi le osserva?

    mara329
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    Mi collego ai tanti post di auguri per il nuovo anno. Siamo ancora nei primi giorni del 2018, la cui radice numerica è 2. Nei Tarocchi la seconda carta è la Papessa. Nel Quaderno della Pitagora è riportato sul 2: “…l’unità essendo necessariamente attiva, il suo bisogno d’azione fa che essa ripeta sé stessa, che si scinda, o meglio che si moltiplichi per produrre il 2”. Il 2 scrive il Maestro Kremmerz è la valorizzazione della virtù dell’1. Il 2 è femminile e può rappresentare la Donna, la Madre. Vi sono previsioni che si possono fare per quest’anno?
    Gli auguri scambiati il primo giorno dell’anno valgono per l’anno intero. Ovidio in un immaginario dialogo con Ianus (dio degli initia) ne dà le ragioni (fast I 178-88): “I presagi sogliono essere negli inizi. Voi volgete le timide orecchie al primo udire una voce, e l’augure consulta il primo uccello che gli appare. Si aprono allora i templi e gli orecchi degli dei, né alcuna lingua prega inutilmente e le preghiere hanno un peso. Ianus aveva taciuto. Ma non tacqui a lungo io, e quasi congiunsi le mie parole con le ultime sue: “Che cosa significano i datteri e i rugosi fichi” chiesi, “e il miele che si offre contenuto in un candido vaso?”. E lui disse: “Ne è causa il presagio, affinché il sapore passi nelle cose e l’anno trascorra dolce come il suo inizio”.

    mara329
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    Un caro saluto a tutti. Ieri a teatro ho ascoltato una Ballata sulla donna di E. Sanguineti. La riporto perché l’ho trovata bella :
    Quando ci penso, che il tempo è passato,
    le vecchie madri che ci hanno portato,
    poi le ragazze, che furono amore,
    e poi le mogli e le figlie e le nuore,
    femmina penso, se penso una gioia:
    pensarci il maschio, ci penso la noia.

    Quando ci penso, che il tempo è venuto,
    la partigiana che qui ha combattuto,
    quella colpita, ferita una volta,
    e quella morta, che abbiamo sepolta,
    femmina penso, se penso la pace:
    pensarci il maschio, pensare non piace.

    Quando ci penso, che il tempo ritorna,
    che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
    penso che è culla una pancia di donna,
    e casa è pancia che tiene una gonna,
    e pancia è cassa, che viene al finire,
    che arriva il giorno che si va a dormire.

    Perché la donna non è cielo, è terra
    carne di terra che non vuole guerra:
    è questa terra, che io fui seminato,
    vita ho vissuto che dentro ho piantato,
    qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
    la lunga notte che divento niente.

    Femmina penso, se penso l’umano
    la mia compagna, ti prendo per mano.

    mara329
    Partecipante
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    in risposta a: Ermetismo e Arte #8597

    “…l’esame critico dell’artista e delle produzioni artistiche dev’essere fatto non solo coi dati di cui si servono gli antropologi, ma anche con la scorta dei lumi della filosofia dell’anima indipendente dal suo contenente fisico”.
    Ho visto il film di Martone “il giovane favoloso” sulla vita di Giacomo Leopardi e ho compreso la difficoltà grande (non credo superata, ma per lo meno affrontata) che il regista deve aver incontrato per dare una idea del grande poeta che non fosse didascalica, retorica ma profonda e complessa. C’è un punto in cui Leopardi si scaglia contro alcuni letterati che imputano alle sofferenze fisiche la causa prima del suo pessimismo e dice: “non imputate al corpo quanto si deve solo al mio intelletto…cercate di confutare le mie parole, invece di parlare di me”.
    Evidentemente sulla sua formazione hanno influito altri fattori che non sono mai stati analizzati, e il suo pessimismo non è poi tale.
    Il Kremmerz ravvisa in lui “guizzi di luce che paiono desolanti e sono desolanti per i volgari, perché alla verità delle cose si avvicinano. Egli scrive ad esempio: «Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che tutto il reale essendo un nulla, non vi è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni». Verità terribile, ma verità”. O anche: “Ecco un altro pensiero che fa a calci col pessimismo: «Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando, benché tutto il resto del mondo fosse per me come morto».

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