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in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #14002
È pazzesco constatare come l’Ermes giri e ci unisca tutti, mentre elaboravo un post su un’altra sezione, anche Mercurius rifletteva sui medesimi concetti!!! E’ bello sentirsi Fratres in Unum
in risposta a: IL SITO DI KREMMERZ.IT 2019 #14001Mentre riflettevo sugli ultimi cambiamenti del nostro sito, mi sono resa conto che solo apparentemente sono “piccoli”
Si tratta di un ulteriore passo sulla via dell’apertura al confronto che è stata la cifra dominante di questo blog fin dalla sua nascita. L’aver reso ancora più semplice e libero l’accesso, in controtendenza alla sempre più evidente incapacità di ascoltare cosa l’altro ha da dire e alla tendenza a reagire con strepiti e urla (quando non peggio) a qualunque affermazione contraddica il nostro punto di vista (i tolkshow insegnano!), qui, e chi ci frequenta lo sa, siamo portati (potremmo dire per tendenza costituzionale) al rispetto di tutti, a non temere il confronto, a non voler convincere nessuno, ne’ tantomeno prevaricare o attaccare punti di vista differenti dai nostri, nella consapevolezza che l’unica discriminante è la buonafede nel ricercare il Vero e perseguire il Bene. Buona navigazione a tuttiin risposta a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA #13933Anche la medicina si sta accorgendo dell’importanza e della necessità per l’essere umano (in verità anche per gli animali, se pensiamo agli allevamenti intensivi…..) di riallinearsi ai ritmi naturali che, specie in questo periodo si va perdendo. La terapia, di cui ho letto su di un quotidiano nazionale, è utilizzata nel Centro Disturbi dell’Umore dell’ospedale San Raffaele di Milano.
I terapeuti si sono resi conto che i pazienti ricoverati in stanze orientate ad est e dunque esposti a una luce più intensa, avevano dei ricoveri più brevi (2/3 giorni) a parità di terapia farmacologica, rispetto a quelli che occupavano le stanze a ovest e quindi esposti a minore irraggiamento. Dopo che le medesime osservazioni sono state fatte anche in Svizzera e Germania, i medici responsabili hanno creato un protocollo terapeutico specifico che prevede l’esposizione, per 30 minuti al giorno, sempre alla stessa ora (anche questo dato desunto dall’esperienza), o al risveglio, a una luce specifica che assomiglia a quella solare (nel caso del S. Raffaele si usano delle finte finestre che riproducono la luce naturale). L’unica condizione è che il paziente mantenga gli occhi aperti (senza bisogno di guardare la fonte di luce) affinché la luce colpisca la retina e da lì arrivi al cervello. Questa tecnica cronobiologica aiuta i pazienti a ristabilire il giusto ritmo sonno veglia che comporta (come nel caso delle depressioni) un miglioramento generale dell’umore e che arriva, a volte, a rendere superfluo l’uso dei farmaci, o comunque, a diminuirne i dosaggi. Per noi miriamici niente di nuovo se non la soddisfazione nel constatare di come Madre Natura fornisca sempre i rimedi più giusti per curare i suoi figliin risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13893Caro Alessandro sono contenta che le voci degli iscritti alla nostra Fratellanza ti abbiano aiutato a fare chiarezza nei tuoi pensieri e se, come dici, è qualcosa di “puro” che stai cercando, posso testimoniare che nella Miriam lo si trova.Buon cammino!
in risposta a: IL SITO DI KREMMERZ.IT 2019 #13830Ringrazio la Direzione per aver reso ancora più facilmente fruibile il nostro sito e contraccambio, estendendoli a tutti gli utenti, gli auguri di un 2019 ricco di ogni Bene
in risposta a: Le Dee Regali #13737Quello che ho capito è che l’autore cerca di dimostrare la tesi che è esistito (e noi possiamo dire esiste) qualcosa di segreto collegato al concetto di Regalità, che è stato trasmesso solo da alcune speciali Dee delle quali cerca di evidenziare i caratteri.
Noi possiamo portare alle estreme conseguenze il suo pensiero affermando che la Dea è sempre stata la stessa, che ha rivestito nel corso del tempo diversi nomi e abiti, che è Colei grazie alla quale ognuno di noi, attraverso un particolare cammino, fatto essenzialmente d’Amore, può arrivare a incarnarne le prerogative. Dunque, caro gelsomino, non si tratta, a mio modesto parere, di trasmissione al maschile o al femminile, ma, di quel Principio Unico che “presiede alle forme dell’Universo” e di cui altro non so dire.in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13703Certamente Alef, si è sempre in tempo per un pensiero di bene e poi il tuo augurio è proprio bello e dunque brinderò con te e con tutto il popolo di Miriam a che il 2019 ci sia propizio: per l’espansione della Rosa, per la concretizzazione di tutti i progetti che la Delegazione Generale ha in programma, per le realizzazioni terapeutiche e per la crescita personale di ogni numero della catena. Auguri!
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13670Questo profumo di carciofi fritti mi ricorda le tagliatelle di Sora Felicetta e tutti i pasti, rituali e non, che abbiamo consumato assieme e il cui denominatore è stato sempre quello di condividere insieme al cibo, l’Amore, che da sempre ci lega noi figli di Miriam. Buone feste a tutti/e
in risposta a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA #13607Le tue parole, mercurius, scaldano il cuore, (e qui oggi fa assai freddo) grazie!
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13575Ho visto un film che voglio segnalarvi perché a suo modo affronta il tema del femminile nei suoi tre aspetti (non a caso il titolo è “i tre volti”) di donna giovane, adulta, anziana. E lo declina in una zona del mondo dove le donne godono di zero libertà e dove il desiderio di vivere la propria vita seguendo le proprie inclinazioni e dunque liberamente, non è loro concesso.
È la storia di tre donne, tre artiste che riescono a vivere la loro vita ribellandosi ai pregiudizi che le vorrebbero bloccare. Il desiderio si trasforma in volontà e fa si che la giovane riesca ad avviarsi verso ciò che desidera: iscriversi alla scuola di recitazione, la donna adulta che sta facendo l’attrice e che è l’unica accettata perché famosa, si ribella alle imposizioni del suo lavoro per aiutare la giovane e infine la donna anziana che è stata ballerina e pittrice e che tornata nel suo paese viene allontanata e costretta a vivere fuori dal villaggio, ma non per questo si lascia sopraffare, la si vede mentre dipinge, la sua, è l’unica casa del villaggio (è inquadrata solo dall’esterno) che ha un aspetto accogliente e lei (non è mai inquadrata di fronte) è l’unica ad accogliere la ragazza che lotta per la sua libertà. È la stessa storia che si ripete sempre e sempre in modi e forme un po’ diverse ma sempre con la stessa sostanza! Mi ricorda i tre volti della Sibilla sulla Montagna, ve li ricordate, Sorelle?in risposta a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA #13570Sono d’accordo con te mandragola, il fatto di “condividere” in qualche modo l’accudimento dei figli determinava sicuramente un’apertura diversa verso il concetto del femminile liberandolo da quelle connotazioni di rapporto stretto e duale che troppo spesso inficia, oggi, i rapporti tra madre e figlio/a. Certo, non voglio dire che i sistemi educativi delle società rurali del ‘900, fossero migliori, come non lo sono quelli odierni, ciò che posso dire, per esperienza, è che non esiste il genitore perfetto che dona l’amore perfetto che fa crescere figli perfetti, così come non esiste l’insegnante perfetto che dall’alto della sua cattedra elargisce perle di saggezza in favore di allievi che diventeranno a loro volta cittadini perfetti, e questo sia perché la perfezione non è tanto una caratteristica dell’uomo, e sia perché ognuno diventa ciò che può diventare: la ghianda potrà diventare solo quercia e nient’altro, quello che possiamo fare è aiutare chi abbiamo accanto a diventare se stesso, sempre che tale processo in qualche modo l’abbiamo già sperimentato su di noi. Un caro saluto
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13564Ringraziare desidero Lucillo, per la bella poesia!
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13539A proposito dello scorrere del tempo, di cui parlava Alef, forse, come suggerivano mercurius e ippogrifo e come, in effetti, tendiamo a fare tutti noi Miriamici, non si tratta tanto di imprimere una spinta più o meno forte al “tempo” ma di renderlo Sacro attraverso la nostra ritualità antica di millenni che conosce il segreto per trasformare un tempo anonimo, passivo, neutro e incolore, in in tempo attivo, creativo, connaturato ai ritmi della natura dalla quale, ricordiamocelo, non possiamo mai derogare. Questo non vuol dire certo che dobbiamo andare a dormire al tramonto e svegliarci all’alba per sintonizzarci al ritmi solari!!! (Sono sicura che se mettessimo in rete un’idea del genere magari associata a qualche altra amenità riguardante la luna -tipo che al novilunio bisogna andare in giro con gli occhiali neri, e chi più ne ha più ne metta!- avremmo i nostri seguaci!!!)
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13525Sono belle queste testimonianze sugli inizi. Per quanto riguarda la mia esperienza, devo dire che sebbene avessi letto il testo “La scienza dei Magi”, tuttavia, prima di prendere qualsiasi decisione volli guardarmi intorno. Provai ad iscrivermi ad un corso di yoga, ma capii subito che non era nelle mie corde, lessi libri che parlavano di vari presunti o veri Maestri, ma nulla mi faceva battere il cuore come le parole del Kremmerz e fu così che, pur capendo poco o nulla, la Miriam mi ha richiamato a Se’.
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #13501È bello avere degli amici fraterni (e’ Il caso di dirlo!) che ti tirano su il morale facendoti fare una risata di cuore. Grazie a tutti voi! Anche io Miriamica lo nacqui!
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