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    Cara Alessia, che dono prezioso questa poesia di Luzi! quanto sostegno affettuoso hai ricevuto in questo spazio e quante anime ti sono vicine! Credo che, a questo punto, questa trasfusione di Bene sia in grado di mettere in fuga le ombre che ti hanno circondata e con forza rinnovata e accresciuta quel punto fermo e impensabile a cui allude Luzi, finalmente libero e sanato, possa mettere alla luce nel giorno dell’Epifania – parola dal greco ἐπιϕάνεια, «manifestazione», per indicare l’azione di una divinità che palesa la sua presenza attraverso un segno – un progetto per trasformare la tua realtà di vita secondo la tua volontà. Ogni cambiamento suscita, a catena, una serie di mutamenti nelle realtà a noi vicine, così come il seme all’interno della terra per emergere alla luce del sole deve farsi strada attraverso la materia che vi si frappone creando nuovi equilibri, ma senza violenza e sofferenza! Non indugiare nel sonno. Chiedi pure aiuto e supporto a chiunque sia in grado di dartelo davvero, inclusa la nostra Catena, ma solo per fare il tuo primo passo verso la gioia che ognuno di noi merita; i passi successivi saranno sempre più facili e autonomi.

    Fleurdelys
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    Buonasera a tutti! mi ricollego al post di Admin Kremmerz per ribadire e testimoniare, con la personale esperienza, la veridicità di quanto viene affermato. Ho vissuto in prima persona il contagio da Covid-19 non solo come medico ma anche come paziente. Nonostante la prudenza e la messa in opera degli strumenti di protezione consigliati dalla scienza medica e dalla scienza ermetica, il virus è riuscito a fare breccia nella trincea delle difese adottate e a contagiarmi. In realtà la sintomatologia piuttosto esigua non faceva pensare a nulla di importante – un’unica puntata febbrile a 38,8°C controllata subito dal paracetamolo e un’inconsueta astenia – ma la perdita dell’olfatto e del gusto mi hanno insospettito, per cui ho chiesto ad una collega del dipartimento di sorveglianza covid di essere sottoposto al tampone domiciliare. Il rialzo termico, modesto, è proseguito per tre giorni al pomeriggio per poi cessare del tutto e il giorno dopo ancora gusto e olfatto si sono ristabiliti definitivamente. L’esito del tampone, pervenuto in sincrono con la scomparsa dei sintomi, è stato però positivo. Ho messo in opera dal primo momento tutte le misure ermetiche di difesa e cura e ho allertato la Delegazione e i Fratelli e le Sorelle più prossimi, da cui sono stato immediatamente supportato con il risultato di superare in tempi record e senza conseguenze l’infezione. Nei giorni trascorsi in isolamento, fino alla negativizzazione del tampone di controllo, ho avuto modo di riflettere nei ritagli di tempo lasciato libero dal lavoro, che ho proseguito da casa avvalendomi di tutti gli strumenti tecnologici utilizzabili – e come fare diversamente, in un momento in cui ci sono tante richieste di aiuto e pochi interlocutori nella sanità pubblica in perenne affanno per carenze di ogni genere?! – sulle occasioni e sulla dinamica del contagio. Il contatto diretto con i pazienti, che nei mesi precedenti era stato ridotto al minimo, in occasione dell’inizio della campagna di vaccinazione antinfluenzale è stato più frequente e in effetti negli accertamenti effettuati, solo sui vaccinati nelle 48 ore prima della comparsa dei miei sintomi, come è previsto dal protocollo di sorveglianza, sono stati riscontrati due anziani positivi al tampone completamente asintomatici. Dal canto mio, pur adoperando mascherina, visiera e camice, ho avuto l’imprudenza di non adoperare sempre i guanti e probabilmente il contagio è avvenuto attraverso questo canale, anche se l’igienizzazione delle mani e delle superfici interessate è stata fatta puntualmente tra un paziente e l’altro. Le altre occasioni di contagio sono state rare e legate per lo più agli acquisti al supermercato. In tutto questo periodo a rischio, però, non ho mai omesso nessuna delle rituarie di protezione che ci sono state consigliate e ho contrapposto al pericolo dell’infezione la sicurezza nella messa in opera di tutti gli strumenti che la Schola ci ha fornito a riguardo. Adesso che il pericolo è passato e ho ripreso il mio lavoro in modo completo, pur con tutte le difficoltà e la stanchezza di un impegno gravoso come mai prima, mi considero davvero fortunato e privilegiato per non aver conosciuto la paura e l’ansia che accompagnano gli stati più gravi dell’infezione, anzi il domicilio forzato mi ha permesso di riposare e recuperare una forma fisica e mentale che non avevo da mesi. A tutte le ipotesi e le certezze spacciate da esperti e non, nel susseguirsi di interviste e servizi sui media, si contrappone la salda efficacia del metodo ermetico che, prima ancora dell’acquisizione di una consapevolezza sicura da parte della medicina ufficiale circa le fasi della malattia e gli strumenti terapeutici mirati, pone rimedio al male e lo stronca senza danni ulteriori. Tutto il resto si risolve con buon senso, pazienza e atteggiamenti civili e protettivi nei confronti della collettività. Al delirio di potenza dell’uomo che tutto crede di poter fare e disporre, si contrappone una infinitamente piccola sequenza di nucleotidi, finora vincente e dilagante. Occorre mettere ordine nelle priorità della specie e soprattutto nel cuore e nella mente dei nostri simili, ormai disumanizzati. Sarà la componente saturniana del mio essere, sarà il progressivo allontanamento dai riti della corrente comune, piuttosto che dai diktat del consumismo, maturo sempre più la convinzione che parte dell’umanità avanza allegra e spedita dritta verso l’autodistruzione. Non so se sia questo lo strumento che la Natura adotta per riportare la vita di questo pianeta ad una condizione di equilibrio e sostenibilità, come nel caso delle epidemie o dei cataclismi del passato. So per certo, però, che il prezzo pagato è davvero molto alto.

    Fleurdelys
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    Anche io come Garrulo ho seguito da bambino quella serie televisiva su Atlantide, dove c’era ampio spazio per i sogni e la fantasia, ed ho visitato l’isola di Santorini qualche anno fa, viaggio interessante di cui mi resta il ricordo, condiviso, della forte corrente marina che lanciava contro le gambe dei bagnanti i ciottoli del fondale – provocando a volte vero dolore -, l’escursione al cratere del vulcano, ancora attivo, e la visita all’antica città di Thera che doveva essere molto evoluta per l’epoca e ricorda il sito minoico di Cnosso a Creta.
    Ultimamente ho visto un documentario di National Geografic su Youtube di cui riporto il link ( https://www.youtube.com/watch?v=36S3Db0-4dw&t=1767s ) in cui si parla di una ricerca condotta dall’equipe del Prof. Richard Freund, archeologo dell’Università di Hartford, in un territorio paludoso della costa atlantica a sud della Spagna, a ovest dello stretto di Gibilterra, le antiche colonne d’Ercole.
    Lo studioso utilizza strumenti come georadar, fotografie satellitari, archeologia subacquea e indagini storiche per individuare quello che resta della leggendaria Atlantide basandosi sulle uniche fonti scritte che abbiamo: i dialoghi di Platone. Il filosofo greco riferisce che, secondo fonti risalenti a Solone e da lui apprese da sacerdoti Egizi, Atlantide era una città costiera con pianta a cerchi concentrici separati da canali, al cui centro si ergeva un tempio dedicato a Poseidone, con un unico ingresso che fungeva anche da uscita, andata distrutta e inabissatasi per un cataclisma naturale. Freund ha individuato in una zona corrispondente alla foce del fiume Guadalquivir compresa nell’attuale parco di Donana. Le foto eseguite con il drone suggeriscono una pianta cittadina a cerchi concentrici e un busto proveniente dalla zona centrale del tempio. Sono state fatte immersioni nelle acque marine prospicienti e sono stati rinvenuti massi squadrati che pur se ottenuti dall’opera del moto delle correnti e non da quella di artigiani, pare siano adatti alla costruzioni di una cinta muraria.
    Pare infatti che Thera a Santorini non corrisponda alla descrizione di Platone e poi non è sprofondata in mare. Servendosi di tomografia della resistività elettrica l’equipe ha cercato testimonianze nella grande palude della foce e hanno rinvenuto due statuine in terracotta di soggetti femminili riferibili alla Dea Istarte, risibili a 4000 anni fa circa. Per di più nella Bibbia si fa riferimento spesso ad una città in Spagna lontana 3 anni di navigazione da Israele chiamata Tarshish o Tarsessos, famosa per la ricchezza di miniere di oro argento e rame, come diceva Platone di Atlantide. Secondo Freund Tarshish, Tartessos e Atlantide sono la stessa città. Nel sottosuolo, a nove metri circa di profondità, è stato rinvenuto un giacimento di metano probabilmente originato dal materiale organico della città intrappolato nel sottosuolo al momento del cataclisma che inabissò Atlantide, probabilmente uno tsunami. Ancora più misterioso è il sito scoperto un anno fa circa nel sud della Spagna a 250 Km circa da Donana. Si tratta del villaggio di Cancho Roano che pare essere un villaggio rituale più che un sito destinato ad essere abitato, la cui pianta riproduce quella a cerchi concentrici, circondata da un fossato, descritta da Platone. É stato ipotizzato che fosse un caposaldo della cultura di Tartessos, completamente diversa da quella dei siti circostanti. Questo sito commmemorativo della città di Atlantide è uno dei tanti siti rituali rinvenuti. La pavimentazione delle sale è eseguita con l’ardesia che è molto utilizzata sulla costa, a 250 km di distanza. A Cancho Roano sono stati ritrovati manufatti in metallo legati alle pratiche votive, il che denota una grande ricchezza di materiale e un’ottima capacità di lavorare i metalli. Per di più è stato rinvenuto su una lastra di pietra un simbolo faraonico del XVI secolo a.C.,tipico della metallurgia sacra, esercitata dai metallurgici riveriti dai Faraoni, cui era affidata la creazione degli utensili rituali di metallo. Solo tre centri nell’antichità erano rinomati per le manifatture di metallo: Atlantide, Tarshish e Tartessos. E per finire, all’ingresso di Cancho Roano, su una stele di pietra, è stato rinvenuta una incisione costituita da centri concentrici difesa da un uomo munito di spada, posta all’ingresso del sito, che costituirebbe un ricordo della città di Atlantide.

    Fleurdelys
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    Un saluto a tutti. Il coronavirus è un virus estremamente contagioso e finora non ha perso la sua capacità di infettare. Quello che fa la differenza è il tipo di risposta dell’ospite. Assistiamo alla scarsa reattività in età pediatrica, probabilmente legata ad una minore reattività, che , pur in presenza di lesioni polmonari riscontrabili radiograficamente, non conduce a manifestazioni gravi di insufficienza respiratoria e a volte sono asintomatiche. Nel caso degli anziani la difesa immunitaria sarebbe, invece, più debole per l’età e anche per la presenza di patologie concomitanti (bronchite cronica, diabete mellito, cardiopatia ischemica ecc.). L’efficienza del sistema immunitario è influenzata da fattori vari tra cui lo stile di vita, alimentazione e presenza di eventi generatori di stress incluse. L’integrità della cute per esempio si giova di alcuni micronutrienti come la vitamina A, la vitamina C, la vitamina D, lo zinco, il ferro e il selenio. La vitamina C è contenuta in questi alimenti: peperoni, agrumi, fragole, kiwi, ananas, spinaci, mela, uva, cavoli, cavolfiori. Il selenio, contenuto in cereli integrali, noci brasiliane, semi di senape, ottimo antiossidante, concorre oltre che alla sintesi degli ormoni tiroidei a stimolare la produzione di globuli bianchi che sono i mediatori cellulari della risposta immunitaria. Lo zinco rafforza le difese immunitarie perché stabilizza la membrana cellulare, interagisce con le piastrine. È inoltre strettamente implicato nel sistema immunitario in quanto stimola la sintesi di sostanze antiossidanti che insieme al glutatione sono coinvolti nei processi detossificativi. Gli alimenti che lo contengono sono fegato, manzo, agnello, maiale, gamberi, ostriche, cozze, ceci , lenticchie, fagioli, semi di canapa, di zucca, di sesamo, anacardi, noci, cioccolato fondente.
    Il resveratrolo è un nutriente naturale i cui studi hanno evidenziato un effetto positivo nel contrastare lo stress ossidativo. Inoltre, è un fenolo che presenta proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. Gli antiossidanti sono preziosissimi per la nostra salute perché combattono i radicali liberi, nocivi in quanto accelerano i processi di invecchiamento cellulare e deprimono il sistema immunitario. Il resveratrolo è contenuto in uva rossa, mirtilli, vino, arachidi, cacao, ma non potendo assumere questi alimenti esistono in commercio numerosi integratori che lo implementano.
    il glutatione è un tripeptide costituito da acido glutammico, cisteina e glicina il cui residuo di cisteina fornisce un gruppo sulfridrilico libero (SH) molto reattivo, soprattutto nel potenziare i meccanismi di difesa cellulare contro i radicali liberi. Si sa che i radicali liberi sono responsabili dell’estensione e del mantenimento della flogosi e quindi delle conseguenze danno ad essa legate. In natura è contenuto in frutta e verdura rosse, uova, cavoli, latte, pesce crudo, aglio, cipolla, porro. I glucosinolati sono costituenti bioattivi precursori degli attivatori enzimatici che favoriscono l’eliminazione delle tossine a livello epatico. Ne sono particolarmente ricche le verdure crucifere, come i broccoli, riconosciute per la loro capacità di supportare la disintossicazione mantenendo in tal modo cellule e tessuti sani. Come vedete la natura offre numerosi alleati per rinforzare efficacemente le difese naturali e quindi ci suggerisce di assumere consapevolmente determinati cibi. Una vita serena e senza eccessi, né traumi concorre fortemente all’equilibrio del sistema immunitario, laddove l’ansia genera risposta dell’asse corticosurrenalico con aumento dell’increzione di cortisolo e depressione del sistema immunitario. Quindi non stressiamoci ad affollare i supermercati e approfittiamo dell’uscita per l’approvvigionamento per rifornirci dei cibi che ci giovano di più.
    Oltre a tutto ciò non dimentichiamo la fortuna di avere gli strumenti che la Tradizione Ermetica ci mette a disposizione per rinforzare il nostro sistema immunitario e trarre il massimo beneficio dalla stagione in corso: essere uniti alla catena e ortodossi rappresenta un’arma ulteriore che ci permetterà di superare questo periodo di incertezza e paura. Un abbraccio e buon equinozio di primavera a tutti.

    Fleurdelys
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    A proposito del Ver Sacrum, pare che la cerimonia di consacrazione venisse celebrata dal magistrato ovvero dalla personalità politica più alta in carica alla presenza dei sacerdoti di Kerres (Cerere) in occasione di grande pericolo per la comunità come guerre o calamità naturali. Il voto/patto sancito prevedeva la consacrazione alla divinità (Marte nel caso dei Sabini) di tutti gli esseri nati per primi dal 1 marzo al 31 aprile, fossero essi vegetali e animali, che venivano sacrificati, o umani, che, non appartenendo più di fatto alla comunità, una volta adolescenti potevano migrare al seguito dell’animale totemico per colonizzare un nuovo insediamento. Nel nostro caso la celebrazione dell’equinozio di primavera cade in un momento particolarmente critico per la collettività umana, per cui non sarebbe sbagliato celebrare il nostro Ver Sacrum a favore della remissione della pandemia da Covid19.

    Fleurdelys
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    Il diritto alla salute, che è sancito anche dalla nostra Costituzione, non varia a seconda dell’età o della razza o delle possibilità economiche e per noi miriamici è ancora più sacro, se pensiamo al fatto che continuiamo ad operare per ammalati gravi e senza speranza, anche in punto di morte, per far in modo che quell’essere guarisca e non debba più confrontarsi nel suo futuro evolutivo con lo squilibrio che ha generato la malattia di cui soffre in questa vita. Al di là delle considerazioni di ordine etico e politico-economico, spesso in conflitto tra loro come dimostra la necessità di optare tra il freno alla diffusione del contagio e la semplice attesa che gli eventi abbiano il loro corso, io credo che il genere umano sia chiamato in questa circostanza a manifestare il suo stato di maturità o più propriamente di evoluzione maturata. La prevalenza di sentimenti egoistici e di atteggiamenti individualistici denota uno scarso sviluppo del senso di Fratellanza, al di là di ogni credo religioso o politico, e del senso di appartenenza al genere umano inteso come Corpo Unico. In assenza della consapevolezza di essere uniti dallo stesso destino, ogni azione di difesa nei confronti di questo piccolissimo organismo così come di ogni grande trasformazione potenzialmente dannosa dell’ecosistema, fallirà miseramente perché sarà una risposta confusa ad una domanda chiara di presa in carico delle proprie responsabilità. Il covid19 è soltanto un’occasione per mostrare se la specie sia capace o meno di meritare una chance di sopravvivere alle contraddizioni e ai falsi progressi che i suoi rappresentanti esibiscono nei G8. Occorre sperare che la benevolenza dei Numi sostenga i nostri sforzi di difesa, illumini ricercatori e personale sanitario circa le strategie da adottare e conceda ad ogni essere umano di far seguire ad una consapevole riflessione l’opportuno cambio di rotta.

    Fleurdelys
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    Molto interessante la notizia, cui fa cenno Ippogrifo, riguardante la scoperta di speciali cellule T, le killers del sistema immunitario, osservate casualmente in campioni di sangue provenienti dalla banca del sangue del Galles ad opera dei ricercatori dell’Università inglese di Cardiff. Queste cellule singolari esprimono sulla loro superficie in modo spontaneo un recettore (Tcr) capace di legarsi a una molecola (Mr1) presente sulle cellule tumorali di tessuti di numerosi organi (pelle, sangue, colon, mammella, ossa, prostata, ovaie, reni e collo dell’utero) distruggendole.
    Già in passato è stato possibile programmare geneticamente in laboratorio cellule T inducendo recettori specifici per le cellule leucemiche di pazienti selezionati, ma si trattava di terapie ad hoc per un determinato paziente e mai per tumori solidi. In questo caso, invece, le cellule scoperte sono naturalmente pronte ad agire su forme tumorali liquide e solide di qualsiasi paziente, essendo la molecola Mr1 presente sempre identica sulle cellule neoplastiche. Pare quindi che sia stata trovato uno stipite cellulare che possa agire efficacemente su tumori diversi di diversi pazienti e che potrebbero addirittura essere istituite banche di cellule immunitarie speciali per un trattamento immediato “pronto all’uso”. La sperimentazione su tumori umani innestati su animali da laboratorio con un sistema immunitario simile a quello umano è favorevole e presto potrebbe essere trasferita sull’essere umano. Resta da capire perché questo recettore si attiva sui linfociti di alcuni soggetti e non in tutti i portatori di neoplasia.
    Altrettanto interessante la notizia segnalata da Guglielmo Tell sugli studi che Vittorio Sebastiano, un giovane ricercatore, nostro connazionale, sta conducendo a Stanford in California sulla scia della scoperta che ha valso il premio Nobel nel 2012 allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka. Yamanaka aveva dimostrato che si poteva indurre in una cellula matura una regressione verso una fase di totipotenza tipica delle cellule staminali e grazie a questo rigenerare tessuti e ripristinare funzioni che erano state perdute.
    Il Dr. Sebastiano grazie ad un cospicuo investimento nella sua ricerca sta sfruttando un aspetto della suddetta scoperta e cioè che la cellula totipotente staminale così ottenuta è anche biologicamente più giovane e quindi con un’aspettativa di vita più lunga. La sperimentazione di Stanford vuole conservare alle cellule trattate la specificità tessutale d’origine inducendo solo un ringiovanimento biologico e funzionale. Ad esempio il tessuto cardiaco potrebbe tornare ad essere più efficiente, così come il tessuto muscolare e osseo, ma anche pelle, cartilagini, retina, vasi e nervi. La tecnica prevede l’esposizione di cellule ultrasessantacinquenni all’azione di sei molecole di RNA messaggero che induce la sintesi di proteine attivanti siti genici cellulari. L’epigenetica infatti insegna che con l’invecchiamento il meccanismo di regolazione genetica dell’attività cellulare si inceppa inducendo infiammazione che induce l’invecchiamento. L’esposizione per soli quattro giorni a questa stimolazione ringiovanisce la cellula di otto anni che diventano 20 o 30 nel caso delle cellule muscolari. Si sta valutando attualmente l’effetto di una stimolazione ripetuta per vedere se è possibile sommare l’effetto di ringiovanimento.
    Due notizie davvero straordinarie: la prima, che ribadisce la capacità di terapia insita nella Natura stessa, che, nonostante i danni che l’uomo opera sull’ecosistema, pare voglia conservare la specie sul pianeta; la seconda, che offre qualche spunto di riflessione sull’utilità o meno di prolungare la vita umana, fermo restando che qualunque scoperta migliori la qualità di vita è la benvenuta.
    L’elisir di lunga vita è servito!

    Fleurdelys
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    Carissimi Sorelle e Fratelli vi auguro un 2020 luminoso e fecondo di bene e salute! Un abbraccio a Tutti

    Fleurdelys
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    A proposito dell’utilizzo delle onde elettromagnetiche nella terapia antalgica, desidero riferire dell’esistenza di cerotti già in commercio adoperati per la cura della dismenorrea, costituiti per il 100% da tessuto polipropilene, contenente minerali (titanio) e più precisamente biossidi, in assenza di alcuna sostanza farmaceutica. La tecnologia alla base di questi presidii si chiama FIT, che sta per Far Infrared Technology, e origina da studi effettuati dal CNR di Pisa che hanno messo in luce che proprio la parte degli infrarossi più lontana di 11 micron, emessa dal corpo umano, è riflessa dai biossidi contenuti nei Fit Patch. Quando si presenta uno stato infiammatorio o un’alterazione del sistema nervoso neurovegetativo o della microcircolazione, il corpo aumenta l’emissione infrarossa. FIT Patch è in grado di riflettere l’aumentata emissione della stessa, determinando un aumento del microcircolo superficiale cutaneo e agendo in profondità sino a 8-9 cm, ristabilendo l’equilibrio fisiologico e alleviando gli stati dolorosi. Nelle confezioni in commercio ci sono tre cerotti: due di forma ovale che si posizionano in corrispondenza delle ovaie e uno a forma di farfalla, da applicare in regione lombare. I cerotti restano adesi per 5 giorni e garantiscono sin dopo i primi 30 minuti attenuazione della sintomatologia dolorosa legata alle mestruazioni in assenza di effetti collaterali e controindicazioni.

    Fleurdelys
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    Ringrazio l’Admin del sito per il chiarimento e il richiamo al ruolo che le Gerarchie hanno nell’oggettivazione delle esperienze, che ogni numero della catena compie nel suo percorso evolutivo, in mancanza del quale ogni passo falso si tradurrebbe inevitabilmente in una deviazione inutile e potenzialmente dannosa. Ed è l’esperienza di protezione e guida amorevole che ci accompagna sempre e comunque nel nostro progredire che sostanzia i sentimenti di riconoscenza e gratitudine nei confronti dei nostri Maestri.

    Fleurdelys
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    E, a proposito delle false iniziazioni e delle scuole di magia per corrispondenza, restando nell’ambito delle favole, mi viene in mente la celebre fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore” in cui si racconta di due impostori che raggirano un imperatore vanesio offrendogli abiti confezionati con un tessuto così prezioso, da non poter essere ammirato da persone stupide o indegne del loro ruolo.
    I due truffatori dopo aver finto la tessitura della stoffa, mimano la vestizione del sovrano con l’abito immaginario con tale convinzione, che il sovrano, prima, e la corte tutta, poi, pur non vedendo nulla, per non tradire la loro incapacità di vedere e quindi la loro inadeguatezza, si sprofondano in complimenti per la magnificenza del tessuto, facendo così il gioco dei due abili furfanti. E anche il popolo, per non tradirsi, sta al gioco fino a quando un bambino, nella sua ingenua semplicità, non svela l’inganno ad alta voce. I due lestofanti, nel frattempo, si allontanano impuniti con la ricompensa pattuita.
    Gli imbroglioni si assomigliano tutti e, in fondo, il loro modo di agire, tragico per le vittime, è comico per chi osserva la macchinazione. Il segreto per non restare intrappolati nelle maglie delle trame di questi delinquenti ce lo suggerisce lo stesso Maestro Kremmerz quando ci invita a restare ben ancorati alla realtà e a credere soltanto a quello che possiamo sperimentare personalmente. Le strade facili, che non richiedono pazienza, esercizio e studio sono sicuramente più invitanti di quelle più accidentate ma se è vero che “per aspera ad astra”…

    Fleurdelys
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    Desidero rispondere all’ osservazione di Gelsomino che si domanda come mai sia necessario un supporto qualsiasi, fosse anche una sostanza placebo, per attivare il processo di autoguarigione mentre potrebbe essere sufficiente il solo contatto con un Centro erogatore di salute per risolvere lo squilibrio. Credo che un meccanismo di richiesta come questo non sia sufficiente a stimolare la reazione attiva dell’ammalato, che pur ponendosi in un atteggiamento passivo di ricezione dell’aiuto, deve comunque essere in grado di attivarsi per guarire. Credo che un qualsiasi atto di volontà finalizzato alla guarigione sia di aiuto in questo caso. L’assunzione di un farmaco o di un placebo o del classico bicchiere d’acqua valorizzato, l’atto di porre la mano sulla regione malata, la pronuncia di una parola finalizzata alla salute possono innescare la risoluzione perché veicolo dell’aiuto terapeutico, di quell’Amore che è materia e che, come tale, deve avere un substrato per agire.

    Fleurdelys
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    Viaggio volentieri nel tempo libero e spesso ho trovato nei luoghi visitati legami o connessioni con la Tradizione, vuoi per scelta deliberata del sito da visitare, vuoi per pura casualità – ma esiste il caso? -. Qualche anno fa ho avuto modo di visitare per due volte nello stesso anno l’isola greca di Kos nel mar Egeo, prima dell’ultimo sisma del 2017. Kos è una piccola isola, famosa fin dall’antichità perché ha dato i natali nel 460 a.C. Ippocrate, il medico più innovatore dell’antichità. Egli, infatti, sottrasse la salute dell’uomo al capriccio di agenti esterni, divini o no, e la ricondusse all’influsso della Forza vitale che è in grado di riequilibrare le disarmonie che causano la malattia, la Νόσων φύσεις ἰητροί, ovvero la Vis medicatrix naturae dei latini. Oltre ad aver stigmatizzato l’approccio al malato con l’introduzione dei tempi medici dell’anamnesi, della visita, della diagnosi e della prognosi, che precedevano la terapia, riunite nella compilazione di una vera e propria cartella clinica, fu il primo teorico dell’osservazione sistematica delle cause che generano lo squilibrio che esita in malattia, che ricercava nell’alimentazione, nell’ambiente in senso lato, società inclusa e nella psiche. Come tutti i medici del passato viaggiò moltissimo e non mancò la consueta permanenza in Egitto, dove la scienza medica era praticata ad altissimi livelli, per l’epoca, ed era connessa ad una Tradizione sapienziale e sacra, custodita dai sacerdoti nei templi. Ippocrate scrisse una settantina di opere, raccolte nel Corpus Hippocraticum, nei cui Prolegomeni affermava che « Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza. »
    La medicina quindi era appannaggio dei sacerdoti e degli iniziati. La visita all’Asclepieo di Kos era una tappa obbligata per me. L’ Asclepieo prende il nome dal mitico Asclepio, latinizzato poi in Esculapio, figlio di Apollo, protettore della medicina, era venerato a Kos quale fondatore di una progenie, quella degli Asclepiadi, dedita alla cura degli ammalati, che avveniva appunto in luoghi ad essa preposti. Dai due figli maschi di Asclepio, Macaone e Podalirio, origina una discendenza di esercitanti la professione medica e Ippocrate pare fosse l’erede del secondo. Gli altri figli mitici di Asclepio erano collegati al processo di guarigione: Telesforo, dio della convalescenza, Igea, della della salute, Panacea, dea della guarigione universale ottenuta con l’uso delle piante,
    Iaso, dea della guarigione, Acheso, dea che sovrintendeva alla guarigione, Egle, madre delle Grazie e Meditrina, la guaritrice. Le funzioni così circoscritte di questi personaggi fanno pensare ai nether egizi e agli dei-atto latini.
    L’asclepieo di Kos è uno dei più famosi, ma non l’unico: basti pensare che se ne contavano 300 e tutti sorgevano dove veniva esercitato il culto del dio. Avvicinandomi al sito mi aspettavo di imbattermi in rovine, più o meno ben conservate, di piccole dimensioni e invece immaginate il mio stupore quando mi sono trovato di fronte ad un complesso grandissimo e organizzato come un vero e proprio ospedale dei giorni nostri secondo, però, criteri sacri. Il sito, di cui si hanno tracce sin dal IV sec. a.C. e che è stato ammodernato e ampliato successivamente due volte in epoca ellenistica nel III e nel II sec. a.C, si articola su tre livelli, uniti da altissime scalinate, che portano, salendo, dallo spiazzo inferiore, destinato ad accogliere malati e pellegrini e ad ospitare le gare di musica e gli Asclepieia Megala, i giochi che venivano istituiti in onore di Asclepio, alle terrazze inferiore, intermedia e superiore, dove veniva esercitato l’atto medico.
    Il vasto spazio del primo terrazzo era destinato alla Catarsi, alla purificazione dell’ammalato, che veniva compiuta mediante alimentazione idonea; bagni lustrali e assunzione orale di acque termali naturali ricche in ferro, zolfo e calcio; attività fisica; concentrazione, introspezione e culto di divinità preposte alle fasi della guarigione, raffigurate da sculture poste nelle numerose nicchie scavate nel muro di sostegno della terrazza superiore e comprendenti anche il dio Pan . Il percorso di purificazione veniva guidato dai medici e permetteva di accedere al livello superiore dove si svolgeva il rito dell’incubazione nel tempio. Il secondo terrazzo ospita strutture destinate al culto: l’altare di Asclepio, il tempio a lui dedicato, l’Abaton, che pare ospitasse il riposo dei sacerdoti e un ampio portico dove erano esposte le donazioni e le offerte votive. Il terzo terrazzo, da cui si domina un panorama straordinario della costa dell’isola e di quella turca al di là del mare, si intrecciava con il bosco sacro ad Apollo ed ospitava un grande tempio ellenistico dedicato ad Asclepio e a sua figlia Igea, raffigurati da statue gigantesche, visibili fin dal mare.
    Nel tempio del secondo terrazzo si svolgeva il rito dell’incubazione e la fase di diagnostica e terapia degli ammalati.
    Dinanzi ad una così grandiosa e sistematica organizzazione dell’esercizio della medicina, il paragone con le modalità e lo spazio in cui esercito la mia professione scaturì spontaneamente, così come il confronto tra la natura rigogliosissima dell’Asclepieo e la natura rituale e sacra dell’atto medico antico contrapposte alle pareti asettiche degli ambulatori contemporanei e il meccanicismo, spesso indifferente, dell’attuale presa in carico delle criticità di un corpo che ignora l’esistenza di altri corpi sottili ad esso collegati.
    La malattia, isolata dall’ambiente circostante e perfino dallo stesso organismo che la ospita e studiata come un’entità a sé stante, da tacitare e annientare senza bonificare le cause che l’hanno generata, guarisce in modo provvisorio e non comporta un vero progresso evolutivo per il quale è necessario interrogare la propria coscienza ed esercitare la personale consapevolezza, anche con il contributo dell’apporto onirico, seguendo l’esempio dei riti incubatori. La sequenza dell’origine e dello sviluppo delle patologie viene sempre più resa nota dalle moderne tecniche diagnostiche, che scandagliano perfino le sequenze genetiche, ma quanto è ancora passivo l’uomo nei confronti delle cause scatenanti?
    Al di là della moderna strumentazione diagnostica, quanto è ancora valido l’apporto dell’intuito del medico e la sua capacità di entrare in empatia con l’ammalato? E a proposito dell’iter diagnostico-terapeutico suddiviso nei tempi classici di anamnesi, visita, diagnosi, prognosi e terapia, ancor oggi esercitato, non si riscontrano gli stessi passi che segue il metodo ermetico della Tradizione?

    Fleurdelys
    Partecipante
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    Bella e chiara la sintesi di Buteo sulle manifestazioni di vita della materia cosiddetta “inorganica”e interessante l’osservazione di mandragola11. Mi sembra evidente che gli elementi che costituiscono la materia in tutti i regni siano sempre gli stessi e che possano transitare dal mondo organico a quello inorganico e viceversa, a seconda del “progetto vivente” che deve essere realizzato, cioè della finalità che la materia intelligente si è posta. Più interessante ancora è invece il discorso della trasmutazione che la fissione e la fusione nucleare opera a livello di particelle e il fatto che quello che non si può realizzare spontaneamente sul nostro pianeta, sia invece possibile sulle stelle, per la presenza di condizioni ambientali favorenti consistenti nelle alte temperature e quindi nel più alto dinamismo e quindi nella maggiore possibilità di impatto delle particelle. Io credo che l’esistenza di condizioni ambientali favorenti alla trasmutazione siano da sottolineare e considerare alla luce del fatto che anche alcuni processi fisiologici umani richiedono precise condizioni “ambientali” biologiche. Nei tessuti umani la soglia di reazione nei processi cellulari viene abbassata dall’azione degli enzimi, che si legano al substrato e lo modificano a temperature quali quelle corporee. L’enzima che è una proteina, ha un’alta specificità per il substrato e una conformazione spaziale tale da accoglierle il substrato stesso in via elettiva.
    E’ un sistema di riconoscimento simile a quello della chiave e della serratura. La temperatura in cui si svolge una reazione trasmutativa può essere, a volte, più bassa di quella corporea: basti pensare alla spermatogenesi che si realizza nei testicoli, esterni al corpo, proprio per sfruttarne la temperatura più bassa. La funzione dell’enzima o catalizzatore è fondamentale in quanto, ripeto, permette che si realizzano le condizioni per una trasformazione biologica altrimenti impossibile. Altrettanto indispensabile è il calore, il Fuoco degli alchimisti, senza di cui nulla si trasforma.

    Fleurdelys
    Partecipante
    Post totali: 27

    A proposito del post di wiwa70 dell’10 scorso, i batteri responsabili della produzione di piccole pepite di oro sono in realtà due: il Cupriavidus metallidurans e il Delftia acidovorans. Essi si differenziano essenzialmente perché il primo inattiva l’oro all’interno del citoplasma cellulare e l’altro all’esterno, prima ancora che vi penetri. Dal secondo batterio è stata estratta una proteina, la delfibactina, di cui è stata individuata la sequenza genica che ne codifica la sintesi. La delfibactina consente al microrganismo di far precipitare l’oro al suo esterno, formando così una preziosa corazza cellulare. Inutile dire che negli ultimi decenni sono stati studiati numerosi metodi per utilizzare questa prerogativa del batterio per la purificazione di ambienti naturali inquinati soprattutto dall’industria mineraria e perfino per recuperare, da strumenti elettronici di ogni genere, il loro contenuto in oro con la tecnica del “biomining” che ne permetterà anche il riciclo: a questo proposito la Apple sta avviando una fase di riciclo dei minerali componenti i suoi dispositivi!
    Questo lo stato della ricerca scientifica. Dal nostro punto di vista, la scoperta divulgata permette di fare alcune considerazioni. Innanzi tutto viene ribadita ulteriormente l’unità della Materia e la versatilità degli elementi costituenti la Materia stessa, che possono transitare dal regno minerale a quello vegetale sino a quello animale. Si deduce anche,come diceva nel suo post gelsomino, che non esiste una tossicità assoluta di nessuna sostanza, i metalli in questo caso, perché alcune specie viventi non solo ne tollerano la presenza ma sono addirittura legati ad essa per la sopravvivenza. Materia organica e materia inorganica sono separate solo in apparenza e vivono della stessa Vita.Tutto ciò che vive è interconnesso perché legato alla Matrice unica da cui origina. E’ interessante notare come queste osservazioni si incrocino con quelle che ha postato catulla 2008 nel forum sulle nuove frontiere della medicina l’11 scorso.
    Un abbraccio a tutti.

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