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    (4) Alle scoperte fanno presto seguito i primi tentativi terapeutici. Entro breve si sperimenta una forma ‘attenuata’ della tossina: l’anatossina difterica. Iniettata in un soggetto recettivo, che non abbia cioè mai contratto la malattia, lo renderà resistente alla stessa. Potrà quindi entrare in contatto con il batterio della difterite senza ammalarsi.
    Sappiamo che ciò avviene perché l’anatossina, al pari della tossina naturale, induce l’organismo a produrre anticorpi e a conservarne memoria. Quando quel soggetto venisse a contatto con quel batterio, gli antigeni della tossina prodotta saranno prontamente riconosciuti (perché identici a quelli dell’anatossina precedentemente iniettata), dando avvio alla produzione di anticorpi specifici, i quali, legandosi a quegli antigeni, inattiveranno rapidamente la tossina (neutralizzazione), contenendo il danno tissutale. Non si avvierà, se non per il minimo necessario, la reazione infiammatoria (o immunità innata) che abbiamo visto intervenire sia per riparare il danno (la necrosi cellulare prodotta dalla tossina), sia per eliminare i batteri. v. post (2). Questa modalità d’azione è importante per iniziare a comprendere cosa accade nelle nostre mucose respiratorie in seguito alla vaccinazione contro il SARS-CoV-2.
    Come ci faceva notare Guglielmo Tell a proposito del vaccino del vaiolo, si tratta dell’utilizzo ‘omeopatico’ di una sostanza responsabile di una malattia, resa innocua con un processo di inattivazione. Iniettandone piccole dosi, non s’induce malattia, ma la produzione di anticorpi specifici e memoria immunologica, come in corso d’infezione naturale. Quando arriverà la tossina, in seguito all’infezione, si attiverà subito la produzione anticorpale (immunità acquisita) che, neutralizzando prontamente gli antigeni della tossina, eviterà il danno tissutale per cui non sarà necessario il contemporaneo intervento di cellule e fattori della immunità innata. Questo è possibile perché, nell’arco poche ora avremo già in circolo gli anticorpi specifici, efficientissimi nel sopprimere l’agente infettivo. È così che Tucidite potette osservare che chi era guarito dalla peste curava i malati senza più ammalarsi.
    Ancora oggi ci si vaccina con l’anatossina difterica, per immunizzarci e non contrarre la malattia. Lo stesso vale per tutte le malattie prevenibili con un vaccino.
    La cosiddetta ‘immunità acquisita’ è quindi la risposta di difesa che manifesta l’organismo sia quando venga aggredito una seconda o successive volte dallo stesso agente estraneo (perché ha già contratto la malattia), sia quando ne abbia avuto il primo contatto tramite il vaccino (senza contrarre la malattia). In entrambi i casi, la produzione degli anticorpi specifici sarà immediata perché se ne sono conservate in memoria le istruzioni. Scoperta la legge per la quale la natura provvede a difendere l’integrità dell’organismo, l’uomo si è messo a ripercorrerne le tracce, alla ricerca del miglior procedimento per proteggersi dalle forme infettive gravi. Impegno cui abbiamo assistito in ‘tempo reale’ in questi mesi di ricerca del vaccino contro il SARS-CoV-2.
    PS: tossina difterica = tossina naturale prodotta dal batterio, capace di indurre la malattia; anatossina = forma artificialmente attenuata della tossina naturale, incapace di indurre la malattia; antitossina = anticorpi specifici prodotti dall’organismo in seguito a contatto sia con la tossina sia con l’anatossina.

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    (3) Grazie per il riscontro, Sorelle. Ho scritto cancellato e riscritto più volte e temo comunque di non riuscire a rendere l’argomento semplice: anche sfrondando, i molti attori della risposta immune rimangono tra loro intrecciati e interconnessi, e occorrono conoscenze specifiche per seguirne le azioni.
    S’iniziò con lo scoprire l’esistenza dei microrganismi, ma non fu uno scienziato a vedere per primo i batteri, a riprova di come spesso sia l’interesse economico e pratico (quando non bellico) a far progredire le conoscenze scientifiche. Fu un mercante di tessuti nella seconda metà del ‘700 a descrivere piccoli organismi mobili, osservando la trama di un tessuto con un rudimentale microscopio. All’inizio del XIX sec, si scopre che i microrganismi sono variamente responsabili di malattie del baco da seta, della fermentazione della birra e di malattie umane. Ciò attrasse l’interesse dei ricercatori e, a fine ‘800, fra le molte novità, si sono già scoperti i virus, R. Koch può coltivare microrganismi in vitro e si indaga sull’eziopatogenesi di diverse malattie, fra cui tetano e difterite.
    Si osserva che, trasfondendo in topi, che non abbiano mai avuto difterite, del siero (sangue privato delle cellule ematiche e degli eventuali batteri) prelevato da pazienti affetti, si riproduce la malattia! Allora la causa è indipendente dalla presenza fisica dei batteri, ed è da ricercarsi in qualche sostanza da loro prodotta e liberata in circolo. Infatti, a causare la malattia è la tossina difterica, metabolita prodotto dal batterio C. Diphtheriae, che ha effetto necrotizzante sulle cellule.
    L’esperimento prosegue somministrando ai topi sopravvissuti una seconda dose dello stesso siero: ora la malattia non si manifesta più! E non era neanche una novità. Già Tucidide aveva osservato che, nella peste di Atene del 430 a.C., chi era guarito poteva assistere i malati senza contrarre di nuovo la malattia.
    Allora l’organismo dei topini conterrà ‘qualcosa’ che ‘vince’ la tossina. A quel ‘qualcosa’ si darà il nome di ’antitossina’.
    La tossina difterica è una proteina complessa, oggi sappiamo riconosciuta non-self dalle cellule del sistema immunitario, grazie ai suoi ‘antigeni’ (porzioni specifiche della molecola).
    L’antitossina difterica, nel siero dei topini immuni, altro non è che l’insieme degli ‘anticorpi specifici’ prodotti dai linfociti sensibilizzati dal precedente contatto con la tossina stessa.

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    L’invito di Dafne e le vostre riflessioni, belle e profonde, su Amore e Psiche, mi fanno ricordare che, quando lessi il racconto, pensai a Psiche, che può accogliere l’amante solo al buio, come alla manifestazione dell’amore immaturo, dell’innamoramento adolescenziale (e tuttavia indipendente dall’età), dell’infatuazione. Pensai a uomo e donna come alla figurazione di qualsiasi passione, sotto la spinta della sola soddisfazione diretta e immediata della pulsione. Qualcuno ricorda ancora ‘L’ultimo tango a Parigi’? Jeanne non sapeva nulla di quell’uomo e in quel ‘buio’ dava e riceveva pienamente perché solo il vuoto, come l’ignoto, si presta ottimamente a essere colmato di fantasia e desiderio. Viveva ogni fantasia e sognava ogni desiderio. Era una passione torbida, diversa da quella vissuta da Psiche forse solo in apparenza. Un sogno in cui il corpo disinibito vive al massimo infatuazione e piacere, aldilà del vero, in piena libertà. Ma è libertà cieca, è illusione. Non volendo né potendo vedere, Psiche vive nel sogno il volto e la forma desiderate di Amore. Se improvvisamente farà luce, proverà l’angoscia di non poter realmente toccare e avere ciò che era solo frutto di illusione. Come al risveglio, il sogno sarà svanito.
    Per trovare Amore, Psiche compirà un percorso di dedizione totale a Venere, in cui tutto, ci dice Tanaquilla, sarà carico di significato simbolico. È il necessario percorso di conoscenza e trasformazione e che conduce ad Amore, quello vero e non fantasticato. Ora sì sarà possibile unirsi ad Amore.

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    (2) Si conoscono oggi sempre di più l’intreccio e l’interazione fra cellule e sostanze liberate nel corso della risposta immunitaria. Ricordo ancora con terrore le diapositive proiettate ai tempi della specializzazione e poi ai corsi di aggiornamento, quando scoperte si sommavano a scoperte… i fumetti di Iacovitti potevano sbiadire lì accanto! Evito anche solo di accennare alla sequenza dei passaggi.
    Fissiamo invece i concetti di rapidità intervento della cosiddetta ‘risposta immunitaria innata’ e contemporaneo avvio della cosiddetta ‘risposta immunitaria acquisita’.
    In caso di infezione è importante aver presente la sede: sulla cute della mano avrò un bubbone, nel naso la sensazione di ‘tappato’ per rigonfiamento della mucosa e per le secrezioni, in gola si ingrosseranno le tonsille e magari avrò ‘le placche’, ma negli alveoli polmonari avrò un focolaio di polmonite, più o meno esteso a seconda della quantità di virus/batteri che vi saranno arrivati, della loro velocità di replicazione, della loro resistenza, della quantità di cellule che avrò richiamato per eliminarli e della quantità di sostanze che avrò attivato. Focolaio o focolai di polmonite vuol dire agglomerato di cellule della risposta immunitaria innata (o infiammatoria) in una o più zone del polmone. Occorre sapere che gli alveoli polmonari sono costituiti da uno strato di pneumociti, sottile, perché sia possibile lo scambio gassoso fra capillari sanguigni e aria inspirata nel polmone: l’arrivo massiccio di cellule, per eliminare, ad esempio, il SARS-CoV-2 e riparare il danno causato dal virus, determina l’ispessimento di questa sottile membrana. L’infiammazione può essere tale da otturare di cellule gli alveoli respiratori stessi (immaginiamoli come grappoli di palloncini rigonfi d’aria, tutti vicini gli uni agli altri), ma ben prima che ciò si verifichi, lo scambio di O2 e CO2 nella zona sarà già compromesso. L’ossigenazione del sangue si farà insufficiente e il paziente dovrà ricevere un supplemento di ossigeno, finanche essere intubato, e, nonostante ciò, si potrà giungere all’exitus.
    La stessa infiltrazione cellulare e le stesse sostanze infiammatorie si ritroveranno in qualsiasi organo raggiunto dall’infezione, con effetti che incidono sulla funzionalità dell’organo colpito. A livello cardiaco ed encefalico avremo focolai di miocardite ed encefalite, focolai al fegato, ai reni ecc. Non solo, le sostanze liberate in questo processo andranno in circolo e potranno manifestare i loro effetti in altre e varie sedi, indipendentemente dalla presenza dei microrganismi.
    Comprendere come il sistema immunitario agisca e quale sia l’interazione col virus, potrà aiutarci a seguire, anche se non del tutto comprendere, perché un’infezione come quella del SARS-CoV-2, da banale virosi, anche asintomatica, possa trasformarsi in quadri drammatici, possibilmente letali.
    Accennerò alle principali tappe che negli anni hanno portato a ciò che conosciamo sulla modalità d’azione del sistema immunitario, perché mi sembra pratico vedere come si sia evoluto e cosa sia ciò a cui noi oggi diamo un nome. Conoscere anche poco sarà comunque meglio che ignorare: le fantasie potrebbero colmare i vuoti e generare o paure o aspettative, almeno ad oggi, irrealistiche.

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    (1) Sul Forum si è manifestato interesse verso i monoclonali, per il loro utilizzo sia contro i tumori sia nella terapia del Covid-19. Rappresentano una delle importanti conquiste in campo medico, spesso avvolte in un alone mistificatorio, frutto probabilmente di uscite sensazionalistiche sulla stampa generalista. Per liberarsi da possibili illusioni, nel tentativo di coglierne le potenzialità attuali e future, penso siano utili alcune premesse sul meccanismo d’azione del sistema immunitario, al quale comunemente si attribuisce il ruolo di difesa dell’organismo dalle infezioni. Ruolo importante sì, ma riduttivo.
    Sappiamo che tutto ciò che vive è accomunato dalla capacità di replicare se stesso e dalla capacità di riparare da sé i danni subiti: questa è l’importante funzione del sistema immunitario e, scusate se è poco! Non solo difesa dalle infezioni, dagli agenti estranei, da tutto ciò che è riconosciuto non-self, ma intervento su danni di qualsiasi natura, entità, complessità o in qualsiasi sede si verifichino.
    Abbiamo scoperto il sistema immunitario avendo indagato gli eventi che seguono a un’infezione, cioè all’ingresso di microrganismi estranei. Il campanello d’allarme che dà il via è il danno che si crea, sia che si tratti di virus o batteri nelle vie respiratorie, sia di un grave politrauma da incidente stradale. È il danno, microscopico o destruente di parte dell’organismo, purché ancora compatibile con la vita, ad attivare gli attori della ‘risposta infiammatoria’, gli stessi che s’identificano nella risposta ‘immunitaria innata’.
    Se consideriamo che la prima nostra difesa sono le barriere fisico-chimiche: cute che ci riveste, mucose, epiteli, secrezioni, enzimi e microflora che popola cute e mucose (naso-faringe, intestino, ecc.), possiamo comprendere come, in una qualsiasi ferita, il danno immediato non risulti solo nella lesione diretta, ma anche nel contatto o penetrazione di agenti estranei, come polveri, microbi, parassiti, sostanze tossiche, materiali vari. A intervenire sono le cellule della serie bianca dei globuli ematici: granulociti, monociti e macrofagi, linfociti natural killer, cellule dendritiche, ecc. Sono cellule mobili, accorrono, entrando e uscendo dai vasi, e causano quella che chiamiamo ‘risposta infiammatoria’, che altro non è che la ‘risposta immunitaria innata’, che elimina gli intrusi, rimuove i tessuti danneggiati, morti o anomali (tumorali) e avvia i processi di riparazione. Cellule con recettori per tratti comuni a molti microrganismi (ad es. il polisaccaride su pareti batteriche) li agganciano per inglobarli e digerirli, cioè distruggerli nel proprio citoplasma. Altre ne rielaborano frammenti per esporli sulla loro superficie e presentarli ai linfociti coinvolti in quella che chiamiamo ‘risposta immunitaria specifica’, che si attiva subito e contemporaneamente, ma i cui effetti si manifesteranno in 3-5 giorni; altre legano sostanze inerti. Secernono citochine, interferoni ecc., fattori che richiamano ancora cellule in rinforzo, con ulteriore liberazione e attivazione di sostanze, responsabili dell’aspetto ‘infiammato’ delle zone lese, macroscopicamente arrossate, gonfie, dolenti, calde, con sanguinamento in caso di lesione aperta, secrezioni e anche pus. La reazione infiammatoria è la prima attivazione verso la guarigione. Risposta infiammatoria acuta e risposta immunitaria innata sono 2 modi di nominare la stessa funzione: a seconda del tipo e della causa del danno, prevarranno alcune modalità su altre. Il fine sarà sempre il ripristino dell’integrità, se possibile, e l’eliminazione di tutti gli agenti estranei. È un sistema perfettamente funzionante già alla nascita e procede secondo uno schema ‘collaudato’, praticamente sempre uguale.
    Per facilitare la lettura, suddividerò l’argomento in più post e in tempi diversi.

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    Mia nonna aveva una penna, penso di gallina, per ungere di olio la teglia e la sfoglia della torta pasqualina: l’operazione doveva essere delicata.
    Penso che abbia ragione tu Tanaquilla, solo una piuma può esser passata sulle ustioni e il preparato dovrà essere anche molto soffice. Le ustioni sono di difficile trattamento e residuano in brutte cicatrici. Sarebbe veramente utile conoscerlo.

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    Pur abitando in Lombardia, quasi mai riesco a vedere il TG regionale lombardo. Quasi sempre intercetto quello piemontese, con incursioni su quello laziale o campano o ligure. Be’, solo questi, almeno per ora.
    Comunque, riguardo ai programmi televisivi in generale, non ricordo che abbiano proiettato così tanti film sull’olocausto, come in questo periodo. Tralasciando anche l’odio raziale, non riesco a concepire come sia stato possibile trattare picchiare e uccidere, spesso anche per divertimento, in quel modo. Non posso neanche dire come animali, perché neanche con gli animali è immaginabile un simile comportamento. E mi chiedo, ma, vivendo allora, se avessi saputo o avessi visto, cosa avrei fatto? È una domanda che mi angoscia, perché senza che ce ne rendiamo conto, la corrente comune di pensiero ci contagia. È possibile che possa anestetizzarci in una insensibilità e indifferenza da sembrar normali?
    Qualche giorno, affaccendandomi per casa, scorrevano immagini del TG Piemonte da Torino. Dai noti portici del centro. E mi fermo, ma che fanno? Prendono e buttano coperte e materassi e cose dei clochard dentro i furgoni dell’immondizia… poi passano un idrante… poi torno a fare le mie cose… ah, i residenti protestavano per il degrado…
    Ieri hanno dato la notizia che a Torino un senzatetto di 59 anni è stato trovato al mattino morto assiderato nel dehors di uno dei bar dei portici, in centro …

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    Ieri ho voluto vedere ‘Into the forest’. Direi di aver sperimentato, nel primo lock-down, emozioni avvicinabili a quelle emerse nelle fasi iniziali del film. In Lombardia, con le strade deserte, le code ai supermercati semi-svuotati, la batteria del telefonino (indispensabile coi pazienti) che implode senza possibilità di sostituirla e l’ultimo cellulare che in extremis riesco ad acquistare, i pochi tir sulle autostrade, forse mancherà merce, ricambi, cibo… e intanto solo le sirene delle ambulanze e i malati negli ospedali… Non era lo stare in casa, che mi piace, come non dispiaceva ai protagonisti, che già avevano scelto di vivere isolati in un bosco. Erano l’attesa e il pericolo che si faceva tangibile. Per esigenze lavorative dovevo informarmi su malattia e diffusione del virus, ma, non avrei potuto comunque non cercare di sapere. Sapere era essere partecipe. Partecipe di ciò che accadeva agli altri, alle città, alla nazione. E mi ha dato sconcerto che nel film i protagonisti non si siano chiesti e non abbiano mai chiesto cosa fosse successo né cosa stesse accadendo aldilà del bosco, che non sia balenato nessun interesse per le altre persone… Perché qui invece è scattata la spinta ad aiutare, si cercavano dispositivi di protezione e camici per gli ospedalieri, camiciotti per i malati, saturimetri, ventilatori… insomma, la solidarietà a cui assistiamo ogniqualvolta capiti una catastrofe nel nostro paese. Riflettendo a quanto dicevamo nel forum, non penso di poter ‘spegnere la radio’ e non avere più notizie, anche se concordo sul non lasciarsene sopraffare.

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    Cara Mandragola, mi permetto di concordare e non con quanto riporti di Hahaiah. Mi spiego: tutto sottoscrivibile a patto che ci riferiamo alla ‘divulgazione della scienza’ e non alla Scienza in sé. Perché quanto scrive è da riferirsi allo sproloquio che se ne fa intorno, con motivazioni e interessi più o meno limpidi, vuoi economici, politici, carrieristici, ecc.
    La Scienza, la vera Scienza, altro non è che il naturale prosieguo dell’Antica Sapienza, che anche oggi esprime i suoi simboli (le formule) i suoi segreti (i processi che si disvelano ai pochi eletti che li sanno intuire e ricercare, e che a noi rimangono insondabili) le sue leggi, che sono sempre le stesse, pur, o forse, indagate con altri mezzi. Se tutto o molto era già noto all’Antica Sapienza, tuttavia quanto si è perso nel tempo? tant’è che gli antichi simboli non sono oggi per noi più leggibili. Lo Scienziato di oggi altri non è che il Sapiente di ieri, del quale prosegue il cammino di ricerca. E come Pitagora silenziava le conoscenze fra i suoi discepoli, così ancora oggi la Scienza dovrebbe proteggere se stessa, limitando l’irrinunciabile scambio e confronto di idee e risultati al proprio alveo, e divulgando solo quanto sia trasmissibile perché comprensibile e usufruibile dalle masse. Lo stesso Gesù, in Matteo VII, 6, pare abbia detto: ‘Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi’.
    E, qualcosa di analogo, disse anche Kremmerz…

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    Avevo lasciato presto alle spalle la questione ‘Doshi’, dopo un veloce chiarimento di idee. Ma, puntuale, il forum richiede un maggior approfondimento e mi sento in dovere di rispondere, essendo la materia non facile per i non addetti (fra i quali mi ricomprendo).
    Peter Doshi è colui dal quale i media hanno ripreso e diffuso la notizia sulla bassa efficacia dei vaccini Pfizer e Moderna. Era un giovane ricercatore della Johns Hopkins University di Baltimora, quando inizia a proporre una nuova politica editoriale, per portare alla luce studi clinici mai pubblicati o pubblicati in modo incompleto e distorto. Nel 2013, il BMJ (British Medical Journal) lo nomina Associate Editor, deputandolo al giornalismo d’inchiesta, una novità assoluta per l’editoria scientifica, a conferma di come il sistema della ricerca scientifica e biomedica sia passibile di corruzione.
    Il 26 nov. e il 4 genn., Doshi pubblica sul BMJ 2 editoriali (editoriali e non lavori, quindi osservazioni personali) che i media riprendono e diffondono, e che io non ho letto per esteso, perché analizzare i dati ed entrare nel merito delle contestazioni richiede una competenza specifica del settore). Questi i link:

    Molto in breve, dall’analisi preliminare dei dati, Doshi chiede spiegazioni e trasparenza sui criteri di esclusione, dallo studio sui vaccini a mRNA, di casi ‘sospetti Covid’, con sintomatologia respiratoria suggestiva e negativi al test molecolare, per i quali non si può con certezza escludere che lo fossero. Se si volesse comunque entrare nella questione in modo un po’ più semplice, rimanderei a quest’articolo, che riporta punto per punto le criticità sollevate da Doshi: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=91652&fr=n&fbclid=IwAR1jyz2vbuyyJtvp5D7N-OPt61DAejVIbsU6zyo6R4cp3vDHb3x03cPIy9
    L’articolo, la cui lettura mi sento però di consigliare, è al link https://www.butac.it/doshi-vaccini-covid/, perché mi sembra che qui gli autori abbiano la volontà di far emergere, in modo ‘neutrale’, le problematiche di correttezza e trasparenza che minano gli studi nel settore della ricerca biomedica e farmaceutica, dove l’investimento in capitali e aspettative è notevole.
    I vaccini di Pfizer e Moderna hanno ricevuto un’approvazione ‘in emergenza’ e ‘condizionata’ dagli enti del farmaco, nella consapevolezza che, pur non essendo gli studi ancora completati, si siano raccolte sufficienti prove di efficacia e sicurezza. Nella situazione pandemica attuale, non sarebbe stato etico ritardarne l’offerta. Ricorderei che nella sola giornata del 20 gennaio nel Regno Unito, su una popolazione di circa 67milioni di abitanti, si sono registrati 1826 morti per Covid.

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    in risposta a: Biblioteca on-line #29073

    Riflettevo su ciò che stiamo scrivendo sul silentium, del quale io vedrei la neutralità piuttosto una conditio sine qua non. Se rileggo la parabola di Gesù, egli era in silentium. Avrebbe potuto essere in silentium senza essere neutrale? Non so, forse sto discutendo di lana caprina, ma, cos’è la neutralità? Qui ci sono ragazzini che compongono uccelletti di creta: in questa azione Gesù è neutrale? e i compagni? Nei compagni c’è molta aspettativa, lo si vede dal continuo confronto e vanteria. In Gesù c’è azione e progressione nell’azione: le sue mani si muovono sulla creta modellando apponendo togliendo e ogni atto si calibra sull’atto appena compiuto. C’è rispondenza fra materia e azione, direi fra carne e carne, e direi anche che non c’è ascolto dell’io interiore, perché non c’è separazione degli io. Il risultato avrebbe potuto essere meno eclatante, e lo sarebbe stato se non fosse che, come scrive Mandragola, ‘in un maestro di tale livello c’è un “filo” di coerenza da subito, come si incarna’.

    Buteo
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    Per “evento avverso dopo l’immunizzazione” s’intende un qualsiasi evento di natura medica che occorre dopo aver ricevuto una vaccinazione, ma che non necessariamente presenta una relazione causale con la somministrazione del vaccino. Osservando un fenomeno, per il semplice motivo che segue temporalmente un altro, si è portati infatti ad attribuire al primo la causa del secondo. Per verificare quindi la sussistenza di un nesso causale fra evento avverso e vaccino, è stato costruito e validato un algoritmo specifico dal Comitato Consultivo Globale per la Sicurezza dei Vaccini (GACVS) dell’OMS, in collaborazione altri Enti, e ogni segnalazione è esaminata sulla base degli indicatori riportati.
    In Norvegia, dal V-Day del 27 dicembre, sono stati vaccinati contro il Sars-CoV-2 oltre 25mila norvegesi, privilegiando pazienti anziani e fragili. L’Agenzia norvegese del farmaco (Norwegian Medicines Agency, NoMA) non esclude che reazioni avverse comuni ai vaccini a mRna, come febbre e nausea, possano avere contribuito all’esito fatale dei 23 decessi registrati nelle case di cura, dove muoiono circa 400 persone a settimana, e puntualizza l’opportunità che i pazienti molto fragili siano vaccinati solo dopo attenta valutazione medica individuale, perché “per coloro che hanno comunque un’aspettativa di vita residua molto breve, il beneficio del vaccino può essere marginale o irrilevante”.
    In Italia muoiono mensilmente circa 150 ogni 10.000 ultraottantenni: durante la campagna vaccinale verso gli anziani, dovremo aspettarci di continuare a osservare tra i vaccinati quel numero di morti, al netto delle inevitabili fluttuazioni statistiche, e non per questo potremo attribuirne la causa al vaccino.
    Per attribuire i morti, che osserveremo nella popolazione anziana in un certo arco di tempo dall’inizio delle vaccinazioni, alle vaccinazioni stesse, occorrerà avere la sicurezza che quei morti rappresentino un eccesso statistico significativo rispetto a quanto atteso e aspettare la dimostrazione del nesso di causalità.

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    Qui sul forum, e in generale fra la popolazione, il pensiero ricorrente è che i vaccini verso il SARS-CoV-2 siano stati prodotti troppo velocemente, a scapito di qualità e sicurezza e, confesso, avrei perso la scommessa, se l’avessi fatta: non avrei mai immaginato che si rendessero disponibili entro l’anno. Come medico ‘di campagna’, non sentivo in questi anni la necessità di rincorrere le innovazioni farmacologiche, bio-ingegneristiche ecc. se non per quel ‘minimo sindacale’ necessario al quotidiano, e ritenevo di avere ancora un bel po’ di tempo per occuparmi dei vaccini, prima della loro approvazione. In realtà, la ricerca sui vaccini a DNA e mRNA verso virus e tumori ha avuto inizio negli anni ’90 e…, in questo ultimo mese, mi si è aperto un mondo!…
    Allora, bypasserei le mie osservazioni, per proporre un articolo in cui, cosa meravigliosa, è un informatico a spiegare il funzionamento del vaccino BioNTech Pfizer, svelando una tecnologia, per me affascinante, che riesco a malapena, e non sempre, a comprendere, dove mi sembra emergano significati già noti alla scienza antica e tramandati in simboli e conoscenze che forse ora iniziano a svelarsi nella loro concretezza. L’articolo è molto impegnativo per me, mi affido quindi alla comprensione di Sorelle e Fratelli, magari anche esperti in informatica.
    https://berthub.eu/articles/posts/italian-reverse-engineering-source-code-of-the-biontech-pfizer-vaccine/?fbclid=IwAR2SpebfPMw7FITbvS45UlzJ2PJA2pf-_uNgu9Hr9sw0Rm_08WBJc-qtFtw&d=n

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    in risposta a: Biblioteca on-line #29051

    Non saprei Mandragola, non ero ancora con voi nei tempi in cui avete vissuto le molte esperienze insieme al nostro Maestro e delle quali ogni tanto vi sento, con mio rammarico, raccontare…
    Probabilmente nel M.to Hahaiah, come evidenzi tu, c’era l’intento di mostrarci la statura di un Gesù fra i comuni mortali.
    Io lì, in Gesù, vedo solo un ragazzo, concentrato nell’opera, intento e interessato solo a quella, al punto che tutto intorno a lui sparisce, nessun evento dall’esterno o dall’interno lo distoglie … è lì…c’è lui c’è la creta c’è la sua idea che si concretizza nelle sue mani, è in silentium… ciò che fa lo coinvolge e avvolge completamente e i suoi sensi e sentimenti sono silenziati… e tutto se stesso diventa una sola cosa con l’opera… e vi trasferisce l’anima…
    Ecco, vedo una cosa molto umana e concreta e… sublime, nella mia limitata esperienza.

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    in risposta a: Biblioteca on-line #28970

    Mi piace la calma soddisfazione in cui ti immagino, Alef, quando scrivi “m’assetto papale e mi faccio la mia bella non pensata…” E mi viene da chiederti, come riesci? Il pensiero, o i pensieri, potremmo immaginarli come un covo di serpentelli in incessante movimento… chi guizza chi rientra chi ripiega e protende chi sfugge chi si torce chi sgattaiola dentro chi sta lì, si arrotola e srotola, ma di andarsene non ne vuol sapere… Come fai coi serpentelli? Davvero riesci come vedremmo un fachiro, in una pellicola che si riavvolge indietro, col suono del suo piffero farli aggomitolare in fondo al cesto?
    Allora ho letto al link segnalato da Catulla, le parole e i concetti e i concetti e le parole… e mi ricordo il corpo sdraiato ad assorbire onde magnetiche dal nucleo all’universo e dall’universo al nucleo, a ricaricare come una pila la propria materia inconsapevole…
    Fare e tacere. Grazie Mandragola, perché più volte lo ripete Hahajah, come più volte ce lo sentiamo dire e ripetere… essere attivi, fare, e fare in silenzio, perché? che vuol dire? Potrebbe mai succedere come a Gesù, quando bambino, “si divertiva un giorno a costruire coi suoi coetanei uccelletti di creta. Ciascuno magnificava il proprio lavoro con grida di entusiasmo e con paragoni e vanterie. Ma egli taceva. Però, quando ebbe finito, batté le mani e gli uccelletti volarono via.”?

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