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    Cara WIWA ti consiglio di andare a rileggere i miei post del 12 e 24 Dicembre e sicuramente riuscirai a dare una risposta alle domande sul funzionamento degli organi di senso che ti sei posta nel precedentemente.
    Un Abbraccio

    BELL
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    Stasera vorrei condividere con voi la mia esperienza professionale.
    Nella mia pratica clinica e soprattutto chirurgica in circa 20 anni ho operato tante persone che attraversavano un momento di vita estremamente difficile: persone disabili, affette da tumori, bambini mutilati fisicamente e visivamente dalle mine anticarro ecc.
    Ebbene la mia esperienza mi ha consentito di affrontare tutte queste situazioni non facendomi trascinare da atteggiamenti di compassione, di sentimentalismo che potessero gratificare il bisogno di trovare conferme per il mio ego. Per me in quel momento esiste un essere che è affetto da una patologia indipendentemente dalla sua condizione, dal suo stato sociale, dalle aspettative sue e dei familiari.
    Il chirurgo deve rimanere freddo di fronte a tutto ciò se vuole effettivamente riuscire ad operare al meglio per la salute di colui che in quel momento è ammalato; in caso contrario è meglio che lasci il bisturi sul tavolo operatorio e vada a fare un giro.
    In ogni paziente nel momento chirurgico ho visto solo la patologia che dovevo curare; il mio pensiero è stato quello di agganciarmi alla forza terapeutica con tuti gli strumenti in mio possesso cercando di fare il meglio che potevo e sapevo per la salute di chi avevo di fronte.
    Forse è una visione fredda, forse spoetizzata, ma per me è l’unica strada per avere un atteggiamento terapeutico costruttivo.

    BELL
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    Ricollegandomi al post di Catulla laddove riporta la voce presa da Google che la probabilità di uguaglianza di due impronte digitali sarebbe pari a 1 su 50.000 vorrei chiarire la situazione attuale.
    L’Associazione Americana per l’avanzamento delle scienze (Aaas) in un report analizza il metodo in cui attualmente vengono analizzate le impronte e soprattutto confrontate con altre; emergerebbe il quadro di un sistema con alcune falle. Di fatto dunque non c’è più la certezza che ad un’impronta possa corrispondere un’identità: “Non si può affermare che le impronte latenti possano essere associate a un unico individuo con una precisione del 100%”.
    A sostenere questa tesi è anche Mike Silverman, esperto che ha introdotto il primo sistema di rilevamento delle impronte digitali automatizzato per la polizia metropolitana inglese.
    Inoltre afferma Silverman non è possibile dimostrare che non esistono due impronte digitali esattamente uguali:”Potrebbe trattarsi di un caso raro, come vincere una lotteria. E’ un evento improbabile, eppure accade ogni settimana”, ha concluso l’esperto.
    In sintesi scientificamente non possiamo dimostrare con certezza che ognuno ha la sua specifica impronta digitale ma è altresì non dimostrabile che esistano due individui con la stessa impronta digitale e comunque se anche ciò avvenisse non c’è il dato di 1:50000.
    Un abbraccio

    BELL
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    Ricollegandoci al post dell’Accademia Sebezia del 14 Gennaio u.s.abbiamo cercato di approfondire la figura di Parmenide che è il rappresentante principale della Scuola Eleata.
    Seguendo l’Imput della Delegazione Generale abbiamo scritto questo primo post che risulta il frutto della collaborazione di Wiwa, Seppiolina e Bell.
    Innanzitutto bisogna considerare il contesto culturale nel quale Parmenide si mosse che era fortemente influenzato dal Pitagorismo e Orfismo. Si ipotizza che Parmenide fosse a conoscenza delle ricerche condotte, in quegli anni, nella non lontana cittadina di Crotone, sede di una importante scuola di filosofia e medicina, la cui fama aveva da tempo superato i confini della Magna Grecia. Parmenide più che medico in senso stretto (laddove il concetto di medico era ancora quello di filosofo\fisiologo della Natura) fu considerato, Naturalista Risanatore come emerge nella traduzione di un’epigrafe a lui riferita. Per capire meglio il suo contributo ci aiuta l’analisi della sua Opera Sulla Natura (di cui purtroppo abbiamo solo 150 versi) in cui Parmenide sente, in primo luogo, l’esigenza di chiarire e giustificare la sua volontà di ricercare la verità sottolineando l’importanza della scelta del metodo come elemento discriminante. Nella tradizione Epica antecedente il poeta dava un fondamento di verità al suo racconto presentandolo come espressione diretta di un’ispirazione divina; con Parmenide e altri Filosofi assistiamo ad una emancipazione dei vari “saperi” rispetto al divino per cui ogni teoria può ammantarsi dell’etichetta di “verità”, avendo ogni uomo eguale diritto ad affermare la legittimità del proprio “credo”. Parmenide con la sua Opera vuole sancire che la differenza tra il suo credo, corretto e vero, e quello degli altri, sta nell’assunzione di differenti e migliori criteri di ricerca; cioè egli afferma che la sua strada è quella giusta e nel suo percorso sono posti precisi e riconoscibili segnali. Appare significativo che nell’Opera egli sia accompagnato solo da giovani donne immortali e c’è l’incontro con la Dea (non compaiono figure maschili).Importante è l’indicazione fornita dalla Dea nei versi finali del Proemio, quando prospetta l’esposizione di quello che definisce il “cuore della verità”, e non semplicemente la verità o una serie di contenuti assunti dogmaticamente come veri.Un impegno di questo tipo assunto dalla Dea appare tanto più rilevante se si considera anche il fatto che due autori “vicini” allo stesso Parmenide, (Senofane e Alcmeone), in quegli anni andavano affermando da un lato che all’uomo è precluso l’accesso alla verità (poiché questa è prerogativa esclusiva degli dei), dall’altro che egli può procedere nella conoscenza solo per indizi. L’oggetto della ricerca per entrambe le metodiche sarebbe lo stesso, ovvero il cosmo, la natura, l‟uomo, e la differenza sarebbe data solo dai criteri logici scelti. Per questo il discepolo che vuole essere veramente “edotto”, deve in primo luogo conoscere il cuore della verità, per poter giudicare gli errori delle credenze/doxai degli uomini, nelle quali non ci può essere “verità”, e solo dopo conoscere la vera spiegazione della realtà. L’immagine del carro trainato da cavalle (notiamo sempre il femminile) viene messa a confronto con la letteratura orfica coeva: la dea che parla è da identificare con Persefone, mentre il flusso ininterrotto di immagini ed il suono ripetuto simile ad un fischio provocato dal carro che lo trasporta ha una precisa funzione trascinatrice e alienante, lontana dalle costruzioni letterarie convenzionali e vicina a quelli che nelle fonti antiche sono “i sogni inviati dagli dei”, cioè quei sogni in cui l’uomo entra in contatto con il divino, e da questo riceve verità o anche rimedi terapeutici. Collegata a questa lettura del proemio è anche l’interpretazione di alcuni studiosi del frammento 8 , nel quale il flusso di suoni e immagini pronunciati dalla dea travolgono il kouros (discepolo) allo scopo di fargli vivere l’esperienza dell’essere; le parole della dea procurano disorientamento, sradicano in un sol colpo tutte le opinioni comuni su vita, morte, tempo, spazio, togliendo all’ascoltatore ogni punto di riferimento tradizionale, impedendo al kouros di muoversi con la mente in altre direzioni che non siano l’Essere. Secondo alcuni studiosi Parmenide doveva conoscere bene il valore dei sogni, in particolare di quelli incubatori che venivano praticati all’interno dell’Asklepieion della città, dalla scuola di medici Pholarkoi da lui stesso fondata. Tutto ciò ha portato alcuni studiosi a sostenere che Parmenide ammettesse un monismo radicale, ovvero l’unità dell’essere, in chiave fortemente metafisica: l’essere nella sua unità infatti può essere colto solo mediante il “logos”, di conseguenza tutto ciò che si pone in contraddizione con questa verità, ovvero la molteplicità esperita mediante i sensi, deve essere rifiutata in quanto pura apparenza, puro inganno. La novità del messaggio parmenideo sta proprio nella possibilità di accedere alla verità. È molto significativo, che la Dea, nei versi programmatici del proemio, non annunci al discepolo l’insegnamento della verità, ma il “cuore della verità”. Il cuore della verità non è un contenuto specifico, ma si fonda e precede qualsiasi contenuto oggettivandolo come verità. Il cuore è quindi, la via, il metodo con cui si vede e approfondisce la realtà, gli oggetti che l’uomo vuole conoscere e spiegare.
    Quindi la domanda da cui si origina tutta la riflessione non è tanto che cosa esiste, com’è fatta la realtà, ma, come posso avere una conoscenza vera della realtà? Come posso arrivare a questa conoscenza? Che ruolo ha la divinità in questa ricerca della verità? Egli nel Proemio si presenta come il Discepolo, scelto dalla Dea per ascoltare e imparare le sue eccezionali rivelazioni; è vero che la via che lui percorre non è battuta da tutti gli uomini, ma tali situazioni vengono presentate in un contesto comunicativo tradizionale, secondo un metodo letterario assolutamente consolidato rivolto evidentemente ad un publico pronto a cogliere la continuità dei contenuti e delle forme espressive e la discontinuità del metodo del messaggio parmenideo. Per Parmenide la descrizione di un’esperienza iniziatica, il discorso sull’essere e sulle rigide leggi del pensiero, e l’indagine sulla natura dovevano rappresentare momenti coerenti e organici tra loro.
    Per oggi ci fermiamo qui, affronteremo in un prossimo post la valenza Medica dell’opera di Parmenide.

    BELL
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    Ringrazio Mercuriale per la sua domanda che ci riporta ad uno dei temi di partenza di questa discussione; cercherò di essere sintetico portando due esempi di alimenti a noi vicini.
    Prima vorrei in estrema sintesi dire cosa intendiamo per Sistema Immunitario.
    Esso comprende svariati organi, tessuti, tipi cellulari e glicoproteine; insieme, tutti questi elementi compongono un Sistema deputato ad attivarsi e aggredire qualunque cosa venga riconosciuta come una potenziale minaccia per l’organismo.
    Tra i tessuti e gli organi costituenti il Sistema Immunitario, rientrano la Milza, le Tonsille, il Midollo Osseo, il Timo, e i Linfonodi mentre a livello cellulare ricordiamo i Globuli Bianchi (Linfociti, Monociti, Granulocit); infine, tra le glicoproteine si ricordano gli Anticorpi.
    Come esempi di effetti dell’alimentazione su questo sistema prendiamo due esempi: gli Zuccheri e la Vitamina C,
    Studi pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition and Dental hanno rivelato che il consumo di 100 grammi di zuccheri come il fruttosio, glucosio, saccarosio, succo d’arancia e miele pastorizzato, inibisce la capacità dei globuli bianchi di fagocitare e distruggere microrganismi nocivi e particelle estranee all’organismo. La compromissione della funzione immunitaria inizia meno di 30 minuti dopo l’ingestione di zuccheri e rimane così per più di cinque ore. Al massimo picco della soppressione immunitaria, che ha luogo circa due ore dopo il consumo di zucchero, questa importante funzione dei globuli bianchi si è ridottadel50%.
    Il digiuno a breve termine può dare al sistema immunitario una stimolazione positiva mantenendo livelli bassi di zucchero nel sangue (questo ci deve far riflettere sulla valenza fisiologica del digiuno); il prolungato digiuno ha un effetto opposto. In particolare bisogna fare attenzione a quei prodotti alimentari trasformati che contengono zuccheri raffinati.
    La Vitamina C che ritroviamo in molte verdure e frutta fresche come gli agrumi, melone, anguria, frutti di bosco, peperoni, asparagi, cime di rapa, broccoli, cavoli, patate, spinaci e pomodori ha un effetto stimolante sul Sistema Immunitario. In corso di infezioni la quantità di questa vitamina nel Plasma e nei globuli bianchi diminuisce ed un’assunzione di VIT. C aumenta la produzione e la funzione dei Fagociti che sono i globuli incaricati di inglobare o produrre enzimi per aggredire gli agenti patogeni.
    Un abbraccio a tutti

    BELL
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    Carissimo Kridom il libro del Dot.Buratto da cui traggo le ricette contiene anche le istruzioni operative ma io volutamente ho deciso di non riportarle in quanto mi sembra più giusto dare libertà a chiunque di utilizzare i vari elementi secondo una sua impronta “culinaria” personale e non schematizzandoli in modo pre-definito; comunque a chi interessano le istruzioni operative di una determinata ricetta non c’è alcun problema a pubblicarle.
    Un abbraccio

    BELL
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    Vorrei fare una precisazione sul post di Wiwa 70: l’Insula prende il nome dal fatto che ad osservarla può ricordare la forma di un’isola ma non è assolutamente una struttura isolata, anzi è una parte della corteccia collocata in profondità presente sul lato destro e sinistro del cervello che ha molteplici collegamenti con tutte le altre aree cerebrali (Talamo, Amigdala, centri motori ecc.) per cui oltre ad avere un ruolo primario nell’emotività ha anche influenza su molte funzioni vegetative.Il nostro cervello e più in generale tutto il nostro organismo interagisce all’interno di un sistema unitario.
    Un abbraccio

    BELL
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    Mi sono posto la domanda sul meccanismo fisiologico per cui davanti a un’opera d’arte di qualsiasi genere proviamo una sensazione di trasporto, un’emozione profonda. Nel cercare una risposta a questa domanda complessa ho approfondito le ricerche di un gruppo di ricercatori che operano presso il dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Parma, guidati dal professor Giacomo Rizzolatti (premiato con numerosi riconoscimenti internazionali). Questi ricercatori studiano da anni come funziona una specifica area del cervello umano dedicata alla comunicazione tra le persone e, in particolare, come il cervello risponde alla bellezza dell’opera d’arte. Una scoperta importante riguarda l’esistenza, nel nostro patrimonio neuronale, di una particolare classe di cellule chiamate “neuroni specchio”. Questi neuroni localizzati in diverse aree del cervello partecipano sia all’attività motoria che emotiva e si è ipotizzato abbiano un ruolo importante nell’esperienza estetica. Attraverso il sistema specchio che si attiva sia quando agiamo in prima persona, sia quando osserviamo (o ascoltiamo) un’altra persona, siamo in grado di imparare imitando e di capire cosa fanno gli altri e perché agiscono e si comportano in un certo modo. Questa nostra capacità di comprendere il comportamento di coloro con cui entriamo in contatto, in maniera spontanea, e non attraverso un ragionamento, è la base fondamentale della nostra capacità di relazione gli uni con gli altri e di espressione della nostra empatia.
    Per esempio, se guardiamo qualcuno che muove la mano per prendere una tazzina e bere, nel nostro cervello si attivano le aree necessarie a compiere esattamente quel gesto, anche se noi, nella realtà, poi non lo facciamo. Questi neuroni, quindi, riflettono, come uno specchio quello che vedono anticipando l’iter motorio prima che esso sia concluso. Per valutare l’esperienza estetica sono state utilizzate le immagini dei Bronzi di Riace, della Venere di Botticelli ecc. come stimoli negli studi sui neuroni specchio; in particolare, è stata rilevata (tramite Risonanza Magnetica Funzionale) l’attività del cervello mentre i soggetti osservavano le immagini delle sculture ed è stata confrontata con l’attività neuronale quando si presentano le figure delle stesse opere lievemente modificate al computer. Si è notato che si ha l’attivazione delle aree motorie e pre motorie, delle aree di analisi visiva e dei centri dell’emozione. Le opere greche originarie attivano il cervello molto più di quelle modificate, ma l’aspetto più interessante è che attivano quelle aree emozionali dove ci sono i neuroni specchio dell’empatia (dal greco: sentire dentro). L’artista bravo riesce non solo ad attivare la corteccia cerebrale agendo quindi su molte funzioni ma in qualche modo, con la sua opera d’arte, riesce a muovere i centri emozionali.
    Secondo questi ricercatori attraverso il meccanismo dettato da questi Neuroni Specchio si possono leggere e vivere gli aspetti visibili del comportamento degli altri, vale a dire le espressioni, i gesti, le azioni, ed è possibile richiamare, in maniera automatica, gli stati emotivi ad essi associati. Da un punto di vista anatomico, il ponte di collegamento che traduce le nostre espressioni corporee (elaborate dal sistema motorio) in stati emotivi (elaborati da un sistema emozionale), e viceversa, risiede in un’area del cervello chiamata Insula, (che prende il nome per via della sua particolare forma a isola) dove sono stati riscontrati detti Neuroni. Quando questa area si attiva nel nostro cervello, i movimenti e le espressioni osservati negli altri si legano alle nostre emozioni e noi facciamo esperienza in prima persona di ciò che provano gli altri.
    L’ipotesi è che, quando un’opera ci cattura, così come ad esempio la bellezza delle sculture classiche nella loro forma perfetta (ma il discorso vale anche di fronte alla bellezza di un bimbo o di un fiore), entriamo in uno stato di risonanza motoria e di empatia emotiva, che ci fa in qualche modo vivere le espressioni (fisiche) ed emozionali rappresentate dalla stessa. Tuttavia, l’aspetto più importante di questa ricerca è stata quella di dimostrare l’attivazione dell’insula, la stessa area che si attiva quando viviamo gli stati emotivi degli altri.
    L’opera artistica ben congegnata è in grado di evocare in noi tutto questo, proiettandoci in quella dimensione di sensazioni ed emozioni che l’artista ha voluto trasmetterci.
    Ho trovato questi studi, che sono in fase embrionale, estremamente interessanti in quanto possono aiutarci a comprendere meglio il meccanismo di veicolazione e di attivazione di una Forza Terapeutica attraverso Cifre, Simboli, Immagini ecc.

    Concludo con una ricetta della Cucina Italica Tratta dal libro del Dott. Buratto che fa bene alla vista e non solo.

    SESTA RICETTA

    PAPARDELLE ALLE FRAGOLE (Ingredienti per 4 persone)

    – 300 g di pappardelle
    – 300 g di fragole piccole mature (buona fonte di vitamina c e di antiossidanti)
    – 100 g di yogurt bianco naturale ( contiene vitamine del gruppo B e acido folico)
    – 50 g di ricotta di pecora (contiene molto calcio)
    – 2 cucchiai di olio extravergine di oliva (ricco di acidi grassi insaturi)
    – ½ limone: la buccia
    – 4 foglie di menta (contiene flavonoidi e il suo olio essenziale ha effetto antispastico)
    – 6 foglie di basilico (deve il suo profumo ai molti oli essenziali che contiene, i quali sono in grado di stimolare la secrezione salivare e gastrica)

    BELL
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    Essendo un Saturniano e quindi molto legato alla terra e alle sue leggi, da me molto parzialmente conosciute, personalmente non mi sento di parlare di Campo Astrale; potrebbe essere vera l’ipotesi di Garrulo ma è anche vero che la memoria, funzione geneticamente determinata,si sviluppa e si potenzia sotto determinati stimoli.Inoltre c’è il discorso molto complesso ma anche molto interessante degli Stimoli Subliminali che apparentemente non lasciano traccia nel nostro cervello ma in realtà condizionano i nostri sensi, la nostra memoria, le nostre parole; argomento questo molto conosciuto e sfruttato in campo pubblicitario.
    Buona serata A TUTTI

    BELL
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    Riprendendo il post della Accademia Sebezia del 29 Dicembre vorrei porre l’attenzione sul punto finale esposto riguardo la Medicina Egizia: “ il farmaco o il talismano è un veicolo”.
    Abbiamo visto come si riteneva che l’acqua, versata lungo la superficie di statue ricoperte di formule magiche, potesse essere veicolo di una forza terapeutica; oggi alcuni studi scientificamente stanno iniziando a spiegare alcune caratteristiche che rendono l’acqua un mezzo idoneo in quanto sembra avere una memoria per cui può essere impressa e quindi veicolare questa forza.
    Analizzando alcuni rimedi delle Lunazioni abbiamo riscontrato, sulla base dei risultati più attuali, che sia nel caso della caraffa sferica con l’olio sia nel caso della luce verde essi costituiscono un veicolo idoneo a questa forza.
    Andando avanti nella ricerca sulla Lunazioni, che auspico e ritengo molto importante, possiamo trovare anche in altri rimedi, nei talismani, molte caratteristiche di “idoneità” per usare un termine semplicistico; come mai a volte incidiamo sul rame o sul ferro battuto? Perche’ un Amitto è fatto con un tessuto particolare? Perché si usa il filo di un determinato colore?
    Inoltre, aspetto importante, tutti questi veicoli sono collegati ad un particolare quadro astronomico che ne esalta le caratteristiche in determinati momenti; la sperimentazione però può essere fatta anche al di fuori di quella particolare Lunazione.
    Mi sembra, in chiave sintetica, che stanno emergendo diversi punti di contatto dal punto di vista metodologico e applicativo tra il punto espresso all’inizio di questo post riguardante la Medicina Egizia e le Lunazioni; possiamo dire che entrambe utilizzano veicoli idonei per la Medicina Hermetica.

    Un abbraccio a tutti

    BELL
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    Riallacciandomi al post di WIWA70 ho letto anch’io i risultati di questa recente ricerca sul meccanismo favorente alcuni tipi di tumori. Mi sono venuti in mente tutte le osservazioni sul ruolo dei Mitocondri Cellulari che abbiamo valutato nei Seminari che si sono via via succeduti e nei Lavori Accademiali; trovo estremamente stimolante il fatto che a distanza di anni la moderna ricerca abbia focalizzato la sua attenzione proprio su questi organuli che, quando la loro funzione è alterata, alimentano lo sviluppo di alcuni tipi di Tumori.
    Da un lato sono la centralina energetica della vita cellulare e dall’altro sembrano avere un ruolo da protagonista in alcuni tipi di crescita neoplastica che se andiamo a vedere bene è l’esempio più estremo di una crescita incontrollata e non finalizzata che non porta solo a conseguenze estreme per l’individuo ma anche per se stessa.

    BELL
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    Leggendo i post dell’Accademia Sebezia e Giuliana, che ringrazio per i preziosi contributi, a proposito della Medicina Egizia vorrei porre la mia attenzione sul primo punto esposto.” Il corpo umano equivale alla natura e le sue funzioni sono indagate come modello del comportamento dell’universo”.
    Immediatamente il pensiero corre al rapporto analogico tra Microcosmo e Macrocosmo che è un punto cardine dal punto di vista Hermetico; tutti noi spesso abbiamo affrontato questo tema all’interno della Schola (lavori Accademiali) o leggendo gli scritti del Maestro Kremmerz e dei Maestri che lo hanno seguito fino ai tempi nostri .
    Tutti noi riconosciamo la veridicità di questo punto cardine qualcuno in maniera intuitiva, altri in maniera sperimentale fino ad arrivare a chi ne ha fatto sue le chiavi interpretative e vive in quello stato.
    A questo punto mi domando: siamo in grado di individuare in maniera concreta un meccanismo che fa parte della nostra Fisiologia e che analogicamente ritroviamo in Natura non in una specifica forma di vita ma ad un livello più generale? Esemplifico meglio la domanda: in Natura esiste un Apparato Digestivo? Un apparato Uditivo, visivo, fonatorio ecc?

    Buona giornata a tutti

    BELL
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    Alla puntata 141 delle Lunazioni (Secondo Ciclo) il Maestro Kremmerz riporta il seguente rimedio terapeutico: “il verde tenero, verde prato, verde pisello. La luce di questo colore ha efficacissimo effetto sui nervosi, sugli isterici, sulle puerpere, sulle infermità del nervo ottico”. Cerchiamo di capire, per quanto possibile, quali sono i risultati attuali nella ricerca delle proprietà Terapeutiche del colore verde. Il nervo ottico, situato posteriormente al bulbo oculare, collega l’occhio con la corteccia cerebrale (corteccia visiva); è costituito da un fascio di fibre nervose, (circa 800.000 – 1.000.000), che hanno la funzione di trasportare gli impulsi visivi dalla retina alla corteccia visiva che è il centro di elaborazione dell’immagine. Quindi in maniera semplificata possiamo rappresentare i nervi ottici come un cavo elettrico costituito da tanti fili al proprio interno ciascuno dei quali è protetto da una guaina chiamata “mielina”; ogni fibra veicola impulsi nervosi provenienti da una determinata regione della retina.
    Il nervo ottico può essere affetto da patologie a partenza oculare come il Glaucoma ma può, nel suo percorso encefalico, essere sede di processi infiammatori, tumorali, traumatici, tossici (alcool, tabagismo, farmacologico) ed essere il primo segno clinico di malattie demielinizzanti come la Sclerosi Multipla. Cosa accade quando c’è un’alterazione della funzione del Nervo Ottico? Si ha una riduzione dell’acuità visiva sia per lontano che per vicino (sintomo frequente in molte altre malattie), si ha una ridotta capacità della pupilla a reagire alla luce contraendosi (alterazione del riflesso pupillare). La visione dei colori è alterata, specialmente per tinte come il rosso, il verde e una combinazione dei due: un test molto facile per evidenziare difetti da un solo occhio è quello di osservare un oggetto rosso o verde con un occhio per volta, confrontando la percezione del colore. Anche la sensibilità luminosa,come la sensibilità al contrasto, si riduce in caso di sofferenza del nervo ottico. A livello retinico ci sono dei fotorecettori (detti M che sono molto numerosi) specifici a trasmettere il colore verde e si è visto che utilizzando stimoli luminosi sufficientemente grandi, la risposta cambia di segno quando si stimola la retina con luci rosse invece che con luci verdi. Questo avviene perché i circuiti nervosi retinici formano dei campi recettivi in cui la zona centrale del campo recettivo, sensibile alla luce verde, è circondata da una zona periferica, sensibile alla luce rossa, la cui stimolazione esercita un’azione antagonista rispetto a quella indotta dalla stimolazione centrale. Questo ci porta a fare due considerazioni: una patologia del Nervo Ottico che comporta un’alterazione della visione del colore verde è curata con un’esposizione prolungata allo stesso colore e secondo, appare importante, come effetto terapeutico in questi casi, avere una stimolazione la più selettiva possibile per il verde (come suggerito in alcuni rimedi proposti dalla Schola ad esempio con luce verde notturna) per evitare aberrazioni cromatiche che ne ridurrebbero l’effetto. Numerosi studi scientifici stanno dimostrato che il verde ha un’ampia gamma di influenze benefiche sul nostro organismo. La luce verde è considerata neutra, né calda come il rosso né fredda come il blu, ed è quella che i fotorecettori retinici sono in grado di percepire più facilmente in maniera corretta senza troppe aberrazioni. Il verde può migliorare l’abilità nella lettura e nella comprensione: è stato riscontrato un beneficio apprezzabile nella velocità di lettura applicando un livello trasparente verde al testo stampato. Inoltre ha funzioni regolatrici sull’Ipofisi, ha effetti terapeutici negli stati Depressivi, nelle Bulimie, in tutte le forme Psicosomatiche che influenzano l’apparato Gastro Intestinale; viene attribuita un’azione germicida ed antibatterica, un effetto rilassante sul Sistema Nervoso riducendo sintomi quali l’insonnia, l’irritabilità e l’esaurimento (reintegra la capacità di concentrazione) e favorendo la capacità di integrazione. Secondo alcuni studiosi l’istintivo effetto rilassante si avrebbe perché in natura il verde segnala abbondanza di acqua, elemento indispensabile alla vita. Possiamo concludere che è il colore dell’Equilibrio Energetico e psicologicamente chi lo indossa cerca l’equilibrio e la riflessione.
    Visto che siamo in clima festivo in cui il cibo abbonda sulla nostra tavola riporto una ricetta della Cucina Italica tratta dal libro del Dott. Buratto che fa bene al sistema visivo e non solo.

    QUINTA RICETTA

    BACCALA’ AL LATTE (Ingredienti e dosi per 4 persone)

    – 600 g di Baccalà (pesce magro ricco di Omega 3 e Selenio, l’olio del suo fegato contiene abbondante Vitamina A e D)
    – 8 cucchiai di lio extravergine di oliva (ottima fonte di acidi grassi insaturi)
    – 50 g di burro
    – 250 cc di latte (soprattutto quello intero ha un buon equilibrio tra zuccheri, grassi e proteine, contiene calcio e fosforo in abbondanza, ma soprattutto vitamine antiossidanti liposolubili e vitamine idrosolubili)
    – 2 cipolle (contiene vitamina C e una buona quantità di flavonoidi)

    AUGURI A TUTTI

    BELL
    Partecipante
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    Ritengo molto importante avere con le Lunazioni un nuovo approccio diverso e più concreto rispetto a quanto abbiamo fatto finora; intanto sarebbe molto utile se i riscontri (v.post del 18 u.s.) potessero essere confermati anche per altri rimedi riportati nelle varie puntate e altresì importante sarebbe recuperare la nostra sperimentazione a riguardo su noi stessi e su altri.
    Inoltre sappiamo che in special modo il primo ciclo è profondamente influenzato dalla Medicina studiata e praticata nell’Antico Egitto in cui il Medico si “formava” all’interno del Tempio Sacerdotale e solo in seguito praticava quello che aveva appreso sempre rimanendo come “Anonimo”. Quindi ad esempio sarebbe utile recuperare quelle che furono le influenze di questa Antica Medicina nella varie Scuole Terapeutiche Italiche sapendo che questa Tradizione è stata veicolata direttamente o indirettamente in esse.
    Come possiamo notare le possibilità di approccio sono diverse e non riguardano solo i Medici ma tutti noi ognuno secondo le caratteristiche a lui più congeniali.
    Un abbraccio

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Concordo con i concetti espressi da m_rosa nel precedente post;i rimedi riportati nelle Lunazioni pur essendo espressione di una Tradizione Millenaria che si pone in sintonia con la Medicina Hermetica rappresentano comunque un veicolo per quest’ultima. Quindi riconoscendo ad essi una personalizzazione dell’intervento non possiamo catalogare gli effetti, nel senso scientifico moderno, che necessariamente saranno diversi da individuo a individuo a parità di condizione patologica.
    Un saluto a tutti.

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