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    Nel Sito della Schola nella Parola al Taumaturgo all’interno della Terapeutica Hermetica della S.P.H.C.I. di Giuliano Kremmerz tra sperimentazione ed empirismo viene riportato che il Maestro si interrogava: “Dove si fanno, in qual paese del mondo studi della storia dell’antica medicina anteriore a Ippocrate che siano immuni dal pregiudizio che tutti i templi di Esculapio non erano che conventicole di imposture sacerdotali? Eppure non una voce si è levata, nella storia dell’oculistica per esempio, a richiamare l’attenzione dei nostri contemporanei sull’uso sacerdotale di aver serpenti che leccavano la cornea dei malati e ridavano la vista…”.
    Come accennato in precedenza, sotto la stimolazione di alcuni Fratelli e Sorelle durante l’ultimo incontro per l’Agape, ho trovato l’argomento molto intrigante e ho cercato, alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, di comprendere i meccanismi alla base di quanto riportato. Nel veleno dei serpenti c’è Il Nerve Growth Factor (NGF) che è una molecola capostipite di una famiglia di neurotrofine; identificato prima in un tessuto tumorale e in seguito nella ghiandola salivare di roditori e nel veleno di serpenti da Rita Levi-Montalcini nel 1948 (che per queste ricerche ha ricevuto il premio Nobel per la Medicina nel 1986) ha azione trofica e differenziativa sui neuroni del sistema nervoso periferico e centrale. E’ prodotto in molti tessuti di mammiferi, uomo compreso.
    La scarsa capacità del NGF di attraversare la barriera ematoencefalica e di diffondere attraverso il parenchima cerebrale rappresenta la principale limitazione alla possibilità di sfruttare le azioni neuroprotettive e rigenerative del NGF per ostacolare il processo neurodegenerativo cerebrale nelle patologie umane. La somministrazione di NGF in forma di collirio nell’uomo ha dimostrato l’efficacia terapeutica del NGF veicolato attraverso la via oculare. Dalla superficie oculare il NGF è in grado di arrivare alla retina ed al nervo ottico e di attivare le strutture primarie del sistema visivo e molti nuclei cerebrali del sistema libico, inclusi l’ippocampo, la corteccia frontale e l’ipotalamo. La capacità del collirio NGF di indurre il recupero del danno strutturale cerebrale e contrastare il deficit cognitivo è quindi il risultato di un’azione sulle diverse componenti neurali del cervello che, anche in condizioni patologiche, sono in grado di rispondere alla neurotrofina attivando i meccanismi di sopravvivenza, modulazione e differenziamento che concorrono alla neuroprotezione dei neuroni maturi, alla neurogenesi ed alla ristrutturazione del tessuto cerebrale. Tutto ciò apre importanti prospettive terapeutiche per la cura del M. di Parkinson, M. di Alzheimer ecc. Inoltre dati clinici e sperimentali recenti suggeriscono che l’NGF possa giocare un ruolo importante nella protezione della miocellula del Miocardio in condizioni di ischemia. L’NGF in condizioni fisiologiche è presente sulle cellule sia del segmento anteriore che posteriore dell’occhio in varie specie animali incluso l’uomo. L’NGF è coinvolto in numerose funzioni della fisiopatologia oculare e ha un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’omeostasi cellulare della superficie oculare e della retina. Recenti studi hanno confermato gli effetti terapeutici neuroprotettivi e neurorigenerativi dell’NGF, somministrato in collirio, in numerose patologie degenerative oculari anteriori come Ulcere Corneli Neurotrofiche che posteriori come il Glaucoma e Maculopatie. Nel 2018 l’AIFA, che è l’organo che autorizza la produzione farmaceutica di determinati farmaci, ha autorizzato la messa in commercio in collirio dell’NGF che guarisce la Cheratite Neurotrofica che, anche se rara, è una malattia invalidante per l’0cchio che fino a ieri era priva di qualsiasi cura e nei casi più gravi veniva risolta chiudendo con sutura le palpebre dell’occhio; l’effetto terapeutico è quasi immediato e la guarigione è molto rapida. Il Maestro fa riferimento alla saliva e non al veleno dei serpenti molto probabilmente perché in essa le Neurotossine presenti nel veleno, che è una saliva modificata, sono molto diluite e non creano danni all’organismo ricevente pur mantenendo la giusta concentrazione terapeutica dell’NGF.
    Devo dire che questi risultati, quasi sbalorditivi, dimostrano ancora una volta che il Maestro Kremmerz e l’antica Tradizione Sacerdotale di cui si è fatto tramite in tutti i suoi rimedi terapeutici hanno sempre avuto ragione. Da tutto ciò per l’aspirante Terapeuta Hermetico emergono una serie di domande e considerazioni che affronteremo in un prossimo post spero con la partecipazione di tutti voi.
    Un Fraterno Abbraccio a tutti

    BELL
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    Interessante e utile il post di Mandragora con il riferimento al quaderno della Giuliana in cui c’è un capitolo dedicato alla figura del Serpente che, appena possibile, mi riprometto di approfondire.
    Altrettanto interesssante è la domanda che si pongono Gelsomino e Tanaquilla e che spesso mi sono posto anch’io, non solo a proposito degli studi sui Pitoni Birmani, in tutti questi mesi grazie alle stimolazioni di questo Forum.
    Il Maestro Kremmerz tramite le Lunazioni ( v. Post del 18 Dicembre u.s.) e la nostra Schola di Terapeutica Hermetica ha sempre asserito la possibilità di una rigenerazione cellulare, degli organi, dell’essere e più in generale di tutto ciò che ci circonda visto nell’ottica dell’Unità.
    Nel post sulle Cellule Staminali (v. Post del 08 Dicembre u.s.) con le relative sperimentazioni, con tutti i limiti di una scienza di laboratorio, avevamo già accennato che molti studi recenti riservano sempre maggiore attenzione ai processi rigenerativi come Terapia per molte malattie.
    Gelsomino e Tanaquilla si domandano perché i Pitoni Birmani hanno mantenuto questi meccanismi rigenerativi e i mammiferi, a cui appartiene l’essere umano, gli hanno in gran parte perduti; io penso che più si sale nella scala animale e quindi in teoria aumentano le potenzialità dei processi intellettivi, emozionali e comportamentali più facilmente ci sì può allontanare da quella che è la finalità specifica naturale di quell’essere e ciò comporta un blocco di certe sue prerogative. In parole povere se analizziamo la Filogenesi evolutiva dell’essere umano dalla preistoria in poi ci accorgiamo che è passato attraverso mutamenti strutturali e quindi genetici dettati in parte da necesstà di adattamento a variazioni di condizioni ambientali ma anche dettate da cause comportamentali che hanno portato alla perdita o meglio al blocco di certe sue funzioni.
    D’altronde, se andiamo a vedere bene,non si può certo dire che, al momento attuale,la finalità principale per l’essere umano sia quella di raggiungere uno stato di salute inteso nel senso più completo del termine attraverso un processo dì rigenerazione che comunque a questo punto senza gli strumenti necessari vedo impossibile da realizzare con la sola volontà.

    BELL
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    Durante l’ultimo incontro in occasione dell’Agape alcuni Fratelli e Sorelle mi hanno ricordato che il Maestro Kremmerz riportava l’utilizzo sacerdotale dei serpenti che leccavano le cornee e ridavano la vista.
    Ho trovato l’argomento particolarmente intrigante e facendo una piccola ricerca mi sono documentato su studi recenti che, anche se non parlano direttamente dell’occhio illustrano delle caratteristiche fisiologiche dei serpenti che ho trovato molto interessanti e che voglio condividere con i frequentatori del Forum.
    Un team di genetisti ed erpetologi dell’Università del Texas di Arlington sta studiando da anni il genoma di serpenti e lucertole con un super computer, non solo per avere una migliore comprensione della biologia evolutiva di questi rettili, ma anche perché le informazioni ottenute possono offrire un importante contributo alla ricerca medica. Gli studiosi, coordinati dall’assistente professore Todd Castoe, docente di Biologia presso l’ateneo americano, hanno avviato le proprie ricerche provando a dare una risposta a complessi quesiti specifici, come ad esempio la comparsa del veleno e l’impatto delle variazioni genetiche su aspetto e funzioni organiche di questi animali, ma successivamente hanno esteso le proprie indagini in ambito sanitario.
    Tra le ricerche più affascinanti portate avanti vi è quella condotta sui pitoni birmani, una specie di serpenti che ha la capacità non solo di riattivare le proprie funzioni metaboliche e fisiologiche, ma anche di rigenerare organi come cuore, polmoni, reni e fegato dopo un periodo di digiuno che li atrofizza. Basti pensare che a sole 48 ore dall’alimentazione, un pitone birmano può aumentare di 44 volte il tasso del proprio metabolismo e da 40 a 100 volte il volume dei propri organi.
    Scoprire i meccanismi molecolari e genetici che si celano dietro questa ‘rigenerazione’ degli organi potrebbe aiutare i ricercatori a contrastare numerose malattie nell’uomo. Sequenziando il genoma di pitoni a digiuno, alimentati dopo un giorno e alimentati dopo quattro giorni, Castoe e colleghi hanno trovato ben 1700 geni coinvolti, inoltre, curiosamente, in esperimenti condotti su cellule di mammifero hanno scoperto che anch’esse rispondono in qualche modo ai meccanismi molecolari legati al processo, pur avendolo perduto.
    Quindi possiamo notare che in queste ricerche sui pitoni birmani si prendono in considerazione vari meccanismi o meglio varie capacità di questi rettili: azione del digiuno sui propri organi, riattivazione delle funzioni metaboliche degli stessi e rigenerazione di alcuni di questi organi. Inoltre interessante è la possibilità, anche per cellule di mammifero che hanno perso queste caratteristiche, di poter riattivare questi meccanismi se adeguatamente stimolate.
    Con questo non considero chiuso l’argomento e prometto di andare avanti nella ricerca; per chi è interessato riporto il Link da cui ho tratto queste notizie e ben venga se qualcuno trova altre argomentazioni.

    Un abbraccio

    https://scienze.fanpage.it/alla-scoperta-dei-segreti-piu-intimi-dei-serpenti-per-curare-le-nostre-malattie/
    http://scienze.fanpage.it/

    BELL
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    Oggi vorrei condividere con voi i recenti risultati, secondo me molto interessanti e stimolanti, riguardo un particolare tipo di cellule del Cervello chiamate Astrociti.
    Le cellule degli Astrociti sono una parte fondamentale del sistema nervoso centrale, in quanto parte della nevroglia, cellule che servono a nutrire e aiutare i neuroni, con i quali strutturano tutto il sistema. In particolare la nevroglia, o cellula della Glia, isola il sistema nervoso e lo protegge dai corpi estranei che possono provocare danni ai tessuti. Le ultime ricerche hanno anche accertato che anche la nevroglia partecipa ai collegamenti elettrochimici tra i Neuroni. Il nome astrocita rimanda alla loro forma a stella.
    Gli astrociti sono molto numerosi, tutti localizzati nel cervello, e se per lungo tempo infatti, si riteneva che queste cellule servissero solo a proteggere e nutrire i neuroni, oggi i ricercatori stanno implementando le loro ricerche con nuove scoperte. Da mere “governanti”, per usare la definizione di un ricercatore, queste cellule stanno svelando anche importanti funzioni di equilibrio nella trasmissione elettrochimica tra neuroni, attraverso un’attività sugli ioni di sodio, potassio e calcio, fondamentali elementi del cervello per il suo funzionamento.
    Queste cellule costruiscono un ambiente ideale per l’attività celebrale, modulando l’intensità dei segnali elettrici, con il potere anche di interromperla. Riescono quindi non solo ad eliminare lo scarto neurale, ma anche a influenzare l’attività dei Neuroni.
    I ricercatori hanno osservato le comunicazioni neurali, scoprendo molto sul funzionamento del cervello. La comunicazione è elettrica e si attua attraverso gli ioni di potassio, sodio e calcio; deve essere intensa ma di breve durata, per un funzionamento ottimale dell’equilibrio ionico. Di ogni comunicazione tra neuroni, tramite un impulso elettrico, i ricercatori hanno osservato un notevole aumento di potassio attorno alla cellula, che deve essere immediatamente assorbito grazie agli astrociti. In questa funzione, gli astrociti svolgono anche un compito comunicativo verso i neuroni, recando un messaggio di arresto all’aumento di potassio. Questa funzione è non solo importante, ma anche basilare per il corretto funzionamento del cervello umano, e sembra che sia stata riscontrata solo nella nostra specie; gli astrociti degli animali agirebbero con funzioni minori e anche con quantità di geni meno numerose del 15%. I ricercatori parlano di una maggiore sensibilità degli astrociti umani, in particolare verso il glutammato e ai neuromediatori in generale. Inoltre sono capaci di riparare i tessuti nervosi e aiutano alla costruzione e riduzione delle sinapsi, facilitando e migliorando gli impulsi tra i neuroni.
    Gli Astrociti sono in grado di moltiplicarsi in caso di lesioni subite al cervello per traumi dovuti a varie cause. Alcuni ricercatori hanno scoperto come queste cellule a forma di stella controllano lo sviluppo del cervello e collegano circuiti neurali, compiendo un passo avanti nel trattamento di disturbi neurodegenerativi.
    Recentemente, alcuni scienziati hanno scoperto che gli astrociti rilasciano molecole simili ai neurotrasmettitori denominate gliotrasmettitori, che controllano lo sviluppo della sinapsi e influenzano l’attività dei neuroni.
    Gliotrasmettitori differenti influiscono sulle funzioni cerebrali, spaziando dalla formazione dei ricordi (memoria antica) all’atto di addormentarsi. Il progetto SYNTWOGLIOTS, finanziato dall’UE, intendeva capire se i singoli astrociti sono in grado di rilasciare vari gliotrasmettitori alla stessa sinapsi, per controllare più aspetti del sistema nervoso.
    Innanzitutto, i ricercatori hanno dimostrato che le sinapsi hanno la necessità di astrociti per funzionare correttamente.
    Avendo dimostrato che il contatto con gli astrociti è necessario per lo sviluppo di sinapsi e per la modulazione degli impulsi neurali, i ricercatori hanno osservato gliotrasmettitori provenienti da singoli astrociti. Hanno rilevato che due diversi gliotrasmettitori vengono rilasciati dalla stessa cellula nell’ippocampo, una zona del cervello importante per la memoria.
    Dato che gli astrociti si connettono con migliaia di sinapsi in tutto il cervello, le variazioni dei livelli di gliotrasmettitori potrebbe contribuire a disturbi neurodegenerativi come l’Alzheimer, il Parkinson e l’ Huntington.

    BELL
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    Su una pubblicazione specialistica, la mia attenzione si è soffermata sui recenti risultati di un gruppo di ricercatori che hanno studiato il rapporto esistente tra il diametro della pupilla e il meccanismo di riconoscimento degli oggetti.
    Il suo diametro non dipende solo, come si pensava fino ad oggi, dalla luca presente nell’ambiente, ma anche dal ricnonoscimento degli oggetti. Lo ha verificato un’equipe Giapponese che è andata oltre la sua funzione di diaframma che si apre quando c’è poca luce e si chiude in presenza di una luce intensa.
    Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, la dimensione della pupilla dà una misura del nostro livello di comprensione. Una squadra di ricercatori giapponesi si è “divertita” a misurarne il diametro e a metterlo in rapporto alle immagini contenute in un filmato. Sorprendentemente si dilata un attimo prima di capire quali oggetti stiamo vedendo. Durante la ricerca è stata analizzata la dinamica pupillare per chiarire i meccanismi di riconoscimento di oggetti ambigui.
    Ai partecipanti sono state presentate una serie di immagini composte da punti, che potevano essere interpretate in diversi modi; dopodiché è stato chiesto loro se riconoscessero qualcosa, precisando il grado di certezza della loro affermazione. I ricercatori della Toyohashi University of Technology hanno concluso che – persino quando i volontari non riuscivano a riconoscere nei filmati un singolo oggetto – la loro pupilla si dilatava in un secondo momento, non appena stavano per capire ciò che avevano visto.
    Quindi la pupilla che è la porta di entrata delle immagini visive risponde in un senso di apertura nel momento in cui stiamo riconoscendo un’immagine, un carattere ecc.

    BELL
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    La luce delle candele offre anche un altro vantaggio: secondo gli esperti una fonte luminosa il cui spettro contiene una percentuale di luce rossa il più possibile naturale, tra le quali rientra la luce della candela come quella delle lampadine a incandescenza, ormai bandite dagli scaffali di vendita, deve essere preferita a una con un’elevata percentuale di luce blu (computer, tv). Un’elevata percentuale di luce blu inibisce la secrezione della Melatonina, necessaria per un buon sonno ristoratore, mentre la luce rossa la stimola.
    La Melatonina è secreta dalla Ghiandola Pineale al buio, con un picco tra le 2 e le 4 della notte, a livello dell’Ipotalamo ed è una sostanza fondamentale nella regolazione del ciclo sonno-veglia. In altre parole, il miglior momento della giornata per accendere una candela è la sera dopo il tramonto, in quanto grazie all’elevata percentuale di luce rossa il corpo può secernere indisturbato la melatonina.
    Nello studio della Dottoressa Isaxon sugli effetti del fumo della candela sul ritmo cardiaco, a cui fa riferimento l’interessante post di Macrobio, sono state usate candele di stearina, un grasso naturale in quanto avverte l’American Chemical Society che le candele di cera realizzate con paraffina, il tipo più comune, hanno un effetto diverso rilasciando sostanze chimiche potenzialmente dannose. Si consiglia dunque di utilizzare candele di cera d’api e candele di soia.

    BELL
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    Vorrei fare una piccola precisazione in aggiunta post ultimi di m_rosa e tanaquilla; la capacità Plastica del sistema nervoso centrale non riguarda solo l’essere umano ma tutte le specie animali anche se con tempistiche, modalità e possibilità differenti.Il termine Plastico configura tutta una serie di possibilità che, in seguito a opportune stimolazioni esterne o interne, aprono il Sistema nervoso centrale a nuove modalità di esecuzione motorie, sensitive, verbali ecc.
    Inoltre non è così importante il numero di neuroni e infatti esso cala progressivamente fin dopo la nascita;l’utilizzo e quindi la maturazione più o meno ampio della rete neuronale invece è un punto fondamentale; teniamo presente che una buona parte del sistema nervoso non è utilizzato ma sarebbe attivabile grazie alla capacità plastica sotto adeguata stimolazione.
    Le analogie con tutto ciò che è sostenuto dalla Tradizione Iniziatica ininterrotta e dai Suoi Maestri apre evidente.
    Un Abbraccio a tutti

    BELL
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    A proposito del Placebo o effetto Placebo riportato da Tanaquilla (v.post del 7 Marzo u.s) ritengo opportuno precisare che le più recenti conclusioni scientifiche attribuiscono all’acqua molteplici proprietà.
    Tra le principali proprietà biologiche dell’acqua c’è il trasporto dei nutrienti verso le cellule, l’eliminazione delle tossine dagli organi vitali, il mantenimento della giusta umidità delle mucose di gola e naso; inoltre aiuta il flusso di sostanze nutritive e di ormoni nel nostro organismo, favorendo un rilascio delle Endorfine a livello del Sistema Nervoso Centrale che contribuiscono ad un miglioramento del tono umore. La mente sarà quindi più libera e ne risentirà in maniera positiva anche il corpo.
    Infine, senza entrare in termini e meccanismi complessi, stimola il sistema Immunitario, previene o riduce i fenomeni artritici, regolarizza il transito intestinale riducendo la stipsi ecc.
    Ho riportato brevemente alcune caratteristiche dell’acqua perché, secondo me, è di fondamentale importanza avere un veicolo, che nei casi specifici presi in considerazione, abbia prima di tutto determinate caratteristiche intrinseche che lo rendono idoneo (non ostruente) a condurre la forza terapeutica trasmessa.
    In questo senso può essere utile ricordare i rimedi delle Lunazioni che abbiamo preso in considerazione a proposito di alcune Patologie Oculari; la luce verde, la luce gialla, l’acqua con i petali di rosa hanno tutti in comune delle caratteristiche fisico-chimiche che gli rendono idonei verso determinate Patologie.
    Un Fraterno Abbraccio.

    BELL
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    Caro Gelsomino, intanto bisogna comprendere cosa intendiamo per Psichico cioè attinente alla Psiche che oggi dal punto di vista scientifico “è intesa come il complesso delle funzioni e dei processi che danno all’individuo esperienza di sé e del mondo e ne informano il comportamento”.
    In questa complessa articolazione un ruolo primario è svolto dagli organi di senso che sono i veicoli nutritivi; a questi va aggiunto tutto quello che abbiamo visto nei precedenti post in cui abbiamo parlato dei centri associativi, degli schemi della memoria, dell’apprendimento, dei neuroni specchio ecc.
    Ti invito, fraternamente, a rileggere quei post e sono convinto che riuscirai a darti una risposta alle domande legittime che ti sei posto nel precedente post e anche della funzione del Forum.
    Ritengo importante, come già detto per gli alimenti ingeriti e metabolizzati dal nostro sistema digerente,imparare a finalizzare a seconda di quello che ci apprestiamo a fare; cioè l’alimento di qualsiasi tipologia deve essere visto come un veicolo e in quanto tale deve essere in sintonia con l’attività che devo eseguire. In tal senso va preso in considerazione anche il silenzio che può essere utile, se non indispensabile, per una determinata finalità.

    Un Abbraccio

    BELL
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    Conoscere il nostro organismo attraverso le risposte ai diversi alimenti ingeriti è sicuramente un’apprezzabile lavoro sperimentale ma ritengo importante imparare a finalizzare il cibo a seconda di quello che ci apprestiamo a fare; cioè l’alimento deve essere visto come un veicolo e in quanto tale deve essere in sintonia con l’attività che devo eseguire. In tal senso va preso in considerazione anche il digiuno che in certi casi è richiesto per una determinata finalità.
    Buona serata a tutti

    BELL
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    Il Maestro Kremmerz nella 1a Puntata delle Lunazioni al Primo Ciclo per alcune Patologie Oculari riporta il seguente il seguente rimedio: “I petali rossi di rosa messi in infusione nell’acqua, e bagnando con esse gli occhi ammalati li sanano. Così guariscono congiutivite, blefariti e malattie della cornea, quando non sono ferite per cause traumatiche”.
    Il Maestro specifica un colore preciso dei petali: il rosso. Il colore dei fiori è determinato fondamentalmente dal tipo, dalla quantità e dalla stabilità dei pigmenti presenti nei tessuti; quelli maggiormente responsabili per il colore rosso dei fiori sono i Flavonoidi, i Carotenoidi, le Betalanine e, in una certa misura, anche la Clorofilla. Queste sostanze, per le loro azioni terapeutiche e i cibi che ne sono ricchi, sono state già descritte (v.post del 27/11 u.s. e 5/12 u.s.). Diversi fattori esterni possono influenzare l’espressione del colore, come la luce, la temperatura, i metalli, ecc. Vediamo sinteticamente la prima Patologia riportata dal Maestro. La Congiuntivite è un processo infiammatorio acuto o cronico che interessa la Congiuntiva che è la sottile membrana trasparente che tappezza la superficie anteriore dell’occhio (ad eccezione della cornea) e la zona palpebrale interna. Il sintomo caratteristico delle varie forme di congiuntivite è l’evidente rossore degli occhi (iperemia): quando la congiuntiva subisce un insulto che può avere causa infettiva (batterica o virale), irritativa od allergica i sottili vasi sanguigni superficiali del bulbo oculare, si dilatano e provocano l’arrossamento della parte bianca dell’occhio (sclera). Oltre all’arrossamento abbiamo lacrimazione, spesso piuttosto abbondante, la fotofobia, ovvero l’ipersensibilità e l’intolleranza alla luce. Tipici sintomi della congiuntivite allergica sono invece il prurito, il gonfiore congiuntivale; le infezioni indotte da batteri sono facilmente riconoscibili per l’emissione di un secreto appiccicoso giallastro, talvolta verdognolo, dall’occhio, mentre quelle virali hanno una secrezione scarsa. Conoscendo i sintomi della Congiuntivite andiamo a vedere l’azione terapeutica dei principi racchiusi nei petali di rosa.
    Nei petali di rosa specie rossa ritroviamo: Vitamina C (specie nelle sue bacche ma anche nei petali), carotenoidi e flavonoidi che gli danno il colore rosso, antociani, tannini ecc.
    Quando le cellule della congiuntiva subiscono un’aggressione esterna le cellule del Sistema Immunitario si dirigono nella sede del danno ed innescano una battaglia che si traduce in una produzione di radicali liberi per distruggere gli agenti aggressori, cellule e strutture danneggiate; tutto ciò genera altra infiammazione perché danneggia anche le cellule sane vicine. Quindi siamo in presenza di un processo che, in un certo senso, si autoalimenta. La rosa contiene Vitamina C che anche a livello locale attiva il sistema immunitario; questa Vit.C insieme ai Flavonoidi e Tannini ha un’azione astringente sulla congiuntiva e protettiva sui capillari riducendo il rossore e il gonfiore; inoltre rende attiva anche la Vitamina B9 che possiede un certo effetto antistaminico. Flavonoidi e carotenoidi, lavorando in sintonia con l’Ac. Ascorbico, migliorano il potere antiossidante della Vitamina C che contrasta l’insorgenza di radicali liberi.
    Quindi abbiamo un’azione immunostimolante e immunomodulante a livello locale; nelle forme allergiche, soprattutto se applicata prima dell’esposizione all’Allergene, ne attenua la risposta immunitaria e infiammatoria. L’associazione di Antiossidanti e Ac. Grassi facilita la riparazione e la rigenerazione della congiuntiva danneggiata.
    Mi sembra doveroso, da Medico aspirante Terapeuta, precisare che, in presenza di una sintomatologia oculare congiuntivale non transitoria, è sempre meglio avere una diagnosi medica precisa per poi intervenire con tutti gli strumenti a disposizione. La Medicina Hermetica, come visto sopra, utilizza veicoli terapeutici assolutamente validi e sempre più dimostrabili scientificamente e non si pone in contrapposizione con quella “ufficiale” per cui, se è il caso, associamo anche una terapia antibiotica veicolata e finalizzata con gli strumenti a disposizione per la guarigione. Per oggi ci fermiamo qui ed eventualmente, se lo ritenete interessante alla discussione, proseguiremo con le altre patologie oculari citate nel rimedio delle Lunazioni.
    Concludo, visto che abbiamo parlato di Flavonoidi e Antiossidanti),con una ricetta della Cucina Italica Tratta dal libro del Dott. Buratto che fa bene alla vista e non solo.
    OTTAVA RICETTA
    RISOTTO AL RADICCHIO ROSSO DI TREVISO (Ingredienti per 4 persone)
    – 300 g di riso Vialone Nero
    – 400 g di radicchio rosso di Treviso (ricco di Flavonoidi e vitamine A, B e C)
    – 3 cucchiai di olio extravergine di oliva (ottima fonte di acidi grassi insaturi)
    – 1 cipolla (contiene Vitamina C e una buona quantità di Flavonoidi)
    – ½ bicchiere di vino rosso (contiene Flavonoidi e Resveratrolo)
    – 1 litro di brodo di carne
    – 60g di parmigiano (ricco di proteine facilmente digeribili, è poco grasso e contiene Vitamina A e alcune Vitamine del gruppo B)
    – sale e pepe q.b.

    Un abbraccio a tutti

    BELL
    Partecipante
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    Riprendendo il post del 18 Dicembre u.s. in cui si era analizzato dal punto di vista scientifico il rimedio delle Lunazioni in cui il Maestro Kremmerz parlava della caraffa di olio posta davanti agli occhi attraverso cui far passare i raggi solari come rimedio rigeneratore per le patologie oculari, mi sento in dovere di parlare degli ultimi risultati appena usciti.
    Ho partecipato di recente a un Congresso in cui sono stati presentati i risultati dei TRIALS da parte di diversi centri sparsi in tutto il mondo riguardo gli effetti terapeutici a livello oculare del Laser Micropulsato a Luce gialla; diciamo subito che le conclusioni mediche in campo Oculistico sono estremamente importanti quasi rivoluzionarie. Vediamo di spiegare in termini semplici che cosa è questo tipo di laser; questo apparecchio ha un’emissione di luce gialla con applicazione di impulsi a brevissima durata con cui è finalmente possibile trattare anche la parte retinica centrale in quanto, a differenza dei laser convenzionali che hanno un effetto termico e quindi producono cicatrici, non vengono lesionate le cellule nervose fotorecettrici della retina lasciando intatta la capacità visiva centrale che consente di vedere i volti, di leggere, di guidare ecc. Questo laser agisce in profondità a livello dell’Epitelio Pigmentato retinico le cui cellule hanno la funzione di interscambio nutritivo e metabolico con i fotorecettori che sono posti in superficie e la cui funzione è alterata in molte Maculopatie per la presenza di Edema (liquido): Diabete, Trombosi retiniche, forme infiammatorie croniche tipo Corioretiniti Sierose Centrali, Degenerazioni maculari umide senili. Sotto l’effetto di questo raggio laser giallo si ha una riattivazione funzionale delle Cellule di questo epitelio che favorisce il riassorbimento di questi edemi che causano il deficit visivo. Anche nelle Degenerazioni maculari di tipo secco in cui non ho presenza di liquido e in cui non esiste al momento una terapia valida questa azione benefica sul trofismo delle cellule pigmentate arresta o ritarda l’evoluzione della malattia.
    In campo medico questi risultati se da un lato hanno finalmente fatto luce sui meccanismi che stanno alla base di dati statistici come il beneficio delle lenti intraoculari di colore giallo utilizzate in chirurgia (vedi post del 18 Dicembre u.s.) o come lenti da occhiali in particolari attività lavorative (es. video terminalisti) nel prevenire o arrestare lo sviluppo di queste Maculopatie, dall’altro aprono le porte a un profonda modificazione delle linee guida terapeutiche che fino ad oggi sono incentrate sull’introduzione, tramite iniezione, di farmaci a livello intraoculare.
    Nello stesso tempo riguardo al rimedio citato dal Maestro non solo comprendiamo a pieno la valenza terapeutica del veicolo luce gialla ma anche si capisce quando egli afferma che ”l’effetto non si vede immediatamente, ma l’occhio ammalato riprende le sue funzioni gradatamente, come rifatto”.
    Non vi nascondo che come Miriamico e Medico davanti a questi risultati che uniscono una tradizione Millenaria e la Medicina di Frontiera ponendoli entrambi su un piano di Oggettività mi sento molto emozionato.
    Saluti a tutti

    BELL
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    Dopo la morte di Alessandro Magno, a partire dal IV secolo A.C. l’impero viene suddiviso in tre regni tra cui quello Tolemaico con il fulcro ruotante intorno ad Alessandria d’Egitto in cui fiorisce un movimento culturale di vastissime proporzioni. Su questo fulcro convergeranno la Tradizione dell’antico Egitto, della Mesopotamia e della Grecia antica. Grazie alla costituzione di importanti istituzioni quali un Museo e una Biblioteca il regno Tolemaico si imporrà come una “frontiera intellettuale” che da un lato raccoglierà l’eredità di tutta la Scienza Antica e dall’altro attirerà come un magnete l’attenzione di molti autorevoli personaggi che daranno un impulso allo sviluppo delle basi di una scienza moderna di cui saranno dettati i tempi e la metodologia. Questo processo andrà avanti fino al 30 A.C. quando l’Egitto sarà conquistato dai Romani che completeranno il loro dominio sul Mediterraneo. Secondo alcuni Autori questo periodo può ritenersi esteso anche ai successivi secoli imperiali romani fino al 529 D.C. con Giustiniano; in realtà nel corso del II secolo A.C. gli studi scientifici ad Alessandria decaddero in modo brusco a causa di una feroce persecuzione della classe dirigente greca da parte di Tolomeo VIII. In un periodo relativamente breve ad Alessandria transitarono il matematico Euclide, il fondatore della meccanica Ctesibio, Archimede che ad Alessandria avrebbe avuto contatti con Eratostene che era un matematico astronomo e geografo, Ipparco di Nicea autore del più attento catalogo stellare dell’antichità; inoltre Erofilo ed Erasistrato che avvieranno i primi studi anatomici considerando il corpo come una struttura complessa da indagare anatomicamente perché solo la conoscenza delle parti consente la comprensione del loro funzionamento e quindi della loro Fisiologia permettendo di conseguenza lo studio della Patologia che è malfunzionamento. Questo passaggio storico è senza dubbio molto interessante perché unisce pensiero e tecnica, conoscere e sperimentare; Archimede, che sarà basilare nella formazione di Galileo, tramite la sperimentazione agisce sulla natura per avere risposte a dei precisi quesiti. Nell’analizzare questo periodo mi sono posto alcune domande: come mai proprio in quel periodo abbiamo questa necessità di una sperimentazione che affronterà la realtà a 360°? Siamo di fronte non alla ricerca di un singolo, ma ad Alessandria convergono tutta una serie di personaggi che sono pronti a gettare le basi di una vera e propria applicazione della Tradizione in ogni campo della realtà; forse tutto ciò è dovuto al confluire, come detto all’inizio del post, di tutto un bagaglio di conoscenze che raccolgono tutta la Scienza Antica?
    Un abbraccio a tutti

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Buonasera a tutti, può essere utile per tutti noi fare una breve sintesi metodologica che tiri le fila sul discorso che stiamo svolgendo. Siamo partiti da alcuni rimedi delle Lunazioni (analizzati anche alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche) per affrontare il tema di come questi rimedi siano un veicolo per la Medicina Hermetica. Il Maestro Kremmerz per le Lunazioni, specialmente il primo ciclo, fa espressamente riferimento all’Antica Medicina Egizia per cui siamo andati a estrapolare alcuni concetti di essa che richiamano la Terapeutica Hermetica.
    Da questi concetti ci siamo posti le seguenti domande: possiamo trovare un “continuum” di trasmissione di questi concetti di Medicina Hermetica nelle Scuole Filosofico/Mediche in terra Italica? Perché la terra Italica è stata favorevole a questa trasmissione? Possiamo trovare un “continuum” attraverso varie tappe che ci porti alla Metodologia della nostra Schola? Per iniziare a rispondere a questi quesiti ci stiamo occupando in ordine cronologico della Scuola di Elea/Velia, della Scuola di Crotone, in seguito di quella Salernitana ecc. Quindi non interessa fare una storia della Medicina o un trattato su uno specifico Filosofo o Medico in quanto questo riguarda studiosi ben più preparati; a noi interessa cogliere nelle varie Scuole e nei personaggi di spicco che le hanno caratterizzate quegli aspetti della Tradizione Hermetica che dimostrino una trasmissione ininterrotta. Ad esempio approfondendo la figura di Parmenide, su cui sono stati scritti numerosi trattati da parte di importanti studiosi, ci siamo soffermati sulla modalità terapeutica del sogno che riprendeva l’antica pratica dei “sogni incubatori” di provenienza dalle regioni dell’Anatolia, che furono ripresi dai Focei i quali fondarono Elea. Questa modalità di Terapeutica Hermetica la ritroviamo anche in alcune pratiche della nostra Schola. Cercare di trovare questo “continuum”della Tradizione, a mio modesto parere, è molto importante perchè in realtà è ricercare il nostro”continuum” da cui proveniamo e a cui abbiamo partecipato.
    Un abbraccio a tutti.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 2 mesi fa da admin Kremmerz.
    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Proseguendo nell’approfondimento, fatto in collaborazione con WIWA e SEPPIOLINA, sulla figura di Parmenide cerchiamo, per quanto possibile, di fare il punto sul rapporto tra il Filosofo e la Medicina. La difficoltà principale è che Parmenide non parla quasi mai in prima persona delle sue ricerche mediche; come vedremo sono altri Autori a lui contemporanei o posteriori che riprendono le sue teorie. In particolare sembra sia possibile ipotizzare che Parmenide fosse a conoscenza delle ricerche condotte, in quegli anni, nella non lontana cittadina di Crotone, sede di un’ importante scuola di medicina, la cui fama aveva da tempo superato i confini della Magna Grecia, ricerche che non riguardavano solamente i meccanismi della generazione, ma la definizione dello stato di salute in generale, dello stato di sonno, e soprattutto dei procedimenti fisiologici mediante i quali si produce la sensazione. Parmenide più che medico in senso stretto (laddove il concetto di medico era ancora quello di filosofo\fisiologo della Natura come risulta da una iscrizione relativa a lui) fu considerato, Naturalista Risanatore Per Parmenide,bisogna pensare che tra pensiero e realtà ci sia una sostanziale identità, in quanto soggetti alla stessa legge, per garantire la piena trasparenza e conoscibilità delle cose. Un Medico, Ebner, fu tra i primi ha sostenere l’ipotesi dell’esistenza a Velia di una scuola di medicina, normale continuazione della scuola filosofica, e antesignana della “Schola Salerni”, matrice della tradizione medica europea. Egli inoltre ipotizzava una forte somiglianza tra la scuola eleatica e le scuole di Eliopoli, Menfi e Sais, quest‟ultima in particolare era il paragone più calzante perché era un collegio medico femminile, e permetteva di giustificare le due statue di donne rinvenute. Ebner collegò il nome oulis, assunto da coloro che diventavano ‘capi della scuola medica’, ad Apollo Ou\lio”, sanatore, il cui culto, già attestato ad Elea, era stato sempre collegato con la matrice delfica del famoso responso che avrebbe portato alla fondazione della città . Fondatore della scuola sarebbe stato Parmenide, Ouliades per l’appunto, e fusikov”, ovvero fisiologo, non in senso aristotelico, ma nel senso della fisiologia umana, e quindi medico. Quello che allo stato attuale delle ricerche si può dire è che a Velia vi fu un’attività medica collegata in origine al culto di Apollo OULIOS, e successivamente al più famoso dio guaritore Asklepio che si sarebbe innestato in età ellenistica. L’attività terapeutica era probabilmente accompagnata da quella formativa dei medici, che erano anche sacerdoti, o che forse più semplicemente presiedevano ad alcuni culti. Se si trattasse di un genos o di una corporazione è difficile a dirsi, forse si può far valere anche per gli Ouliadai quanto è stato detto per gli Asklepiadi, è quindi probabile che l’iniziale attività intra-familiare sia stata progressivamente aperta anche a praticanti esterni. Nella vita di Galeno, invece, riportata nel Codice Ambrosiano latino, Parmenide è presentato come il quarto degli otto medici più famosi dell’antichità che furono anche capi di sette, in particolare fondatore della cosiddetta scuola dogmatica‟, e iniziatore della triplice discendenza di dogmatici, empirici e maghi. La teoria della salute come “equilibrio delle forze” che costituiscono un organismo è attribuita da Aezio ai più illustri esponenti della cosiddetta scuola Crotone, e della tradizione medica italica in generale. A questa scuola Parmenide deve la teoria della sensazione e della conoscenza in generale e la teoria encefalo centrica ed anche lo studio dei principali organi di senso che si trovano nella testa (l’udito, il gusto, l’olfatto e la vista), e che potevano facilmente essere ricondotti al cervello. Parmenide non condanna i sensi in assoluto ma ammonisce verso un impiego ingannevole; ritiene che gli occhi e le orecchie sono solo i mezzi che veicolano la sensazione; le sensazioni devono essere ricondotte all’unico principio unitario che differenzia l‟uomo dagli altri esseri viventi, il noos (mente).
    In tre iscrizioni scoperte a Velia è presente una parola “Pholarchos” di cui non c’è traccia in tutta la letteratura greca e latina; essa è la combinazione di due parole Pholeos che significa signore, capo, custode e Archos che vuol dire rifugio, tana dove gli animali trovano rifugio. Nella storia della lingua greca il significato della parola Pholeos è quello di un luogo dove gli animali si rifugiano e giacciono immobili come in uno stato di letargia. Quindi i Pholarcoi erano i custodi di un rifugio che rappresentava un luogo di letargia. Questo ci riporta alla pratica dei “sogni incumbatori” che Parmenide doveva conoscere e praticare e che ritroviamo nella descrizione di Strabone che parla della caverna della Caria, regione a sud di Focea, o di Ierapoli.
    Si riteneva che la guarigione avvenisse durante l’incubazione quando l’ammalato, che era stato condotto nel tempio, giaceva in stato di sonno profondo e in sogno si trovava a contatto con un Dio o Dea; il luogo dove giaceva era custodito da sacerdoti che sapevano come aiutare il sofferente a comprendere il sogno senza interferire in alcun modo. Queste pratiche provengono dall’Asia Occidentale (Anatolia) e i Focei le mantennero quando lasciarono le coste asiatiche e dettero origine in occidente a Velia.

    Visto che siamo in ora di cena riporto una ricetta della Cucina Italica tratta dal libro del Dott. Buratto che fa bene al sistema visivo e non solo.
    SETTIMA RICETTA
    RISOTTO CON I CARCIOFI ( Ingredienti e dosi per 4 persone)

    – 300 g di riso Arbonio
    – 4 carciofi (ricco di fibre, sali minerali e ac.folico)
    – ½ limone (contiene dosi elevate di vitamina C, Beta carotene e flavonoidi; questi ultimi sopratuttto nell’albedo, sotto la buccia)
    – 1/8 di cipolla (contiene vitamina C e flavonoidi)
    – 1 litro di brodo vegetale (meglio se fatto artigianalmente)
    – 60 g di burro (composto da ac. Grassi saturi)
    – 60 g di parmigiano grattugiato (ricco di proteine facilmente digeribili, è poco grasso e contiene vitamina A e alcune vitamine del gruppo B)
    – 4 cucchiaio di olio vegetale
    – sale e pepe q.b.

    Buon appetito a tutti

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 2 mesi fa da admin Kremmerz.
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