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  • admin Kremmerz
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    Davanti agli occhi, l’immagine di due bambini, al mare, che giocano sulla sabbia. Una dei due passa la mano: e la scritta e l’immagine tracciate si dissolvono. Poi, una nuova idea e, con la punta delle dita, l’immediatezza di una forma e la suggestione di un altro concetto. E poi via di nuovo, con la mano che cancella tutto.
    Ecco, mi sono detta, questa è la nostra quotidianità e così è, comunemente, spesa l’esistenza.
    A un certo punto della mia, ho incontrato la Schola e, piano piano, dopo aver cancellato dalla sabbia un po’ di cose, mi sono resa conto che quello che scriviamo viene impresso nelle nostre cellule e non sulla rena di un lido qualsiasi. L’onda del mare porta via le impressioni buttate a caso, ma in noi rimangono; e qualcuna, ripetuta più volte, passa il confine della memoria temporanea per scivolare in quella permanente legata alla matrice dell’essere.
    Che incessantemente ci crea.
    Kremmerz sosteneva che “ogni abitudine è una schiavitù”: infatti ogni abitudine ha la potestà di forgiare, come ben sanno coloro che usano pubblicità, spot, e ripetuti consigli per gli acquisti atti a penetrare le menti e condizionarci in misura direttamente proporzionale all’insistenza con cui vengono proposti e alla forza con cui il messaggio è costruito: modulato sulla cultura che si propone di penetrare, il seme suggestivo giocoforza asserve il ricevente alla volontà di industriali e commercianti. Codesta nuova religione (etimologicamente leggibile come RES = cosa LIGAMEN = legame) è quella che, per dirla con i termini usati dal Maestro “attualmente ci rende servi dei corollari di filosofie parolaie”.
    Ma, come dimostra pure la folta letteratura sull’argomento da parte di sociologi-psicologi-giornalisti, fino alle ultime istruzioni sul come-si-deve-vivere propinate dalla divetta o lo sportivo del momento, ognuno davvero PUO’ rifare sé stesso secondo una nuova matrice.
    Ecco dunque la Schola e la Sua Tradizione.
    Come alla bottega di un valente artigiano, di un sapiente scultore, di un mastro panificatore, si impara a modellare la materia del proprio corpo perché sia in equilibrio fisio-psichico, ricettacolo delle forze propizie alla specie umana – di cui siamo elementi – e allo sviluppo armonico della Natura di cui siamo espressione.
    “Il problema che si propone il magismo e l’enigma che l’alchimia risolve è un secreto riformatore e trasformatore di tutta una civiltà e protesa civiltà storica”.
    È una nuova epoca quella che stiamo vivendo all’alba del XXI secolo lungo una curvatura infinita.
    Original author: Segezia

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 245

    Come può ricordare chiunque fosse convenuto alle celebrazioni per il Centenario della Pragmatica Fondamentale a Vico Equense, alla base della Fondazione della nostra Schola vi è il mito dell’incontro fra la Sacerdotessa Myra l’Assira e il Sacerdote Mamo Rosar Amru. Il delicato tocco del Maestro Kremmerz, tra scienza e poesia, così recita a un certo punto: “Myria assira è l’eco della Dea e vive nel mondo… porta al braccio un gioiello che non ha prezzo, uno scarabeo che racchiude l’occhio della grande sacerdotessa di Menfi…”.
    Ebbene oggi sappiamo che gli Antichi Egizi, i quali veneravano il simbolo dello scarabeo stercorario al punto di metterlo sulle mummie per simboleggiare la rinascita del defunto, avevano ragioni assolutamente scientifiche per collegare la palla di sterco, che l’insetto fa rotolare dinnanzi a sé, al disco solare.
    Infatti, uno studio della dottoressa Marie Dacke dell’Università svedese di Lund, pubblicato su Current Biology, ha dimostrato che lo scarabeo stercorario si sposta di notte seguendo le stelle e facendosi guidare dalla luce della Via Lattea per procedere in linea retta. Già studi precedenti avevano evidenziato che questi insetti usano Sole e Luna come bussola e che, in presenza di un ostacolo, salgono sulla palla di sterco ed effettuano una specie di danza acrobatica che consente loro di riorientarsi e rilocalizzare la fonte di luce. Tuttavia, ad un’osservazione attenta di come gli scarabei riuscissero a trovare la strada anche in diverse condizioni di luminosità, è emerso che essi usano la Via Lattea come bussola, sintonizzandosi come ago al gradiente di luce generato dalla galassia.
    Noi, e-dotti fanciulli dell’ingenua umanità, possiamo quindi concludere che non a caso il Fedele d’Amore Dante – alla fine del proprio percorso dall’interno della Terra al Cielo – concluse che ad ognuno dei tre livelli è il medesimo cuore pulsante che guida l’uomo, portandolo ad amare la Causa che lo ama, Quella che gli ragiona nella mente, e Quella che muove il Sole e le altre Stelle in una sintesi Unica della medesima Forza dal Volto triplice.
    La Luna, il Sole e, più oltre, le Stelle, rimandano al medesimo Occhio al braccio della Dea: “Maga, sacerdotessa, zingara, cartomante, medichessa, astrologa, divina — seduttrice ed ammaliatrice sempre…” che passa “attraverso al labirinto delle vittime di due estremi, la fede ignorante e la boria scientifica dei terrestri”. Nella perfetta identità tra la forza d’Amore umanizzata e quella Universa, posa il piccolo grande simbolo di uno scarabeo stercorario.
    Forse, prossimamente, gli scienziati troveranno che la Luce di cui si pasce, è una Luce Nera, Matrice delle Forme universe. E che lo scarabeo si sintonizza a ciò che oggi chiamiamo Black Hole.

    admin Kremmerz
    Amministratore del forum
    Post totali: 1008

    Forse non a caso Mirya reca proprio al braccio lo scarabeo con l’occhio della Sacerdotessa di Menfi. L’occhio sacro significava il terzo occhio, o sole occulto, al centro del cervello in diretta corrispondenza con la glandola pineale, l’epifisi, a forma appunto di mandorla, fotosensibile per eccellenza e aggancio nei rapporti tra l’individuo e l’ambiente.
    Lo scarabeo è per vocazione naturale fotosensibile e foto amante al punto di stare con lo sguardo al cielo stellato, se non vede perde il contatto come è stato dimostrato dall’esperimento riportato da Catulla: bendato smarrisce la rotta.
    Osservandone il comportamento mi pare il trionfo di un “fare” instancabile: lavora la materia più greve e rigettata, gli escrementi, fra l’altro prodotti da altri; protegge in ogni modo questo suo “tesoro” dai predatori e dagli stessi scarabei; quindi lavorandolo ad arte si crea il contenitore funzionale a covare e nutrire le uova.
    Quella piccola sfera rotolata lungo le direttrici celesti riflesse sul suolo, è la sua Terra, sintetico microcosmo, di generazione e rigenerazione.
    Come le farfalle subisce le metamorfosi dallo stadio di verme alla pupa, ma quando ha infine messo le ali per volare libero in cielo, ecco che torna al suolo nel fimo e nel limo terrestre per compiere la sua opera naturale, il suo canto d’amore alla vita!
    Non vorrei sembrare romantica, ma a me pare bellissimo!
    Original author: fulva11

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    Possedere la certezza di ciò che si è e della storia dalla quale si proviene, avere chiara la consapevolezza delle ragioni per le quali si opera, prendere atto senza orgoglio dei riscontri oggettivi prodotti dalla pratica esercitata con esclusiva finalità di bene e senza alcuna aspettativa di ritorno, ecco gli argomenti, indiscutibili per chi li vive nella propria carne, che conferiscono al Miriamico regolare e ortodosso quella serenità indefettibile che nessun vociare urlante, volgare, rabbioso e sgangherato potrà mai scalfire. “La Fratellanza […], esempio di tolleranza per ogni opinione, si circoscrive nel risultato delle proprie esperienze”. Tanto deve bastare. Dunque il Miriamico non ha necessità di cercare altre dimostrazioni e, soprattutto, non ha necessità di darne.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    E’ vero. Tuttavia la morbosa e malevola attenzione di cui ci “onorano” alcuni siti è – se non ridicola – sicuramente ossessiva.

    tanaquilla9
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    Post totali: 782

    …degna dell’interesse, oltre che della magistratura, di un buon neuropsichiatra…

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 245

    Purtroppo in questo periodo sono molto assorbita dal lavoro e non mi resta un granché di tempo per le divagazioni in rete ma, in seguito al post di Sannitica, ho rapidamente fatto un giro per documentarmi sulle ‘ultime’ giunte da ‘quei’ siti (cioè …uno!) in cui si manifesta la malevola attenzione nei confronti nostri e della nostra tradizione (ivi compresi Maestri passati e presenti).
    Devo ammettere che ogni volta mi fa sempre un po’ pena vedere quanto il bisogno di apparire (?) e l’invidia (?) o altri corrosivi dell’anima possano produrre in termini di elucubrazioni e cantonate, ma… che fare? Come aiuti chi si ostina a sbattere la testa contro il muro di casa tua dicendo che gli fai male?
    Nella mia vita ho avuto la ventura di incrociare varie tipologie di livorosi e tutti, proprio tutti, avevano in comune la frustrazione per un obiettivo mancato o un desiderio insoddisfatto: dai sedicenti ‘kremmerziani’ (autodefinitisi tali per aver ‘letto’ –e neppure bene – le opere del Maestro Kremmerz) a quelli che, dopo anni di accattonaggio nei vari circoli e collezione di debite imitazioni timbrate, non avevano ancora strappato la miracolosa ricetta (!) per trasformare in oro sé stessi e il proprio codino; dagli ermetisti autoelettisi eredi di qualche ‘grande vecchio’ ai genii ispirati che degnano la volgare umanità della loro preziosa attenzione e presenza… Insomma, pare che il sottobosco occultista abbia fatto almeno tanti psicopatici quanti ne ha fatti la religione male interpretata, a conferma che l’essere umano è bravissimo a dannarsi la vita.
    Non credo tuttavia che vi sia rimedio al proliferare di tali esaltati: la società attuale, con le sue ingiustizie sociali e i miraggi di opulenza, è di certo l’ambiente adatto alla moltiplicazione di agenti patogeni produttori di rancori assurdi e diffamazioni protette dall’anonimato (anche se, alla fin fine, non è difficile trovare nomi e cognomi e fosche storie di chi starnazza in rete…).
    Nondimeno, quella Legge di Giustizia che ha consentito alla Tradizione Ermetica Ortodossa di sopravvivere ai secoli e tra-mandarsi “Ordinata-mente” da Mandanti a Mandatario/a, continua ad accogliere chi chiede aiuto alla Medicina ermetica e, anche, tutti i ricercatori di buona volontà disposti a fare più che a chiacchierare.
    Il Bene, contro ogni strazio del dolore nei mali umani, procede da una Terapeutica che è dell’Essere e, in quanto tale, non bisognosa né di ‘avere’ né di sembrare.
    La Schola di cui J.M.Kremmerz appare come fondatore, è anzitutto sostanza, prima che forma. E per quanto povera di mezzi finanziari, grazie all’ortodossia dei suoi Maestri è giunta al XXI secolo intatta e ricca del suo tesoro più prezioso: l’Idea.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Se il “sottobosco occultista (ha) fatto almeno tanti psicopatici quanti ne ha fatti la religione male interpretata” voglio aggiungere che le varie branche orientali sbarcate in Italia hanno fatto ancora peggio. Per quel che mi risulta personalmente molte ingenue persone si sono rovinate la vita a furia di rinunciare, di sottomettersi ad un fato inspiegabile, e di credere di aver raggiunto obiettivi importanti nella crescita “spirituale”, per ritrovarsi poi con le…..a terra alla prima occasione. A quel che mi risulta esistono fratture incolmabili e lotte fra le diverse linee del buddismo che si perpetuano e si accrescono nei secoli. A quel che mi risulta molti praticanti di queste discipline mirano, senza neanche nasconderlo, a fare soldi, o con la palestra, o con i massaggi, o con altro…e fra danze di contorno, meditazioni collettive sull’erba bagnata (per poi lamentarsi dei dolori), innamoramenti di insegnanti di “bocca buona”, a 60 anni sembrano ancora dei bambini presuntuosi.

    admin Kremmerz
    Amministratore del forum
    Post totali: 1008

    RIFLETTEVO SU QUANTO SIA STATA E SIA ARDUA LA VIA DEI MAESTRI DELLA SCHOLA , CHE BEN LUNGI DALL’ESSERE OSANNATI O RICONOSCIUTI DAL GRANDE PUBBLICO , SONO STATI , A PARTIRE DAL KREMMERZ , SEMPRE ATTACCATI , INFAMATI ED OFFESI NELLA LORO PERSONA UMANA.
    SONO SICURAMENTE DEGLI ESSERI SUPERIORI PER NON ESSERE MINIMAMENTE TOCCATI DA TUTTO QUESTO.
    MI CHIEDO : IN NOME DI COSA QUESTI ESSERI SOPPORTANO QUESTO FARDELLO ?
    DI UN PATTO SANCITO ?
    DELL’AMORE E DELLA CARITA’ VERSO I FRATELLI MENO EVOLUTI ?
    MA C’E’ UN LIMITE A QUEST’AMORE E A QUESTA CARITA’ ?
    A PIU’ DI UN SECOLO DALLA RESTAURAZIONE DELLA FRATELLANZA DI MIRIAM GLI ATTACCHI CONTINUANO .
    I TEMPI FORSE NON SI SONO MATURATI ?
    IO PENSO CHE GLI ESSERI EVOLUTI NON HANNO BISOGNO DI NOI ; AL CONTRARIO NOI ABBIAMO BISOGNO DI LORO.
    MI CHIEDO SE NON CI SIA IL RISCHIO CONCRETO CHE QUESTA TRADIZIONE TIRI I REMI IN BARCA E SI OCCULTI, DOVE RITENESSE CHE NON C’E’ MATERIALE UMANO SU CUI OPERARE.
    E SE COSI’ FOSSE, COSA SI POTREBBE FARE PER SCONGIURARE IL PERICOLO ?
    Original author: GELSOMINO

    fulva11
    Partecipante
    Post totali: 18

    Condivido la tua preoccupazione caro amico e fratello nell’ideale di giustizia.
    Anch’io penso che gli esseri evoluti agiscano spinti dall’Amore con la “A” maiuscola per il quale dedicano la vita, lavorando indefessamente all’Opera di Miriam e per la salute degli afflitti che ricorrono a Lei.
    E di questo Amore ne siamo testimoni in tanti.
    Speriamo che la Miriam aiuti il Maestro e lo sollevi da tutti questi attacchi di cattiveria, e preghiamo ermeticamente che il Bene trionfi al più presto.

    unicorno013
    Partecipante
    Post totali: 5

    Che meraviglia il dato apparso nella Home. L’ho appena commentato anche di la. Questo per rispondere a quanti si riconoscono nelle categorie che avete appena citato sopra. Sono dei poveri a loro che denigrano perché non hanno altri argomenti se non il bla bla che nutre la loro intrinseca cattiveria e interesse molto, ma molto personale, quello si di infimo profilo. E fortunatamente per l’umano genere sono sempre i soliti: una sparuta pattuglia di frustrati.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    “E SE COSI’ FOSSE, COSA SI POTREBBE FARE PER SCONGIURARE IL PERICOLO ?” (ultima frase del post di Gelsomino del 6 febbraio)
    Penso che ciò che si può fare, con modestia, impegno e senso di responsabilità, è restituire all’Opera di Miriam almeno una parte del grande bene che si è ricevuto e che continuamente si riceve. Ovverosia operare e lavorare per la Schola e per l’opera di Bene che ne è la radice . Ad esempio abbiamo un sito, frequentarlo e contribuirvi. Nella vita profana la regola è: prendere e portare a casa, a volte anche rubando e ingannando, quanto più si può, senza condividere. Nella vita evolutiva siamo ab eterno debitori nei confronti di Chi ci da i mezzi, gli strumenti e ci consente di collegarci. Ciò non ha prezzo ne è quantificabile. La Miriam ci aiuta a maturare, a crescere, a mantenerci in salute, ci avvia verso livelli di coscienza, prima mai né intravisti né conosciuti, ci consente di poter aiutare terapeuticamente chi lo richiede, di affratellarci e vivere una compagine – quella appunto miriamica – che è un isola felice al di fuori delle brutture della società cosiddetta civile, ci accorda la possibilità di vivere nella carne l’ideale di Bene. Che sarebbe la vita priva di tutto ciò? Non si tratta di essere riconoscenti, ma di restituire al mittente sotto forma di “Servizio”, in forma attiva e al meglio che si può. E, se ciò non bastasse, non c’è altro che potremmo fare.

    admin Kremmerz
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    Il richiamo di Sannitica al “do ut des”, quale condizione atta a scongiurare il rischio di rioccultamento della Tradizione e delle Gerarchie che la custodiscono, viene quanto mai opportuno. L’attivazione individuale, lo slancio fattivo verso l’Opera, in qualunque forma esso intenda esplicarsi, beninteso nel rispetto irrinunciabile delle esigenze e degli obiettivi generali della Schola gerarchicamente trasmessi, rappresentano il modo più efficace per non segnare il passo in un ristagno passivo che alla lunga rischia di ridurre anche la pratica individuale a un esercizio di mera abitudine. Ricordo che diversi anni addietro, quando ancora la Delegazione Generale di P.V. Rosar non aveva concesso l’autorizzazione alla riapertura delle Accademie, nel corso di una delle indimenticabili esperienze collettive condotte sotto la guida del Maestro Jah-Hel, espressi il mio rammarico perché il particolare “stato di grazia” che accomunava in diversa misura tutti i partecipanti a quei momenti di “vita miriamica” si sarebbe poi affievolito, fino a diventare solo un ricordo, una volta che fossimo stati riassorbiti dalle quotidiane contingenze della vita ordinaria. Mi fu risposto che il segreto per non perdere quella condizione, anzi per alimentarla e tenerla viva, stava tutto nel restare quanto più possibile agganciati idealmente e fattivamente al Centro. Col tempo ho capito, almeno così credo, il senso profondo di quelle parole. In realtà, ho cominciato a capire a mano a mano che il mio impegno verso la Schola è andato facendosi concreto, offrendo disponibilità per qualunque esigenza e nella forma che poteva essere ritenuta utile all’obiettivo generale. Ecco, così facendo, mi sono sentito sempre più collegato – oggi si direbbe connesso – al Centro e via via il “lievito” da Esso proveniente ha preso a diventare vivo, palpitante, fino a trasformarsi in vero e proprio stato fermentativo. “Cercare il contatto per stare in contatto”, ravvivando la tensione verso il Centro della Rosa sempre e comunque, questo vorrei dire ai Fratelli. Come? Vi sono tanti modi, ad esempio partecipando ai lavori della propria Accademia rendendosi disponibili anche per le cose più semplici, perchè non vi è gerarchia di contributi che origini poi gerarchia di meriti. Lavorando per tutti si lavora innanzi tutto per sè stessi. E poi, come fa osservare Sannitica, questo sito è una opportunità in più che viene fornita ai Miriamici, a tutti i Miriamici di ogni ordine e grado. Certamente esso non è nato per andare ad aggiungersi ai tanti che proliferano in rete, ma è nato per noi tutti, a beneficio nostro ma anche a beneficio di quelli che vogliono seguirci con sincerità e trasparenza di intenti. E questo i Miriamici non possono né devono dimenticarlo.
    Original author: ippogrifo11

    admin Kremmerz
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    Post totali: 1008

    Inutile girarci intorno: oggi, un po’ ovunque, c’è la commemorazione delle operaie morte nel 1908 nel rogo della fabbrica in cui erano state chiuse dai proprietari in risposta alle loro rivendicazioni per una migliore qualità del lavoro. Nel tempo, il tono commemorativo ha ceduto il passo all’idea della festa (forse per l’esigenza popolare di riappropriarsi del significato arcaico che vede nella mimosa l’eternità dell’anima che rifiorisce analogicamente alla primavera) e all’idea dell’omaggio alla donna (modo spiccio per riconciliarsi con un femminino violato, misconosciuto e mistificato). Ma siamo sicuri che la Giornata Internazionale della Donna possa essere liquidata nell’abbraccio intenso ed olezzante di un fiore giallo oro?
    Iside aveva volto di donna, le apparizioni mariane hanno i tratti della madre di Dio, i riti cerealicoli del mediterraneo inneggiavano alla madre Demetra… Ma l’uomo di oggi come concepisce la donna? E le donna stessa, ha coscienza di sé?
    Giuliano Kremmerz di Lei diceva che “se ne dite bene o male, se l’elogiate o la vilipendete, è sempre la dominatrice di tutti gli esseri creati”: ma in che senso va inteso tale dominio? Non in quello sociale, dove appare piuttosto il contrario. E dunque?
    Guardiamo all’icona della Madonna, guardiamo alle Dee del paganesimo e notiamo che esse hanno in comune l’attenzione all’umanità e usano l’incantesimo dell’effetto che suscitano in pro della salute e del benessere generale: in pratica, dirigono l’attenzione che ricevono verso la costruzione di un bene collettivo. È il caso anche di personaggi contemporanei, da Teresa di Calcutta a San Suu Kyi… Alla nostra attuale Direzione, aggiungo, di cui posso testimoniare l’impegno costante a volgere la propria azione pro salute populi e nel nome della Miriam.
    Inserendomi quindi nell’ondata commerciale della giornata di oggi, auspico un momento di riflessione per tutti sul proprio femminino così che pure gli uomini, guardando alla volpe di cui sono anch’essi portatori, scoprano come “lasciando sperare e desiderare si possa portare Ercole armato di clava a fare il giro di una piazza vestito da pulcinella” (vedi in questo sito web “La donna e l’uomo secondo la filosofia ermetica di Giuliano Kremmerz”) in pro di una umanità nuova. E senza bisogno di evirarsi!…come facevano gli imitatori ignoranti lasciando allibiti i saggi figli di Roma.
    Original author: filosobek

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    8 marzo 2013 Corriere della Sera (p.35): “.. Norvegia e Svezia assicurano ai loro neonati rispettivamente 100 e 68 settimane di congedo per maternità” .. “ divisibili fra madre e padre” .
    9 marzo 13 Corriere della Sera (p.28): Marco Del Corona ‘La paternità impossibile’ : “..generosa disponibilità di padri .. pronti a chiedere il congedo di paternità” che “fa bene a tutti” .. “perché la coppia va fatta sopravvivere allo sconquasso di un bimbo che arriva e si installa in casa, vorace di cura” (è così che vivono i neogenitori italiani la nascita del loro figlio?). Padri “sfavoriti dal penalizzante accordo retributivo” che inoltre “pagano diffidenza e stupore. Quasi che la cura dei figli fosse poco virile”.
    ‘La cura dei figli’, e qui si parla del bimbo piccolo, non è ‘poco virile’. Non è compito del padre: la cura del bimbo piccolo, il maternage, non è in Natura affidato al maschio.
    Ogni mammifero si accresce nell’utero materno. L’embrione, poi feto è nutrito dai metaboliti prodotti dalle cellule materne. Quando nasce, ogni mammifero è nutrito dal latte e il latte è prodotto dalle cellule della madre: vuol dire che il mammifero, una volta nato, non può sopravvivere senza il corpo della madre, che è fonte del suo nutrimento e della sua protezione. Il lattante (animale o umano che sia), entra in simbiosi col corpo della madre, o di una femmina che gli faccia da madre, per un periodo di tempo, differente per ogni specie, stabilito dalla legge naturale. E la madre accompagna i suoi cuccioli fino al raggiungimento di quell’autonomia, che consente loro di essere individui capaci di provvedere a sé. La madre è in Natura colei che trasmette al figlio quel bagaglio di conoscenze, indispensabili per la vita.
    Mi si dica, per favore, perché la società spinge le donne, uniche femmine, in questo mondo a noi conosciuto, a chiedere di derogare a questa legge, che è la legge che le qualifica tali? E perché ciò è espresso con tale vigore proprio l’8 marzo, giornata dedicata alla donna?
    Perché la società vuole delegare al maschio la funzione che a lui non appartiene? E perché il maschio umano vuole appropriarsene? Perché la donna è spinta a rinunciare alla procreazione? Procreazione che non si esaurisce nell’atto della messa al modo: un neonato lasciato a sé muore. Gli occorre il corpo della mamma o un corpo femminile che gli faccia da mamma per sopravvivere prima e per vivere dopo.
    Rivediamo, se volete, il film ‘Profumo di donna. Storia di un assassino’ cercando di resistere fino alla fine. Lì è magistralmente espresso cosa succede a un individuo che riesce a sopravvivere nell’assenza totale di amore della madre e guardiamo di cosa va in cerca alla fine e, poi, come finisce. Lì è racchiusa la chiave di lettura di efferati omicidi, che tali non sono nella mente di un essere a cui il mondo non si dischiuso attraverso gli occhi e il cuore della madre.
    Poi, per cortesia, se volete, fatemi sapere.

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