NUOVE FRONTIERE DELLA SCIENZA

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  • tanaquilla9
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    Post totali: 782

    Anche io credo sia impossibile pensare al non esistente. E poi cosa sarebbe? Parmenide ad esempio parlava di identità fra Essere e Pensare. A proposito dei medium invece è ben chiarito ne “La Pietra Angolare miriamica”, a cura d M. A. Iah-hel, perché il Kremmerz agli inizi della sua divulgazione se ne occupò dal punto di vista scientifico (era diffusissimo la spiritismo all’epoca), interessato a promuovere lo studio delle proprietà della psiche umana, per poi dissociarsi dall’argomento sui medium.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Ricordo bene Tanaquilla la pag. 56 de “LA PIETRA ANGOLARE MIRIAMICA” dove il Maestro M-A.Iah-hel ci ricorda che Kremmerz “in seguito e gradualmente si dissociò” dall’incoraggiare gli studi psichici e spiritistici del suo tempo che pure aveva dapprincipio accettato “in mancanza di meglio”, e va ricordato che all’interno della Schola tali pratiche sono vietate.
    I Maestri di ogni tempo sono sempre stati scienziati e quindi attenti al progredire della ricerca e della sperimentazione. Resta l’evidenza di cui Egli scrisse che “tali fenomeni lasciano intravedere la verità di uno spirito delle cose e uno spirito dell’uomo capace di uno sviluppo potenziale inaudito”.
    A tale proposito a pag. 64 del medesimo libro troviamo la citazione dei suoi tre assiomi:
    “1) che tutti gli uomini non sono sviluppati allo stesso grado;
    2) che come nelle scienze profane così nelle occulte vi sono maestri e scolari;
    3) che i maestri che sono arrivati a tale grado di sviluppo da intendere e spiegarsi tutte le leggi della natura visibile ed invisibile hanno e possono dare la chiave dei fenomeni palesi ed occulti insegnando la pratica della Magia…”
    Che dire dunque se non grazie a Chi, avendo raggiunto un tale grado di sviluppo, sulla scia di una Tradizione millenaria, ha blindato nella Terapeutica il campo di applicazione di queste forze connaturate allo spirito dell’uomo evoluto, e fa fluire senza soluzione di continuità da oltre un secolo nella Fratellanza Terapeutico Magica di Miriam “a somiglianza delle antiche sacerdotali isiache” quell’onda di Salute e Luce cui ci abbeveriamo ogni giorno e di cui ci facciamo tramiti, spesso senza renderci conto dell’onore di esserlo?

    Macrobio
    Partecipante
    Post totali: 63

    Giorni fa leggevo un articolo su un simposio avvenuto all’Università di Pavia dal titolo “Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze”. «Ri-Trascrizioni da una idea di Antonello Fresu, psichiatra e artista visivo, consiste nell’esporre in pubblico capolavori letterari perché tutti possano trascriverne a mano una parte» spiega Gabriella Bottini, docente di neuropsicologia all’Università di Pavia. Questa attività – condivisa anche con altri atenei italiani – non è una mera operazione da nostalgici di carta e calamaio ma un riscoprire il senso vero del tracciare su carta un pensiero, un fissarlo. Infatti anche molti studiosi sono concordi nell’affermare che scrivere aiuta a fissare in profondità, aiuta l’attenzione, la cognizione e la memoria, come dice la dottoressa Bottini. Nei tempi della videoscrittura e del correttore automatico non esiste possibile di errore e pare che questo ci porti a ripetere gli stessi errori non scrivendoli a mano. Anche il prendere appunti a mano aiuta fortemente a fissare i concetti e ci rende meno passivi piuttosto che copiare su PC la lezione registrata in audio. Tutto ciò mi ha fatto pensare al consiglio che mi diedero, da novizio appena iscritto alla Schola, di copiare a mano i fascicoli che mi erano stati affidati e mi aiuta, almeno in parte, a chiarire il senso dell’operazione ora che torno a pensarci mentre riflettevo sulle ulteriori pratiche che prevedono una scrittura/riscrittura. La scrittura più antica, la cuneiforme, si tracciava incidendo sull’argilla fresca, una specie di aratro che lasciava un solco nella terra tenera e sensibile alla pressione e la parola stessa scrivere viene da SKARB-SKAR e cioè incidere, scolpire (cfr. Vocabolario etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani Roma, 1907, Società editrice Dante Alighieri).
    E allora – perché no? – ho associato la domanda che è sorta spontanea: perché oltre a scrivere ci viene richiesto per determinate pratiche l’uso del lume di candela? Di certo ci deve essere una ragione ben precisa poiché ogni nostra rituaria ha una sua spiegazione. Ed ecco che da una prima ricerca vedo che, secondo una recente ricerca del centro studi svedese Lund, gli effetti del lune di candela su di noi sono di calma e concentrazione ma non solo: minuscole particelle di sodio e potassio, che insieme alla fuliggine compongono il fumo di una candela, potrebbero essere responsabili degli effetti benefici e i due elementi sono coinvolti nella regolazione del ritmo del cuore e nella comunicazione tra le cellule del corpo. Ecco forse una chiave di lettura: la luce della candela associata allo scrivere non fissa solo concetti scavando sulla carta, in realtà spinge in profondità, fin dentro le cellule del nostro corpo, le parole.
    Naturalmente se il lume di candela fosse pure utile per un romantico tête-à-tête con qualche superiore entità non mi tirerei di certo indietro!
    Un caro saluto a tutti.

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Una cosa velocissima ma fondamentale sul bellissimo post di Macrobio: il pool scientifico che ha rimesso al centro dell’attenzione l’importanza della scrittura finalizzata alla memorizzazione e fissazione della cosa scritta di proprio pugno su un qualsiasi foglio, rende perfettamente l’idea della valenza scientifica della firma sul modulo relativo all’iter terapeutico, voluto sin dagli inizi della Schola dal Maestro Kremmerz, e tutt’ora indispensabile per attivare una qualunque forma di aiuto terapeutico. Questo perché, in sintonia con il processo biofisico messo a fuoco in campo scientifico, come ampiamente descritto nel post, la firma materializza l’idea, cioè ne dà la direzione e ne sancisce la finalità, agendo, come detto, in regioni decisamente profonde dell’organismo umano, al fine di stimolare veramente il principio di auto guarigione presente in ogni essere.
    Un caro saluto ed una buona domenica a tutti.

    ondina
    Partecipante
    Post totali: 80

    Interessantissimo e verisimo quanto detto nel post di Macrobio. Personalmente ho sperimentato oltre che nelle pratiche della Schola, anche negli studi l’importanza di scrivere per fissare un pensiero.
    Quanto evidenziato dalle ultime ricerche riportate da Macrobio conferma sempre più l’aspetto scientifico delle nostre pratiche…. persino l’utilizzo della luce delle calendele che poteva apparire con un sapore “ antico” invece ha fondamento scientifico e finalità ben precisa!!

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Anche io ricordo il consiglio di trascrivere a mano i fascicoli e quant’altro fosse di pertinenza della Schola, perché in questo modo si sarebbe tutto fissato nel profondo per ri-emergere a proposito in ogni circostanza della vita, anche quando meno ce lo si sarebbe aspettato. Ringrazio dunque Macrobio per averlo fatto presente e di averne ricercate le cause scientifiche. Sulla luce della candela si può anche dire che nelle ore serali ci riporta ad un equilibrio coi ritmi della terra, illuminata solo per riflesso dai raggi lunari. La luce artificiale sembra essere, infatti, sfavorevole a quanto attiene al profondo. E sicuramente vi sono motivi scientifici che lo spiegano visti gli effetti che questa ha sull’organismo. Un ulteriore motivo della scelta della luce di candela è la combustione con effetto di calore e luce.

    X
    Partecipante
    Post totali: 35

    INteressantissimo il post di Macrobio e sono perfettamente d’accordo con lui. Anche io ho copiato a mano tutti i fascicoli della Schola e mi è servito tantissimo. Tra l’altro da amante della tecnologia ho comprato una penna elettronica da usare con tablet per non perdere il potere che da alla memoria scrivere, anche quando sono in giro per lavoro, non usando quasi mai la carta e la penna. Per quanto riguarda la luce delle candele, quello che ne viene fuori è ovviamente fuoco, che guardo molto diversamente da quando sono un numero della Catena.

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    La luce delle candele offre anche un altro vantaggio: secondo gli esperti una fonte luminosa il cui spettro contiene una percentuale di luce rossa il più possibile naturale, tra le quali rientra la luce della candela come quella delle lampadine a incandescenza, ormai bandite dagli scaffali di vendita, deve essere preferita a una con un’elevata percentuale di luce blu (computer, tv). Un’elevata percentuale di luce blu inibisce la secrezione della Melatonina, necessaria per un buon sonno ristoratore, mentre la luce rossa la stimola.
    La Melatonina è secreta dalla Ghiandola Pineale al buio, con un picco tra le 2 e le 4 della notte, a livello dell’Ipotalamo ed è una sostanza fondamentale nella regolazione del ciclo sonno-veglia. In altre parole, il miglior momento della giornata per accendere una candela è la sera dopo il tramonto, in quanto grazie all’elevata percentuale di luce rossa il corpo può secernere indisturbato la melatonina.
    Nello studio della Dottoressa Isaxon sugli effetti del fumo della candela sul ritmo cardiaco, a cui fa riferimento l’interessante post di Macrobio, sono state usate candele di stearina, un grasso naturale in quanto avverte l’American Chemical Society che le candele di cera realizzate con paraffina, il tipo più comune, hanno un effetto diverso rilasciando sostanze chimiche potenzialmente dannose. Si consiglia dunque di utilizzare candele di cera d’api e candele di soia.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Ferma restando l’importanza della scrittura e della trascrizione manuale, che si imprime nel nostro profondo, ho sempre ammirato il linguaggio dei simboli e delle immagini, caratteristico dei periodi più lontani della storia dell’umanità. Anni fa il regista Herzog, grazie a permessi speciali, ha avuto il merito di mostrare a tutti la grotta di Chauvet nell’Ardèche in Francia (circa 400 mt.) con pitture risalenti a 32.000 anni fa. Il documentario in 3D dal titolo “Cave of forgotten dreams” (La grotta dei sogni dimenticati) è presente su you tube ed è inframezzato da interviste a scienziati. Nella grotta di Chauvet, in una prima grande sala, che doveva essere illuminata prima di una frana, non vi sono immagini; i dipinti son realizzati solo nelle zone più buie, all’epoca illuminate da fiaccole, che hanno lasciato tracce di carbone. I pittori paleolitici interagivano con le pareti della grotta che non sono piatte e perciò gli animali dipinti sembrano in movimento. V’è presenza di ossa animali ma non umane, gli scienziati pensano perciò che l’uomo non vi vivesse ma che la usasse solo per cerimonie. Non ci sono dipinti di esseri umani, solo di una gran quantità di realistici animali, ad eccezione della raffigurazione della parte inferiore del corpo femminile nudo, col triangolo pubico che sembra abbracciato da un bisonte. Gli esperti che studiano la grotta sostengono circa quella cultura: “non v’è stato un inizio primitivo, una lenta evoluzione. C’è stata un’irruzione nella scena come improvvisa, esplosiva. E’ come se l’anima umana moderna si fosse svegliata qui”. Sono state trovate nella zona e altrove (riflettendo che all’epoca vi era ancora il Neanderthal, il mare doveva essere più basso di 1000 mt. e le Alpi coperte di 2750 mt. di ghiaccio. Dunque vi erano corridoi di terra ove adesso vi è il mare, come il letto asciutto della Manica tra Francia e Inghilterra) vari artefatti e testimonianze di strumenti musicali (flauti d’avorio o ricavati dal radio di avvoltoi, con una scala pentatonica, la stessa usata oggi in molti casi, e ancora funzionanti), ornamenti personali, rappresentazioni mitiche che provano la cognizione religiosa e la speculazione sulle metamorfosi dei regni naturali. Al proposito gli studiosi dicono: “Vigono in questo periodo due concetti: fluidità e permeabilità. La prima indica che le varie categorie possono alternarsi. La seconda l’assenza di barriere: un muro può parlarci, accoglierci o respingerci… la definizione homo sapiens non è affatto idonea: noi non sappiamo molto”… Suppongono anche che questi lontani uomini dovessero sentirsi parte e strumento di un tutto e che la loro arte murale non fosse un personale progetto pittorico, ma l’espressione dello “spirito unico” in loro.
    Mi è sembrato bello.

    mercuriale2011
    Partecipante
    Post totali: 164

    Grazie Tanaquilla per il post, sono andata a vedere il documentario….bellissima la grotta, ciò che colpisce è come gli artisti paleolitici siano riusciti a rendere le forme realistiche, la plasticità e il senso del movimento interagendo con la superficie della roccia. Un tipo di arte davvero particolare ….molto bello il concetto di un progetto artistico non personale ma espressione “dello spirito unico” in loro…quindi tramiti impersonali!!

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    A guardare con altri occhi la nostra attuale gioventù, si potrebbe cogliere un ritorno – piuttosto evidente – proprio a quell’arcaico linguaggio di simboli. Di fatto, per i nostri ragazzi, le linee del volto e del corpo sono messaggio concreto e prevalente rispetto a migliaia di parole, e quando comunicano cercano sempre più spesso e volentieri la sintesi di un’espressione. Tanto più vero, questo, che la stessa tecnologia si è dovuta attrezzare con immagini da caricare sui cellulari in modo da consentire la formulazione di ‘frasi’ mediante la sequenza di figure.
    Domandiamoci dunque perché e cosa ci accomuna nella nascente società a quegli antenati lontani.
    D’istinto direi che, ora come allora, e differentemente da quanto perpetuato negli ultimi millenni, c’è il forte sentimento della fugacità del tempo nonché la necessità di vivere l’attimo.
    Noi, umanità secolo XXI d.c., abbiamo bisogno di contatti immediati, essenziali, davvero comuni anche con chi viene da fuori o incontriamo essendo fuori.
    È un fatto: grandi spazi territoriali generano fatalmente segni piccoli di scambio rapido.
    Insomna, ritorniamo formiche e -speriamo! – verso l’Unità Regina.
    E, a proposito, anche noi abbiamo i murales…

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    La terra è una, i suoi fenomeni sono unitari. Oggi 31 gennaio al Tg hanno annunciato uno studio, pubblicato su Nature, di gruppi di climatologi inglesi e tedeschi.Le piogge violente sarebbero tutte collegate fra loro anche a grandissima distanza. E’ stata pubblicata la I mappa globale dei nubifragi basata su un satellite della Nasa che evidenzia che le piogge più intense come quelle monsoniche hanno influenza a distanza sulle regioni più lontane attraverso la circolazione di correnti d’aria nell’atmosfera terrestre. Ad esempio le piogge violente in Italia possono anticipare di 5 gg. eventi analoghi in Bengala o Kerala, e i monsoni del sud-est asiatico hanno riflessi in Africa, Europa e nord America. Si potranno avere previsioni meteo più a lungo termine e interattive.

    guglielmo tell
    Partecipante
    Post totali: 214

    nuove o vecchie frontiere.. todeschini ovvero lo scienziato italiano che gia’ nella prima meta’ del xx secolo, ipotizzando che l’etere fosse un fluido, vi applicava le equazioni della fluidodinamica con risultati degni di interesse… ed altro…
    https://www.circolotodeschini.com/materiali-3/materiali-1/

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Interessante e ricca di spunti la segnalazione di Guglielmo Tell sul sito che rimanda ai lavori di metà novecento del Prof. Marco Todeschini, scienziato italiano di fama mondiale, di cui ora apprendo esistere un circolo di studiosi che opera anche on line sulla cd. PsicoBioFisica. Mi sono fermato al primo dilemma amletico che compare nel sito: “spazio pieno o spazio vuoto?” Approfondirò la lettura, interessantissima per l’approccio che mi pare rigorosamente asettico. Questo argomento però, nell’immediatezza, mi ha rimandato alla Scienza dei Magi, Volume 1°, alla pagina 74 dove compare una citazione circa la corrente astrale, termine che nella radicale, se ben ricordo, presenterebbe l’alfa negativa agganciata a “stereon” cioè non fissa, ed in tale ambiente “mobile”, ogni oscillazione vibratoria sta scritto letteralmente, genera una forma. Questo è il concetto di spazio che mi sono creato leggendo, studiando, praticando i dettami del Maestro Kremmerz e della Schola con gli attuali Maestri.
    Un caro saluto a tutti i naviganti (non in astrale ma naturalmente sul web).
    Ancora buona domenica.

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Tengo ancora a postare un pensiero sempre in relazione alla segnalazione di Guglielmo Tell, in merito agli studi del Prof. Marco Todeschini. L’assillante o meglio appassionante dilemma è sempre lo stesso, circa la concezione dello spazio: ”pieno oppure vuoto?” Ricordo che in una conferenza tenutasi a Torino anni fa presso la sede di una Associazione Culturale, la Relatrice parlò con rigore scientifico di una cd. zona grigia, permeante l’Universo e di cui si iniziava a conoscerne l’esistenza, e si stavano mettendo in pista i primi tentativi per documentarla mediante procedimento fotografico: eravamo alla fine degli anni novanta. In mezzo a formule matematiche e leggi meccaniche presenti nel primo estratto dei lavori del Prof. Todeschini, su cui non sono assolutamente in grado di addentrarmi, compare adeguatamente spiegato il concetto di densità dei corpi componenti quello che definiamo spazio, quali gas inerti e non, la stessa aria, elementi che non si vedono ma parimenti esistono e si fanno sentire, aggiungo esprimendo inesorabilmente la loro intrinseca natura. Allora, come ci ricorda Catulla nel post del 17 03 u.s., link “Notizie dal Web”, a proposito di un qualunque accadimento nella realtà ordinaria, e cioè che “non si potrà più fare come se non fosse mai stato”, in quanto è “il movimento che crea la forma”, in chiave Darwiniana potremmo dire che è “la funzione che crea (anticipandolo) l’organo”. Quindi, quella zona grigia citata prima, potrebbe essere identificata quale spazio etereo aggiungo ermeticamente inteso e naturalmente mobile come ipotizzato nell’ultimo messaggio, dove ogni oscillazione vibratoria genera (prima per impressione e poi per ritenzione) una forma, corrente eterea menzionata dal Maestro Kremmerz in molti suoi scritti, in primis nella Scienza dei Magi menzionata nel precedente post.
    Un caro saluto ed una buona serata a tutti, e, alle prossime riflessioni magari su questo interessantissimo argomento.

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