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Il post di G. Tell del 05 novembre è davvero interessante. Verissimo, non tutti i farmaci o altri rimedi terapeutici hanno gli stessi effetti sulle persone. Lo scriveva anche il M. Kremmerz quando poneva la domanda, finalizzata ad uno spunto di riflessione, sul misterioso quid che interviene a volte sì ed a volte no, in alcuni sì ed in altri no. Credo per prima cosa che vi sia in gioco la volontà profonda di auto guarigione tipicamente soggettiva, dipendente da enne fattori, al di là della volontà o delle aspettative razionali. E’ questo principio di auto guarigione insito in ognuno che la Terapeutica Ermetica va ad innescare. Ho letto parecchio anche sulle frequenze messe a fuoco e contenute in data base informatici che spiegherebbero il funzionamento armonico oppure distonico dell’intero organismo nonché dei singoli organi o funzioni organiche, riequilibrabili proprio partendo dalla stabilizzazione quindi del ritorno alla giusta frequenza. Probabilmente anche i farmaci o i rimedi fitoterapici o omeopatici hanno impressa una loro frequenza che credo debba essere compatibile con quella della persona, o meglio dell’organo o funzione organica in sofferenza della persona a cui sono somministrati, forse per ottenere il massimo dell’effetto.
Un caro saluto ed una buona domenica a tutti i naviganti.Riguardo al collegamento che fai, M_Rosa, tra vaccino e omeopatia, sappiamo che quest’ultima (OMEOPATICA, TERAPIA in “Enciclopedia Italiana” (treccani.it) vide l’origine nel successo che ebbe E. Jenner (1749-1823) contro il vaiolo, quando iniziò a inoculare, in soggetti non ancora contagiati, pus prelevato da pustole vacciniche. La virtù di Jenner fu di mettere a frutto un’antica conoscenza diffusa nelle campagne inglesi, dove si sapeva che le mungitrici guarite dalle lesioni su mani e braccia, contratte per aver munto vacche le cui mammelle presentavano pustole simili a quelle vaiolose, erano protette dallo sviluppo della malattia e non sviluppavano il vaiolo. Ebbe così l’intuizione di attuare la tecnica che segnerà l’inizio delle vaccinazioni (vaccino = di vacca) e una svolta nell’approccio di malattie infettive gravi. Il successo che il metodo andava riscuotendo portò molti medici, tra i quali l’inglese G. Hunter (1728-1794), a rispolverare l’antico assioma ‘similis similibus curantur’, di cui si ha testimonianza in testi sanscriti del 1200-600 a.C., per il quale si ammetteva che due malattie dello stesso genere non possano coesistere nello stesso organismo. Si ipotizzò che un farmaco esercitasse effetto terapico quando avesse provocato i sintomi della malattia che deve guarire. Siamo nel XVIII secolo. In quegli anni la medicina ‘ufficiale’ disponeva di pochi, per non dire nulli presidi terapici (perlopiù salassi e clisteri) con scarso beneficio, quando non danno, per i pazienti. Il successo di Jenner stimolò la ricerca empirica e Samuele Hahnemann (1755-1843) osservando che la somministrazione di chinino, utilizzato nella terapia della malaria, causava una febbre simile a quella malarica, ipotizzò che proprio in questo effetto stesse la risposta terapica. Da lì la sua copiosa ricerca di sostanze che provocassero sintomi simili alla malattia che si voleva curare e la sperimentazione con diluizione, dinamizzazione ecc. Hahnemann ebbe il merito di rifiutare ‘terapie’ decisamente fallimentari e di ricercare nuove vie terapiche, ma il suo metodo non è mai stato oggettivato.
Non sapeva Hahnemann, come non sapevano Hunter e nemmeno Jenner, che l’efficacia della inoculazione con pus prelevato da pustole di mungitrici, stava nel fatto che dette pustole contenevano il virus del vaiolo vaccinico, simile a quello del vaiolo umano, ma con capacità patogenetica decisamente inferiore. La ‘somministrazione’ del virus zoonotico poco virulento per l’uomo, proteggeva contro il vaiolo umano, frequentemente mortale: l’assioma ‘similis similibus curantur’ si dimostrava vero. Nel corso dei decenni, numerosi agenti infettivi sono stati individuati e riconosciuti responsabili di malattie e sono stati indagati e compresi sempre più i meccanismi di reazione dell’organismo, con conseguente costante e progressivo affinamento delle metodiche di prevenzione.
In realtà, non solo il ‘vaccino proteico’ ma ogni vaccino agisce proprio perché trasporta o ‘presenta’ una parte antigenica (= un insieme di proteine) di un virus (o altro agente infettivo) verso il quale si vuole stimolare la risposta immunitaria nell’organismo ricevente. L’enunciato ‘similis similibus curantur’ nasceva verosimilmente dalla consapevolezza, almeno empirica, che già si aveva nell’India e Cina del 2° millennio a.C., dell’efficacia delle tecniche di ‘variolizzazione’ allora in uso contro il vaiolo. L’omeopatia è altro.A integrazione dell’excursus di Buteo sulla legge dei simili c’è la visione ermetica della Schola in:
Grazie per l excursus ermetico postato da Mandragola,non ricordavo le preziose indicazioni omeopatiche del Maestro Kremmerz su specifiche malattie, le quali si vanno a sommare a quelle, personalmente, già praticate, efficacissime , specie nelle prime fasi dell’insorgenza di infiammazzioni stagionali( mercurio cianato per mal di gola, fosforo triodato per tosse, Nux vomica per lo stomaco ecc.). Interessante anche il meccanismo evidenziato da Buteo, per il quale l organismo non si può ammalare di una malattia dello stesso genere…mi ha fatto ricordare un seminario di medicina a cui partecipai, in cui un ortopedico e fisioterapista parlando del tema della ‘ferita’ portavano dati statistici sulla frattura ossea, per cui una volta rinsaldata, diverrebbe più resistente dell’osso originario( infatti avevano osservato che in caso di recidiva di frattura nello stesso osso ,non si rompeva mai la parte rinsaldata ma quella limitrofa!). Alla luce di ciò, in seguito ,mi sono sempre chiesta se la guarigione a livello più profondo, e non solo fisico,non lasci la memoria di ciò che ha ‘riparato’ e ristabilito ,non solo in quanto ‘ rattoppa i danni,ma rigenerando completamente, ci rende, così facendo, più forti nelle prove della vita?! I meccanismi di guarigione e rigenerazione del vivente non finiranno mai di stupire ed interessare! Un caro saluto a tutti
Si le Lunazioni sono ricche di indicazioni omeopatiche e, andando in Biblioteca on line, alla fine del testo di Giuliano Kremmerz Lunazioni I-II-III ciclo vi è una appendice a cura della S.P.H.C.I. ove, dopo l’elenco delle malattie e infermità con indicazione dei rimedi, vi è l’elenco dei medicamenti omeopatici e tinture, oltre che delle Pietre e metalli contenuti nel libro.
E’ interessante, Buteo, che si abbiano testimonianze dell’assioma ‘similis similibus curantur’, in testi sanscriti del 1200-600 a.C.,come pare ce ne siano nell’antica medicina di Mesopotamia ed Egitto. Come già citato un responso di Serapide fa intuire che l’omeopatia ovvero la legge dei simili, dati da molti millenni.Cara wiwa, mi sembra, almeno per la mia esperienza, che le ferite, le più profonde, quando guariscono lascino delle cicatrici ben visibili, la qual cosa, metaforicamente parlando, ha la funzione di ricordarci il problema affrontato e superato. E così succede per gli ostacoli, diciamo immateriali, che possiamo incontrare nel corso della nostra vita, è proprio il ricordo di ciò che siamo riusciti a fare in certe occasioni che ci rende più forti.
Da questo link https://www.treccani.it/enciclopedia/la-coscienza-e-i-suoi-fondamenti-biologici_%28XXI-Secolo%29/ leggo che “per la neurologia clinica, la coscienza è un parametro semeiotico obiettivabile e misurabile, definibile come la consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante (…) saranno discusse le basi neurali della coscienza”.
Ammetto di essere rimasta perplessa dalla definizione che – nella mia ignoranza medica e scientifica – mi è di primo acchito suonata come il gesto del gatto che gioca col raggio di luce tentando di afferrarlo. Infatti, mi figuravo il corpo umano, e in particolar modo il cervello, come il positivo di una fotografia la cui vera matrice, però, starebbe nella parte oscura, nel negativo da sviluppare: in breve, mi rappresentavo ciò che chiamiamo “io” come torta il cui stampo sarebbe nel coagulo di energie che in un dato momento, in un ambiente consono, si sono incontrate e materializzate.
Ma, forse, non è in antitesi con quanto afferma la Treccani… O no?E’ vero ciò che dici Wiwa, è vero. Hai portato l’esempio dell’osso ma al di fuori di questo vale anche per le ferite dell’anima: ti ferirai pure ma non nello stesso punto perchè siamo più duri, siamo come induriti per proteggerci, è come una protezione che ci creiamo.
Questo processo di guarigione come il callo osseo, è valido anche per i campi più sottili, per l’energia più sottile, perché anche quella secondo me si rimargina come la parte più fisica e pesante.
Questo è un processo che è sia naturale che ermetico, però una cosa è rendersene conto e un’altra cosa è prenderne coscienza.Concordo con Wiva e Dafne. Però mi chiedo anche se siamo consapevoli di dove si trovi la nostra vera “coscienza”. Siamo abituati a pensare che il cervello sia il centro del nostro pensiero e del nostro ragionamento, ma per noi che ricerchiamo ermeticamente la nostra consapevolezza credo che la nostra vera “coscienza” riposi altrove, fino al momento del suo vero risveglio, e che le nostre ferite, oltre ad aiutarci a crescere, vengano sì rimarginate, ma anche sostituite con nuove parti, che “rimpiazzano” le vecchie, in un moto costante.
Credo che se prendiamo coscienza che il nostro centro intelligente non sia solo il cervello, possiamo veramente incamminarci in compagnia di quel Bene di quell’Amore che tanto cerchiamo e che ci viene continuamente elargito, anche per la nostra guarigione, dal nostro Centro.
Un abbraccio a tutti.Su questo spinoso argomento della Sede della Coscienza, con gli anni ho maturato l’idea che la Coscienza Primigenia di ognuno stia ben nascosta dai “Monti Altissimi (sovrastrutture) che ne precludono un contatto pieno”, e che il Centro Pensante con ubicazione nel “Cerebro” quando per le ragioni più disparate o meglio ancora se provocate ad arte ne coglie qualche baleno di questa Coscienza, ecco affiorare un lampo di verità che si afferma e coagula nel pensiero ordinario, quello che funziona normalmente attraverso la costante interazione sensoriale cogliendo gli input che provengono sia dall’esterno che dall’interno di noi. Questa l’idea che ho al momento, ovviamente sempre in fase di ulteriore elaborazione come credo sia giusto che sia.
Un caro saluto a tuttiSì, cara Mrosa, sono d accordo con te: le cicatrici sono il segno di un percorso che abbiamo affrontato, basta non identificarsi necessariamente con esse… Non fossilizzandosi sugli errori commessi ma spostando il focus sul l’ anelito a progredire che ci muove a livello più profondo e che ci ha permesso di trovarci qui in una sperimentazione che ci porta a testimoniare che la Miriam è il più mirabile e risolutivo balsamo medicamentoso che abbiamo avuto la fortuna d’ incontrare e di conoscere e di cui non smetterò mai di ringraziare. Una buona serata a tutti
Sono d’accordo con voi, Angelo e Garrulo, perchè avete messo molto meglio di me a fuoco la mia riflessione, avete aggiunto delle cose vere e che forse portano più velocemente verso la consapevolezza. Sono felice che qualcuno abbia terminato il mio pensiero, grazie Fratelli!
Cara buteo ho trovato molto interessante il tuo excursus sulla nascita dei vaccini, che mi sembra confermi che il principio dei simili similibus curantur ne è alla base, così come è alla base dell’ omeopatia, non capisco solo perché dici che l’omeopatia è altro, ma rispetto a cosa? Potresti spiegarmelo?
Notizia di pochi giorni fa: un malato di SLA riesce a inviare un messaggio su twitter usando il solo pensiero grazie a un microchip impiantato nel cervello.
Maggiori dettagli sono disponibili a questo link:
https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/tecnologie/2021/12/30/-primo-tweet-inviato-solo-col-pensiero-da-un-malato-di-sla-video_a17fe9cb-a6b5-47ad-8c48-81fa98e6dd79.html?fbclid=IwAR2Pk4So5dLRRcUUtfkF2pYj3BOvCK0AKBcmuXgdeSrQyiBmy8iYx81B7mg -
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