NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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  • m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Sono d’accordo con te mandragola, il fatto di “condividere” in qualche modo l’accudimento dei figli determinava sicuramente un’apertura diversa verso il concetto del femminile liberandolo da quelle connotazioni di rapporto stretto e duale che troppo spesso inficia, oggi, i rapporti tra madre e figlio/a. Certo, non voglio dire che i sistemi educativi delle società rurali del ‘900, fossero migliori, come non lo sono quelli odierni, ciò che posso dire, per esperienza, è che non esiste il genitore perfetto che dona l’amore perfetto che fa crescere figli perfetti, così come non esiste l’insegnante perfetto che dall’alto della sua cattedra elargisce perle di saggezza in favore di allievi che diventeranno a loro volta cittadini perfetti, e questo sia perché la perfezione non è tanto una caratteristica dell’uomo, e sia perché ognuno diventa ciò che può diventare: la ghianda potrà diventare solo quercia e nient’altro, quello che possiamo fare è aiutare chi abbiamo accanto a diventare se stesso, sempre che tale processo in qualche modo l’abbiamo già sperimentato su di noi. Un caro saluto

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Voglio condividere con tutti gli amici del forum un eccezionale risultato scientifico in campo biologico/oculistico; per la prima volta in laboratorio si è riusciti a coltivare retine umane complete. La Retina è un tessuto nervoso situato nella parte posteriore dell’occhio le cui cellule sono stimolate dalla luce inviando stimoli al cervello per la formazione delle immagini.
    I risultati di questa preziosa ricerca, pubblicati sulla rivista Science, sono stati ottenuti dai biologi dell’americana Johns Hopkins University; questi studi hanno inoltre consentito di comprendere come si sviluppano le cellule che permettono di vedere a colori.
    Le retine umane coltivate in laboratorio sono state create a partire da cellule staminali pluripotenti indotte, ossia cellule adulte di altri tessuti “ringiovanite” grazie a un mix di geni e portate poi a svilupparsi in cellule della retina che hanno costituito la base per coltivare in provetta il tessuto completo: il processo ha richiesto trecento giorni per ottenere una retina completa. Sino a oggi erano state ottenute retine di topo, che però non hanno la vista a colori come l’uomo. Questa differenza non consente, perciò, di ricostruire come si sviluppano le cellule deputate alla percezione delle diverse tonalità, meccanismo che avvicinerebbe invece alla possibilità di curare le persone che non vedono i colori o li percepiscono in maniera alterata, gettando le basi per lo sviluppo di future terapie.
    In particolare, i ricercatori hanno osservato come si sviluppano i tre tipi di fotorecettori a cono che permettono di vedere i colori reagendo a diverse lunghezze d’onda della luce. Hanno notato inoltre che si formano per prime le cellule che permettono di vedere il blu, seguite da quelle che consentono di vedere il rosso e il verde. Se i fotorecettori non si sviluppano in maniera corretta, insorgono forme di cecità ai colori di vario livello. Il loro corretto sviluppo dipende anche da un ormone prodotto dalla tiroide.
    Qualche mese fa (v.post del 08 Dicembre u.s.) avevamo parlato degli studi che si stavano incentrando sulle cellule staminali ed ecco che adesso siamo al risultato scientifico concreto. Personalmente rimango sempre molto emozionato di fronte a questo meccanismo di evolversi cronologico e forse causale degli eventi.

    Un Caro Saluto a tutti

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Proprio oggi mi sono imbattuta su un social nel filmato di un tizio che grazie a degli occhiali speciali si diceva vedesse i colori per la prima volta. Il video mi aveva colpito per l’atipicità del disturbo e ora…
    Grazie per la bella – e attendibile! – notizia. Sogno un giorno in cui la scienza avrà le chiavi della salute umana e, con sacra intelligenza, potrà restituire a tutti i richiedenti la vista e la capacità di vedere.
    Buonanotte.

    giuspino
    Partecipante
    Post totali: 8

    Grazie Bell, per la condivisione di questa bellissima notizia. Trovo poi molto interessanti le riflessioni di Mandragola e M_rosa. Anche a me è sembrato spesso che oggi si tende ad avere con i figli un rapporto esclusivo, che tende appunto ad escludere o a limitare molto la presenza di altre figure, mentre un tempo era comune che si potesse essere cresciuti da una zia ad esempio.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Sì giuspino, è vero, mi hai fatto riflettere sulla figura della zia che spesso si sostituisce a quella della madre, chissà perchè …
    Davvero una bella notizia, bell, speriamo in sempre maggiori conquiste per la medicina e in strumenti sempre più efficaci !

    guglielmo tell
    Partecipante
    Post totali: 214

    tornando alla sindrome di hikkomori, mi ha colpito molto l’ultimo servizio di report sui videogiochi..ormail la capacita’ di manipolare la mente delle persone attraverso di essi, nel bene e nel male, ha raggiunto livelli molto avanzati, e non voglio pensare a cosa succede ad un adolescente che gioca per ore ad uno di essi..
    https://www.raiplay.it/video/2018/11/In-gioco—Anticipazione-a48fb5a8-9a15-418f-ab70-0cb102f6686c.html

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    I post di Buteo e Mandragola, mi impongono una considerazione secca, se vogliamo di sintesi sull’essenza del processo educativo, che penso stia tutto raggomitolato nella sua radicale: da educere, ex-ducere, quindi estrarre, tirare fuori, ma quello che c’è dentro. Quindi, compito delicatissimo per qualunque formatore, dal genitore di primo “imprinting”a maestri e poi professori di medie e superiori, quello di innescare ogni volta il giusto meccanismo, affinchè in ogni area di apprendimento e relazione, il fanciullo si esprima in un contesto definito, ma parimenti con la massima libertà di manifestazione che sia possibile, cosicchè sia anche l’ex a docere, e non solo le contingenze esterne, ovviamente sempre dentro i normali e giusti parametri. Ma, come ci ricorda m-rosa, genitore perfetto, che mandi a scuola il figlio dal docente perfetto, per fare diventare il figliolo a sua volta perfetto, è cosa facile a dirsi, ma difficile assai a trovarsi, l’approccio del formatore forse più giusto, è un’accettazione del giovane in toto, con pregi e difetti, con atteggiamento amorevole o empatico, va bene lo stesso, se del caso dolcemente severo, dopodiché le cose credo andranno sempre “come devono andare”, specialmente se teniamo in debito conto, come ci ricorda Mercurius, di “quel sentiero già arcanamente tracciato”.
    Un saluto a tutti.

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Visto il tema formativo che si sta trattando, il fenomeno di questa sindrome di hikikomori, in arrivo in modo dirompente dal Giappone, merita di parlarne, forse il più possibile. Letteralmente la parola sta a significare lo “stare in disparte, isolarsi”, da hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”, ed è utilizzata per definire coloro che hanno scelto isolarsi dalla vita sociale, spesso utilizzando forme estreme di emarginazione. Sono all’incirca stimati in Giappone circa mezzo milione di casi, in Europa e negli States, identificarli è più difficile perché il fenomeno è assai più recente e spesso scambiato come eccessiva dipendenza da internet o da videogiochi. Non mi stupisce il fatto che tale pathos parta proprio dal Giappone fin dagli anni ottanta, riguardi una sistema sociale ben noto e decisamente solido, in quanto iperattivo, ipertecnologico, iperproduttivo (ma con troppi iper per prima cosa). Leggo che la sintesi psicoterapeutica fonda l’anamnesi del disturbo ad una lacuna formativa circa la figura paterna, a cui fa da specchio una eccessiva protettività della madre. Il quadro familiare si completa nel riflesso sociale, dove le aspettative verso il successo personale, l’autorealizzazione e la conseguente autostima sono tirate alla massima potenza. Esattamente il contrario, credo proprio, di quanto andrebbe fatto in campo educativo. In primis, se le conclusioni cliniche sono esatte, verissimo che in un sistema spinto a manetta nell’ottica del lavoro, della carriera e del guadagno, i papà, anziché dedicare i giusti tempi e le dovute attenzioni ai loro pargoli, siano impegnatissimi nel migliorare la propria posizione sociale, per cui ci si scusa in buona fede con sé stessi, pensando che così si garantisce qualcosa in più anche ai figlioli. D’altronde, se il dato culturale caratterizzante un determinato modello sociale è quello, tutti stanno dentro a quel modello. Qualche addetto ai lavori in campo clinico, ha semplicemente definito questa categoria di ragazzi, secondo me con il dovuto rispetto che sempre bisogna avere dinanzi ad un qualunque quadro patologico che crea sofferenza, eremiti post-moderni. Mi auguro che una presa d’atto in campo scientifico, che parte proprio dal paese dove il fenomeno è nato, paese il Giappone all’avanguardia in tutti i campi dello scibile umano, induca alle giuste riflessioni circa qualche variante alle massime che ispirano e caratterizzano il quadro sociale, in quanto l’essere umano va ricondotto all’interno di ritmi più sintonici con madre natura e meno proiettati ad una condizione di artificialità dove guarda caso, certi pathos trovano le migliori condizioni per incubare i disturbi che all’improvviso si vanno poi a manifestare. Altrimenti, il rischio, o come dimostrano tali accadimenti, qualcosa in più del fattore rischio, è di girare a vuoto fac-simile criceto nella ruota, nel senso che si corre troppo per soddisfare bisogni artificiali, dopodiché, i cocci….. sono i nostri!!!
    Un caro saluto ed una buona domenica.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    La sindrome in questione, come tutte le patologie, merita attenzione, ricerca, prevenzione. Senza scendere nelle dinamiche sociali di un Paese altro – per sua storia distante dalla nostra cultura e quotidiana realtà – mi permetto di osservare che il solito buon senso può essere fonte di riferimento ‘educativo’ ben più di ogni altra ricerca o studio. Guarda caso, lo stesso buon senso che troviamo articolato nella Pragmatica Fondamentale su cui si basano la nostra Schola e operatività quando si afferma che “ai figli si deve insegnare con l’esempio che ogni atto della vita ha origine nelle nostre azioni, nelle nostre parole, nei nostri pensieri”.
    Non occorre pertanto scendere nelle analisi psicologiche per capire che là dove i genitori impugnano il cellulare come un cordone ombelicale da trascinarsi a tavola e in bagno e con cui interfacciarsi per ogni emozione del giorno, i figli faranno altrettanto, specie se sono stati gli stessi genitori a mettere nelle loro mani l’oggetto in questione sino dai tempi della scuola materna quando non addirittura prima.
    Se viene a mancare la comunicazione sensoriale piena, che è fatta di gesti, mimica, odori e sapori, complicità di pelle e risate, non deve stupire che poi i futuri adulti non riescano a svilupparsi armonicamente per la sterile incapacità delle tate-tablet o smartphone a coltivare ed educare una umanità che in quanto oggetti non possono avere.
    Poi, certo, ci saranno altre cause e altre ragioni, ma prima della rivoluzione tecnologica queste sindromi – di fatto – non c’erano. E non perché la rivoluzione tecnologica sia un male, ma in quanto i primi ad avere sviluppato dipendenza appaiono essere proprio gli ‘educatori’…

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 4 mesi fa da catulla2008.
    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Verissimo, Catulla: quello che forse oggi pecca più di ogni altra cosa nei processi educativi, è una comunicazione sensoriale, aggiungerei consapevole per quanto possibile, proprio perché quanto appreso attraverso i sensi e le emozioni che vi sono collegate, più che con spiegazioni razionali di situazioni, entra nella sfera delle conoscenze esperienziali, che anche in età in cui manca ancora una piena coscienza delle esperienze vissute, quindi ben prima di una maturità intellettuale riconosciuta, rimangono maggiormente impresse, trattenute dalla mente “a futura memoria”, pronte ad essere richiamate nelle varie aree relazionali a tempo, ora e nelle giuste condizioni per lo sviluppo di tali esperienze.
    Ancora una buona domenica a tutti i naviganti.

    Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Buongiorno ai naviganti. Io credo che ogni tempo, con tutte le sue caratteristiche, abbia un hikikomori. Non sarà la tecnologia, non sarà il termine esterofilo, non sarà l’isolamento in camera, ma certamente non abbiamo “il pregio” di avere il primato di un male grande oscuro dentro. Ogni periodo storico ha partorito distorsioni comportamentali, familiari e sociali, determinando chiusure di crescita. Spesso non era nel diritto del fanciullo manifestare, ma forse il danno era ancora piu’ grave, perchè le conseguenze si riversavano nella reattività con gli altri. L’essere umano trascina varie ferite, giustificate dall’esistenza attuale o passata, o ingiustificatamente impresse nell’anima. Quando ci chiudiamo agli altri, rifiutiamo una mano amica, che sempre spunta da un angolo della giornata, quando immaginiamo nemici inesistenti, quando non crediamo che esista un dio bello dentro di noi, quando vogliamo che stare nel dolore, lontani dalla vita…siamo hikikomori senza pc. Noi Miriamici abbiamo avuto il dono di una luce immensa che ci ha abbagliati e scaldati, facendoci prima dimenticare, poi superare, gli oscuri blocchi, inutili piagnistei nei confronti di una vita da assoporare, sperimentare, possedere, perchè nostra, perchè possibile.
    Io auguro a tutti gli hikikomori , di trovare negli isterici percorsi dei giochi a tempo pieno, il barlume della Grande Buona Madre, perchè credo che da qualsiasi situazione e con qualsiasi strumento, il Bene e la Luce giunga sempre ai cuori privi di conforto e che che cercano Amore

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Le tue parole, mercurius, scaldano il cuore, (e qui oggi fa assai freddo) grazie!

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    D’accordissimo Mercurius, senza troppi orpelli scientifici, la questione sta proprio nei termini che ci hai indicato Tu. Grazie, ottimo input di riflessione, su un fenomeno che con il mutare dei tempi cambia di aspetto, ma la natura del disagio è sempre la stessa.
    Una buona serata a tutti i naviganti.

    guglielmo tell
    Partecipante
    Post totali: 214

    sul futuro che ci attende: riporto un commento di un conoscente che vive a Miami negli stati uniti.
    “Comunque è allucinante come non esista nessuna forma di protezione della privacy.

    Da quando sono andato a fare degli accertamenti in ospedale sono stato bombardato di telemarketing di assicurazioni sanitarie. E va bene.

    Ma questa del Gruppo di Preghiera è veramente troppo.
    La chiamata registrata diceva pressappoco così, con tono sofferente:
    “Sappiamo che stai passando un momento difficile. Se vuoi ti possiamo aiutare con le nostre preghiere. Premi il tasto 1 per ascoltare le opzioni, tasto 2 per le offerte speciali per te, tasto 3 per non essere richiamato”
    … offerte speciali.. ovviamento a pagamento!
    buona serata a tutti

    Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Avrei aggiunto il tasto 4.

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