NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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  • Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Carissimo Buteo, ti ringrazio tanto per aver preso in carico il mio quesito, di cui purtroppo in due anni una certa conoscenza me la sono fatta per conseguenza di ricerca d’interventi. Al momento la soluzione è controllo periodico della condizione del ferro ed eventuale ricarica alla pompa di benzina Feryniect.
    L’Amore della Fratellanza , della Miriam e la vicinanza dei Maestri, sono certamente la terapia e ricarica più efficace che rende “elettrica” , come si diceva in vari post, le flebo; in attesa che la sperimentazione e la ricerca, anche in questo campo difficile da indagare, approdi a terapie risolutive, va il mio rispetto a tutti i Ricercatori che con il loro impegno oscurano e trascurano anche “le alzate di spalla”, che purtroppo ci sono e che sono ” il grande male”. Non si può descrivere lo stato d’animo che si prova di fronte a queste irresponsabilità anche di tipo psicologico, ed anche qui la fortuna è avere rituarie, luce e certezze nella Grande Miriam e nei Medici Solari. Grazie Buteo!

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    L’affermazione di Buteo, secondo la quale scienza umana e divina sono indissolubili e che scoperte e progresso avvengono in virtù di questo, mi pare un tantino azzardata se collocata nella prospettiva della visione ermetica. La Scienza Ermetica, così ci dicono i Maestri, è Scienza Assoluta, quindi indipendente dal fluire del tempo e perciò indipendente anche dalla scienza umana, che invece progredisce lungo il fluire del tempo grazie alle scoperte che si succedono per opera dell’intelletto e dell’impegno umano. Certo, non può escludersi che accada che, per accelerare il progresso del sapere e delle sue applicazioni a beneficio della famiglia umana, l’Ermes “faccia visita” a scienziati e ricercatori e ne illumini la strada, ma questo non implicherebbe un rapporto di indissolubilità tra scienza umana e scienza divina ma semmai un rapporto di dipendenza della prima dalla seconda. Ciò che per altro nulla toglierebbe al rispetto che l’ermetista in primis deve all’impegno finalizzato all’accrescimento del sapere, in primo luogo quello che consente di traslare in avanti le frontiere della ricerca medica.
    Un caro saluto a tutti.

    Fleurdelys
    Partecipante
    Post totali: 27

    A proposito dell’utilizzo delle onde elettromagnetiche nella terapia antalgica, desidero riferire dell’esistenza di cerotti già in commercio adoperati per la cura della dismenorrea, costituiti per il 100% da tessuto polipropilene, contenente minerali (titanio) e più precisamente biossidi, in assenza di alcuna sostanza farmaceutica. La tecnologia alla base di questi presidii si chiama FIT, che sta per Far Infrared Technology, e origina da studi effettuati dal CNR di Pisa che hanno messo in luce che proprio la parte degli infrarossi più lontana di 11 micron, emessa dal corpo umano, è riflessa dai biossidi contenuti nei Fit Patch. Quando si presenta uno stato infiammatorio o un’alterazione del sistema nervoso neurovegetativo o della microcircolazione, il corpo aumenta l’emissione infrarossa. FIT Patch è in grado di riflettere l’aumentata emissione della stessa, determinando un aumento del microcircolo superficiale cutaneo e agendo in profondità sino a 8-9 cm, ristabilendo l’equilibrio fisiologico e alleviando gli stati dolorosi. Nelle confezioni in commercio ci sono tre cerotti: due di forma ovale che si posizionano in corrispondenza delle ovaie e uno a forma di farfalla, da applicare in regione lombare. I cerotti restano adesi per 5 giorni e garantiscono sin dopo i primi 30 minuti attenuazione della sintomatologia dolorosa legata alle mestruazioni in assenza di effetti collaterali e controindicazioni.

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Grazie dell’informazione Fleurdelys,che tu sappia, , il FIT è anche per altri stati dolorosi (es. muscolari)?

    Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Nella Sezione Nuova Medicina lancio purtroppo una nuova malattia :la HIKIKOMORI , la sindrome dei ragazzi che si chiudono in camera e rifiutano di avere qualsiasi rapporto, anche con la famiglia in cui vivono, navigando ininterrottamente su Internet.
    Mi chiede aiuto un’amica, il figlio 25 anni da sei è ininterrottamente in camera, esce una volta al giorno per mangiare pochissimo, non rispondendo a domande, ha i capelli e barba lunghissimi, ed è di un pallore indescrivibile. Ho provato a chiedere l’inizio di questa brutta storia e mi ha detto che all’ultimo anno di Liceo un’insegnante suora, di Storia e Filosofia ha generato in lui grande disistima e , la cosa si è cronicizzata poi col tempo. E’ un gemello, mentre l’altro fratello è di natura diversa, usa molto il PC ma accetta lavori a progetto che lo tengono occupato parzialmente fuori casa.
    Non so quale tipo di aiuto possa darle, e sono priva di consigli. E’ troppo grande per imporgli uno psicoterapeuta e la madre non si rassegna a vederlo morire in camera.
    Probabilmente nessun Medico mi saprà dire cosa puo’ fare lei, e quello che posso fare io l ho fatto. Ma…..

    mara329
    Partecipante
    Post totali: 88

    Terribile questo nuovo disagio giovanile. Ne ho letto qualcosa sul web. Esistono delle associazioni che possono dare un aiuto alle famiglie. Credo che questi ragazzi rifiutino ogni tipo di aiuto.
    Sapevo di altri disagi giovanili contemporanei, tipo i ragazzi che si auto-lesionano, tagliandosi (cutting).
    Certo che questi e forse altri disagi del mondo giovanile danno il segno di una società in difficoltà, dove, probabilmente, trovare le giuste motivazioni per i giovani non è sempre facile.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Frequento abbastanza il mondo degli adolescenti ma con tutto ciò non posso dire di conoscerlo: non sono – ahimè o oer fortuna! – in quella stagione della vita né posso dire che quella che ho vissuto sia paragonabile alla loro di oggi.
    Anzitutto hanno genitori mobili: pronti a mettersi in discussione ma, proprio per questo, inadatti a fungere da ancore contro le tempeste.
    Poi sono costretti a velocità comunicative che non consentono lo sprofondare dell’anima in sé stessa, e quindi il ‘sentirsi’.
    Ma soprattutto vivono in un mondo talmente denso che la forza non è più nel dire SI ma nel dire NO: giusto per fare un po’ di spazio…

    giuspino
    Partecipante
    Post totali: 8

    Anch’io ho sentito parlare di questa sindrome di Hikikomori. So che si chiama così, perché i primi casi sono stati osservati in Giappone. Ho letto che la parola che denomina la malattia significa “stare in disparte”. Mi domando però se non sia solo una forma nuova in cui si manifesta la sofferenza di sempre, legata al diventare adulti.

    mara329
    Partecipante
    Post totali: 88

    Anche io mi chiedo se i mezzi di comunicazione odierni non moltiplichino per imitazione i casi, perché per quanto possa essere complesso il passaggio dall’adolescenza all’età adulta qui si parla di soluzioni estreme e patologiche. Una epidemia che dal Giappone arriva anche da noi; una forma di contagio morale. Ricordo quanto scrive Giuliano Kremmerz nei Dialoghi: “Esiste una legge di comunione tra gli esseri viventi che segna le tappe di un progressivo avanzamento verso il vizio o la virtù per vero contagio”. (p. 66)

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Aggiungo a quanto scritto da mara329 le righe che seguono sempre nel Dialogo :”Nelle scuole o classi di allievi conviventi in continuazione col maestro, l’influenza di costui è determinante sulla riuscita mentale e morale degli alunni. Un maestro di scuola che desta simpatia, attrae, entusiasma un gruppo di giovani, prende il posto centrale di una irradiazione benevola e comunica loro la sua maniera di porgere, le sue abitudini mentali e la stessa intonazione del suo essere”. La rapidità con cui viaggiano i mezzi di comunicazione di oggi, come ci ricorda catulla2008, lasciano poco o nulla ad eventuali operazioni introspettive specialmente in età pre e adolescenziale, mi viene da dire che non ce n’è il tempo, pena il rischio di perdere qualche innovazione che il campo mediatico, in tutte le sue esplicazioni, impone inconsapevolmente alla totalità degli utenti indistintamente. I tempi di quel mitico contagio empatico in campo formativo, di cui parlava il Maestro Kremmerz nel Terzo Dialogo, paiono davvero lontani, ma penso comunque che non sia impossibile a priori, che certi formatori, specialmente nel contesto scolastico, oggi come ieri, ci siano sempre, e certi discenti, pronti a sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d’onda, nonostante i tempi difficili per i motivi menzionati, anche questi ritengo ci saranno sempre. Mi verrebbe da concludere :”così funzionano le cose”.
    Battuta a parte, un caro saluto, a più tardi.

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    Non condivido l’idea che il campo mediatico, come lo definisce Garrulo, agisca “inconsapevolmente” per imporre le proprie innovazioni. In generale, le linee innovative che poi si impongono alle abitudini della “totalità degli utenti” fanno seguito a strategie di marketing scientificamente studiate, per essere poi attuate preventivamente o contestualmente, spesso inducendo in maniera surrettizia bisogni non reali o lavorando sul piano simbolico dello status percepito e proiettato, così che l’emulazione diventi una sorta di necessità che ponga al riparo dal rischio di apparire emarginati per il semplice fatto di non essere alla moda o di non ostentare lo smartphone ultimo modello. Semmai, sono spesso gli utenti a diventare vittime, più o meno consapevoli, del “così funzionano le cose” e, fra queste, primariamente i genitori di figli in età pre o già adolescenziale. Personalmente sono convinto che prima che dagli educatori istituzionali, una formazione equilibrata, per quanto possibile equilibrata, debba partire proprio dai genitori, ossia dalle figure e dai ruoli da sempre chiamati a concorrere alla prima formazione educativa. Ma qui il discorso rischierebbe di farsi lungo e assai complesso e allora mi limito a una rapidissima considerazione: miriamicamente, anche come genitori, siamo chiamati a svolgere un ruolo permanentemente attivo e vigile, non potendo delegare al caso o alla forza delle abitudini o alla dittatura delle mode la responsabilità che ci compete in prima persona. Certo, mi rendo conto che non è affatto facile per un genitore, specialmente al giorno d’oggi, contrastare le pressioni condizionanti che agiscono da ogni dove e in ogni direzione, eppure, proprio per questo, occorre che la presenza dei genitori si faccia ancor più sentire. L’alternativa è dare forfait in partenza e arrendersi senza neppure aver provato. Ma è un’alternativa condivisibile?
    Un caro saluto a tutti.

    Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Fermamente convinta che l’educazione affettiva e sociale parta in primis dall’esempio di vita dei genitori. E’ li che si osserva, si emula all’inizio, si valuta e si sceglie. Convinta, purtroppo, anche, che l’ imitazione forzata per non sentirsi fuori giro con gli amici, nell’età adolescenziale crei non pochi pericoli. Fortunati quando si incontrano formatori che riescono a completare e ad arricchire il terreno di partenza ed in itinere genitoriale.
    Certo resto molto perplessa di fronte alla situazione descritta all’inizio della patologia Hikikomori, in una famiglia dove due gemelli, con stessi genitori di pari meriti e difetti, abbiano prodotto in un figlio uno stato di normalità e nell’altro una grave dipendenza.
    La dimostrazione è forse che ognuno di noi segue un sentiero già arcanamente tracciato, dove le scelte attuali partono da una antica storia.
    I dolori umani e sociali, come anche le attitudini, hanno profonda radice nell’ anima storica e… si affaccia il personaggio che fu.
    Di tutto questo Nella Scienza dei Magi, vol II si esprime chiaramente il Maestro Kremmerz
    Ma una madre, cosciente di cio’ o ignara di Scienza divina, e la nostra società positiva, in cerca di aiuti innegabili per Amore, solo per Amore, quale aiuto mi chiedo sia possibile per loro?

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Seguo con piacere lo sviluppo di questi ultimi interessanti post e a tal proposito vorrei esprimere due opinioni personali.
    La prima è nel condividere il post di Ippogrifo in quanto sicuramente il campo mediatico è un buon conoscitore di tutti i risultati scientifici riguardo l’importanza degli stimoli “subliminari” e gli utilizza regolarmente, a nostra insaputa, nei vari spot pubblicitari e nelle varie attività di Marketing colpendo quasi tutte le fascie di età e riuscendo a pilotare usi e costumi di molte persone.
    La seconda, riguardo alla Sindrome di Hikikomori a cui faceva riferimento Mercurius nel post del 27 u.s. mi sembra di estrema importanza la figura di quell’insegnante di Storia e Filosofia che sembra aver generato nel ragazzo una grande disistima; sicuramente ognuno di noi ha delle proprie caratteristiche di personalità però spesso nella nostra vita sia come genitori, che come persone necessariamente inserite nel sociale, veniamo in contatto con individui che hanno atteggiamenti non positivi nei confronti nostri o dei nostri cari e questo esempio ci ricorda di non sottovalutare queste situazioni ma di essere vigili con tutti gli strumenti a disposizione per non andare incontro a gravi ripercussioni sulla salute.

    Buona serata a tutti

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Sento e mi associo allo sconforto di Mercurius3, e di chi ha scritto sul blog, per il figlio dell’amica. Sconforto e impotenza, perché il giovane, che ci dice affetto da ‘Hikikomori, la sindrome dei ragazzi che si chiudono in camera..’, si badi bene, non è affatto un ragazzo, intendendosi per tale un pre- o un adolescente. La sua sintomatologia si è manifestata invece a 19 anni, in età ormai postadolescenziale, all’inizio dell’età adulta. E oggi dovrebbe essere un adulto di circa 25 anni, ‘troppo grande per imporgli uno psicoterapeuta’, troppo tardi per colmare vuoti che ha dentro di sé… Situazioni tali non insorgono un giorno con l’altro, ma hanno radici lontane. Ippogrifo ci rammenta la responsabilità dei genitori in primis, e Garrulo ci riporta quanto scrisse Kremmerz riguardo al ‘maestro di scuola’.
    A tal proposito voglio segnalare il link https://www.youtube.com/watch?v=0dDk-UfKfGM a un discorso che Umberto Galimberti ha tenuto sul disagio giovanile. Il filosofo ripercorre le fasi della crescita, rammenta che ogni figura ha il suo ruolo inderogabile e il suo tempo in cui agire e pone l’accento sull’importanza che i genitori esercitino una presenza amorevole e ‘permanentemente attiva e vigile’ come scrive Ippogrifo, insostituibile nei primi 3 anni di vita. Amore che non meno deve permeare il mondo della scuola: l’insegnante deve essere, quale il Kremmerz descrive nei Dialoghi riportati da Garrulo, fonte ‘di una irradiazione benevola’ e comunicare ‘la sua maniera di porgere, le sue abitudini mentali e la stessa intonazione del suo essere’, perché sentimento, senso del bene e qualità positive, che favoriscono la civile e buona convivenza, non sono innate, ma devono essere apprese durante fanciullezza e adolescenza tramite l’educazione. E la scuola è in primis educazione e non istruzione, ci dice il filosofo, e chi educa occorre diventi polo di attrazione autorevole quando, verso i 12 anni, l’insegnante inizia a sostituirsi al genitore quale riferimento ed esempio per i ragazzi.
    Non ci deve poi far stupore che nella stessa famiglia i due gemelli abbiano storie così differenti. Aldilà del ‘sentiero già arcanamente tracciato’ in ognuno di noi, la madre molto difficilmente riesce ad avere stesso identico sentimento e comportamento verso ogni figlio, perché frutto d’interazione e proiezione fra le due parti e lo stesso sarà per il padre. A volte è sfacciatamente palese, a volte impercettibile, ma la differenza dei rapporti, anche se involontaria, esercita il suo influsso fin da bambino, con effetti che si palesano in età adolescenziale e adulta.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Non lo so, buteo, quanto influiscano i genitori… ci sono figli con valori dionestà in famiglie di delinquenti e viceversa. IN senso storico, come dite e credo anch’io, potrebbe dipendere dall’impasto, dalla struttura della persona ad esempio più o meno spugna, più o meno influenzabile o corruttibile e dal come si ritrova in questa vita. Quanto è determinante una madre su un figlio? Boh! Da madre mi risulta un’incognita! Una volta i bambini si mandavano a balia e il latte che bevevano non era quello materno. Erano così privati di un apporto fondamentale? Io penso che questa consuetudine consentisse al fanciullo di apprendere un fattore più dilatato della vita e del femminile, materno a prescindere dai propri figli, meno egoistico.

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