NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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  • BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Oggi vorrei condividere con voi i recenti risultati, secondo me molto interessanti e stimolanti, riguardo un particolare tipo di cellule del Cervello chiamate Astrociti.
    Le cellule degli Astrociti sono una parte fondamentale del sistema nervoso centrale, in quanto parte della nevroglia, cellule che servono a nutrire e aiutare i neuroni, con i quali strutturano tutto il sistema. In particolare la nevroglia, o cellula della Glia, isola il sistema nervoso e lo protegge dai corpi estranei che possono provocare danni ai tessuti. Le ultime ricerche hanno anche accertato che anche la nevroglia partecipa ai collegamenti elettrochimici tra i Neuroni. Il nome astrocita rimanda alla loro forma a stella.
    Gli astrociti sono molto numerosi, tutti localizzati nel cervello, e se per lungo tempo infatti, si riteneva che queste cellule servissero solo a proteggere e nutrire i neuroni, oggi i ricercatori stanno implementando le loro ricerche con nuove scoperte. Da mere “governanti”, per usare la definizione di un ricercatore, queste cellule stanno svelando anche importanti funzioni di equilibrio nella trasmissione elettrochimica tra neuroni, attraverso un’attività sugli ioni di sodio, potassio e calcio, fondamentali elementi del cervello per il suo funzionamento.
    Queste cellule costruiscono un ambiente ideale per l’attività celebrale, modulando l’intensità dei segnali elettrici, con il potere anche di interromperla. Riescono quindi non solo ad eliminare lo scarto neurale, ma anche a influenzare l’attività dei Neuroni.
    I ricercatori hanno osservato le comunicazioni neurali, scoprendo molto sul funzionamento del cervello. La comunicazione è elettrica e si attua attraverso gli ioni di potassio, sodio e calcio; deve essere intensa ma di breve durata, per un funzionamento ottimale dell’equilibrio ionico. Di ogni comunicazione tra neuroni, tramite un impulso elettrico, i ricercatori hanno osservato un notevole aumento di potassio attorno alla cellula, che deve essere immediatamente assorbito grazie agli astrociti. In questa funzione, gli astrociti svolgono anche un compito comunicativo verso i neuroni, recando un messaggio di arresto all’aumento di potassio. Questa funzione è non solo importante, ma anche basilare per il corretto funzionamento del cervello umano, e sembra che sia stata riscontrata solo nella nostra specie; gli astrociti degli animali agirebbero con funzioni minori e anche con quantità di geni meno numerose del 15%. I ricercatori parlano di una maggiore sensibilità degli astrociti umani, in particolare verso il glutammato e ai neuromediatori in generale. Inoltre sono capaci di riparare i tessuti nervosi e aiutano alla costruzione e riduzione delle sinapsi, facilitando e migliorando gli impulsi tra i neuroni.
    Gli Astrociti sono in grado di moltiplicarsi in caso di lesioni subite al cervello per traumi dovuti a varie cause. Alcuni ricercatori hanno scoperto come queste cellule a forma di stella controllano lo sviluppo del cervello e collegano circuiti neurali, compiendo un passo avanti nel trattamento di disturbi neurodegenerativi.
    Recentemente, alcuni scienziati hanno scoperto che gli astrociti rilasciano molecole simili ai neurotrasmettitori denominate gliotrasmettitori, che controllano lo sviluppo della sinapsi e influenzano l’attività dei neuroni.
    Gliotrasmettitori differenti influiscono sulle funzioni cerebrali, spaziando dalla formazione dei ricordi (memoria antica) all’atto di addormentarsi. Il progetto SYNTWOGLIOTS, finanziato dall’UE, intendeva capire se i singoli astrociti sono in grado di rilasciare vari gliotrasmettitori alla stessa sinapsi, per controllare più aspetti del sistema nervoso.
    Innanzitutto, i ricercatori hanno dimostrato che le sinapsi hanno la necessità di astrociti per funzionare correttamente.
    Avendo dimostrato che il contatto con gli astrociti è necessario per lo sviluppo di sinapsi e per la modulazione degli impulsi neurali, i ricercatori hanno osservato gliotrasmettitori provenienti da singoli astrociti. Hanno rilevato che due diversi gliotrasmettitori vengono rilasciati dalla stessa cellula nell’ippocampo, una zona del cervello importante per la memoria.
    Dato che gli astrociti si connettono con migliaia di sinapsi in tutto il cervello, le variazioni dei livelli di gliotrasmettitori potrebbe contribuire a disturbi neurodegenerativi come l’Alzheimer, il Parkinson e l’ Huntington.

    ondina
    Partecipante
    Post totali: 80

    Grazie Bell per le informazioni come sempre chiare e interessantissime!
    Colpisce il fatto che gli astrociti abbiano questa forma a stella….è interessante trovare nel nostro organismo una corrispondenza con questo simbolo.
    Buona giornata a tutti

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    https://med.stanford.edu/news/all-news/2018/01/cancer-vaccine-eliminates-tumors-in-mice.html
    Leggo dall’Università di Medicina di Stanford che è stata testata con un successo del 97% una cura per il cancro che “non pone limiti al tipo di tumore che potenzialmente si potrebbe trattare”. I ricercatori hanno infatti riscontrato tali risultati nei topi portatori di tumori del seno, del colon e del melanoma.
    Lo studio è stato pubblicato il 31 gennaio su Science Translational Medicine. Secondo tale studio l’iniezione di minuscole quantità di due agenti immunostimolanti direttamente nei tumori solidi nei topi eliminerebbe ogni traccia di cancro negli animali, comprese metastasi distanti e non trattate. Lo studio ha riscontrato che l’’approccio funziona per molti tipi di cancro, compresi quelli che si presentano spontaneamente. I ricercatori ritengono che l’applicazione locale di piccolissime quantità di agenti potrebbe servire come terapia rapida e relativamente poco costosa per il cancro, inoltre senza provocare gli effetti collaterali negativi spesso osservati a livello del corpo con la stimolazione immunitaria. Ronald Levy, professore di oncologia, ha detto: “Quando usiamo questi due agenti insieme, vediamo che il tumore viene eliminato in tutto il corpo. L’ approccio con questo metodo consente di ovviare alla necessità di identificare i target immunitari specifici del tumore e non richiede l’attivazione totale del sistema immunitario o la personalizzazione delle cellule immunitarie di un paziente”.
    Uno dei due agenti è già stato approvato per l’impiego negli esseri umani; l’altro è stato testato per l’impiego umano in diversi studi clinici non correlati. “Tutti i progressi compiuti dalla ricerca nell’ambito dell’immunoterapia stanno cambiando la pratica medica”, ha detto Levy.

    GELSOMINO
    Partecipante
    Post totali: 141

    Leggendo i post di Bell e di Catulla , trovo sorprendente la velocità con la quale la scienza medica stia progredendo nel comprendere i meccanismi fisiologici e nella capacità di curare con metodi sempre meno invasi. In un momento in cui tante cose sembrano andare a rotoli è di conforto vedere che la scienza avanza. Questo mi fa sperare che ci sia qualcuno che operi per controbilanciare in modo sapiente e lungimirante , tutto il malfatto.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Il post di Catulla apre ulteriori speranze che si riesca a debellare una patologia millenaria come il cancro.Un’altra bella notizia è su Repubblica.it di ieri: Tumori, scoperto il meccanismo che causa le metastasi al cervello:
    “Il nostro studio, in collaborazione con gli anatomopatologi del nostro ospedale e un gruppo di ricercatori di base del Cnr di Madrid, è partito da un dato sperimentale molto interessante – commenta Riccardo Soffietti, direttore della Unità Operativa di neuro-oncologia clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza e Università degli Studi di Torino – e cioè la presenza inaspettata della proteina Stat3, un fattore di trascrizione pro-oncogenico, non tanto sulla membrana delle cellule metastatiche, dove potevamo aspettarcelo, quanto piuttosto in quelle sane, nei cosiddetti astrociti reattivi, che circondano le metastasi cerebrali. Un’evidenza che abbiamo riscontrato anche in modelli di topo, nei quali erano state trapiantate metastasi nel cervello, e che adesso abbiamo dimostrato in alcuni pazienti”.
    http://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2018/07/05/news/tumori_scoperto_il_meccanismo_che_causa_metastasi_al_cervello-200924577/

    Qui si nominano gli astrociti menzionati da Bell il 29 Giugno e vorrei tanto essere medico per capirne di più. Comunque è un dato che la scienza stia galoppando, auguriamoci nel rispetto dei meccanismi della Vita!

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 9 mesi fa da mandragola11.
    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 9 mesi fa da mandragola11.
    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Se ho ben capito, gli astrociti reattivi sono attori nel processo di guarigione e proprio poco tempo fa Bell ci parlava di queste particolari cellule. Bene, mi sembra proprio che siamo in presenza di un riscontro diretto, lineare e semplice, di come determinate forme (in particolare quelle su cui stiamo indagando in questo periodo) siano indissolubilmente legate al concetto di Salute

    seppiolina74
    Partecipante
    Post totali: 271

    Davvero molto interessante il post di Catulla relativo ai nuovi studi sul cancro! I due agenti immunostimolanti mi hanno suggerito l’immagine di una chiave che, aprendo la giusta porta, tra tutte quelle presenti, riesce a raggiungere le stanze più buie della casa, anche quelle più lontane e segrete…Incrediile infatti che si riesca a far regredire anche le metastasi più lontane e apparentemente “staccate” dal resto! Chissà di che tipo di agenti si tratta, perchè e come riescano a “parlare lo stesso linguaggio della malattia”.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Uno studio congiunto degli Scienziati del Centro per la regolazione genomica di Barcellona (CRG), dell’Istituto di ricerca sulle leucemie di Josep Carreras e dell’Istituto per la ricerca scientifica sulla salute di Badalona (IGTP) ha dimostrato che la memoria epigenetica dei cambiamenti ambientali può essere trasmessa fino a 14 generazioni. I risultati dello studio condotto nei geni di piccoli vermi nematodi sono stati pubblicati il 21 aprile 2017 sulla rivista Science.
    Guidati dal dott. Ben Lehner, leader del gruppo insieme con la dott.ssa Tanya Vavouri, e usando tecniche di ingegneria genetica, i ricercatori hanno aggiunto al genoma del verme una proteina fluorescente. Mantenuti a 20 gradi la serie di transgeni ha creato solo una piccola quantità di proteina fluorescente, ma a 25 gradi l’attività dei transgeni è aumentata in modo significativo rendendo gli animali osservati al microscopio luminosi sotto la luce ultravioletta. Riportati a temperatura più fredda, i transgeni sono rimasti attivi, suggerendo che in qualche modo il “ricordo” della loro esposizione al calore fosse stato trattenuto. Dopo che tale trattamento è stato ripetuto a cinque generazioni di vermi si è notato che le successive hanno mantenuto la condizione anche se esposti continuativamente a temperature più fredde.
    Il medesimo fenomeno era già stato osservato in altre specie animali, tra cui moscerini della frutta ma anche
    mammiferi. Pare che coadiuvante alla trasmissione sia una sorta di “etichetta” molecolare attaccata alle proteine che impacchettano i geni nota come metilazione ridotta dell’istone H3 lisina 9 (H3K9me3). L’ereditarietà avviene attraverso entrambi ovociti e spermatozoo.

    http://www.iflscience.com/health-and-medicine/ancestors-genetic-memories-passed-on-14-generations/

    https://neurosciencenews.com/genetics-environmental-memory-6476/

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Durante l’ultimo incontro in occasione dell’Agape alcuni Fratelli e Sorelle mi hanno ricordato che il Maestro Kremmerz riportava l’utilizzo sacerdotale dei serpenti che leccavano le cornee e ridavano la vista.
    Ho trovato l’argomento particolarmente intrigante e facendo una piccola ricerca mi sono documentato su studi recenti che, anche se non parlano direttamente dell’occhio illustrano delle caratteristiche fisiologiche dei serpenti che ho trovato molto interessanti e che voglio condividere con i frequentatori del Forum.
    Un team di genetisti ed erpetologi dell’Università del Texas di Arlington sta studiando da anni il genoma di serpenti e lucertole con un super computer, non solo per avere una migliore comprensione della biologia evolutiva di questi rettili, ma anche perché le informazioni ottenute possono offrire un importante contributo alla ricerca medica. Gli studiosi, coordinati dall’assistente professore Todd Castoe, docente di Biologia presso l’ateneo americano, hanno avviato le proprie ricerche provando a dare una risposta a complessi quesiti specifici, come ad esempio la comparsa del veleno e l’impatto delle variazioni genetiche su aspetto e funzioni organiche di questi animali, ma successivamente hanno esteso le proprie indagini in ambito sanitario.
    Tra le ricerche più affascinanti portate avanti vi è quella condotta sui pitoni birmani, una specie di serpenti che ha la capacità non solo di riattivare le proprie funzioni metaboliche e fisiologiche, ma anche di rigenerare organi come cuore, polmoni, reni e fegato dopo un periodo di digiuno che li atrofizza. Basti pensare che a sole 48 ore dall’alimentazione, un pitone birmano può aumentare di 44 volte il tasso del proprio metabolismo e da 40 a 100 volte il volume dei propri organi.
    Scoprire i meccanismi molecolari e genetici che si celano dietro questa ‘rigenerazione’ degli organi potrebbe aiutare i ricercatori a contrastare numerose malattie nell’uomo. Sequenziando il genoma di pitoni a digiuno, alimentati dopo un giorno e alimentati dopo quattro giorni, Castoe e colleghi hanno trovato ben 1700 geni coinvolti, inoltre, curiosamente, in esperimenti condotti su cellule di mammifero hanno scoperto che anch’esse rispondono in qualche modo ai meccanismi molecolari legati al processo, pur avendolo perduto.
    Quindi possiamo notare che in queste ricerche sui pitoni birmani si prendono in considerazione vari meccanismi o meglio varie capacità di questi rettili: azione del digiuno sui propri organi, riattivazione delle funzioni metaboliche degli stessi e rigenerazione di alcuni di questi organi. Inoltre interessante è la possibilità, anche per cellule di mammifero che hanno perso queste caratteristiche, di poter riattivare questi meccanismi se adeguatamente stimolate.
    Con questo non considero chiuso l’argomento e prometto di andare avanti nella ricerca; per chi è interessato riporto il Link da cui ho tratto queste notizie e ben venga se qualcuno trova altre argomentazioni.

    Un abbraccio

    https://scienze.fanpage.it/alla-scoperta-dei-segreti-piu-intimi-dei-serpenti-per-curare-le-nostre-malattie/
    http://scienze.fanpage.it/

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Molto interessante, bell. In merito ricordo che nel Quaderno dell’Accademia Giuliana sul Timbro accademiale (che di serpenti ne ha ben 3) c’è un capitolo sulle virtù e prerogative del serpente come specie e come archetipo primigenio in biologia e psicologia, con le valenze ermeneutiche e analogiche.
    Riguardo agli studi recenti ho letto che stanno osservando anche in un verme, la planaria, un’analoga capacità rigenerativa, attraverso l’individuazione del sottogruppo di staminali adulte particolarmente versatili che permettono a questo verme di rigenerarsi completamente anche dopo le lesioni più devastanti, trovando dei collegamenti possibili con dei marcatori presenti nell’essere umano.
    Speriamo bene!
    Articolo in LeScienze del 18 giugno 2018:
    http://www.lescienze.it/news/2018/06/18/news/planaria_rigenerazione_organismo_staminali_neoblasti-4019392/

    GELSOMINO
    Partecipante
    Post totali: 141

    Riflettendo su quanto riportato nel post di Bell mi viene da pensare al concetto di funzionalità , ovvero cosa sia utile a quella determinata specie per vivere al meglio , o forse potrebbe essere più corretto dire , per perseguire il suo fine naturale.La Genetica sta evidenziando che le diversità tra i genomi delle varie specie , spesso sono minime o quanto meno non così marcate come ci si aspettava , nonché l’esistenza di ampie zone di dna non espresso a testimonianza di potenzialità non in atto , come per l’appunto nel caso dei mammiferi citato da Bell. Per cui mi chiedo perché nei pitoni quei meccanismi di rigenerazione sono in atto e nei mammiferi , pur esistendo , sono solo in potenza ? Il processo evolutivo , delle potenzialità presenti nella spira elicoidale del dna, dovrebbe attivare solo quelle che sono funzionali all’integrazione armonica della specie nell’ordine della Natura ? L’Ermetismo da all’essere umano le chiavi e gli strumenti per acquisire la consapevolezza di questo processo naturale e la possibilità di condensarne i tempi.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Il digiuno dei pitoni birmani, di cui parla Bell, mi ha ricordato i meccanismi dell’autofagia di cui si è già trattato nel forum. Certo, la Natura riserva sempre grandi sorprese, e le caratteristiche fisiologiche di alcuni serpenti e dei loro veleni sono terreno di studio per un loro possibile ulteriore utilizzo a livello medico. L’omiopatia, ad esempio, già se ne serve da tempo. Leggo sul web che è stata creata la prima banca di veleni animali terapeutici (https://www.medimagazine.it/creata-la-prima-banca-dati-di-veleni-animali-terapeutici/ ) e mi viene in mente quanto asseriva Paracelso che ogni rimedio proviene dalla Natura e si trae da piante, animali e pietre. Forse, le antiche conoscenze ci hanno indicato alcuni rimedi terapeutici attraverso storie simboliche o mitologiche, le quali pare contengano più ricche verità di quanto si possa credere. Ma gli ulteriori studi sui serpenti segnalati da Bell sembrano mirare più in alto: alla riattivazione dei processi rigenerativi degli organi. Questo è un progetto molto importante. Mi chiedo però anch’io, come Gelsomino, perché negli esperimenti condotti su cellule di mammifero si è scoperto che anch’esse rispondono in qualche modo ai meccanismi molecolari legati al processo rigenerativo dei serpenti, pur avendolo perduto.

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    Interessante e utile il post di Mandragora con il riferimento al quaderno della Giuliana in cui c’è un capitolo dedicato alla figura del Serpente che, appena possibile, mi riprometto di approfondire.
    Altrettanto interesssante è la domanda che si pongono Gelsomino e Tanaquilla e che spesso mi sono posto anch’io, non solo a proposito degli studi sui Pitoni Birmani, in tutti questi mesi grazie alle stimolazioni di questo Forum.
    Il Maestro Kremmerz tramite le Lunazioni ( v. Post del 18 Dicembre u.s.) e la nostra Schola di Terapeutica Hermetica ha sempre asserito la possibilità di una rigenerazione cellulare, degli organi, dell’essere e più in generale di tutto ciò che ci circonda visto nell’ottica dell’Unità.
    Nel post sulle Cellule Staminali (v. Post del 08 Dicembre u.s.) con le relative sperimentazioni, con tutti i limiti di una scienza di laboratorio, avevamo già accennato che molti studi recenti riservano sempre maggiore attenzione ai processi rigenerativi come Terapia per molte malattie.
    Gelsomino e Tanaquilla si domandano perché i Pitoni Birmani hanno mantenuto questi meccanismi rigenerativi e i mammiferi, a cui appartiene l’essere umano, gli hanno in gran parte perduti; io penso che più si sale nella scala animale e quindi in teoria aumentano le potenzialità dei processi intellettivi, emozionali e comportamentali più facilmente ci sì può allontanare da quella che è la finalità specifica naturale di quell’essere e ciò comporta un blocco di certe sue prerogative. In parole povere se analizziamo la Filogenesi evolutiva dell’essere umano dalla preistoria in poi ci accorgiamo che è passato attraverso mutamenti strutturali e quindi genetici dettati in parte da necesstà di adattamento a variazioni di condizioni ambientali ma anche dettate da cause comportamentali che hanno portato alla perdita o meglio al blocco di certe sue funzioni.
    D’altronde, se andiamo a vedere bene,non si può certo dire che, al momento attuale,la finalità principale per l’essere umano sia quella di raggiungere uno stato di salute inteso nel senso più completo del termine attraverso un processo dì rigenerazione che comunque a questo punto senza gli strumenti necessari vedo impossibile da realizzare con la sola volontà.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    E’ interessante il concetto espresso da Bell che ciò che maggiormente si avvicina alla sua origine mantiene intatte ed efficaci le sue prerogative iniziali. Ciò che più se ne allontana, appiccicando artificio su artificio, le atrofizza, le dimentica o le conserva solo in potenza. Fra le piante, ad esempio, le spontanee e selvatiche sono più forti e resistenti, indicatrici delle prerogative del terreno in cui nascono. Rapportato all’essere umano questo principio evidenzia come necessariamente coincidano lo stato d’integrazione e lo stato di salute e di forza vitale.
    Inevitabilmente, per associazioni d’idee, viene in mente il Nosce Te Ipsum della Schola e quanto, nella Sua iniziazione, indica attraverso la Parola dei Suoi Maestri : “Spogliarsi degli indumenti che l’educazione gli ha soprapposti… e, come Candido di Voltaire, presentarsi al battesimo nudo: sicut erat in principio” (I Dialoghi sull’Ermetismo).

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Comunque pare che tutti gli organismi, compresi i mammiferi, abbiano conservato una parte primordiale di questo processo rigenerativo segnalato da Bell; si parla di geni condivisi da invertebrati a mammiferi. Quindi, la possibilità di sollecitare e pare anche di inibire in modo mirato per la cura di determinate patologie questi geni c’è e penso che la Terapeutica Ermetica, nella sua concretezza e scientificità, possa agire proprio su queste funzioni oggetto di studio.
    Tuttavia, obiettivamente, risanarsi da storture e sovrastrutture stratificate per millenni non è cosa da risolvere in poco tempo, ma invertire la rotta è possibile e in natura, come ricordava tanaquilla9, ce ne sono di testimonianze.

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