NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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  • wiwa70
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    Post totali: 366

    Molto interessante il post di Mandragola sulla nanorobotica, oltre che una grande vittoria della Medicina sulla malattia, rappresenta anche una possibile risposta dunque alla relazione tra vivente e non e quindi tra Uomo e tecnologia. Non si tratterebbe a quel punto di sostituire ma integrare nella materia vivente ciò che è integrabile per uno scopo virtuoso come quello terapeutico, evidenziando ancora una volta l Intelligenza della Materia che è elasticità ed adattabilità per un obiettivo di evoluzione. Sì potrebbe anche dire in definitiva che l elasticità e adattamento per fini evolutivi sono esse stesse manifestazioni di Intelligenza della Materia/Vita! Un caro saluto a tutti

    Fleurdelys
    Partecipante
    Post totali: 27

    Desidero rispondere all’ osservazione di Gelsomino che si domanda come mai sia necessario un supporto qualsiasi, fosse anche una sostanza placebo, per attivare il processo di autoguarigione mentre potrebbe essere sufficiente il solo contatto con un Centro erogatore di salute per risolvere lo squilibrio. Credo che un meccanismo di richiesta come questo non sia sufficiente a stimolare la reazione attiva dell’ammalato, che pur ponendosi in un atteggiamento passivo di ricezione dell’aiuto, deve comunque essere in grado di attivarsi per guarire. Credo che un qualsiasi atto di volontà finalizzato alla guarigione sia di aiuto in questo caso. L’assunzione di un farmaco o di un placebo o del classico bicchiere d’acqua valorizzato, l’atto di porre la mano sulla regione malata, la pronuncia di una parola finalizzata alla salute possono innescare la risoluzione perché veicolo dell’aiuto terapeutico, di quell’Amore che è materia e che, come tale, deve avere un substrato per agire.

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Forse aver bisogno del bicchiere d’acqua o quel che sia, per attivare il percorso di guarigione ha a che fare con il processo dell’oggettivazione, letteralmente intesa come rendere oggetto; infatti così come, nel momento in cui oggettiviamo con Chi di dovere un nostro pensiero, una nostra intuizione, per il solo fatto di tirarlo fuori in una forma compiuta e comprensibile anche per chi ci ascolta, lo rendiamo concreto, così avere un oggetto sul quale indirizzare la nostra Volontà guaritrice, in qualche modo concretizza, quindi oggettivizza tale Volonta tanto da renderla fruibile per chi la utilizza. Certamente noi miriamici abbiamo anche altri, e più sottili modi per indirizzare la Forza Terapeutica che dal Centro promana.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 1 mese fa da m_rosa.
    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Dare forma è il primo atto di ogni creazione. Succede anche per il pensiero che nasce grezzo quanto fulmineo e necessita di lavoro per sostanziarsi e articolarsi.
    Tuttavia, quando il pensiero è formulato ed è quindi passato dall’abbozzo alla definizione, possiamo dire che è passato dalla parte profonda del cervello al filtro della corteccia, quello stesso che è in grado di tradurlo in parola, ed ha quindi attraversato tutti gli stati della nostra materia grigia.
    Il neonato cerca poi nutrimento secondo la sua natura, proprio come qualsiasi individuo animato. E il nutrimento gli può venire solo dalla materia che trasporta quanto gli è affine.
    I pensieri sono entità vere e proprie ed è tanto importante dar loro corpo quanto osservarne la manifestazione per capire se meritano di essere nutriti, come buon grano, o falciati, come gramigna.
    Questa l’oggettivazione cui accennava più sopra anche M_rosa.
    Il nutrimento, che segue la sustanziazione-oggettivazione, è la scelta, il libero arbitrio che ognuno di noi ha in dotazione e che alimenta o, mancando, annienta l’entità-pensiero.
    Quindi se un ammalato, un bisognoso, ricorrono alla medicina ermetica e questa in primis compie funzione di levatrice-educatrice aiutando a modulare il pensiero-richiesta così che assuma forma definita e si sostanzi (non a caso esiste un modulo apposito), successivamente occorre un veicolo che si faccia latore del nutrimento verso il pensiero di autoguarigione che è scaturito.
    In tal senso, pure il placebo dato ai malati è riconoscimento di una volontà formalizzata e, quindi,supporto alla medesima affichè cresca e si rafforzi e diventi in grado di riprodursi.

    BELL
    Partecipante
    Post totali: 79

    A proposito del Placebo o effetto Placebo riportato da Tanaquilla (v.post del 7 Marzo u.s) ritengo opportuno precisare che le più recenti conclusioni scientifiche attribuiscono all’acqua molteplici proprietà.
    Tra le principali proprietà biologiche dell’acqua c’è il trasporto dei nutrienti verso le cellule, l’eliminazione delle tossine dagli organi vitali, il mantenimento della giusta umidità delle mucose di gola e naso; inoltre aiuta il flusso di sostanze nutritive e di ormoni nel nostro organismo, favorendo un rilascio delle Endorfine a livello del Sistema Nervoso Centrale che contribuiscono ad un miglioramento del tono umore. La mente sarà quindi più libera e ne risentirà in maniera positiva anche il corpo.
    Infine, senza entrare in termini e meccanismi complessi, stimola il sistema Immunitario, previene o riduce i fenomeni artritici, regolarizza il transito intestinale riducendo la stipsi ecc.
    Ho riportato brevemente alcune caratteristiche dell’acqua perché, secondo me, è di fondamentale importanza avere un veicolo, che nei casi specifici presi in considerazione, abbia prima di tutto determinate caratteristiche intrinseche che lo rendono idoneo (non ostruente) a condurre la forza terapeutica trasmessa.
    In questo senso può essere utile ricordare i rimedi delle Lunazioni che abbiamo preso in considerazione a proposito di alcune Patologie Oculari; la luce verde, la luce gialla, l’acqua con i petali di rosa hanno tutti in comune delle caratteristiche fisico-chimiche che gli rendono idonei verso determinate Patologie.
    Un Fraterno Abbraccio.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Interessante la sintesi che fai Fleurdelys nel post del 10/3. Recenti teorie considerano il placebo come una forma efficace di terapia collegata principalmente a fattori ambientali, cioè circostanziali alla situazione in cui avviene l’azione curativa, come il rivolgersi al medico, l’andare in ospedale, l’ascolto di una persona cara, la condivisione di un momento o una notizia positiva, il farmaco eccetera. Allora mi pare che “placebo” sia tutto il meccanismo, di relazioni e fattori vari, che ruota attorno all’attivazione per sanarsi che sembra divenire campo d’azione favorevole alla volontà (auto guarigione) dell’ammalato. Oserei un’analogia col terreno preparato ad accogliere il seme (Hermes dal Centro erogatore) che genererà la pianticella (Salute nell’ammalato).

    ondina
    Partecipante
    Post totali: 80

    Grazie Holvi ho riletto il tuo post del 30/7 … mi è stato utile!
    Buonanotte

    GELSOMINO
    Partecipante
    Post totali: 141

    Mi riallaccio al post di Mandragola per fare una riflessione : quindi il placebo o l’effetto placebo di per se non veicola nessun tipo di energia, ma serve ad attivare in modo inconsapevole la volontà di guarigione in chi crede che l’intervento debba necessariamente venire da fuori ?

    seppiolina74
    Partecipante
    Post totali: 270

    Leggere il post di Mandragola11 del 7 marzo sui nanorobot che hanno affamato 4 tipi di tumore “affamandoli”,mi ha subito ricordato le tecniche militari usate da millenni per sconfiggere il nemico (di turno) da parte degli eserciti militari.Si spingeva l’avversario a chiudersi all’interno delle proprie mura e si tagliavano loro i ponti con le provviste di cibo che provenivano dall’esterno..L’alimentazione resta davvero il primo aggancio alla vita,su tutti i piani e a tutti i livelli!

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Già, il placebo non veicola principi attivi efficaci, e il suo effetto positivo è il risultato del contesto psicosociale intorno al paziente. Oggi le investigazioni, pur sostenendo che funziona in una certa misura solo su alcune patologie, non riconoscono le ragioni del suo effetto positivo, ma cercano di analizzare il fenomeno. Potremmo sperare che la scienza ufficiale possa arrivare a prendere in considerazione la potestà dell’intelligenza umana sulla riconquista della salute e l’apporto che ad essa può dare il contributo in stato di simpatia o d’amore di un medico? Cose che la Scienza e la Terapeutica ermetica non solo affermano da sempre, ma consentono di sperimentare e realizzare attraverso un necessario percorso di pratica, educazione e preparazione, senza le quali il valore animico è inefficace, come scrive il Maestro Kremmerz (SM,II,182). L’effetto placebo, però, non credo proprio riguardi – come si vuole invece sostenere – l’omeopatia che funziona benissimo oltre che sugli animali (l’ho sperimentato più di una volta), anche sulle piante, caso quest’ultimo – chiamato agro-omeopatia – di ultradecennale sperimentazione da parte di alcuni ricercatori dell’Università di Bologna.

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Le essenze che bruciamo nei riti emanano particelle che vengono a contatto con i nostri organi di senso, in particolare con l’olfatto. Classificato come organo senso viscerale insieme al gusto, per la stretta associazione con il sistema digerente e perché fisiologicamente a esso collegato, presenta proprietà peculiari.
    Stupisce come, nonostante la membrana olfattiva (area di 5 cmq nel tetto della cavità nasale), sia strutturalmente semplice e la sua rappresentazione nel cervello manchi apparentemente di alto grado di complessità, l’olfatto possa mediare il riconoscimento di oltre 10.000 odori differenti.
    I recettori olfattivi sono neuroni, ovvero cellule del sistema nervoso, che, disseminate nella membrana olfattiva costituiscono il solo luogo in cui il sistema nervoso è a contatto col mondo esterno. Ciascun neurone olfattivo possiede un solo tipo di recettore, sensibile a un numero molto limitato di molecole odorose. La percezione di un odore, composto di molte molecole, è possibile per l’attivazione di più recettori. Il rapido adattamento del sistema olfattivo fa sì che, restando esposti a un determinato odore, la sua percezione diminuisca e alla fine cessi.
    L’importanza dell’olfatto e delle reazioni alle sostanze odorifere è molto probabilmente sottovalutata, se consideriamo che abbiamo circa 1.000 geni codificanti per altrettanti recettori olfattivi. Ciò significa che l’1% del genoma è deputato alla loro formazione, costituendo la più grande famiglia di quelle descritte nei mammiferi.
    Il recente riscontro di recettori olfattivi pressoché in tutto l’organismo (muscoli, fegato, reni, vasi sanguinei, sperma) induce a ipotizzare funzioni ancora sconosciute. Ad es., si è scoperto che la lesione di un gene che sintetizza per un particolare recettore olfattivo renale causa problemi nella funzionalità del rene e nella produzione dell’ormone responsabile del controllo della pressione sanguinea.
    Peculiare è che l’olfatto non afferisce al talamo (centro intercalato sulle vie della sensibilità nella parte interna del cervello) a differenza di tutti gli altri organi di senso, i quali hanno le interconnessioni con sistema limbico e corteccia in questa sede, che funge probabilmente da mediatore fra sensazioni provenienti dall’esterno, contenuti emozionali ed elaborazione mentale.
    Gli stimoli olfattivi passano invece direttamente dal naso al bulbo olfattivo, che è in diretta connessione con la corteccia olfattiva orbito-frontale e con il sistema limbico, filogeneticamente la parte più antica della corteccia cerebrale e implicata nelle funzioni vegetative, olfattive, comportamento sessuale, nelle emozioni di rabbia paura e nella motivazione e regolazione degli affetti, nonché nell’elaborazione dei ricordi e nella creazione della memoria connessa ai nostri vissuti. Probabilmente, proprio per la mancata elaborazione da parte del talamo, si crea un legame odore-emozione e il ricordo olfattivo si carica di emotività, che riemerge quando si ripresenti lo stesso stimolo odoroso. L’olfatto ha quindi il potere di rievocare memorie dal passato e l’emozione associata.
    A indicare l’importanza dell’olfatto nel garantire la sopravvivenza è la presenza di reazioni ‘innate’, cioè indipendenti dal vissuto personale, quali il disgusto verso gli odori che emanano le sostanze in putrefazione (segnale di cibo pericoloso), o viceversa di cibo appetibile, di stimolo sessuale. Vi sono dati a favore dell’esistenza anche nell’uomo di ferormoni e di stretto rapporto fra olfatto e funzione sessuale. I ferormoni sono captati dall’organo vomero-nasale, situato in una fossetta del setto nasale, i cui recettori odoriferi proiettano ad aree dell’amigdala e dell’ipotalamo, associate con la riproduzione e con il comportamento alimentare.
    A differenza degli altri sensi, gli odori restano impressi nel cervello umano molto a lungo e le rielaborazioni inconsce di questi permettono la conoscenza dell’ambiente esterno, garantendo la sopravvivenza. I ricordi legati alla sfera olfattiva perdono solo il 20% della propria intensità dopo un anno; si è dimostrato che le persone possono ricordare il 35% di quanto annusano, rispetto al 5% di ciò che vedono, il 2% di ciò che sentono e l’1% di quello che toccano, motivo per cui i ricordi legati agli odori sono difficilmente modificabili.
    Le modalità di funzionamento del sistema olfattivo che si vanno scoprendo inducono a ipotizzare un effetto attivo delle sostanze odorose che si emanano dal braciere in cui bruciamo le essenze, e che ogni essenza sia utilizzata proprio in virtù della particolare azione che verrà a esercitare nella nostra struttura cerebrale, in particolare nella parte ancestrale del cervello, predisponendo l’organismo all’effetto auspicato.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Interessante ed utile la disamina di Buteo sull’olfatto, anche in relazione alla sua capacità di rievocare memorie. Quindi, ad esempio, un profumo associato tradizionalmente da lunghissimo tempo ad un certo scopo, e così usato da molte persone, dovrebbe indurre sempre gli stessi risultati. Studi attuali parlano anche di una impronta olfattiva che ognuno ha, che non sarebbe modificata dai cibi ingeriti. E’ un “odorprint”, una impronta odorosa, assolutamente personale, come esistono le impronte digitali che ci identificano. Da questa si cerca anche di poter individuare talune patologie.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Quando ero bambina mi dicevano di non toccare i piccoli della mia cocorita perché se avessi alterato il loro odore contaminandolo con quello delle mie dita la madre non li avrebbe più riconosciuti e avrebbe cessato di dar loro da mangiare. E altrettanto ho letto in merito a cuccioli di mammiferi selvatici che se fossero entrati in con-tatto con la mano umana sarebbero stati condannati a morte perché rifiutati dalla propria genitrice e dal branco.
    So che per i cani l’odore del padrone è percepibile addirittura a centinaia di metri di distanza e tutti sanno che (sempre i cani) possono ritrovare le persone in base al loro odore anche sotto metri di neve o distinguerne la traccia anche in una foresta.
    So che esiste un imprinting olfattivo per cui i neonati poggiati sul ventre materno ne annusano il profumo e lo cercano e se ne nutrono per calmarsi.
    Poi, certi profumi vegetali (come incenso, pino, ma anche ambra, zafferano, ecc.) sono straordinariamente somiglianti ad alcuni odori umani di certi periodi o di certe fasi della vita tanto che non vedo troppo improbabile il fatto che vengano usati per dare una indicazione di uno stato da attraversare o raggiungere.
    Ricordo che lo stesso Kremmerz parlava di “molecole, parti invisibili del nostro corpo vivente, che si staccano da questo per entrare in contatto con qualunque persona si mantiene vicina”.
    Credo varrebbe la pena, in proposito, rileggere gli estratti pubblicati sul nostro sito web

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Certe resine, particolarmente profumate grazie ai terpeni fluidi volatili di cui sono composte, sono utili alla pianta per allontanare ciò che è nocivo ma anche per avvicinare ciò che è favorevole, tipo gli insetti benefici e utili all’impollinazione, attirati da quel determinato profumo, che evidentemente gli deve corrispondere in qualche modo. Così per noi un profumo respinge ciò che è diverso ma attira ciò che è simile. La corrispondenza tra il visibile e l’invisibile è perfetta e v’è sempre un medio comune fra i due termini. L’olfatto è l’organo di senso adatto per “toccare” un odore, la sua orma, e riconoscerla ed assorbirla. Forse anche per questo si dice avere naso, cioè fiutare il giusto, la verità.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    L’Ansa dell’8 aprile scorso riporta una notizia particolarmente significativa perché “Contrariamente a quanto si riteneva, anche quando si è anziani il cervello, se sano, continua a rigenerarsi come quello giovane, grazie alla produzione di nuovi neuroni. Lo dimostra per la prima volta nell’uomo la ricerca della Columbia University, coordinata dall’italiana Maura Boldrini. Il risultato è pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell. “Il nostro cervello continua a produrre nuovi neuroni per tutta la vita, e questa è una capacità unica dell’uomo, assente nei roditori e nei primati”, ha detto Boldrini all’ANSA. Finora si pensava che nel cervello adulto non si formassero nuovi neuroni, ma ora è stato dimostrato il contrario. Si è visto che gli anziani sono emotivamente e cognitivamente più capaci di quanto si credesse: possono produrre migliaia di nuovi neuroni, al pari dei giovani, e nel loro cervello il volume della struttura che controlla le emozioni, chiamata ippocampo, equivale a quello caratteristico di un cervello giovane. Unica differenza è la vascolarizzazione, meno diffusa nel cervello anziano.”
    Così finalmente è scientificamente provato quello che la Scienza Ermetica sostiene nella teoria e nella pratica da sempre: tutto nell’organismo è unitario e si purifica e si rigenera in toto e in toto guarisce e si può riequilibrare.

    Personalmente, da profana di medicina, apprendo che il liquor in cui galleggia è definito anche acqua di rocca o di roccia poiché assolutamente limpido, cristallino e incolore e che può zampillare; è inoltre regolato da due sistemi – il centrale di produzione e l’esterno di riassorbimento – comunicanti attraverso un meccanismo idraulico vero e proprio con acquedotto, canali, cisterne, laghi (sorgenti?). Bella l’immagine di questa natura specularmente interna a noi, vero?

    Notizia al link:
    http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2018/04/05/il-cervello-anziano-si-rigenera-come-quello-giovane-_cf1a37ad-8eed-4582-8476-d744974d8d8a.html

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