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Grazie wiwa, sai il giorno dopo del mio ultimo messaggio ho preso il raffreddore! Almeno non la febbre! Ahahah
Sul sogno effettivamente anche a me veniva da piccolo, ora quando la prendo dura uno massimo due giorni, non facciamo più la settimana a letto con la febbre, per fortuna!
Non so dirti di preciso il sogno in quanto i ricordi sono abbastanza confusi, era come vedere un nodo, di una forma disordinata, caotica e provare ad entrarci e più entravo più complicato diventava.Cari Tutti, leggendovi mi si sono risvegliati i ricordi. Anche io da piccolo, quando avevo la febbre, facevo un sogno ricorrente: camminavo in uno spazio aperto, ed in lontananza vedevo una sfera (una palla, non ricordo bene) dapprima molto piccola, che rimbalzava, si avvicinava e me e diventava sempre più grande, fino a diventare enorme, ed io scappavo ma lei mi inseguiva. Non sò il significato di questi sogni che facciamo da piccoli, ma è impressionante come ci rimangono ancorati nei ricordi.
Caro garullo, sono d’accordo con te che abbiamo la necessità di percorrere anche strade pianeggianti, ci mancherebbe, sopratutto con riferimento alla nosra vita quotidiana (lavoro, amicizie, problemi economici, problemi di salute, ecc…), chi non lo vorrebbe.. Ma a volte, questi problemi, così importanti e fondamentali, passano in secondo piano rispetto a quella continua lotta quotidiana che vivo dentro di me, finalizzata a superare quegli ostacoli invisibili all’esterno, ma perfettamente visibili dentro di me. E allora mi chiedo: la felicità dove dimora? E quando in momenti di una certa serenità interiore, in momenti in cui sento che l’equilibrio dentro di me si stabilizza un pò, mi accorgo che la felicità sembra trovarsi al di fuori della nostra materialità: si trova dentro di noi, si trova e dimora in quella parte di noi che avverte che l’Amore, il Bene dato e ricevuto sono il segreto della nostra vita attuale. Se siamo qui, se scegliamo il nostro percorso, se ci uniamo a tutto questo, vuol dire che già sappiamo, magari inconsciamente, che la nostra “felicità” merita tutto il prezzo che dobbiamo pagare per raggiungerla. Visto che una volta raggiunta ci accorgeremo che prezzo non ha.
Scusatemi se i miei voli pindarici mi spingono verso vette magari invisibili agli occhi dei più, ma sono certo che non sono invisibili ai nostri.
Vi abbraccio.Hai ragione caro Angelo, quelli che per altri sono voli pindarici per noi sono la realtà di sapere che il Bene è l’unica cosa che da senso alla nostra vita, diversamente non saprei come fare
Condivido anch’io l’idea che attraverso il nostro percorso ermetico nella finalità di Bene ci sia la chiave per le nostre piccole o grandi realizzazioni. Al servizio della VIta che trionfa…sempre! Vi abbraccio fraternamente
È vero, il Bene da un senso alla Vita e anche una prospettiva, una direzione. Perché,lo sappiamo, indietro non si può tornare, neanche volendo!Si procede solo facendo tesoro delle esperienze vissute e metabolizzate. La Via Ermetica di Miriam ci mostra e ci insegna, nei fatti concreti del nostro quotidiano, che esiste una stretta correlazione tra ciò che siamo e ciò che muoviamo attorno a noi; che il Bene ha mille vie per raggiungerci, anche se non le capiamo subito e, come dicevate, spesso camminiamo senza fiato in salita…ma consoliamoci, si dice che tra le attività sportive, una delle più allenanti per il corpo e la mente, sia proprio la camminata in altura e in salita!!! Fiduciosi sempre, sempre, sempre, che non saremo mai soli, che Qualcuno ha già tracciato il percorso e noi possiamo camminare sulle loro preziose orme. E che arriveremo sicuramente ad un maggior equilibrio e una maggiore coscienza di ciò che ci anima davvero. Bello rileggervi dopo giorni di assenza…ma dopo l’ennesimo tratto in salita…mi ero fermata a fare stretching!!! Ah! Ah! Un caro abbraccio!
Verissimo m_rosa quando affermi che il Bene è l’unica cosa che da un senso alla nostra esistenza, e vero quanto mai Angelo quando ci ricordi che “Se siamo qui, se scegliamo il nostro percorso, se ci uniamo a tutto questo, vuol dire che già sappiamo, magari inconsciamente, che la nostra felicità merita tutto il prezzo che dobbiamo pagare per raggiungerla. Visto che una volta raggiunta ci accorgeremo che prezzo non ha”.
L’impressione che ho una volta di più, come avevo già scritto forse in modo un pò più timido in un post precedente, è che nel Cosmo Infinito, il Bene nel senso più profondo ed esteso del concetto, concepibile credo da ognuno in ragione del proprio livello evolutivo, è sempre e comunque fine a se stesso, non è diciamo secondo a nessuno, mentre ahimè per Lui, il Male, è per forza di cose funzionale al Bene e gli è subordinato, permette attraverso la sua conoscenza, la presa delle opportune distanze, ahimè per chi non le prende queste benedette distanze, mai potrà essere una scriminante non avere riconosciuto il “nemico” e quindi averlo seguito sulla via sbagliata. Affermo questo, in quanto nel bagaglio psichico potenziale di ogni essere umano, vi è instillata, enfusa, questa capacità di discernimento, l’omissione nell’utilizzo, la dico in giuridichese, non excusat!!!!
Un caro saluto ed una buona festa a tutti i naviganti.Voglio solo fare un’aggiunta al post di poco fa, mi è balzato alla mente ora, che la Nostra Pragmatica Fondamentale, l’ossatura sulla quale si fonda la Schola Ortodossa dell’attuale Delegazione Generale del Maestro M.A. Iah-Hel, come a suo tempo voluta dal Maestro Kremmerz, è un vero e proprio Inno al Bene in tutti i suoi aspetti.
Ancora un caro saluto ed una buona festa a tutti.La lotta di cui parli Angelo l riconosco in quella tensione che ci spinge continuamente verso il superamento dei nostri limiti perché – e anche in questo siamo fratelli – sappiamo che quell’individuale limite o fattore patologico del nostro comportamento ci ostruisce la strada, impedendoci di proseguire oltre. Non si tratta di fattori tanto diversi da uno all’altro, perché l’essere umano quello è. Ma sono conditi dalla storia e dalle vicende personali.
In questa naturale e giusta tensione verso il Meglio ed il Bene ci riconosciamo.
La figurazione della strada in salita è appropriata. Ma ricordo l’esperienza fatta tempo fa all’Infernaccio di Montemonaco ove il Maestro ci fece vedere concretamente la differenza che passa tra il camminare contro corrente e il camminare nel verso della corrente. Controcorrente è faticoso, molto faticoso. Ma una volta imparato il passo, obbedienti alla guida del Maestro e vicini l’uno all’altro, si riesce e solo allora si impara a dominare la corrente.
Un fraterno salutoPer chi non c’era chiarisco che nelle fresche gole dell’Infernaccio, scavate dal fiume Tenna, tra il Monte Sibilla e il Monte Priora, il Maestro ci fece fare questo tipo di esperienza. Camminavamo in salita lungo il corso del torrente, inizialmente all’inverso del suo corso, cioè contro corrente. La salita era dura, faticosa e davvero sembrava che lo fosse ancor di più perché le acque del torrente scorrevano verso valle. Bisognava ricorrere alle proprie forze, alla motivazione dell’escursione, al sostegno del Maestro e all’unità del gruppo, per non fermarsi e buttare la spugna. Ricordo tuttavia che il luogo era allietato da nuvole di farfalline azzurre. Al ritorno, chi c’era lo ricorderà, ci sembrava di volare scendendo lungo il corso del fiume, tanto era agevole la discesa, e grande il sollievo di avercela fatta. Il Maestro ci aveva fatto vivere una metafora esperenziale del cammino iniziatico, a livello naturalistico.
Speriamo di mettere a frutto i Semi ricevuti nelle Esperienze con la Delegazione, come la risalita alla sorgente del Fiume Tenna ricordata da Tanaquilla…
x me è stato un Rito, una Trasmissione diretta del Lievito Spirituale, a beneficio di tutta la Compagine miriamica, non solo per chi era fisicamente presente… e se ci ripenso, se mi soffermo su ogni step di quella sperimentazione, finalizzata all’evoluzione, non riesco a interpretarla che come un Tesoro. E, in effetti, un po’ cercatori d’oro lo eravamo seguendo le tracce del +++++ Maestro!…Un abbraccio
Questo tipo di semi, a mio parere, danno sempre frutti. A volte presto a volte più tardi. Pensiamo a noi che abbiamo avuto la fortuna di fare questo tipo di esperienze col Maestro sui Monti Sibillini, nella Natura e con la Natura, e pur facendole con rispetto, convinzione e anche gioia, non subito abbiamo capito… non subito ne abbiamo afferrato la portata ermetica e neanche il riscontro nelle nostre personali esperienze di vita miriamica… e credo molto altro ci sarà ancora da scoprire.
E’ vero Mandragola, cercatori d’Oro effettivamente lo siamo. Tutto il cammino Ermetico credo proprio sia una continua ricerca finalizzata a setacciare progressivamente le nostre sovrastrutture (e qui l’analogia con i cercatori d’oro), a piegare le abitudini sbagliate con l’aiuto delle Gerarchie e con crescente aumento della consapevolezza che è un potente aiuto quando subentrano i freni interiori che ben conosciamo, e con la costante fatica che anche qui, sempre per analogia, contraddistingue chi si mette all’atto pratico a cercare pepite nei corsi d’acqua. Qui in Piemonte scorre un fiume famoso per la presenza di pepite e filamenti d’oro, il fiume “Orco”, con tanto di vallata. Ancora oggi, si vedono persone che sotto il sole, immerse nell’acqua fino alla vita, per ore e ore setacciano i fondali, e magari a sera, stanchi assai, ammirano il ricavo magari anche corposo. Per chi invece è rimasto a casa o si è goduto il fresco in vallata……il commento finale è scontato!!!
Con il tempo ho capito perché i miei nonni, quando da ragazzo mi portavano in vacanza in un albergo proprio in questa valle, chiamavano, con altre persone del posto questo fiume “Evador” tradotto “Acqua d’Oro”.
Un caro saluto ed una buona domenica a tutti.Anche a me, il post di mandragola, come in garrulo ha evocato l’immagine dei cercatori d’oro, con la differenza che noi quell’oro andiamo a cercarlo dentro di noi, e come dice tanaquilla prima o poi qualche seme lo troviamo, che siano pagliuzze o pepite. Ne siamo convinti perché abbiamo l’esempio vivente nel Del. Gen. e perché qualcosa, nel continuo lavorio, anche noi lo abbiamo trovato
Carissimi, è un po’ che sono assente, non scrivo ma leggo tutti i vostri post: Quello di Tanaquilla9 del 3/6 mi ha riportato alla mente un episodio accadutomi un po’ di tempo fa, non ero iscritta alla Schola. Anch’io ho fatto l’esperienza di risalire la corrente, ma non di un torrente, il mio era un fiume, un fiume di gente che andava tutta in una direzione, forse a qualche concerto di non so chi ( era la prima notte bianca a Napoli) Dico nostra perché ero con la mia famiglia. Voleva essere una gradevole passeggiata notturna mai fatta prima di allora. Camminando però ci stavamo rendendo conto che si stava formando un po’ troppa gente così decidemmo di tornare indietro, non c’eravamo accorti della moltitudine di gente che si era formata dietro di noi. Ricordo la fatica che facemmo per camminare, per farci spazio, per uscire da quella folla frenetica che avanzava senza sosta. Una brutta esperienza che all’epoca personalmente mi fece capire soltanto di tenermi lontana da grandi affollamenti, adesso da Miriamica, quella folla rappresenta quell’omologazione di massa dalla quale dobbiamo sottrarci e facendo mia la Sacra esperienza di risalire la corrente del torrente fatta dai fratelli con il Maestro, posso dare a quella esperienza se pur profana un significato più profondo, oso quasi dire Ermetico che pian pianino fa prendere sempre a piccoli passi coscienza di ciò che è Bene per il nostro percorso evolutivo. Un abbraccio!
Nel tuo post, cara tulipano, c’è tutto il senso di ciò che il Delegato ha sempre detto, fare nostre, ovvero riportare nella nostra vita, le esperienze che si sono fatte, si fanno e si faranno nell’ambito della Fratellanza, tanto se vi abbiamo partecipato personalmente tanto che altri Fr le abbiamo fatte per noi, perché la loro valenza è universale in quanto direttamente collegata alle Leggi dell’Universo
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