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Se però penso che la cavalletta vive in perfetta armonia con la Natura nella quale è inserita, sa esattamente cosa le fa bene mangiare, quando/quanto dormine, come riprodursi, ecc ecc.; anche se non mi commuove, un po’ mi intenerisce, soprattutto perché mi fa percepire come ogni cosa nella Vita ha il suo posto e la sua funzione ben definita. Allinearci sempre più ai ritmi naturali, insieme a tutto il resto che come miriamici facciamo, sicuramente ci avvicina a capire qual è
la nostra, di funzioneTrovo interessante e affatto banale il tema proposto da Mandragola su cosa si celi dietro le apparenze di bellezza e perfezione e su cosa sia deforme o anormale: guscio o contenuto? E’ un tema che ha appassionato da sempre l’umanità e mi ha ricordato un’opera letteraria famosa di Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”che com’è noto,parla di un bello,benestante e brillante gentiluomo che si fa fare un ritratto da un artista del tempo, che tutti ammirano per la sua perfezione estetica e purezza d’intenti, ma il comportamento del giovane, di cattiveria e depravazione morale, lo porterà a credere che il suo ritratto potrà manifestare i segni dell’invecchiamento e della corruzione mentre la sua persona fisica potrà in apparenza rimanere integra ..presto si accorgerà che questo escamotage di separare l’etica dall’estetica, è un’illusione poiché il suo ritratto ad ogni nefandezza compiuta, diventerà sempre più brutto e deforme fino a prendere le sembianze di un mostro, da nascondere in soffitta, che solo il fuoco potrà distruggere alla fine del romanzo. Lo stesso Dante Alighieri, molti secoli prima, aveva collocato, nel suo Inferno, personaggi gravemente corrotti moralmente ma di fatto ancora viventi per l’anagrafe… critica feroce alla società perversa del tempo ma che vuole insinuare il dubbio che possano esistere persone vive fuori ma già morte dentro..e credo che il tema sia ancora di grande attualità! Ma tornando a noi e alla concezione ermetica, a questo proposito mi sono chiesta: se la forma è la risultanza di un contenuto e dovrebbe corrispondervi, come può essere che esista una discrepanza così grande tra la bellezza e intelligenza di un uomo e il suo marciume interiore? Cos’è che non ha funzionato in quel caso?
Devo ammettere, come dicevano holvie e mrosa, che anch’io mi sono ‘intenerita’ di fronte al Principio Intelligente di Mater Natura e ai suoi meccanismi di auto-salvaguardia funzionale alla Vita. Mi è capitato di vedere un documentario in cui vi erano due scene che mi hanno colpito: una in cui una cerva, partorito il suo piccolo, lo lecca tutto e non per sentimentalismo ma per eliminare in fretta l’odore che attirerebbe il predatore il quale dopo un po’ arriva comunque..il cerbiatto, troppo lento per scappare si nasconde nell’ erba e attende le sorti… e la madre? Scappa dalla parte opposta al piccolo, fingendosi zoppa, per allontanare il predatore il più possibile e farsi seguire(un animale che appare ferito,infatti, è più appetibile) nel tentativo di salvarlo e ci riuscirà con la complicità del vento che soffiando in direzione contraria disperderà l’odore del cucciolo, salvandolo;l’altra scena di caccia sembrerebbe la solita in cui un leone rincorre uno gnu nella savana, fino a raggiungerlo, e un attimo prima di spalancare le fauci, succede qualcosa d’incredibile…infatti il leone è ,in realtà,una leonessa e lo gnu è un cucciolo appena nato e anziché azzannarlo,lei lo annusa tutto, lo coccola e lo prende con sé per proteggerlo dagli altri predatori in agguato, ‘adottandolo’..il commentatore lo spiega dicendo che forse la leonessa aveva perso il suo cucciolo o forse,semplicemente, lo gnu è stato particolarmente fortunato..in ogni caso, pare che l’istinto materno abbia prevalso sulla fame e la combinazione madre-cucciolo abbia vinto su quella di cacciatore-preda!
Bella l’immagine della leonessa e del cucciolo di gnu perchè mi fa pensare a come, a parità di istinti ( lo spirito di sopravvivenza, la fame, ecc) la Natura operi sempre secondo “Ragione”: cioè anche quello che a noi può sembrare un corpontamento arbitrario, in realtà non lo è. Quindi davvero nulla è un caso nel meccanismo di evoluzione della Vita, anche ciò che sembra non avere – ai nostri occhi – una reazione logica e conseguenziale.
Ho visto ieri il film “Caravaggio l’anima e il sangue” (di Jesus Garcés Lambert). Non sono una esperta d’arte ma, ovviamente, ho apprezzato il genio del Caravaggio. Mi hanno colpita i suoi fondi scuri, schiariti gradualmente fino a giungere alla definizione delle immagini, sì da far pensare che da un mondo nero e insondabile emerga la luce. Mi ha colpita anche il suo realismo/naturalismo privo di filtri. Alcuni affermano che il realismo del Caravaggio indica che alla luce s’ascende per la Natura. Attraverso la vita che risiede nelle cose naturali si monta alla vita che soprassiede a quelle. Ed è per l’unità della Natura che fiori e figure godono di pari dignità in Caravaggio. In questo senso è molto vicino a Bruno. Infatti sembra che Caravaggio facesse parte della frangia più innovatrice della cultura seicentesca ed è ritenuto vicino alla filosofia naturale ed ermetica bruniana, a Campanella e Descartes per l’avversione ai dogmi e l’anticonformismo. Qualcuno conosce più a fondo l’argomento?
Vorrei ringraziare Tanaquilla per quanto ha scritto sul Caravaggio per aver dato una chiave di lettura diversa,vicina all’ermetismo… anche se Caravaggio è uno dei miei artisti preferiti, purtroppo non sono al corrente del suo legame con il pensiero di Giordano Bruno. Però mi ha molto incuriosito e stimolato e cercherò notizie sull’argomento!!!
Ieri sono andata a vedere la mostra su Durer a Palazzo Reale a Milano, davvero emozionante …consiglio di andarla a vedere.
Opere bellissime dai dipinti alle incisioni, tra cui la famosissima Melancolia, di cui se non ricordo male, tempo fa fu postato un commento della Direzione
Mi ha colpito una frase del Durer in cui esprime il suo rapporto con l’arte rispetto alla Natura:
“Crescendo, mi sono reso conto che era molto meglio insistere sulle forme genuine della natura, perché la semplicità è il più grande ornamento dell’arte “
Mi ha fatto riflettere su come sia importante osservare la natura nella sua semplicità …
Un’ultima cosa ha catturato la mia attenzione perché ha richiamato alla mente il lavoro del timbro della Sebezia sul tema della Ninfa, e più precisamente sul concetto che a queste figure femminili è attribuito il compito di traghettare le tradizioni , cito una frase della didascalia dell’ Incisione raffigurante il mostro Marino con una giovane donna trasportata sulle acque marine da creatura metà uomo metà pesce. “Durer ricorre alla classicità e in particolare alla figura dellla “ninfa”, forse per raffigurare simbolicamente come il sapere antico fosse stato trasferito agli umanisti tedeschi, rappresentati dall’ambientezione teutonica del paesaggio”
Buona serata a tutti i navigantiBruno e Caravaggio: mentre l’uno è già incarcerato per finire al rogo, l’altro, anticonformista e ribelle esegue dipinti per committenti ecclesiastici. Pare che i due non si siano mai incontrati, tuttavia qualcuno li accosta per l’anelito alla rinascita di valori legati alla scienza della natura. Entrambi sono innovatori, nel momento storico in cui gli artisti sembrano ristagnare nell’imitazione dei maestri rinascimentali, invece che della natura. Su questo mi hanno sempre colpito le parole di Kremmerz “la Magia o Scienza Assoluta… si trova in conflitto con l’arte quando questa eterna manifestazione dell’ideale più grande si involge nel fango della maniera, fuori i due estremi della realtà plastica e della creazione poetica” (in questo sito: “La Parola al Maestro” – “Ermetismo e Arte”), alludendo al fatto che maniera, copia e artificio si discostino dalla vera interpretazione e/o sintonizzazione con quel quid che infonde l’ispirazione nel vero.
Sui rapporti Bruno/Caravaggio, cara tanaquilla9, ti segnalo l’articolo di Gabriella Prandi in http://old.lanaturadellecose.it/gabriella/bruno.html da cui riporto un passo che cita Bruno:
“Scrive Giordano Bruno nell’ Explicatio triginta sigillorum
“…..i filosofi sono in qualche modo pittori e poeti;
i poeti son pittori e filosofi; i pittori son filosofi e poeti.
Donde i veri poeti, i veri pittori e i veri filosofi
si prediligono l’un l’altro e si ammirano vicendevolmente”
Ma dove ricercare questa uguaglianza tra pittore e filosofo? E soprattutto chi sono i veri pittori e i veri filosofi?
Scrive Bruno: “…L’unica vera conoscenza è quella che procede per immagini…. Comprendere o è fantasia o non esiste senza fantasia…. Solo pensatore è colui che dipinge o scolpisce immagini nella fantasia, e pensatore, poeta e artista sono una cosa sola….”Ringrazio per l’indicazione di Mandragola!Molto interessante il taglio di lettura tra Caravaggio e Bruno suggerito dalle Sorelle, per quello che ne so, anche R. Steiner ha fornito una lettura di tutta la storia dell’arte in chiave esoterica e di Caravaggio, mi colpì il fatto che è stato uno sperimentatore, a tutto tondo, come è stato sottolineato, e che si è spinto fino al limite nelle sue ricerche di colore, riuscendo persino a dipingere su fondo rosso invece che su tela bianca come di solito si usa fare, cosa difficilissima perchè ciò altera i normali canali di percezione dell’occhio e quindi della realtà…testimonianza di una particolare visione del mondo dell’artista…chissà cosa cercava davvero di capire?!?! Da qui il realismo nella ricerca della Luce da cui faceva nascere forme e figure…sembrerebbe dunque un ‘alchimista del colore’ e un impressionista antelitteram. E’ comunque un incentivo a saperne di più! Un caro saluto a tutti
Nel Libro “Giordano Bruno e la Tradizione Ermetica (Edizioni Laterza – 1998)”, alla pagina 366, compare il seguente periodo: “La vera filosofia è musica, poesia o pittura; la vera pittura è poesia, musica e filosofia; la vera poesia o musica è sapienza divina e pittura”. Parrebbe che, secondo il Maestro di Nola, l’arte, nelle varie sue modalità di espressione, assumerebbe sfaccettature diverse, ma tutte con valenza di geroglifici del Divino, o meglio di tentativi diversi per entrare in contatto con il Mondo Divino. Quindi, poesia, pittura e filosofia risultano una sola cosa, con l’aggiunta della musica che si regge su rapporti armonici. D’altronde, se ricordo bene, una delle citazioni di Giordano Bruno, che tento di riportare nel modo più fedele, “siccome in un certo qual modo la Divinità discende per come si comunica con la Natura (tutta), così, nella vita rilucente delle cose naturali si monta alla vita che a quelle soprasiede”, e proprio l’espressione artistica in tutte le sue modalità, mi pare sia interpretabile come uno strumento di comunicazione con il Divino. Ed è lo stesso Maestro Kremmerz a ricordarci poi, che nessuno fu poeta senza amore, la poesia è dipinta come l’amore, e nell’amore vi è la verità.
Una buona domenica a tutti.La frase di Bruno, riportata da Mandragola, mi fa pensare al potere della visualizzazione o meglio della Immaginazione Ermetica, secondo cui la volontà, fecondando il pensiero, lo dinamizza rendendolo idoneo a creare, di cui il M. Kremmerz nelle sue opere parla ripetutamente, così come se ne parla anche sul nostro sito e, molto specificatamente nell’area riservata. Per tutti gli iscritti mi permetto anche di ricordare le Dispense dove c’è una spiegazione delle quattro tipologie di immaginazione, data direttamente dalla Delegazione Generale, veramente chiarificatrice
La pittura e la musica sono linguaggi innati nell’essere umano. I bambini cantano e disegnano molto prima di imparare argomentazione e descrizioni, per non menzionare tutta la psicoanalisi che si muove sulle immagini, e la musica, usata perfino sugli animali per indurre comportamenti nonché aumento della riproduttività.
E nella Scienza Ermetica penso a tutti i millenni in cui la popolazione istruita era davvero poca e solo l’arte figurativa e quella musicale potevano ‘parlare’ alle folle, magari per suscitare quel lampo…quel ricordo…quel quid che distingue chi cerca ALTRO e cerca OLTRE.
La parola invece, comunque pronunciata, mi pare debba ricostruire l'”idea” per diventare comunicazione con in più il rischio di essere fraintesa…È vero Catulla, la parola corre sempre il rischio di essere fraintesa, però è pur vero che l’esercizio di “ricostruire l’idea” e trasmetterla con le parole, ci permette di poterla oggettivare, quell’idea, perché solo così possiamo essere certi che la sensazione, la comprensione diretta e viscerale che possiamo provare rispetto a determinati eventi non rimanga invischiata in una forma soggettiva e quindi personalistica di conoscenza, che, detto tra noi, potrebbe anche essere incompleta o non vera, ma, invece possa ricevere conferma da Chi ne abbia le facoltà.
Infatti M_rosa, la fortuna di essere in una Schola che detiene il patrimonio iniziatico e di avere la possibilità di contatto con i Maestri è un privilegio enorme rispetto a chi, fuori dal tempio e in ogni tempo, doveva lambiccarsi il cervello e sperare, solo sperare, di fare l’incontro giusto per trovare l’aggancio alla Tradizione e alla Scienza.
In questo senso indubbianente il nostro presente è incomparabilmente ricco e propizio grazie alla generosità di Chi può.
Tuttavia, quest’epoca di pseudo-istruzione è anche epoca di parole (come magistralmente esprime J.M.Kremm-erz nella Lettera ai Saggi Venerandi con cui si apre la Pragmatica Fondamentale della S.P.H.C.I.). Forse proprio a causa di tanto inquinamento la voce della Verità si è fatta più forte e capillare, così che anche i più confusi e meno preparati possano trovare riparo e conforto dalle tempeste della vita e, magari, della propria anima…Vorrei agganciarmi ai post di Catulla e M_rosa in relazione all’immediatezza del linguaggio artistico e all’oggettivazione passante per “l’esercizio di ricostruire l’idea”. Non sono un esperto d’arte, per quanto non mi sia del tutto estranea l’esperienza artistica la quale, per altro, mi ha effettivamente dato la possibilità di “sentire” l’immediatezza di quel linguaggio cui si accennava sopra. Nondimeno, ho potuto sperimentare che tale immediatezza, restando confinata in una dimensione quasi sempre soggettiva, ha appunto la necessità di essere “sgomitolata” perché possa diventare – come dice Catulla – comunicazione e passare così dalla dimensione soggettiva a quella oggettiva. Perciò, osservate da questa visuale, soggettività e oggettività non sono fasi contrapposte ma susseguenti o, meglio, conseguenti. La conseguenza, poi, si impone addirittura se, come dice M_rosa, chi oggettiva lo fa per necessità di vedere confermata la propria interpretazione o, magari, di essere sollecitato ad adottare una diversa prospettiva di valutazione. In effetti, l’oggettivazione, perché abbia una effettiva utilità in ritorno, ossia possa diventare opportunità di arricchimento e di crescita in senso lato per chi oggettiva, non può e non deve essere legata alla personalistica aspettativa di ricevere conferma, bensì deve comportare la disponibilità ad accettare anche l’esatto contrario della conferma. Ha difatti una qualche utilità la ricerca della conferma fatta al solo scopo di alimentare il cosiddetto amor proprio? La domanda ha un suo senso se è vero che tutti gli artisti – e chi di noi non lo è almeno un poco? – sono suscettibili. Ma noi, discepoli dell’Arte Ermetica, dobbiamo ricordare che il Maestro Kremmerz si rivolgeva ai discepoli della Grande Arte e non della piccola arte umana.
In primis, vorrei ringraziare tutti i partecipanti a questo tema, in quanto umile lavoratore nella “vigna dell’Arte”, per la ricchezza di interventi proposti, che invogliano anche il meno attento osservatore a soffermarsi e a con-dividere quanto di molto interessante si sta qui disquisendo.
Chi come me vive e lavora con l’arte, in una perenne osmosi, nel tempo e nello spazio in cui si ritrova, semplicemente può affermare che l’artista, in generale non fa nessun ragionamento cosciente, e questo perché l’Arte prima di tutto è pura e semplice intuizione, quando è vera!.
Certo bastasse l’intuizione, il mondo sarebbe molto più affollato di artisti o presunti tali. Infatti il processo di trasformazione dell’Idea, raccolta nella propria intuizione, sia di espressione sonora o visiva, non a caso, come osservava (catulla2008) la musica e la pittura, sono considerati linguaggi, o meglio Modi, con cui tutta la natura, prima ancor che nell’umanità, si esprime e si diffonde nell’universo, conosciuto e non conosciuto ai sensi umani.
L’artista è il medium, tra l’idea e la sua emancipazione. Tanto più puro è il lavoro dell’artista di trasposizione nel piano materico, tanto più l’idea esprimerà la sua Unità, poiché l’Arte, prima di ogni altra cosa è esaltazione della bellezza!
Per fare questo grande lavoro però occorre una grande tecnica, ovvero un modus operandi, che asseconda e ne guidi l’intero processo evolutivo, dal momento dell’intuizione fino alla sua realizzazione finale.
Questa tecnica, va com-presa fino ad averne la totale padronanza. Bach, il compositore tedesco, teneva i suoi discepoli, così amava definire i suoi alunni, nella propria casa finché non avessero raggiunto un tale grado di conoscenza, tale da dare loro la possibilità di procedere autonomamente seguendo la propria vocazione, e il tempo di maturazione di questa preparazione finiva con la realizzazione del cosiddetto “capolavoro” che non è come tutti possano pensare il lavoro più bello in assoluto che si possa compiere, ma più semplicemente il primo (capo) lavoro, fatto senza nessuna indicazione magistrale, ovvero frutto del proprio maestrato.
Fino a quel momento, il maestro trasmetteva ai propri discepoli tutta la sua conoscenza, ovviamente in misura proporzionale ad ognuno di essi, secondo la propria predisposizione artistica.
Dunque i due linguaggi, visivo e sonoro possono e devono lavorare in simbiosi.
Infatti non può esserci nessun processo creativo, se non si è in grado di immaginare l’idea, di proiettarla al proprio interno, realizzandola di fatto già su un piano astrale. È noto che Mozart, ma anche Michelangelo, “vedessero” l’intera opera in un solo istante, e poi pazientemente e con grande industria, trasmutavano quell’idea in suono Amadeus e in immagine su tela o scavata nella pietra Michelangelo, e la loro testimonianza divenne così, memoria eterna per tutte le generazioni future.
La natura fa tutto questo in ogni istante, da sempre, donandoci l’Immenso, cosi come noi possiamo bere un semplice bicchiere d’acqua, ma… senza chiedere nulla in cambio. -
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