LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS TRA DATI OGGETTIVI E OPINIONI SOGGETTIVE

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  • kridom
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    Post totali: 177

    Grazie Buteo per le tue informazioni che trovo sempre molto utili oltre che scientificamente neutre.
    Sia mandragola11 sia Angelo si pongono, come tutti, il tema della obbligatorietà o meno del vaccino. Tema che fino ad una ventina di anni fa non era di particolare interesse per la pubblica opinione fino a quando venne pubblicato nel 1998 su Lancet l’articolo, poi ritirato perchè considerato fraudolento, che ipotizzava una correlazione tra vaccino esavalente e autismo. Credo che sia stato quell’evento a creare un senso di sfiducia nelle persone su efficacia dei vaccini ed effetti collaterali.
    La storia degli ultimi “scandali” sugli effetti collaterali dei farmaci dimostra che ci vuole tempo, come già evidenzia Angelo, per comprendere tutti gli effetti collaterali e, purtroppo, le aziende farmaceutiche non sempre sono state oneste nel comunicare alle autorità gli effetti collaterali a loro conoscenza; a tale riguardo vi riporto due esempi fra i tanti:

    Pertanto, suppongo che la ritrosia da parte dei decisori politici di tutte le democrazie occidentali nell’obbligare i propri cittadini alla vaccinazione anticovid19 dipenda molto dalle considerazioni evidenziate sopra.

    La vita, e l’appartenenza alla Fratellanza di Miriam, credo ci portino sempre a dover fare delle scelte, per quanto possibile consapevoli, che non possiamo sempre lasciar fare ad altri al posto nostro. Personalmente, appena sarà data la possibilità di farlo anche a me, mi attiverò subito per prenotarmi e utilizzerò anche gli strumenti che la Fratellanza ci ha dato per proteggermi da effetti collaterali futuri.

    Una mia amica sollevava dubbi sui vaccini anticovid19, peccato che poi mi abbia detto che lei avrebbe continuato ad assumere la vitamina D, lo zinco e la ferrolattina. Allora le ho chiesto che garanzia aveva che non ci fossero effetti collaterali per questi integratori? quali studi scientifici dimostrino effetti benefici? ci può essere un conflitto d’interesse per l’azienda che li produce? La sua risposta era che alcuni amici glielo avevano consigliato…

    Un abbraccio a tutti/e voi

    Alef2006
    Partecipante
    Post totali: 222

    Personalmente preferisco sempre la persuasione all’obbligo.

    Tuttavia, prima di parlare di obbligatorietà bisognerebbe assicurare un flusso di lavoro in grado di decuplicare il numero di vaccini somministratili nell’unità di tempo altrimenti altro che obbligo: la vaccinazione di massa con questi ritmi terminerebbe tra 3 anni. Io sono fiducioso e credo che riusciremo ad accelerare i ritmi ma al momento forse è prematuro parlare di obbligatorietà.

    Come Mandragola credo che la scienza ufficiale abbia davvero compiuto un lavoro esemplare questa volta ed osservare tutti i ricercatori concentrati nella risoluzione del medesimo problema che affligge l’umanità è stato molto bello.

    Vi abbraccio tanto

    Alef

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Proporre un vaccino alla popolazione è una scelta politica, una scelta di prevenzione anziché di cura, e, differentemente da quanto forse si pensi, non è una novità dei nostri tempi. Le malattie infettive hanno inciso pesantemente nel corso di secoli e millenni. Il vaiolo, i cui esiti ritroviamo in mummie egizie di 3000 anni fa, pare abbia imperversato dall’Egitto all’India, alla Cina e Giappone con epidemie imponenti, prima di giungere in Europa. La peste antonina del II sec. fu probabilmente un’epidemia di vaiolo. Nel 1979 l’OMS ne dichiara l’eradicazione: un successo ottenuto con lo sforzo di tutti gli Stati, in un percorso lungo…. ben oltre 2000 anni! Le prime testimonianze di ‘vaccinazione’ (anche se il termine non era ancora coniato) risalgono almeno al 1° millennio a.C., con le tecniche di ‘variolizzazione’ in uso presso Cinesi e Indiani, consistenti o nell’insufflare nelle narici polvere di croste vaiolose, o nell’inoculare sottopelle, come facevano i bramini, sottili fili impregnati di pus prelevato dalle pustole.
    I popoli del Caucaso la praticavano e l’utilizzavano per preservare la bellezza delle proprie donne, oggetto di florido commercio. Era in uso in Asia Minore, nell’Impero Ottomano, e presso popoli africani. Agli inizi del ‘700 la scrittrice e poetessa inglese Lady M. Wortley Montagu, moglie dell’ambasciatore in Turchia, durante i suoi viaggi ne viene a conoscenza visitando le zenane, gli appartamenti femminili dei palazzi, dove le donne la praticavano. Molto sensibile verso la malattia, per esserne stata deturpata, fa applicare la tecnica sul figlioletto e al rientro a Londra la propaganda, pur fra molte resistenze. Nell’aprile 1721, quando un’epidemia di vaiolo colpisce l’Inghilterra, fa inoculare anche la figlia e nella sua scia si variolizzano molti nobili inglesi. Si sperimenta nelle patrie galere su condannati a morte, che hanno così la vita salva sia dal vaiolo sia dalla pena capitale, e in diversi paesi europei si procede a inoculare i bambini (quasi sempre orfani ospiti di istituti di ricovero).
    Entra anche alla corte di Russia, poi in Olanda, Svizzera, Austria, Prussia. In Francia, dopo un iniziale favore, si ha l’opposizione della Chiesa e di Luigi XV, che la bandisce. Ma è reintrodotta dopo la di lui dipartita (per vaiolo) nel 1774, dal successore Luigi XVI, che si fece variolizzare, risparmiandosi così l’infezione (ma non la ghigliottina). A Verona, il primo esperimento documentato risale al 1769 e fu eseguito da Nicola Bongiovanni, protomedico della città.
    La metodica, pur efficace, poteva però evolvere in malattia grave nei soggetti che vi si sottoponevano, con anche il 2-3% di decessi, e provocare focolai epidemici fra chi non era stato variolizzato. Ma il vaiolo era gravato da una mortalità ben maggiore, del 20-30%, oltre che da esiti importanti.
    Il salto di qualità si avrà con Jenner, medico inglese, il quale, nella sua pratica medica ventennale nelle campagne, aveva imparato, dai contadini, che i mungitori che contraevano un vaiolo leggero per contatto con le vescicole vaiolose durante la spremitura delle mammelle di vacche affette dal vaiolo bovino (cowpox), rimanevano poi immuni al vaiolo classico (smallpox).
    Jenner intuisce l’opportunità di testare, per la variolizzazione, pus prelevato da pustole di un soggetto contagiato dal vaiolo vaccino, responsabile di sintomi lievissimi, per verificare la possibilità di immunizzazione al vaiolo umano. Il 14 maggio 1796, quando giunge da lui una giovane mungitrice affetta da cowpox, ne preleva un poco di pus dalle vescicole e l’inocula a un ragazzino di 8 anni, che manifesterà sintomi lievi per pochi giorni. Resta da verificare l’avvenuta protezione dalla malattia e dopo 2 mesi Jenner inocula nello stesso ragazzo pus prelevato da una lesione recente di vaiolo umano: la malattia non si sviluppa. La sperimentazione ha avuto successo. Quel giorno di maggio rimarrà la data universalmente riconosciuta come inizio delle vaccinazioni. Fu lo stesso Jenner a introdurre il termine “vaccino” a indicarne l’origine dal vaiolo bovino (variolae vaccinae) e “vaccinazione” si sostituirà presto a “inoculazione da vaiolo di vacca”. Sarà poi Pasteur a estenderlo anche alle nuove e future vaccinazioni, per onorarne la scoperta.
    Fin da tempi antichi abbiamo prova di come l’uomo ricerchi non solo la cura ma anche l’evitamento (prevenzione) della malattia. Dalle caste sacerdotali questa conoscenza si è tramandata con la cultura e usanze femminili ed è filtrata nel bagaglio di esperienze e manualità contadine. La nuova tecnica riscosse rapido successo, fu innovativa in campo medico e, vedremo, anche sociale e politico. Eppure, fin da subito, suscitò non solo entusiasmi, ma anche profonde resistenze.

    decla
    Partecipante
    Post totali: 57

    Condivido pienamente il pensiero di Kridom in quanto credo anch’io che “ non si possa lasciar fare ad altri al posto nostro” … la vita quotidiana e l’essere miriamici credo non sia mai scissa perché ogni scelta della nostra vita è fatta da miriamici se pur, parlo per me, a volte con troppa poca consapevolezza e soprattutto tra mille sbagli … “Una vita da mediano” cantava un pò di tempo fa qualcuno… io direi meglio “Una vita da miriamico” perché in ogni attimo e in ogni situazione è presente un impegno quotidiano fatto anche di tante cadute ma meravigliosamente e a volte anche inaspettatamente di tante risalite …. essere miriamici, per quello che io ho vissuto e vivo, credo significhi anche riuscire ad acquisire capacità, ovviamente nei propri limiti e possibilità, di saper cambiare prospettiva e riuscire a vedere le cose anche da un altro punto di vista …. ovviamente credo significhi anche acquisire capacità di sintesi, obiettivo, come potete ben vedere anche da questa lunga prefazione, da me molto lontano (giuro però ci sto lavorando) ma non sono riuscita a dire diversamente che, per le ragioni di cui sopra, cambia volto anche il concetto, che non è teorico ma pratico, di libertà, e dell’agire sempre non solo per il proprio ma anche per l’altrui bene … e questa pandemia , per i miriamici e non, volente o nolente, ci pone proprio davanti ad una nuova visione di libertà di scelta, vaccino si oppure no, perché quando si sceglie non c’è possibilità di farlo solo per se stessi ma la nostra scelta coinvolge inevitabilmente tutti gli altri …… e qui torno alla condivisione del mio pensiero con Kridom …. sicuramente non si può avere certezza di non effetti collaterali a lunga scadenza, per inevitabili limiti di tempo per una risposta scientifica, ma l’alternativa sarebbe solo quella di lasciare ad altri il compito di raggiungere la cosiddetta immunità di comunità (emulo il termine perché “di gregge” è proprio brutto) ….a volte decidere significa rischiare ma poi alla fine quello che conta credo sia sempre sentirsi bene per quello che ci portano a fare le nostre scelte …. ovviamente sempre “cum grano salis” e ancora più ovviamente con tutti gli strumenti di protezione che ci vengono sempre donati con immenso amore e generosità … un caro abbraccio fraterno a tutte/i …..
    P.S. ringrazio di cuore Buteo che mette a disposizione di noi tutti la sua professionalità e conoscenza utilissimi per quelli come me completamente ignoranti in materia e sempre più confusa in questa dilagante “infodemia” ….

    guglielmo tell
    Partecipante
    Post totali: 214

    Molto interessante questa storia. Aveva letto che in età napoleonica chi voleva lavorare per lo stato francese doveva sottoporsi alla vaccinazione, però se ne parlava più in termini di test di resistenza del candidato che come prevenzione vera e propria. Invece al museo delle Arti Sanitarie di Napoli, presso gli incurabili, ho letto che i Borboni napoletani introdussero una sorta di prima vaccinazione di Massa. Inoltre sempre agli incurabili, si intui’ in qualche modo una sorta di principio di immunità acquisita, convertendo alcune prostitute in infermiere per malati sifilitici ritenendo che per la loro professione potevano essere entrate in contatto con la malattia e sviluppato una sorta di resistenza. Caro saluti a tutti

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Bella escursione storica sui vaccini e interessanti argomentazioni da parte di tutti . Io sono per la libertà di scelta, tranne in quei casi in cui il vaccino dovesse diventare obbligatorio, come ad esempio per i medici o gli operatori sanitari. Mi risulta che al momento chi si vaccina deve essere d’accordo, sottoscrivendolo, sul fatto che non si conoscono gli eventuali danni o effetti collaterali che nel tempo il vaccino può procurare. Questo dubbio è lecito averlo, non si può ignorare, e la scelta al proposito non può che essere individuale.

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Proseguiamo a vedere come progredì negli Stati la volontà d’imporre l’obbligo vaccinale verso il vaiolo.
    Per la sua efficacia, la vaccinazione jenneriana si diffonde rapidamente alla fine del XVIII sec. dall’Inghilterra all’Europa. Diventa uno degli strumenti dell’ideologia della Rivoluzione francese, che propagandava attenzione alla salute del popolo, in contrasto con le pratiche mediche, appannaggio dei soli aristocratici.
    Napoleone nel 1805 la rende obbligatoria per il suo esercito, ben conscio che soldati malati abbiano scarse possibilità di vittoria. Trent’anni dopo, l’esercito prussiano e quello sardo seguiranno il suo esempio. Ma nel frattempo si intuisce che, per evitare le epidemie, sia necessario vaccinare anche la popolazione. A Milano sarà il dr L. Sacco, sostenuto dalle autorità francesi, a promuovere la vaccinazione: dalla fine del 1799 in 5-6 anni vaccinerà più di 130.000 persone. Interessante è quanto annota appena sopra (v.) Guglielmo Tell sui Borboni a Napoli.
    Eppure, nonostante l’indubbio successo, agli entusiasmi si affiancano presto resistenza e rifiuto della vaccinazione, come riportano le cronache del tempo. Per superare le opposizioni, si estese alla popolazione l’obbligo imposto agli eserciti. Il primo Stato ad adottarlo fu il Principato di Piombino e Lucca nel 1806, poi la Baviera nel 1807 e successivamente il resto d’Europa.
    La scelta di intervenire in modo coatto ed organizzato per tutelare la salute pubblica si inseriva nel filone politico e culturale (Cameralismo) originato negli stati tedeschi nel XVII sec., che sosteneva la necessità per lo Stato di occuparsi anche di mantenere nelle migliori condizioni di salute possibile i suoi sudditi.
    L’Inghilterra in un primo tempo rende la vaccinazione universale e gratuita; negli anni ’40 del XIX sec. la rende obbligatoria. Nella patria delle dottrine liberali, contrarie all’interferenza del governo sulla libera scelta di vita e di pensiero dei cittadini, dove John Locke nel 1689 scriveva: “nessuno può essere costretto ad arricchirsi e star sano. Anzi dio stesso non salverà mai gli uomini contro la loro volontà…”, la modalità coattiva del provvedimento non tarda a manifestarsi in una violenta opposizione. Negli anni ’60 l’Inghilterra stabilirà la coercibilità della vaccinazione, con potestà di processare, imprigionare e confiscare i beni ai genitori che rifiutassero di vaccinare i figli. Non si arresta con ciò il dibattito sui limiti d’intrusione del governo nell’ambito individuale e nel 1898 si ottiene l’abolizione dell’obbligo. Nel lasso di quei 60 anni però la gran parte della popolazione era stata vaccinata (e la malattia drasticamente ridotta): in Europa, dai 5000-7000 decessi da vaiolo per milione di abitanti, si era scesi ad alcune centinaia per milione di abitanti, fino all’eradicazione nel 1953. Nell’Italia post-risorgimentale, conseguita l’unità della Nazione, la vaccinazione antivaiolosa era diventata obbligatoria nel 1888.
    Nel 1964 l’OMS ritiene che la vaccinazione a tappeto dell’intera popolazione mondiale costituisca l’unica possibilità di debellare la malattia.
    Ma succede questo: nel 1966, in Nigeria, nonostante il 90% dei nigeriani fosse vaccinato, scoppia un’epidemia di vaiolo. Poiché si dispone di scarsi quantitativi di vaccino, il 1° gennaio 1967, l’OMS lancia un nuovo programma intensivo per l’eradicazione del vaiolo, fondato su due approcci complementari:
    1) sistema di sorveglianza epidemiologica, per rilevare e isolare immediatamente i nuovi focolai e
    2) vaccinazione di massa nelle zone colpite, con un nuovo vaccino ad alta qualità.
    Questo protocollo risulta vincente. Nel 1974 il 75% delle epidemie era scoperto nel giro di due sole settimane dall’insorgenza del primo caso di vaiolo, entro 48 ore iniziava il contenimento di tutti i possibili contatti e in 15-20 giorni non era più segnalato alcun nuovo caso.
    L’ultimo paziente affetto da vaiolo è registrato nel 1977, in Somalia. Nel dicembre del 1979 l’OMS annuncia ufficialmente l’eradicazione del vaiolo a livello mondiale, a 183 anni dalla scoperta di Jenner (1796) e oltre 2000 anni dalle prime tecniche di variolizzazione di cui abbiamo testimonianza.
    In Italia, la vaccinazione, già sospesa nel 1977, è abrogata definitivamente nel 1981.
    Riporto 2 trafiletti, che mi sembrano spunti di riflessione più che mai attuali:
    ‘Un secolo dopo Jenner, Pasteur capì che la vaccinazione antivaiolosa non era in realtà che l’applicazione particolare di una legge generale di natura, cioè che era probabile vaccinare contro molti tipi di malattie microbiche usando microrganismi della stessa specie, ma di virulenza attenuata. Questa affermazione portò allo sviluppo di tecniche generali per la produzione di vaccini e diede origine all’immunologia come scienza.’
    e
    ‘Il direttore generale dell’OMS dell’epoca Halfdan Mahler definisce l’eradicazione del vaiolo come “un trionfo dell’organizzazione e della gestione sanitaria, non della medicina”. Parole pronunciate in occasione di un meeting in Kenya, al quale partecipava anche il direttore del programma di eradicazione Donald Henderson. A lui fu chiesto quale fosse la prossima malattia da sconfiggere. Henderson prese il microfono e rispose: “la cattiva gestione della sanità”.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Se ci pensiamo, ogni volta che assumiamo un farmaco succede qualcosa di simile. Come facciamo a sapere gli effetti a lunga scadenza di una cura che però ci fa star bene al momento? Eppure se serve ed è necessaria si fa… l’importante è farlo in libertà … anche se a volte la scelta è purtroppo obbligata.

    Buteo, a proposito di prevenzione al femminile recepita dal mondo contadino, mi fai venire in mente la velocità con cui Mater Natura, la nostra mamma vera, ha ripulito i 4 elementi mentre eravamo in lock down a marzo-aprile…acque limpide, cieli trasparenti, terra pulita e perfino il fuoco si è regimato a fine dicembre con la chiusura dell’immenso buco dell’ozono sull’Antartide, e quindi un riequilibrio dei raggi del sole.

    Decla, condivido le tue riflessioni e lo sforzo di raccapezzarsi in questa infodemia massmediatica. Inoltre mi fai riflettere e chiedo perchè ci meravigliamo della viralità di un virus se per anni abbiamo nutrito una promisquità virale in rete, fatta di fake news, insulti, plagi, cyber bullismo? Si può fare questo parallelo tra pandemia e infodemia?

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Di solito dei farmaci ben sperimentati si conoscono le controindicazioni e si possono prendere eventuali o relativi provvedimenti. Di quelli poco sperimentati l’incognita è maggiore. Quando facciamo una cura con un antibiotico o un antinfiammatorio nessuno ci fa firmare un foglio per assumerci la responsabilità di quanto è ignoto che possa accadere. Ci sono persone che si assumono la responsabilità di fare da cavie per cure sperimentali – e non sto pensando ai vaccini – ma a cure per i tumori ad esempio. E captato a persone di mia conoscenza. Queste persone ammalate ne sono coscienti e lo fanno per tentare di salvare la vita. Nel frattempo sono utili alla ricerca medica. Per me va fatta sempre chiarezza e ognuno dovrebbe scegliere avendo in mano tutti gli elementi per poter decidere. Ad esempio vi sono persone con allergie o con altri problemi di salute. Come funziona su loro il vaccino?

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Per ciò che ho letto io le persone con allergie al momento non vengono vaccinate. A leggere quanto tempo ci è voluto per debellare certe malattie, mi viene da pensare che non sarà così facile ed immediato sconfiggere questo COVID. Per quanto riguarda la libertà di scelta la trovo sacrosanta, in effetti i tempi di realizzazione e sperimentazione di questo vaccino sono stati veramente brevi e non sappiamo ancora con quali risultati

    guglielmo tell
    Partecipante
    Post totali: 214

    ” … una legge generale di natura, cioè che era probabile vaccinare contro molti tipi di malattie microbiche usando microrganismi della stessa specie, ma di virulenza attenuata. ..”
    In linea di principio, mi sembra la stessa idea dell’omeopatia.
    Buona notte a tutti

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Cara Buteo, bell’exursus molto interessante!
    Interrogandomi sui tempi di sperimentazione dei vaccini fatti quand’ero bambina, leggo ad esempio sull’antipolio (virus antichissimo, conosciuto anche agli egizi e isolato per la prima volta nel 1909) che il primo vaccino è stato sviluppato da Salk nel 1954 e somministrato nel 1955, appena un anno dopo, a quasi due milioni di bambini statunitensi. Nel 1957 il vaccino è arrivato in Italia.
    Qui abbiamo tempi ristretti nella sperimentazione, o mi sbaglio?
    Ulteriore riflessione su oggettivazione e soggettivazione del problema: dopo la raccolta di tutti i dati scientifici possibili e affidabili, come giustamente richiede tanaquilla9, poi c’è la conoscenza di sé, delle proprie reazioni e del proprio di exursus storico, l’anamnesi, che mi sembra estremamente fondamentale.

    Nel sottolineare come questo nostro dialogo sia benefico per me e di ciò ringrazio la Delegazione Generale, buona domenica a TUTTI!

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Lo status di soggetto allergico è in generale un falso problema e non controindica l’esecuzione di vaccinazioni. In uno studio, in preprint a fine dicembre negli USA, dove sono state somministrate quasi 2,320 milioni di dosi al 30/12 (su un tot. di 5,1 milioni nel mondo) quattro sono le situazioni emerse, meritevoli di valutazione del rischio per il vaccino anti-CoViD, e sono molto specifiche:
    1. pregressa grave reazione allergica a un farmaco iniettabile (endovenoso, intramuscolare o sottocutaneo);
    2. pregressa grave reazione allergica a un vaccino;
    3. pregressa grave reazione allergica a un altro allergene (ad es. cibo, veleno di insetti o lattice);
    4. pregressa grave reazione allergica al polietilenglicole (Peg), polisorbato o olio di ricino poliossile 35 (ad es. Paclitaxel) usati come eccipienti o adiuvanti per formulazioni iniettabili o vaccini.
    Nelle prime 3 situazioni si allunga il periodo di osservazione post vaccinazione da 15 a 30 minuti, perché reazioni anafilattiche gravi avverrebbero entro questo lasso di tempo e i centri vaccinali sono attrezzati per il tempestivo trattamento.
    La situazione 4 è l’unica a prevedere un accertamento di verifica della negatività, prima di procedere alla somministrazione del vaccino.
    Aggiungo che per le donne in gravidanza e allattamento, non essendo state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer-BioNtech e Moderna, non si dispone di dati di sicurezza ed efficacia, quindi non sono al momento incluse in questa prima campagna vaccinale, anche se sembra non sussistano controindicazioni. Parimenti sono al momento esclusi soggetti con malattia acuta o riacutizzata in atto, anche se, in linea generale, in una situazione di emergenza, si procede comunque a vaccinare (ad es. in caso di morso da animale rabido, sospetto o accertato, si procede sempre alla vaccinazione, essendo la rabbia inesorabilmente fatale, se non si interviene prima della comparsa dei sintomi).
    Qui il modulo del consenso informato alla vaccinazione anti-Covid: https://cdn.onb.it/2020/12/all-1-Consenso.pdf.
    Come si legge, lo spirito del modulo sta nell’accertarsi che il vaccinando sia informato sul vaccino e abbia la certezza di riferire situazioni meritevoli di attenzione, se non controindicazione, alla vaccinazione. Per la delicatezza di questo atto, in caso di patologie o situazioni di difficoltà, sarebbe auspicabile che fosse compilato con la supervisione del proprio medico di fiducia.

    Angelo
    Partecipante
    Post totali: 178

    Cari Tutti, rivolgo la domanda a coloro che ovviamente ne sanno molto più di me, in quanto non sono medico.
    Se ne parla molto poco, in quaqnto in questo momento, tutto il “senso comune” è indirizzato a valutare la grande opportunità offerta dai vaccini messi in commercio: la salvaguardia dall’infezione.
    In realtà, l’altra sera, su un programma televiso condotto dalla Gruber, viene inervistata una famosa infettivologa. La stessa, a domanda risponde che i vaccini non garantiscono in questo momento, la salvaguardia dal contrarre l’infezione da Covid, e non garantiscono nemmeno che il soggetto vaccinato non trasmetta ad altri l’eventuale infezione che dovesse contrarre. In realtà, l’infettivologa riferisce che il vaccino agisce sugli effetti collaterali del virus, al fine di evitare quegli aggravamenti che hanno portato molti alla morte.
    A questo punto, è corretto parlare di vaccino? In realtà, non siamo di fronte ad una pseudo terapia che tenta di evitare che il virus (che sembra non viene fermato dal vaccino attraverso l’idonea produzione di anticorpi utili allo scopo) porti alla manifestazione di quegli effetti collaterali tanto gravi quali la polmonite interstiziale (uno fra i tanti)?
    Credo vi sia ancora molta poca trasparenza, e che si continui a giocare su quel famoso input del comune pensiero, che porti a pensare che quello che fanno tutti lo devo fare anche io.
    Per fortuna, essere mirianico ci porta ad affrontare le situazioni con spirito critico e, quando nelle nostre possibilità, anche scientifico.
    Un grande abbraccio a Tutti. Buona domenica.

    mercuriale2011
    Partecipante
    Post totali: 164

    Anch’io ho trovato molto interessanti i post di Buteo e estremamente stimolante il continuo confronto sul forum, per questo vorrei ringraziarvi tutti.
    In questo momento di confusione, come già ribadito da molti, è sempre più difficile farsi un’opinione e personalmente ancora non ho chiare le idee. Ma lo stare qui mi aiuta a mettere in ordine i tasselli!!
    Come M-rosa sono stata colpita dalla lunghezza dei tempi per la risoluzione di alcune malattie nella storia dell’umanità, ma ciò mi ha fatto pensare che comunque certe situazioni e difficoltà l’uomo le ha sempre dovute affrontare. Oggi la scienza sta compiendo passi da giganti e questo mi da speranza e fiducia in un futuro migliore, forse sono un’incurabile ottimista ma la prospettiva di una nuova era mi rasserena. Certo chissà quanto tempo ci vorrà per superare la crisi, ma senza crisi non ci sono cambiamenti ed infondo il tempo è relativo…
    Buona domenica a tutti

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