Il cibo filtrato dai 5 sensi e… sublimato dal sesto senso

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  • Marypru
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    Due aspetti della vita che potrebbero sembrare la stessa cosa ma che, in realtà, esprimono concetti profondamente diversi.MANGIARE e NUTRIRSI.
    Mangiare:significa assumere cibo per placare lo stimolo della fame ma spesso l’uomo ne abusa, cercando in esso sfoghi o consolazioni.Nutrirsi in maniera corretta, significa fornire al nostro organismo le sostanze di cui ha bisogno, nelle giuste quantità e proporzioni per funzionare in maniera corretta(vitamine, carboidrati, proteine ecc.). Nutrirsi significa mangiare gli alimenti che in base alle nostre condizioni fisiologiche, possono darci quei nutrimenti di cui abbiamo bisogno per mantenere al meglio lo stato di salute. La nutrizione, quindi, presuppone una corretta educazione alimentare,senza togliere nulla al piacere di mangiare, ed uno stile di vita possibilmente salutare nel quale trovi spazio anche l’attività fisica.
    Mi piace anche pensare al “nutrire” il senso di “coltivare” qualcosa di importante con sentimento e passione, dedicare le nostre cure e la nostra attenzione alla crescita di ciò che per noi è importante. Possiamo nutrire il rapporto con persone care,possiamo nutrire un interesse, possiamo nutrire un fiore curandoci di lui per farlo germogliare. Possiamo nutrire noi stessi.A proposito della nutrizione riporto pedissequamente quanto scrive il M. Kremmerz:La nutrizione del mago deve essere in ordine al suo lavoro e al suo consumo; niente di più scientifico di quel lavoro intuitivo della scelta degli alimenti in un discepolo appena avanzato nella pratica. Secondo ch’egli farà opera di materia o di spirito, secondo che egli vuol produrre il fenomeno del bove o quello delle ninfe.Scrive ancora il Maestro: essere parchi nel cibo,l’uomo completo si abitua a bere, a mangiare e a digiunare. Noi Miriamici sappiamo bene quanto sia importante questo assioma nelle nostre pratiche.Un caro saluto. Buonanotte

    holvi49
    Partecipante
    Post totali: 112

    Stanotte sognavo che mi veniva offerto da mangiare un tubetto di pasta cruda (tipo rigatone) con l’estremità abbrustolita. Io sapevo che non potevo assolutamente toccare cibo (per ovvie ragioni), ma la cosa più interessante, credo, è di aver realizzato che il sapore lo conoscevo: non solo, ma il sapore l’ho provato, come se fosse un ricordo, solo che la sensazione era attuale , del momento. Io ho provato il sapore di quel pezzo di pasta bruciato ed era il sapore che ha la pasta bruciata, Ripensando adesso all’episodio mi accorgo che non sono in grado di “riassaporare” quello strano cibo, neanche sforzandomi di immaginare o ricordare qualche esperienza del passato che possa essersi impressa a tal punto da far riemergere quella reale e viva sensazione. Allora ho cominciato a pormi qualche interrogativo ( guardate uno che si mette a fare invece di dormire) e ipotizzare che quella sensazione di gusto precisa, “fisica” e , almeno per quello che al momento ho provato, inequivocabilmente rispondente al vero, perché quella era pasta bruciata, si è verificata nel sogno, quando c’è un allentamento dei legami tra cosciente, subconscio e fisicità, quando, cioè, una parte sottile non è più imprigionata nella morsa dell’attenzione di veglia. Allora, mentre sognavo, avevo un altro tipo di “fisicita”? E cosa di tanto reale da farmi provare così marcatamente quella sensazione di gusto? E se la sensazione del gusto, ma poteva essere un’altra, di quelle elaborate dagli altri sensi, fosse proprio una peculiarità di quel particolare stato che emerge quando il sonno, ad un certo punto, lo consente? E questo mi ha portato al tema proposto dalla Direzione:”…sublimato dal sesto senso”. Un sesto senso? Sublimato? La fisica definisce la sublimazione come il passaggio dallo stato solido a quello gassoso o aeriforme, senza passare dalla fusione ed evaporazione. Lo possiamo vedere con la naftalina, che diffonde nell’aria particelle gassose che non sono proprio la gioia delle tarme. Quindi c’è uno stato aeriforme, impercettibile, che può subire un ulteriore cambiamento divenendo plasma che è costituito da atomi o molecole ionizzati, od anche elettroni liberi: siamo quasi vicini all’informazione allo stato puro, come si esprimerebbe il fisico francese E. Charon. Però per questo c’è bisogno di tanta energia, fornita dalla temperatura, solo che questa temperatura, perdonate l’azzardo, potrebbe avere natura e origini differenti, guardiamo ad esempio alle reazioni intracellulari dove stranissime reazioni avvengono senza bisogno di ricorrere a fucine nucleari…Mi sono perso…Ah si, dicevamo della sublimazione. Allora il cibo, prima di essere ingerito, passa al vaglio dei sensi che ne scompongono le qualità, perché siano in prima analisi accettabili per l’organismo. Ma chi o cosa interviene per il riconoscimento? Ricordo un passo del Kremmerz dove è detto che se si dà a bere acqua ad un uomo sotto ipnosi dicendogli che sta assumendo vino, egli crederà effettivamente di bere quella bevanda, fino ad arrivare anche ad ubriacarsi. Quindi, se non sono cosciente, come nel mio sogno, le sensazioni seguono una fisiologia alquanto particolare. Poi il cibo viene ingerito, è trasformato dal processo digestivo, è veicolato, dai vari sistemi di trasporto , per essere indirizzato ai vari organi che lo elaboreranno secondo la loro funzione specifica nell’economia globale della sintesi organica. Come può, se e quando possibile, venire “sublimato”? Se volessimo riferirci al processo fisico di cui si diceva prima, dovremmo ipotizzare l’intervento di adeguata temperatura. Però non va dimenticato che gli specchi concavi sono quelli che mettono a “fuoco”. Anche Archimede li usava.
    Un caro saluto a tutti.

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    Leggendo tutti i post sull’argomento (alcuni veramente divertenti!), ci si rende conto di come questo del cibo sia, per noi miriamici, un argomento Vivo che, lungi dalle riflessioni finalizzate al marketing che oggi impazzano dappertutto (la televisione ci bombarda con programmi di cucina), è parte integrante del nostro percorso. e non potrebbe essere diversamente visto che l’alimentazione con la A maiuscola è, come ci ricordava Tanaquilla, uno degli strumenti che abbiamo per allinearci al respiro più generale della Vita, ai suoi ritmi luni solari, al ciclo stagionale ecc. Nella nostra rituaria ogni elemento ha il suo valore, la sua importanza e funzione, dunque non si può pensare che una cosa valga più di un’altra, e il regime alimentare, così come ci viene richiesto in determinati periodi, e in qualche modo anche nella quotidianità, è funzionale al processo di trasformazione di noi stessi per rendere il nostro corpo più idoneo al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati.
    Che bella Marypru, l’immagine del nutrire come atto d’amore anche verso se stessi! E grazie anche a te Kridom per averci dato un bell’esempio concreto di come utilizzare intelligentemente l’alimentazione connettendola alla conoscenza di noi stessi. E grazie a tutti per condividere su queste pagine, le mille sfaccettature del nostro essere e pensare Miriamico

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Mangiare i cibi provenienti dalla propria terra e secondo le stagioni determinate dai Solstizi e dagli Equinozi credo che sia una buona norma. Poi certo c’è sempre l’eccezione che conferma la regola. A me dà maggiormente l’idea del valore anche analogico del cibo piuttosto che la sua commercializzazione per la quale si trova sempre tutto di tutto. Una volta doveva essere semplice e naturale. Oggi con la globalizzazione è diverso, ma non so se migliore.

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    E se l’accento si spostasse dal cibo all’azione di mangiare? Il pasto sacro si perde nella notte dei tempi ma forse è possibile renderlo sacro proprio in quanto è ‘pasto’, passato da fuori a dentro, da altro a noi stessi, da diverso a simile e assimilato.
    Dicevano i Maestri che dovremmo curarci che sia ottimo tutto ciò che entra in noi e di noi diviene parte.
    Così per i cibi e i profumi, e gradatamente per i suoni, le parole, le impressioni di ogni tipo.
    Ma il pasto più di tutti è materia che si fa NOI.

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Cari diogenonn garrulo e marypru, mi sento di convibrare in particolare col vostro anelito, perchè se il tutto è guidato dall’Amore di Sora Felicetta (il Principio femminile, Miriam, preposto alla nutrizione del Principio Vita che è in noi) allora credo proprio che anche un pezzo di cuoio così condito possa divenire il cibo più buono e salutare dell’Universo!

    A tutte/i l’augurio di un’ottima serata!

    p.s.avrei un “ma” sui 5 sensi che fanno da filtro al cibo: ma se il “colino sensoriale” è incrostato o sporco come filtra? Forse che rimettendo in fase e purificando la sfera sensoriale, analogamente rientri in fase anche il pensiero come un circuito che ritorna su se stesso?

    GELSOMINO
    Partecipante
    Post totali: 141

    Quando si parla di alimentazione mi torna sempre alla mente il Kremmerz quando scrisse che non è l’esofago il solo canale di nutrizione.
    E considerato che la parte più sottile del nostro essere si nutre per altri canali , mi viene da pensare che quella rara sensazione di particolare benessere che a volte capita di provare durante e subito dopo un pasto , possa essere dovuta proprio al casuale giusto nutrimento assimilato attraverso questa poco considerata via , che probabilmente ha un peso ben più rilevante di quanto non si possa immaginare ?

    Lucis_fero
    Partecipante
    Post totali: 24

    VORREI ALLEGARE per chi interessato, il libro in formato epub “Gastrophysics: The New Science of Eating”, ma non mi riescoo a capire se si possa fare.
    Diversamente attendo istruzioni, grazie.

    dalla quarta di copertina
    TRADOTTO dall’inglese con GOOGLE:

    Charles Spence, “Gastrofisica: la nuova scienza del mangiare”
    ISBN: 0735223467 | 2017 | EPUB | 336 pagine | 15 MB

    La scienza dietro un buon pasto: tutti i suoni, i panorami e i gusti che ci piace mangiare.

    Perché consumiamo il 35 percento in più di cibo quando mangiamo con un’altra persona? Come spieghiamo il fatto che alla gente piace bere un caffè forte? E perché il ketchup verde non funziona?

    La risposta è la gastrofisica, la nuova area della scienza sensoriale sperimentata dal professore di Oxford Charles Spence. Ora sta uscendo dalla sua bocca per sollevare il coperchio dall’intera esperienza: come il gusto, l’aroma e il gusto generale del cibo sono influenzati da tutti i nostri sensi, così come dal nostro umore e dalle nostre aspettative.

    I piaceri del cibo sono per lo più nella mente, non nella bocca. Che cosa ti fa sentire a tuo agio, stimolante e, soprattutto, memorabile. Spence rivela in un dettaglio divertente l’importanza degli elementi “fuori dal piatto” di un pasto: il peso delle posate, il colore del piatto, la musica di sottofondo e molto altro. Sia che stiamo cenando da soli o ad una cena, abbiamo un’idea di quello che stiamo facendo e qual è la differenza.

    Questo è accessibile alla scienza al suo meglio, affascinante per chiunque sia in possesso di un appetito. Affascinato dalle scoperte sulla nostra vita sensoriale quotidiana, un nuovo sguardo sul tuo viso.

    In lingua originale:
    Charles Spence, “Gastrophysics: The New Science of Eating”
    ISBN: 0735223467 | 2017 | EPUB | 336 pages | 15 MB

    The science behind a good meal: all the sounds, sights, and tastes that make us like what we’re eating—and want to eat more.

    Why do we consume 35 percent more food when eating with one other person, and 75 percent more when dining with three? How do we explain the fact that people who like strong coffee drink more of it under bright lighting? And why does green ketchup just not work?

    The answer is gastrophysics, the new area of sensory science pioneered by Oxford professor Charles Spence. Now he’s stepping out of his lab to lift the lid on the entire eating experience—how the taste, the aroma, and our overall enjoyment of food are influenced by all of our senses, as well as by our mood and expectations.

    The pleasures of food lie mostly in the mind, not in the mouth. Get that straight and you can start to understand what really makes food enjoyable, stimulating, and, most important, memorable. Spence reveals in amusing detail the importance of all the “off the plate” elements of a meal: the weight of cutlery, the color of the plate, the background music, and much more. Whether we’re dining alone or at a dinner party, on a plane or in front of the TV, he reveals how to understand what we’re tasting and influence what others experience.

    This is accessible science at its best, fascinating to anyone in possession of an appetite. Crammed with discoveries about our everyday sensory lives, Gastrophysics is a book guaranteed to make you look at your plate in a whole new way.

    Eris
    Partecipante
    Post totali: 30

    che dire è bello e piacevole mangiare e condividere in modo particolare durante un rito come l’Agape , ma penso sia molto importante portare coscienza sull’azione ed il principio che anima e finalizza le modifiche della materia in quanto il fine è la salute del nostro corpo , certo è vero che i nostri sensi sono vittime di stimoli esterni tali da modificare sensazioni e penso sia giusto cosi come penso in modo contraddittorio che non sia giusto cadere vittima di stimoli esterni e lasciarsi trascinare involontariamente .

    andy60
    Partecipante
    Post totali: 13

    Il mangiare è l’attività quotidiana che più suscita interesse negli esseri viventi di ogni specie in quanto, oggettivamente, ingerire cibo a intervalli più o meno regolari è una della varie attività fisiologiche necessarie alla sopravvivenza umana dipendenti dalla volontà, ovvero non automatica (come il pulsare del cuore che non richiede la volontarietà dell’atto), neppure semi-automatica (come il respirare che richiede la volontarietà dell’atto ma percepita in modo automatico). Nell’uomo il mangiare viene tipicamente sopra o sottovalutato e comunque variamente interpretato a seconda delle caratteristiche e motivazioni di chi la prende in considerazione.E come tutte le attività fisiologiche del corpo umano, anche il mangiare è naturalmente influenzato da fattori interni, propri del singolo organismo, come si vede bene in caso di patologie organiche (tiroide, fegato, pancreas) o psichiche (bulimia/anoressia). Ma è anche influenzato da fattori esterni, a cui di nuovo ognuno risponde a modo proprio. Basta pensare all’influenza sul mangiare esercitata da uno stress nervoso, a cui alcuni rispondono aumentando altri diminuendo significativamente l’apporto del cibo. Poi, a sua volta l’attività del mangiare influenza le relazioni di un individuo con l’esterno, pensiamo alla condivisione emozionale e non solo creata dalla convivialità o d’altra parte all’aumento del nervosismo provocato dal digiuno. Insomma, che tra il mangiare e la psiche, intesa anche nel senso più lato di struttura umana più sottile, ci sia un legame di stretta interdipendenza e corrispondenza, credo sia assodato. Questo mi porta a pensare che la bontà dell’uno non sia svincolabile dalla bontà dell’altra e che ad esempio il luogo comune che un individuo debba mangiare cosa gli piace perché l’organismo sa di cosa ha bisogno sia valido solo per organismi in equilibrio psichico ed evolutivo (tant’è che sennò non esisterebbero organismi obesi o anoressici). Capisco meglio l’influenza delle forme o della musica, a cui può corrispondere l’importanza di equilibrio e ordine geometrico, che pure la musica può richiamare. Mentre l’altra ipotesi che il mangiare sia influenzato dall’amore di chi lo prepara, mi lascia qualche dubbio sull’affettività di molti cuochi rinomati. Se però ci si riferisce alla influenze più sottili (penso quindi anche all’effetto del ciclo mestruale e di cui parla anche Kremmerz) allora non so giudicare, mi viene solo da chiedere se forse all’aumentare della propria evoluzione anche il mangiare, come ogni altra attività psico-fisica (camminare, ma anche respirare e perché no anche il battito del cuore), non avvenga in maniera più consapevole e libera, sempre meno dipendente dagli schemi sociali o i tipi di materia. Mi pare allora che per il momento non mi resti che barcamenarmi tra mode bio, qualunquismo alimentare, golosità e speranze di evoluzione! Un saluto a tutti!

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    Caro andy, interessanti le tue riflessioni che, riprendendo il post iniziale di Admin con approccio scientifico, aiutano a fare chiarezza sui meccanismi psico-fisici legati al cibo. Grazie per averle condivise.
    Sono anche d’accordo con te, eris, che la finalità sia determinante negli effetti che il cibo produce in noi. Altrimenti una qualunque dieta sarebbe uguale a un digiuno rituale, no?

    Eris
    Partecipante
    Post totali: 30

    certamente cara mandragola11 non sono la stessa cosa! e mi viene anche da porre un’altro aspetto le condizioni di ogni singola persona durante il ciclo annuale a ricevere e con-vibrare con la natura stessa .
    vediamo se riesco ad essere chiaro e tradurre ciò che ho in mente la natura è univoca siamo noi che modifichiamo in base agli input esterni alle temperature e all’alimentazione .
    Inoltre il rischio che corriamo oggi giorno è sempre all’assenza di sintonia o convibrazione causata da un eccesso di suoni e rumori più o meno organizzati , porre già attenzione a questo potrebbe essere positivo ?
    dunque tutto questo è da valutare con l’alimentazione perchè lo stesso cibo subisce le nostre stesse influenze e se sono di stagione sicuramente godono del contatto cielo terra e delle onde vibrazionali univoche e continue .

    mandragola11
    Partecipante
    Post totali: 658

    porre all’attenzione una maggiore sintonizzazione con la natura, eris, è più che positivo, necessario, con elasticità e buon senso

    Savax
    Ospite
    Post totali: 112

    Salve,
    bell’articolo, interessante scoprire che l’autore della ricerrca è un premio nobel. Mi piacerebbe espandere l’idea ad un altro concetto semplice, forse scontato: l’amore. In uno dei testi più classici il Kremmerz accenna al fatto che è importante l’amore con cui viene fatto il piatto e come viene servito. Quindi credo che volendo espandere la cosa sia in verticale che in orizontale, si potrebbe dire che è importante sia la storia del piatto e dei suoi ingredienti (verticale), sia la compagnia e l’ambiente sensoriale (orizzontale), che fa del pasto un evento più o meno importante. Vedi che i semplici tortellini in brodo fatti dalla nonna, quando si è piccoli, in un pranzo domenicale, rimane e rimarrà il punto di riferimento del “buono” per molti anni. Tanto più che il marketing delle aziende, spesso non fa che richiamare questo, perchè è una verità universalmente nota. Non solo l’apetto fisico sensoriale immediato, ma anche solo il racconto ne cambia il sapore, O la semplice conversazione. Non so voi, ma io credo che sia una ricerca che conferma motlo di quello che viene detto qui. Spingersi verso una sensibilità che conta le cose nel loro insieme.
    Andando nella concretezza, Sono anni che mangio alimentti di cui approvo l’origine, sia verdure, sia della (pochissima) carne. Nutrirsi solo di animali che hanno fatto una fantastica vita è sicuramente diverso che alimentarsi di animali tristi e condannati all’inferno di alcuni allevamenti. Lo stesso per formaggi e uova. Al di la dei trucchi della mente, esitono prove concrete di benessere. Nonostante io sia in in sovrappeso, ho le analisi perfette: reni, fegato, cuore, pressione, etc etc. a detta dei dottori “da manuale”. Non lo dico per vantarmi, ma perchè sono stato l’unico su cui io stesso potessi sperimrntare, l’unico che facesse da cavia a questa mia teoria. ahah
    Un tavolo stabile, una posateria di pregio e duratura, un ambiente confortevole e consolidato, con dei proprietari che ci piacciono, la cura nella preparazione, i commensali, la musica, la tovaglia “vera”, sapere che il budget di spesa è adeguato al nostro portafoglio, la qualità degli ingredienti sono tutti esponenti di una dedica alla vita e all’amorevolezza. Non si tratta di essere leziosi, ma di abbattere i muri del conflitto e far sopravvalere forze più giuste ed importanti, la vita stessa. Dietro l’alimentazione si nascondono anche grandi brutalità, forse dedicarsi a risolverle è un passo in avanti verso un ottimo pasto e a momenti fantastici. Un passo in avanti per allacciarsi ad un bene universale, che costantement agisce.
    Buon appetito ahahah

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Un benvenuto a Savax! Le persone che amano cucinare le senti a pelle e anche quando ti servono un piatto e ti chiedono “ti piace?” senti che lo fanno per condividere la loro gioia nel prepararlo e l’entusiasmo nel gustarlo. E c’è differenza rispetto a coloro che dicono lo stesso “ti piace?” in attesa del complimento/riconoscimento per la loro capacità di cucinare, così che quasi ti senti a disagio perché obbligato come in una interrogazione a scuola a misurare le parole bilanciando quanto si aspettano e quanto senti in bocca.
    Chi ama, ama e basta, già pago di una gioia che vuole solo partecipare agli altri. E se si trova con gente che invece appartiene alla seconda categoria e lo misura col proprio metro, semplicemente continua a cucinare con amore: per sé e per quelli che, capitando sul suo cammino, risuonano del medesimo gusto.

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