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Scorrendo i post dell’ultima settimana su questo tema del Carnevale, mi assale un ricordo: molti anni fa, in un Circolo Romano mentre si parlava di Ermetismo, l’ interlocutore al cospetto di alcune mie domande alquanto pressanti, ad un certo punto mi disse: ”vedi caro mio, in una vita si nasce giudici, in un’altra giudicati”. Cosa pensai da lì a poco: allora è tutto un carnevale!!! Parecchi lustri dopo, grazie anche alla frequentazione del Sito su cui molto è già stato scritto in anni passati e molto viene ulteriormente detto, e grazie a tante altre indicazioni e aiuti, qualcosa di questo benedetto Carnevale ho iniziato a comprenderne. Siamo solo all’inizio, ma così funzionano le cose.
Un caro saluto ed una buona domenica a tutti i naviganti.Caro anima critica, leggo ora il tuo post in cui asserisci che tante risposte ti stanno arrivando dai corsi ma tante domande ti restano. Allora mi è venuto da chiedermi: “ma le domande le ha rivolte al tutor?”. Infatti, uno degli aiuti che vengono messi a disposizione dalla Schola per chi vuole familiarizzare con i concetti che propone e con la sua Tradizione è proprio quello dell’assegnazione di un Tutor, una sorta di ‘guida alla scoperta’ che affianca il ricercatore ancora esterno nel suo percorso di approccio.
Ciò detto, ritengo utile e stimolante per tutti che le domande rimbalzino nel Forum e costituiscano il peperoncino che sollecita le nostre esperienze e la nostra creatività, ma… Nel forum – per definizione – tutti intervengono e possono commentare, non necessariamente in maniera utile a risolvere quesiti.
Al caos carnevalesco presiede un Principio che lo differenzia dall’anarchia: in fondo, a ben pensarci, la maschera fissa un aspetto e una forma in quella che appare mutevolezza di contorno…Molte delle domande, anima critica, trovano una spiegazione nella pratica, nella sperimentazione, come qualcuno qui ha già detto. La narrazione va bene fino a un certo punto, ma è bello e utile anche testimoniare la propria esperienza. Hai detto bene un’esperienza può anche essere curiosa, ma se lo è nel senso del “desiderio di conoscere” o “della cura di sè” allora è un arricchimento, che forse rende più elastici e forse favorisce quell’apertura che conduce piano piano, a modificare la propria mentalità.
Per quanto riguarda gli argomenti di studio o gli aspetti inerenti la sperimentazione all’interno della Schola sono i più disparati, infatti è favorito lo studio di tutte quelle scienze e conoscenze che costituiscono il patrimonio dell’Umanità, dal passato al futuro (vedi Capo I, Art.1 dello Statuto o Pragmatica Fondamentale, dalla Home), ovviamente nella finalità di Bene. Buona serata e buon proseguimento.Carissimi, è ufficiale: oggi è iniziato il Carnevale!!!
WIWA – WIWA – WIWAE’ vero, anche per il caso della maschera totemica, come per la favola, è necessario un cambio di “prospettiva” e mettere da parte alcuni preconcetti moderni, come ben noti anima critica. Cosa difficile, ma condizione sine qua non, che abbiamo fatto e continuiamo a fare tutti. E’ un po’ come andare contro corrente. Nulla è scontato. Sondare, ad esempio, e sperimentare se siano senza età, e ancor oggi valide alcune cose fissate e tramandate da antiche o antichissime culture. La maschera totemica e dei misteri dionisiaci non potrebbe indicare uno stato in cui, grazie ad un percorso, invece dell’aspetto individuale e sovrastrutturato si esprimono forze ed energie naturali e universali? Gli stessi dei greco-latini o i nether egizi non erano maschere e sembianti di energie universali operanti anche nell’uomo?
Ricambio gli auguri di un bel Carnevale a tutti.Rispondo a Sal: le domande le farò come suggerisce, ma il problema è che sono critico anche verso me stesso e mi chiedo se tutte le domande che mi vengono in mente hanno senso. Devo poi dire che sulle maschere state dando spunti interessanti e allora ho provato a mettere in fila quello che avete detto fin’ora:
– le maschere mediatrici di un’alterita’, molteplicità e coscienza unitaria insieme
– la maschera nasconde ma allo stesso tempo rivela
– la maschera fissa un aspetto e una forma in quella che appare mutevolezza di contorno
– la maschera… non potrebbe indicare uno stato in cui, grazie ad un percorso, invece dell’aspetto individuale e sovrastrutturato si esprimono forze ed energie naturali e universali?Per caso c’è dell’altro? Sì perché il tutto si fa davvero interessante! Solo che adesso mi trovo con più domande di prima e comincio a pensare che il Carnevale non sia proprio una… carnevalata!
Allora, buon Carnevale e buona notte.Questo discorso del caos mi tocca da vicino perché lo sento dentro di me e mi chiedo perché non l’ho mai avvertito prima ?
Eppure dovrebbe essere il risultato dell’azione di forze presenti in Natura (quindi anche dentro di me) , che si attivano ciclicamente in questo momento dell’anno.Mi chiedo qual’è la loro funzione , a cosa sono utili ?
Mi sa che in tempi antichi, con una visione più semplice della vita, si aveva più chiara la loro funzione e come poterne usufruire, in un ambito di giustizia ed equilibrio, per il bene della collettività.“Ecco che, uno alla volta, sfilano, preludendo al corteo solenne gruppi mascherati in magnifici abbigliamenti, secondo il voto e il gusto di ciascuno. Chi s’era cinto di un balteo e si fingeva soldato… Mentre questo divertente seguito di maschere popolane si aggirava di qua e di là, già la processione dedicata esclusivamente alla dea della salvezza iniziava il suo cammino…”. E’ durante la festa dedicata ad Iside, che apriva la navigazione nel Mediterraneo, il Carrus Navalis, che Apuleio, debitamente preparato, riprenderà sembianze umane grazie alla corona di rose attorta al sistro, offertagli dal sacerdote della Dea. Questa è la volontà e la promessa della Dea. Apuleio a Lei si consacrerà per l’intera sua vita, sino all’ultimo respiro. (Metamorfosi, Libro XI).
Bellissima testimonianza letteraria!
Qui la sfilata delle maschere carnevalesche prelude ad un evento grandioso e commovente, alla finalità di ogni sincero ricercatore del Vero di ieri e di oggi.In un bellissimo libretto pubblicato a Napoli nel 1836 e di cui è possibile oggi leggere la copia anastatica online https://books.google.it/books?id=Z60yimDF4mUC&pg=PA1&lpg=PA1&dq=Pietro+Roussel&source=bl&ots=Ai0EU_xH3T&sig=ACfU3U2UkuZXPIud1wbMnkG1W59s-6XyYg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiVy6Dgmc_gAhWE-6QKHa1uCCo4ChDoATAAegQICRAB#v=onepage&q=Pietro%20Roussel&f=false
tal Pietro Roussel raccolse degli “Enigmi da sciogliersi nelle conversazioni per divertire le dame”. Il 41° di questi enigmi riguarda “LA MASCHERA” e propone – per definizione – un enigma nell’enigma:Vi starò in faccia, e pur non mi vedrete,
E mi vedrete, se starò distante;
E all’occhio, ed al color conoscerete,
Che sempre copre il ver, il mio sembiante,
E se dell’arti mie voi vaghi siete;
Cangerò cento forme a voi davante;
E accostando i miei lumi agli occhi vostri,
Saprò cagionarvi ancor in belve, e in mostri.Pietro Roussel, così interessato alle maschere veneziane, era un medico nato nel 1742 nelle Lande. Aveva studiato a Tolosa e abitato a Parigi, stimato dal Re di Prussia e più dedito alla politica che alla Medicina. Prese parte al Mercurio di Francia, giornale molto accreditato all’epoca e fu amico del più noto Cabanis, frammassone, medico e filosofo dell’epoca.
La poesiola di catulla2008, carina, mi ha ricordato di Colombina magistralmente tratteggiata da Kremmerz nei Dialoghi sull’Ermetismo, qui nel sito. Le parole del Maestro fanno riflettere su diversi aspetti, ed anche sulla funzione della maschera che tanto ci sta appassionando.
Curioso che nel Settecento la maschera più usata – la bauta – fosse costituita fra l’altro da una maschera bianca chiamata ‘larva’. La parola (che deriva dal latino e significa “fantasma”) riporta alla mente quel passo magistrale in cui Kremmerz asserisce: “…pur progredendo i grandi organismi sociali, l’uomo resta una maschera civile con l’insetto o scarabeo nel fondo che, nelle crisi dell’esistenza singola, tende a manifestarsi. Ecco perché mentre l’educazione è un metodo sociale che riduce la bestia a cittadino possibile di una società civile, è sempre persistente il bisogno di una iniziazione per la necessità di trasformare definitivamente lo scarabeo”(in questo sito, https://www.kremmerz.it/forums/topic/considerazioni-ermetiche-su-progresso-civilta-educazione-e-vita-sociale/).
Oggi in un servizio del tg sul Carnevale il presidente dell’accademia della crusca ha proposto l’etimologia del nome maschera. Come ha già scritto Macrobio la parola sembra vicina al termine settentrionale masca= strega (dunque nel carnevale c’è qualcosa di magico), ma anche al termine mascara=col quale le donne si truccano.Mah
Bisogna però considerare che le maschere sono molto più antiche. Sembra che da poco sia stata ritrovata in Cisgiordania una maschera di pietra con 9000 anni di vita.
A me intrigano le definizioni che Anima Critica più sù ha sintetizzato e che evidenziano come la maschera medi o riveli una alterità o qualcosa di sacro. Ma, forse, vi sono diversi tipi di maschere: divine, animalesche, umane. Vi sono anche quelle terrorizzanti, come l’arcaica maschera della medusa che però non si indossava, non avendo fori per gli occhi. Bisognerebbe capirne bene il significato…Già, l’arcaica maschera della medusa, senza idonei fori per poter vedere attraverso la maschera. Forse un modo per indicare l’importanza o l’obiettivo di provare a vedere nel buio, cioè dove nell’ordinario non si vede, quindi oltre la dimensione praticata nella quotidianità. Mi viene in mente questo, leggendo il post di Tanaquilla.
Un caro saluto a tutti.Interessante, garrulo, la tua riflessione di un’esperienza fuori dalla quotidianità. Mi viene in mente quello che ho sentito a proposito del carnevale della Mamoiada in Sardegna, che nel tempo non ha subito contaminazioni nè di tipo sociale nè forestiero,dove la popolazione partecipa senza travestimenti,solo danzando ritmicamente e incessantemente con i Mamuthones e gli Issohadores, maschere antichissime propiziatorie di origine pare nuragica. Qui il riferimento all’animale totemico mi sembra palese!
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e7/Villa_dei_Misteri_VI_-_1.jpg
L’immagine segnalata fa parte della megalografia della Villa dei Misteri di Pompei, una serie di pannelli dipinti che ripercorrono il rituale dionisiaco. In questa, che precede la centrale ove Dioniso è seduto accanto ma più in basso di Arianna in trono, un satiro alza la maschera, mentre l’altro si specchia in una coppa offerta da un sileno. I due satiri sono pressoché identici, a me pare quasi che si tratti di due momenti in sequenza compiuti dalla stessa persona e sdoppiati pittoricamente. Sicuramente già conoscerete questa scena, ma in tema di maschere non poteva mancare.
Aiutando mia figlia a scrivere un tema sul significato del Carnevale ho trovato delle notizie riguardanti il rapporto tra questa ricorrenza e la fertilità della natura e degli esseri umani che mi hanno fatto riflettere su questo periodo.
Non si conosce con esattezza l’origine del nome Carnevale: qualcuno crede che derivi dal latino car navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro; ma la tesi più accreditata è la derivazione dalla locuzione latina carnes levare, “togliere la carne”, o carne vale, tradotto come “carne, addio”, un’allusione che richiama i digiuni quaresimali. È comunque una festa di origini antiche: in passato, questa festa si ricollegava ai riti della fecondità della terra, che doveva svegliarsi dopo il sonno invernale e anche in antico, come oggi, questa ricorrenza era legata indissolubilmente all’allegria, al riso, che allontanava il male, il lutto e la morte attraverso danze, burle, scherzi.
Un mito molto importante dell’antica Grecia ci ricorda infatti l’importanza del ridere: Demetra, la dea che aveva perso la figlia Core, passò molto tempo senza più ridere, con il cuore colmo di tristezza, e per questo il mondo rischiò di scomparire, poiché non nascevano più fiori, né piante, né animali, né umani. Un giorno però una serva la fece ridere facendo un gesto volgare: tutto rifiorì e la vita ritornò. Questo mito spiega bene l’importanza della risata, che nell’antichità aveva un ruolo vitale: al riso, infatti, si attribuiva il potere di sconfiggere la morte e il lutto, e già tradizioni antichissime lo collegano alla fertilità della natura e degli uomini e di conseguenza alla festa del Carnevale. -
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