Equinozio d’Autunno

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  • Accademia Giuliana
    Partecipante
    Post totali: 23

    Nel corso dell’ultima riunione ci si è soffermati sull’immagine, che si sta diffondendo nella scienza moderna a proposito dei sistemi cellulari, di un’orchestra che suona senza che vi sia un Direttore a dirigerla. Tale immagine ben rispecchia l’insieme delle cellule del nostro corpo, che lavorano all’unisono senza l’intervento diretto di un organo superiore che ne coordini il funzionamento. Tuttavia, si è osservato, questo non significa l’assenza di un’Intelligenza, insita nella stessa materia, che le guidi per creare e mantenere l’armonia della vita. E difatti, restando nell’analogia, si è rilevato che anche un’orchestra che esegua una sinfonia senza la presenza del direttore ha dovuto accordarsi e conformarsi alle regole dettate dall’armonia musicale e interiorizzate dai suoi componenti. Ora, ci pare di poter affermare che ciò è appunto quanto si riscontra nella nostra Fratellanza, della quale tutti noi iscritti siamo parte, dove le Superiori Gerarchie rappresentano l’Intelligenza che ne permea ogni manifestazione. Da questa riflessione ne è scaturita un’altra, legata alla problematica già emersa nella precedente riunione e inerente alla difficoltà di parlare all’esterno dell’evoluzione dell’essere così come essa è concepita nella nostra Schola. In quella occasione ci si era soffermati in particolare sulla difficoltà che si incontra nel rendere tale discorso concreto e immediatamente risonante nell’interlocutore. Probabilmente – si era ipotizzato – il problema nasce oltre che dalla scarsa diffusione delle conoscenze in materia (i capisaldi della Tradizione Sapienziale Occidentale sono rimasti per secoli sconosciuti al grande pubblico), anche dal fatto che la sintesi Intelligente di Spirito e Materia alla quale aspiriamo col nostro cammino evolutivo, è ancora lontana dal realizzarsi e dunque, mancandone l’esperienza viva, resta la difficoltà di comunicarla.

    fulva11
    Partecipante
    Post totali: 18

    Carissimi dell’Accademia Giuliana,
    avete toccato un tasto che ricorre spesso anche per noi della Vergiliana.
    Personalmente condivido l’analisi, dipende dallo stato di essere di chi porge, vedi art.45 della Prag+ Fond+: “I maestri saranno chiamati a perpetuare la scuola, a formare i laboratori ermetici, ad essere in missione di propaganda…” Loro sono i testimoni della Schola, atti ad agganciare.
    Noi che si può fare? Lontani dall’idea di tramite neutro e integrato, si può lavorare tanto su noi stessi, sperimentando la terapeutica ermetica che evolve, e forse qualcuno, percependo la tensione sincera e un abbozzo di genuina coerenza, può essere toccato dal medesimo anelito e chiedere aiuto o volerlo fare a sua volta.
    Non è semplice… forse non lo deve essere.
    Ma diamoci comunque da fare!
    A presto, un abbraccio

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    Ritornando alla bilancia di Mikael, che ci riguarda da vicino, perché le nostre vite sono regolate dalla giustizia, pare che il suo uso risalga al 7000 a.c. in Egitto, e che gli egiziani la scelsero per significare l’equinozio d’Autunno in cui si arrivava all’equilibrio fra la durata del giorno e della notte. Non sapevo che dalla bilancia derivano i nomi di molte monete: la nostra vecchia lira (da libra), il pound inglese (da pondus= peso), la peseta, ecc.. Pesare, contare e misurare rappresentano lo svolgersi del pensiero umano sia nel regolare la vita quotidiana (ad esempio il commercio o altre attività), sia nel trasporre “in alto” o “all’interno” le sue funzioni. Gli scritti del Maestro Kremmerz sono ricchissimi di considerazioni sulla giustizia: va fatto ciò che è giusto fare… e molte volte la giustizia si accompagna a termini come ordine, forza, equilibrio, giudizio. Egli dice: “La forza in magia è un’azione provvidenziale che è fruttifera e benefica quando è d’accordo col principio provvidenziale; – ma non così quando per reazione si attira contro di sé tutti i controcolpi della giustizia compiuta”. Spesso è difficile capire se ciò che facciamo è giusto. La nostra Schola però ci dà i mezzi per allinearci e comprendere e rettificare laddove è possibile. Il Maestro Kremmerz scrive anche, a proposito dell’iconografia del Mikael con bilancia che “…la testa bellissima sta nelle nuvole, i piedi sul drago delle passioni umane, mentre le coppe della macchina sono in equilibrio tra l’ombelico e l’arcangelico pube”. L’ombelico è il centro di equilibrio del corpo umano (vedi ad esempio in moltissime danze), tra l’alto e il basso, ma è anche il mezzo di congiunzione alla madre sino alla nascita. Si situa in un’area del corpo che chiamiamo vita…. Credo ci sia molto da riflettere.

    admin Kremmerz
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    analizzando l’immagine osservo che questo personaggio ci indica l’opera da svolgere per chi ricercatore! nel suo aspetto più profondo , ci vengono posti davanti molti elementi che sommati indicano uno stato di essere da ottenere, affinché l’adepto lotti (sempre se possiamo definirla lotta)per andare a debellare quelle sovrastrutture antiche che ci portiamo come bagaglio cognitivo nel suo aspetto più profondo .
    ho sintetizzato spero non troppo .
    Original author: Eris

    admin Kremmerz
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    Oggi ascoltavo una trasmissione per radio che ho trovato molto interessante (radio24 Melog cronache meridiane). Il giornalista Gianluca Nicoletti parlava di un fatto inerente a una santona e lo introduceva dissertando sulla santità e le qualità che si attribuiscono a questo stato. Ho apprezzato che tale stato venisse descritto come una condizione eroica dell’essere umano comune da cui discendono (quindi in seconda battuta e come conseguenza della condizione) potestà fuori dall’ordinario tra cui quella terapeutica (ma anche bilocazione, volo, ecc.).
    Mi ha fatto pensare che l’approccio sociale, poco a poco, si concentra sull’essere umano e sulle sue potestà latenti che necessitano solo (si fa per dire!!!) di una ‘ripulita’ di eroismo (da Eros? il famoso aculeo che spinge e che sprona…!!!) per manifestarsi.
    Dopo di che si può spiegare lo stato acquisito con la religione, la scienza di frontiera o la magia: che le racchiude entrambe ed è conquista attiva sempre. (Kremmerz diceva che il mago “comincia” dal santo…!!!).
    Original author: segezia

    admin Kremmerz
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    Segezia ricollegandomi all’ultima frase di Kremmerz da te evidenziata vorrei tentare una personale interpretazione, ovvero ” il mago inizia dal santo ” nel senso che la prima tappa da conseguire è lo stato di purificazione e probabilmente il santo ha raggiunto il predetto proposito;
    il livello successivo è invece quello della scienza o Magia che Kremmerz diceva essere la Scienza delle Scienze.
    Ossia la conoscenza della Legge, che produce tutta la fenomenologia e no solo, legata all’uomo, al mondo e all’universo.
    Riepilogando la purificazione è solo un inizio, una sorta di preparazione del terreno per passare alle successive, auspicabili conquiste.
    Original author: A.detommaso

    admin Kremmerz
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    Ne “Gli elementi di magia naturale e divina – I misteri della taumaturgia” così si esprime Kremmerz: “Bisogna intendere la santità non come il volgo intende la divozione e la bigotteria; il santo È CHI IMMEDESIMA LA SUA RAGIONE DI UOMO ALLA RAGIONE FATALE DELLE COSE E DEGLI spiriti — il SANTO È L’ALTRUISTA CHE SI CONSIDERA QUAGGIÙ COME UN VIAGGIATORE IN UN ALBERGO, IN UNA PAUSA DEL SUO VIAGGIO VERSO L’INFINITO, EVOLUZIONE ULTIMA DI TUTTE LE COSE CREATE — il SANTO E CHI POSSIEDE LA SCIENZA DI NON ILLUDERSI SULLE RAGIONI VISIBILI E CHE SI FA DEGNO DELLA SCIENZA DI DIO”.
    Questa condizione a me pare la conquista più auspicabile perché non riesco a concepirne altre… OLTRE.
    Ma forse sono io a non vederle.
    Original author: segezia

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    MI aggancio all’idea di santità di cui si sta parlando. Ho letto che santo significa separato. Così come consacrato è ciò che è separato dal resto. Anticamente erano sacri i chicchi di grano che, separati dagli altri,dovevano servire l’anno successivo per la risemina. Un santo da cosa si separa? credo da quanto lo lega alla profanità in tutti i sensi e, parlando di sensi, chi li ha separati dalle influenze più grevi e li ha messi a servizio delle influenze più alte. Rispetto alla giustizia del Mikael il santo dovrebbe essere colui che è puro. MI viene in mente una locuzione del rito di primavera: “…ne muti l’impurità di ogni dolore…”. Quindi il dolore è segno di non purezza, perchè, forse, è indice del permanere in uno stato estraneo a quanto da segezia segnalato dagli scritti del Maestro Kremmerz. Forza, mettiamocela tutta!

    admin Kremmerz
    Amministratore del forum
    Post totali: 1008

    Nel post della Direzione dello scorso anno era scritto: “amore nella giustizia verso il quale ogni essere in evoluzione dovrebbe tendere lavorando costantemente e indefessamente su se stesso fino a giungere al nocciolo-seme del suo essere primigenio, per ricondurlo alla Matrice Unica che lo ha generato, nutrito e che Sola potrà rigenerarlo in eterno”.
    Su questo riflettevo e sulla difficoltà a concretizzare queste indicazioni all’apparenza tanto semplici e nella fattività così difficili, a cominciare dall’indefessamente che implica la redistribuzione delle proprie priorità: non solo a livello cosciente ma – anche e soprattutto – inconscio.
    Volgere l’esistenza individua al proprio sviluppo facendo – come già notava una Sr+ tre lustri fa osservando il Maestro – della propria vita intera un unico rito ininterrotto.
    Cura e attenzione ai propri atti, parole e opere sì che non si venga assorbiti dal contingente e dalle necessità del quotidiano, in continua dedizione alla propria ragion d’essere…che appunto separa la Luce dalle tenebre, la numinosità dalla necessità.
    Meta ambiziosa.
    Il Michael che nel volto dell’Egitto antico pesava il cuore lasciando passare solo chi l’aveva reso lieve come una piuma si avvicina per tutti ad ogni equinozio e lascia agli sperimentatori di buona volontà di verificare lo stato dei propri semi e il lavoro dei propri frutti. E va testimoniato che, in seno alla Schola, l’operatività è seria e rigorosa ad ogni livello così che, quand’anche si giunga alla constatazione di non essere ancora maturi, si ha comunque la certezza che il tempo – inestimabile risorsa – non è stato speso invano perché la terra, prima o poi, inesorabilmente produrrà un ‘meglio’.
    Amore nella giustizia dunque, che porta a misurarsi sempre con sé stessi ed evitare quella tipica ‘competitività’ che fa dire al kiwi di essere più avanti della pera…nel diventare kiwi!!!
    Original author: sal

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