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“Malinconico Autunno” è il titolo di una vecchia canzone napoletana del 1957 (autori De Crescenzo-Rendine) che così recita:
Malinconico Autunno staje facenno cadé tutt”e ffronne d”o munno sulamente pe’ me.
Traduzione: “Malinconico autunno, stai facendo cadere tutte le foglie del mondo soltanto per me”.
Questi versi sembrano celebrare la “malinconia” e con ciò ricordare una famosa incisione cinquecentesca di Albrecht Durer siglata per l’appunto “Melencolia I” evocante l’opera alchemica e il relativo primo lavoro della “Nigredo” propiziatorio a una prima purificazione della materia e senza il quale il neofita ermetico non spiccherà mai il volo.
E dal 23 settembre, equinozio autunnale, in cui il sole entra nella costellazione della Bilancia alle ore 10,28 (O. L.) si invitano i Fratelli e gli utenti tutti di questo sito a riflettere su questo nodale momento astronomico e a scioglierne, per lo meno teoricamente, il senso con l’ausilio dell’immagine di Durer e i tanti strumenti ivi raffigurati.
Ma pure si ricorda, in particolare ai già appartenenti alla Schola, che senza il supporto e l’attivazione degli strumenti ortodossi che la stessa fornisce e senza la fedeltà al “Patto” stipulato, potrebbero restare “malinconici” per tutta la stagione… e soprattutto non godere degli splendidi colori e dei prelibati frutti che la Madre Terra in questo periodo generosamente prodiga, specie a chi saprà apprestarsi a serbarne il nocciolo-seme per l’opere future.
Buon Equinozio d’Autunno a TUTTI dalla Direzione del sito.
Parole forti quelle della Direzione, come solo sa esserlo la Verità.
Sarebbe assolutamente antiscientifico pensare di veder crescere frutti da semi non seminati, o da noccioli non innaffiati né accuditi.
Lavoro, soldi, affetti familiari; cucina, danza, divertimento, spettacoli. La cronaca delle nostre giornate – che è cronaca di ciò che siamo – veramente rivela gli oggetti della devozione. E quando scende il tramonto, come l’autunno, quando facessimo l’inventario del tempo speso, quanti sarebbero i minuti dedicati a vivere l’Idea, la splendida Idea della sublimazione del nostro stato che è prima applicazione della Terapeutica e del patto stipulato? Insomma, a conti fatti, quali sono le priorità della nostra attenzione?
E perfino quando visibilmente sta male chi ci è caro o stiamo male noi, proprio noi, quali e quante strategie ricordiamo, attuiamo, sollecitiamo dalla catena orante per ristabilire salute ed equilibrio?
Cercare, sbattersi, capire, scontrarsi con i propri limiti e poi ricominciare, e magari intuire, oggettivare, sperimentare e poi tornare a cercare, sbattersi e capire…: questo il senso di una strada liberamente scelta da tutti ma spesso praticata a singhiozzo.
E mentre i ghiacciai si sciolgono perché non ci si cura di non inquinare la Terra, e i viziosi di potere rimangono al comando delle folle perché è faticoso combatterli, pure per noi che siamo numeri cui basta una mano per aggrapparsi e tendere al meglio “fuori dalla pazza folla” , lassismo e accidia paralizzano il vivere rinviando la libertà della coscienza intelligente al domani del poi.
In fondo, la prima terapeutica è nella scelta dei passi che facciamo da quando ci si sveglia la mattina a quando ci si riaddormenta…: ma è subito sera.
Malinconico Autunno.
Ma se a quella Direzione ci aggrappiamo con tutta la tenacia che abbiamo e l’urlo profondo dell’anima non più inerte allora si può, veramente si può: uscire dalle sabbie mobili.
E aspirare a che giunga, dopo l’inverno, Primavera.
Original author: catullaMolto colpita dalle parole della Direzione, che ringrazio per questa benefica occasione di riflessione, per prima cosa ho cercato sul web l’immagine del Durer ingrandita per poterne meglio cogliere i particolari. Vi sono una moltitudine di strumenti da lavoro, alcuni dei quali utili per levigare, sgrossare, tagliare,misurare, una bilancia, una clessidra, una campana, un quadrato magico (che mi ha richiamato alla mente i lavori delle SSrr+ e dei FFrr+ della Pitagora), un compasso, una scala e qui mi fermo, ma vi è anche molto altro. Vedo il contrasto tra i diversi strumenti lavorativi che denotano attività, lavoro, operosità, e l’atteggiamento di “riposo”, di attesa delle figure presenti. Forse dopo aver attivato tutti quegli strumenti. Ci penserò ancora sicuramente, cercando anche in me stessa la riflessione del significato dell’immagine…
Come sempre, il post della Direzione ha la virtù di toccare in profondità e il richiamo all’ortodossia è quanto mai utile e benefico.
Osservando l’immagine di primo acchito gli oggetti sparsi ovunque sembrano davvero “tutt”e fronne d”o munno” , ma non foglie morte direi, bensì vive, come è viva ogni materia desiderosa di una rigenerazione nella madre terra.
Il pipistrello che scappa terrorizzato dalla luce della cometa che sembra un sole, infonde speranza, grande speranza di vittoria della luce sulle tenebre.
Ma quello che mi colpisce maggiormente è il senso di equilibrio che suscita l’apparente contrapposizione dei vari elementi: alla figura femminile assorta, in riposo, si pone il fanciullo che sta facendo qualcosa con una tavoletta; al cane acciambellato dormiente si contrappone invece il pipistrello in fuga, che a sua volta va nella direzione opposta alla cometa. Ancora, in basso si vedono strumenti in disordine, mentre in alto stanno appesi strumenti perfettamente posizionati e in equilibrio.
Infine, c’è come uno spazio senza spazio, malgrado la prospettiva e un tempo senza tempo malgrado la clessidra.
Tutto molto bello nella sua melencolia malinconica! È molto complesso, bisognerà seguire l’input e lavorarci su.
Intanto ringrazio e a presto augurandovi la buona notte.
Dati gli elementi dell’immagine e quanto scrive la Direzione a proposito dell’opera alchemica e della nigredo come prima purificazione, mi sono venuti in mente alcuni versi di uno dei salmi che ogni operante miriamico conosce: “Similis factus sum pellicano solitudinis, factus sum sicut nycticorax in domicilio. Vigilavi, et factus sum sicut passer solitarius in tecto”. Versi la cui traduzione è abbastanza semplice e che danno assicurazione della comparsa di uno stato preciso dopo il lavoro che è reso artisticamente dalla bellissima e simbolica immagine del Durer. Ho notato anche che il personaggio principale è femminile e che è presente anche la fornace alchemica. La cometa, poi, come scrive il Maestro Kremmerz, è emblema dell’antico magismo e la sua presenza nell’immagine, mi pare faccia capire che ogni lavorio evolutivo è possibile e fruttuoso solo grazie al contatto iniziatico con un Centro cosmico.
E non ricorda forse il diamante anche apparso ne La Pietra Angolare quel poliedro al centro dell’llustrazione?
In quello si specchia un volto che suggerisce tante domande… E che dire del quadrato magico in alto a destra?
Infine non si può non notare che – per quanto malinconici – sono angeli. Hanno – infatti – LE ALI.
Original author: salL’immagine della melanconia del Durer ed il conseguente riferimento all’opera Alchemica di primo “sgrossamento” della materia umana nel suo complesso, con la moltitudine di strumenti di lavoro ivi raffigurati, tra l’altro molti dei quali utili per portare a compimento lavori manu-facti, credo ci indichi in primis la complessità relativa alle abilità da acquisire, in quanto è bene essere in grado di maneggiare, quindi bisogna conoscere, tutti gli attrezzi presenti nell’icona. Il simbolo dello strumento di lavoro, diventa per analogia, il simbolo del “lavorio” quindi dell’attivazione, e la figura alata ma con sembianze umane in posizione accomodata, forse denota il necessario riposo dalle fatiche postume ad un simile tipo di impegno. D’altronde, l’autunno man mano che si manifesta, diventa tempo di semina, ed il seme messo a dimora, se accudito nel modo giusto cioè con scienza e coscienza che solo la direttrice ortodossa garantisce, a primavera dovrà dare i suoi frutti. Un tempo, quando l’Iniziazione poteva avvenire solamente incontrando sulla propria strada un Maestro Iniziatore, esisteva il Rito di Sagittario, da espletare in novembre inoltrato, foriero di provocare tale fatidico incontro. Tra l’altro, questa operazione rituale è chiaramente descritta dal Maestro Kremmerz sia nella Scienza dei Magi che nello stesso Avviamento, ed il tutto avveniva, rigorosamente, in pieno autunno.
Un caro saluto.La paura di non riuscire a cogliere i frutti della Madre Terra , di non saperne conservare ed utilizzare i semi generosamente offerti, per me è davvero grande.Vorrei essere più pronto , più maturo per sentirmi completamente in sintonia e in risonanza con l’I-Dea. Ma al momento è solo un anelito e quel che posso fare è continuare a lavorare mantenendomi vigile per rimanere sempre fedele al Patto e nell’Ortodossia, come magistralmente ricordato dalla Direzione.
Forse è anche questa la Melanconia delll’Autunno ?
Original author: gelsominoRingrazio la Direzione che con cura amorevole ci induce a riflettere in questo tempo di Bilanci(a), in cui ci si ritrova a dover fissare i punti cardini del percorso intrapreso(quei chiodi per terra nell’immagine me lo hanno suggerito!), ricordandoci cosa ci ha portato fin qui e perchè …le parole chiave sono perseveranza e fedeltà a ciò che abbiamo riconosciuto Vero!
Interessante l’immagine scaturita dalla canzone scelta: nella letteratura, si è parlato spesso della caduta delle foglie come simbolo della caducità della vita(tema caro a Virgilio, Dante, Ungaretti),ma ribaltando il punto di vista comune si potrebbe dire che l’albero quando perde le foglie, rimane nudo, e autoalimentandosi, si procura principi nutritivi preziosi, così come tutti quegli strumenti che ci fornisce l’immagine, che andranno a creare quell’humus, grazie all’elemento acqua, che sembrerebbe presente nello sfondo dell’immagine, da cui Nuova Vita rinascerà con forza e semplicità! L’acqua, elemento vitale per eccellenza, infatti, trasforma, purifica, alleggerendoci delle nostre zavorre e consentendo di innalzarci in volo, evolvendo, per arrivare a quella stella cometa che campeggia alta e luminosa nel cielo…punto di riferimento e guida, che indica la rotta a tutti i naviganti, più o meno pratici, che hanno scelto di navigare a vista e di tentare vie inesplorate ai più, a volte, ma se sapranno usare gli strumenti adeguati, potranno forse anche( magari!?) arrivare in porto!Tutto, in questa immagine, rimanda al momento dello sconforto quando, dopo aver tentato, lavorato, provato, i risultati sembrano non arrivare, eppure gli strumenti per riuscire ci sono tutti, scala compresa, e allora che cos’è che in certi momenti ci fa vedere la meta così lontana da sembrare irraggiungibile? Forse pensare, come dice la canzone, che “le foglie stiano cadendo per noi”, forse il voler credere di essere il centro del mondo, forse la difficolta’ di accettare di essere una cellula e non l’umanità’ intera. Gli strumenti sono tutti li, ma se, prima di tutto, non ci affidiamo, non ci sintonizziamo, fedeli e grati a quel Patto che ce ne da la possibilità, alla Miriam, tali strumenti rimangono a terra, inutili e inutilizzati.
E poi, per sconfiggere la malinconia mi tornano in mente le parole del Maestro: “se c’è l’ho fatta io potete farcela pure voi”, dunque prendiamo ciò che di buono ci porta questo autunno e prepariamo il terreno per la stagione del raccolto
Original author: M_rosaMelencolia… vola sulle Acque: tenuta da un pipistrello ci indica che quel che vediamo sopra potrebbe essere sotto e viceversa.
Nella parte superiore del quadro, tutto rimanda alla misura e alla scansione del peso e del tempo. I due glifi speculari che seguono la parola MELENCOLIA sono una doppia spirale aurea o un elicoide il cui moto è in un eterno ritorno: combinazione del moto rettilineo e di quello circolare.
Il Fanciullo alato è immerso in un’opera di misura lineare (di peso e di tempo) mentre la Donna, anch’essa alata, dà il raggio d’azione tenendo il compasso per la punta in quel grembo dove occultamente si origina la Vita.
E mentre da Lei pende la chiave, la scala senza inizio né fine posa accanto a Lui.
L’essere nudo – come l’albero in autunno – non è solo sinonimo di indifeso ma anche di libero. Infatti, senza le foglie cui doveva dare il nutrimento e la linfa, e senza ancora i fiori e senza più i frutti, l’albero è libero di volgersi interamente alla Terra Madre e rigenerarsi. La perdita di acqua dovuta alla traspirazione delle foglie si riduce al minimo… anche se viene a mancare la possibilità di operare la fotosintesi e di conseguenza di accumulare glucosio sotto forma di amido.
Ma alcune piante, nel corso dell’evoluzione, si sono modificate in modo da non interrompere mai del tutto il processo di fotosintesi. Sanno adeguare il proprio tasso di umidità in relazione all’ambiente così da disperdere meno acqua e conservare comunque un certo numero di foglie. Così, anche le energie sono diversamente distribuite e non occorre l’enorme sforzo della primavera per produrne di nuove. Esse sono dette sempreverdi: e anche in autunno, in cui la ciclicità spoglia la maggior parte degli alberi, permangono a testimoniare la Vita e perpetuare il messaggio culminante nel Natale e nel ritorno del Sole Infante.
Original author: segezia -
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