Comunicazione importante

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    Originariamente postato da smeraldo888
    Il 17 Ottobre 2012 alle ore 18:18

    Riflettendo sulla conclusione della Direzione in risposta ad anima critica, mi sono domandato (e voglio estendere la domanda a tutti gli amici del blog per verificare sulla base delle altrui esperienze la mia) se anche nella pratica della terapeutica ermetica verso chi si rivolge alla Miriam per un aiuto, va preventivato che possano intervenire fattori ostativi o situazioni interferenti sulla guarigione propiziata per cui la stessa non si verifichi nonostante l’attivarsi di tutta la catena orante e della prassi ortodossa. Più che altro vorrei confrontarmi per meglio inquadrare quale natura attribuire a quei casi di mancata guarigione nonostante l’intervento ermetico della nostra Schola. Sia chiaro che pur essendo fermamente convinto della validità comprovata della terapeutica ermetica, quello che chiedo è una testimonianza che spieghi con degli esempi quali possano essere le cause, a monte, inficianti il suo esito positivo.
    Grazie fin d’ora a chi vorrà rispondermi e buona serata a tutti.

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    Originariamente postato da segezia810
    Il 18 Ottobre 2012 alle ore 00:06

    Rispondo a Smeraldo con la mia esperienza personale… Undici anni fa mi trovai a dover fronteggiare un periodo difficile della mia vita: in quel mentre si manifestò in me una patologia piuttosto importante che fu la classica goccia che porta il vaso a traboccare. Chiesi l’aiuto della Fratellanza, ma lo chiesi con la mente e – non so come esprimermi altrimenti – non con il cuore. Risultato: nulla di fatto. Il modulo era rimasto sulla carta ma non era corrisposto ad una ‘modulazione’ della mia intenzione. Ero piena di rabbia e ce l’avevo con il mondo intero che, nella mia idea, avrebbe dovuto restituirmi la salute perché era giusto e basta, e mi era dovuto.
    Il periodo passò. Mi resi conto che molte delle mie difficoltà del periodo erano dovute alla mia incapacità di accettare diverse situazioni e, anche, alle mie paure. Tornai a chiedere l’aiuto della Fratellanza e, questa volta, con spirito di apertura. La cosa funzionò.
    Spero di essere stata utile…. a chiarire.
    Buonanotte a tutto il blog.

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    Originariamente postato da sannitica2011
    Il 18 Ottobre 2012 alle ore 07:34

    Rispondo a Smeraldo. Nella mia esperienza miriamica terapeutica (non lunghissima) mi è parso che laddove chi chiede è veramente convinto di essere aiutato a guarire o a migliorare ciò matematicamente avviene. E avviene con un miglioramento dello stato di salute, e con l’intervento capace di un medico, insomma è tutta la situazione, l’area di azione intorno al malato che cambia a suo favore. Al contrario molti chiedono senza una vera convinzione e lì – credo – il meccanismo ermetico terapeutico è più difficile a realizzarsi . Alcuni, mi sembra, vogliono nel profondo rimanere nel loro stato o fanno resistenza. Mi è capitato ad esempio un caso grave in cui la persona in questione ha faticato molto tempo a riprendersi, perché nonostante chiedesse aiuto, non aveva abbastanza fiducia nelle sue possibilità di guarigione e preferendo, alle volte, affidarsi passivamente in mani chirurgiche non adeguate. Ma poi, non avendo del tutto persa la fiducia, e continuando ad aggrapparsi ad una possibilità di risanamento, le cose si sono ristabilite al meglio possibile.

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    Originariamente postato da ippogrifo11
    Il 18 Ottobre 2012 alle ore 12:36

    Desiderio di guarire e volontà di guarire non sono la stessa cosa. La forza terapeutica della catena di Miriam agisce attraverso la volontà dell’ammalato, ove questa vi sia di fatto. Diversamente, ove si tratti invece di desiderio, non credo che l’aiuto possa spingersi fino al punto da trasformare il desiderio in volontà. Se così fosse, bisognerebbe che la forza della catena trasformasse, motu proprio, la natura profonda dell’ammalato anche in assenza di partecipazione attiva e consapevole di lui al processo di trasformazione. Francamente, questo mi parrebbe una prevaricazione e perciò non credo che possa avvenire. D’altra parte, l’esperienza di contatto con gli ammalati fino a qui vissuta mi dice che molto spesso ci si trova di fatto dinanzi a un’espressione di desiderio più che di effettiva volontà, tant’è che succede a volte che l’ammalato, dopo aver espresso la richiesta di aiuto, mostri poi titubanze nell’attestare la propria richiesta firmando il modulo che gli viene presentato.
    Sono convinto che questa condizione di non effettiva volontà rappresenti la causa prima dell’insuccesso dell’intervento terapeutico. Certo, vi possono essere altre cause a ostacolare l’efficacia dell’azione prodotta dalla Catena, delle quali non sempre è possibile avere un’idea più o meno precisa. Tuttavia, mi sento di concordare con Sannitica là dove dice che in generale si può notare un cambiamento in positivo delle condizioni complessive che avvolgono l’ammalato. La cosa per altro mi pare anche ragionevole: se agire sulla persona, contro la sua volontà, si configura come prevaricazione, altro invece è produrre un’influenza di Bene sull’ambiente e sulle circostanze a contorno.

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    Originariamente postato da catulla2008
    Il 18 Ottobre 2012 alle ore 15:28

    In questo sito, là dove “La parola del Taumaturgo” si occupa della teleurgia o terapeutica a distanza, si menziona quel passo di Kremmerz in cui è detto: “Io sono ammalato e ricorro ad un fratello della “Miriam… mi metto in uno stato di affettuosa aspettativa che stabilisce, per sé stessa, una porta spalancata all’idea dinamica che mi viene mandata. Per questa ragione io predico sempre ai condiscepoli che non bisogna mai occuparsi delle persone che non chiedono. Se noi vogliamo curar un uomo che non ci domanda niente, troviamo la porta sbarrata col catenaccio”.
    L’enunciato è una semplice verità scientifica: anche se sono allacciato all’Ente per l’energia elettrica, devo comunque mettere la spina nella presa per poterne usufruirne ed è con questo atto e non con la sola sottoscrizione dell’abbonamento che manifesto la mia volontà di fare. Lo stesso accade nella Fratellanza: il malato non è che l’anello finale di una catena (potremmo dire il consumatore finale?), anello imprescindibile senza il quale non vi è possibilità di manifestazione dell’energia terapeutica (fides/fede, cui rimanda Sannitica, viene dal sanscrito ‘legame’).
    Quanto al discorso su desiderio e volontà (sottolineato da Ippogrifo) è un terreno arduo. Ad esempio “mi piacerebbe studiare l’inglese” è diverso da “mi iscrivo a una scuola di inglese”; “vorrei dimagrire” è diverso dallo “smetto di mangiare dolci e bere bibite e cammino mezz’ora al giorno”. Insomma il vecchio proverbio che sostiene la differenza tra il dire e il fare è più che mai valido quando si tratta della nostra salute.
    Mi piace ricordare la giornata di studio tenutasi nel 2010 a Vico Equense in cui, durante il Convegno che vide avvicendarsi astronomi, giuristi, storici e soprattutto medici, uno di questi ultimi sottolineò l’importanza dell’ambiente nello scatenarsi di patologie rimaste latenti nell’organismo e mai manifestatesi prima pur essendo il soggetto geneticamente predisposto. A quanto pare non si pensa mai che il primo ambiente in cui si permane è il corpo nostro, con i pensieri che abbiamo, le ansie, le ambizioni, le arrabbiature, le frustrazioni a volte molto più inquinanti di un gas tossico: e tuttavia è così. Ed è da questo ambiente, non solo dalle aree industriali, che spesso giunge l’innesco alla patologia cui siamo geneticamente predisposti, ma di cui non siamo vittime fino a quando le condizioni non diventano favorevoli all’elemento patogeno.
    Prendere coscienza della capacità che abbiamo di farci male è il passo necessario per divenire consapevoli della capacità che abbiamo di farci bene. Così, quando questa capacità fosse indebolita per l’usura del fisico, occorre che insieme alla medicina venga il cambiamento; insieme alla richiesta di aiuto la disposizione all’aiuto stesso. Altrimenti “non funziona”. Non PUO’ funzionare – per dirla con Segezia…

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    Originariamente postato da cerere6012
    Il 18 Ottobre 2012 alle ore 18:56

    Per offrire a tutti gli utenti del blog alcuni spunti di analisi e di riflessione, vorrei portare la testimonianza su di un caso alquanto “paradigmatico” che ho potuto seguire da vicino attivandomi come tramite nella terapeutica ermetica con gli strumenti rituali e ortodossi in mio possesso. Riguarda un’iscritta giunta alla Schola proveniente da altri percorsi “spirituali” e dopo aver subito una mastectomia bilaterale per una grave forma di cancro al seno. Forma che richiedeva trattamenti chemioterapici cui lei aveva rifiutato categoricamente di sottoporsi sia prima sia dopo il suo ingresso nella Fratellanza e nonostante le insistenze di tutti noi.
    Chiesto aiuto alla Miriam e operato ermeticamente, l’abbiamo vista rifiorire, nonostante l’assenza di altre terapie, e per alcuni anni fare una vita del tutto normale. Ma quando il problema si è riappalesato con vari disturbi a livello intestinale, la persona in questione ha cominciato a ignorarlo e mascherarlo finché ha potuto, lamentando a un certo punto solo un “inspiegabile”, a suo dire, gonfiore al ventre. Sollecitata in tutti i modi dai medici della Schola e da noi tutti ad approfondire con le analisi del caso, le ha ritardate al punto che solo circa un anno dopo ha potuto e dovuto realizzare che il tumore aveva invaso il peritoneo e l’intestino. Unico rimedio clinico da lei accettato è stato quello dell’aspirazione periodica del liquido ascitico che si formava nel ventre e che comunque si riformava con scadenze sempre più ravvicinate. Sollecitata parallelamente a un percorso di presa di coscienza delle sue problematiche interiori e a un’analisi globale del suo percorso di vita, anche su quello si è mostrata reticente nascondendo, forse anche a sé stessa, grossi problemi risalenti all’infanzia e all’adolescenza collegati alla sua sfera femminile più intima e all’affettività. Pur di non aprirsi totalmente, nonostante l’aura amorevole di cui tutta la Fratellanza la circondava, ha preferito battere altre strade diciamo di cure “alternative” e persino ricorrere (partecipandolo solo a cose fatte) a tecniche di coinvolgimento in dubbi “psicodrammi” di gruppo per indursi a scoprire quanto rifiutava a sé stessa, continuando comunque a mascherarsi e a mascherare i gravi sintomi del suo male che prendevano sempre più il sopravvento. Complice (volontario o involontario?) in questo suo atteggiamento ambiguo, il suo compagno che, cieco e sordo a qualunque sollecitazione di buon senso, non solo l’assecondava ma addirittura negava anch’egli l’evidenza di una situazione sotto gli occhi di tutti e ormai irrimediabilmente compromessa. Nonostante ciò la Miriam, attraverso i suoi tramiti, l’ha fino all’ultimo aiutata e alcuni fratelli e sorelle l’hanno anche materialmente assistita, specie durante l’ultimo ricovero in ospedale per tentare di intervenire chirurgicamente sull’intestino, nella speranza che non fosse tutto compromesso e se ne potesse salvare almeno una parte. Ricordo le parole del chirurgo che l’aprì e richiuse: “Ma come fa questa donna ancora a vivere con un intestino totalmente in necrosi… e chissà da quando… almeno da un anno a questa parte?”. Eppure lei non solo aveva vissuto quasi normalmente per anni, ma negli ultimi giorni, ormai aggrappata solo alla Miriam, riuscì a raccontare tutta la sua vita e a discioglierne ad uno ad uno tutti i nodi, e lucidissima, serena, e col sorriso sulle labbra, morì mangiando una granita alla menta.

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    Originariamente postato da gelsomino3
    Il 19 Ottobre 2012 alle ore 14:26

    Che altro aggiungere ad una testimonianza come questa davvero paradigmatica !
    Quanto nel profondo la Miriam ci sana, ben al di là del corpo e dell’esistenza attuale !
    Come si può non amare e non inchinarsi innanzi alla grandiosità di questa Opera ?
    Veramente fortunato chiunque riesce ad entrarvi in contatto !

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    Originariamente postato da diogenonn
    Il 20 Ottobre 2012 alle ore 01:10

    Sono stato testimone diretto dell’evento narrato da Cerere, non lo dimenticherò mai. Ora, sulla scia di quanto richiesto da Smeraldo 88, voglio parteciparvi quanto mi è accaduto oltre venti anni fa. Ancor oggi ricordo perfettamente il grave stress e il disagio profondo che, dopo lunghi anni, e nonostante l’aiuto della catena terapeutica orante, mi portarono rapidamente sulla soglia del trapasso definitivo.
    Ero un iscritto di lungo corso, perfettamente cosciente di quanto la mia vita non collimasse per nulla con le mie pulsioni più intime. In definitiva vivevo quasi scisso negando a me stesso e alle persone che mi circondavano una verità che, grazie all’orgoglio di voler difendere una serie di scelte pregresse, facevo di tutto per tenere nascosta, mentre dall’altra parte operavo chiedendo tutti i giorni l’aiuto della Miriam. Alla fine il mio fisico né risentì fino al punto che due coliche di appendicite prima ed una grave peritonite poi, segnarono la linea di confine tra la vita e la morte.
    Nell’ospedale provinciale in cui ero ricoverato volevano togliermi il pancreas (in pratica non avevano capito niente) e mio fratello allora specializzando in chirurgia fece letteralmente fuoco e fiamme per trasferirmi d’urgenza nella sua clinica chirurgica. Ero ormai rassegnato ad un destino avverso, pronto a pagare lo scotto di una vita ondivaga e stretta nella morsa della menzogna. Accadde allora che al terzo giorno di ricovero mentre mi facevano una puntura di morfina (ormai mi torcevo dal dolore) la voce di mia sorella mi sussurrò all’orecchio: “il Maestro ti chiede di decidere, vuoi vivere? Vai con tuo fratello!” Risposi con un filo di voce: “chiamate l’ambulanza”. L’intervento riuscì perfettamente ma una peritonite secondaria rese la situazione ed il quadro clinico di nuovo severamente acuto. Ancora una volta tutta la catena operò e grazie alla Miriam ne uscii veramente per il rotto della cuffia.
    Ma devo confessarvi che nonostante il tangibile aiuto, ancora non mi decidevo ad essere sincero fino in fondo e nei tre anni seguenti l’intervento la mia salute ne risentì con malcelati e non indifferenti strascichi. Poi alcune circostanze, quasi insperate, mi sollecitarono prepotentemente: presi il cosiddetto coraggio a due mani e feci alcune scelte doverose. Solo così, di li a pochi mesi, la verità venne finalmente a galla come lo spuntar del sole in radioso mattino d’estate.
    Quello che ne è scaturito non interessa più di tanto, è storia nuova. Evidentemente per me non era maturo il tempo della dipartita però posso testimoniarvi quanto sia poco salutare insistere pervicacemente nell’offendere il proprio essere, con conseguenze che sono sempre proporzionali alle responsabilità (più o meno gravi) che uno si assume e con le quali prima o poi dovrà immancabilmente fare i conti. E se è vero che la Miriam è eterna ed a Lei si potrà ricorrere nell’eterno delle vite, è altrettanto vero che ogni esistenza è sacra e merita di essere onestamente vissuta al Suo servizio. Sprecarla nutrendo tutto quanto assomigli anche lontanamente alla falsità o a quant’altro di poco chiaro, essendo per di più un iscritto alla Schola, non solo è ostativo per la guarigione e foriero di grandi rischi, è veramente un autentico delitto cari amici del blog.

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    Originariamente postato da filosobek88
    Il 20 Ottobre 2012 alle ore 02:28

    La parola VIVERE è una parola grande e la frase ‘vuoi vivere?’ mi sembra ancora più grande, nonché dotata di magistrale sintesi. Quindi vale la pena di fare propria la domanda fatta a diogenonn.
    Soffermandomi, definirei il ‘vivere’ come atto magico per eccellenza in cui coscienza si lega al movimento evolutivo della materia (cioè che vibra per volute, spire, elicoidi) : le cellule si accrescono, si riproducono, si specificano e più si individuano più si aggregano e si dispongono organicamente.
    Non è meraviglioso constatare che in Natura più il singolo affina la propria specificità più si ordina per strutture interdipendenti?
    Noi variamo “per disposizione di atomi” – constatava Kremmerz – e questa disposizione è talmente delicata e mobile che il pensiero può influenzarla in maniera permanente, sintonizzando questa o quella funzione.
    Diceva una canzone su cui ho molto riflettuto ‘VIVERE, NESSUNO MAI CE L’HA INSEGNATO; VIVERE, NON SI PUO’ VIVERE SENZA PASSATO’… Ebbene, a me la S.P.H.C.I. appare spesso come scuola di sciamanesimo italico, dove si impara a ‘vivere’…: per educazione e non inSEGNAMENTO e dove il passato – se emerge, quando emerge – lo fa come un serpente che ha perso il veleno e rivela – ormai nudo della propria potestà illusoria – la logica dei fatti e la spinta all’UNITA’.
    Ma quanti, davvero, VOGLIONO VIVERE?

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    Originariamente postato da fulva11
    Il 21 Ottobre 2012 alle ore 09:57

    Sul post di Cerere6012 posso testimoniare perché c’ero anch’io.
    Brevemente, fra i molteplici episodi nei quali ho riscontrato l’aiuto concreto della terapeutica ermetica, ricordo la cisti dermoide sottocutanea alla testina di un bambino appena nato che si è risolta in meno di un mese senza ricorrere a interventi chirurgici, o l’artrite reumatoide con scomparsa delle sinovie alle ginocchia di un signore di mezza età migliorata al punto che dopo tanti anni cammina e guida tranquillamente l’auto, oppure il caso della signora che non ha effetti collaterali di alcun tipo nonostante lo spazio intersomatico tra le sue vertebre lombo-sacrali sia abolito con reazione artrosica.

    Inoltre, fatto che ritengo importante, nella terapeutica ermetica bisogna considerare che dall’attivazione di tutti i mezzi a disposizione si possono avere sogni premonitori, intuizioni lucide, segni fenomenici, visioni e circostanze che paiono guidate intelligentemente da fili o mani invisibili.

    Buona giornata a tutti

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    Originariamente postato da gelsomino3
    Il 21 Ottobre 2012 alle ore 19:32

    Il motivo che mi ha spinto a scrivere d’impulso il mio post in riferimento a quello di Cerere 6012 ,riflettendoci a mente fredda , è che quei meccanismi sanatori della Terapeutica Ermetica , così chiaramente descritti da Cerere, li ho sperimentati anch’io. Il fatto di ritrovarli precisi nell’esperienza di ogni numero che ha praticato la Terapeutica Ermetica mi sembra che ne confermi la scientificità.
    Mi è capitato di seguire una persone che chiese aiuto alla Fratellanza per un tumore maligno al pancreas .Nell’ospedale in cui era ricoverato non prendevano la decisione di operarlo temendo che morisse sotto i ferri , intossicato com’era da un ittero per occlusione delle vie biliari a causa del tumore e soffrendo di diabete.
    A seguito della sua richiesta di aiuto terapeutico la situazione si sbloccò : un chirurgo in un’altra regione , dopo aver visto la cartella clinica , nonostante la situazione disperata, si rese disponibile ad operarlo.
    L’intervento riuscì in maniera ineccepibile, ma la cosa che più meravigliò i medici fu il decorso post-operatorio, che in un soggetto diabetico è sempre pericoloso per la faciltà di infezioni e la difficoltà di cicatrizzazione delle ferite interne ed esterne .
    Non ci fu alcuna infezione e le ferite cicatrizzarono perfettamente ; questa persona ha vissuto per altri 5 anni una vita del tutto normale.
    Poi comparvero le metastasi e dopo un primo ciclo di chemioterapia decise di non continuare, ma restò sempre agganciato alla Catena Terapeutica della Fratellanza da cui ha ricevuto un sostegno nell’alleviare ogni dolore fisico e morale , nel non sentirsi mai solo o abbandonato senza speranza , anche quando i medici non sapevano più cosa fare.
    Ha avuto beneficio fino all’ultimo respiro della sua esistenza terrena ,che si è conclusa nell’abbraccio della Miriam , in serenità e senza paura del momento del trapasso.
    E torno a ripetere : come si può non Amare questa I-Dea , come si può non inchinarsi a Lei ?

    Anonimo
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    Originariamente postato da segezia810
    Il 22 Ottobre 2012 alle ore 12:58

    Riporto quanto mi è capitato di rileggere ieri sera scorrendo i Dialoghi sull’Ermetismo. Nel quinto dialogo, a un certo punto, viene detto: “…noi santi
    facciamo il meglio che possiamo, sono i malati che devono fare il resto (…) Io non sono un santo, tanto meno una statua, e
    meno ancora un guerriero con scudo e lancia; sono uno studioso, e pratico le conclusioni dei miei
    studi per tentare gli effetti. Che tutti riescano questi esperimenti e che io risusciti i morti non l’ho
    detto mai a nessuno. So che amo tutti quelli che soffrono e che vengono in mio contatto. In certi
    istanti potrei dire: io sono Amore! La medicina ermetica è un campo di esplorazione delle forze
    integrate dell’uomo che ama con una visione intensiva…”.
    Ci sarebbe da meditare su queste asserzioni, specie da parte di chi – per un motivo o per l’altro – si fosse fatto l’idea che la scienza ermetica deve andare guarendo tutti quanti, ivi compreso chi non lo chiede o chi ha speso il proprio tempo in squilibri che hanno già devastato il corpo suo. Proprio oggi in cui la mentalità è talmente guasta da buttare anche l’elettrodomestico con un solo fusibile da sostituire, certa società vorrebbe per contro che quel miracolo di ingegneria e architettura che è il corpo umano si sanasse per un tocco di bacchetta: meglio se esterno e non incomoda nessuno – tantomeno il diretto interessato – ad operare un cambiamento qualsiasi nella vita che pure lo ha condotto sulla soglia del trapasso.
    Né basta questo atteggiamento di per sé smaccatamente prevaricante o antiscientifico. C’è chi pensa di valutare le persone in base alle azioni che fanno quelli che li circondano (di questo passo tutti i Papi della Chiesa Romana dovrebbero essere all’inferno!!!) o che la disgrazia di un parente sia colpa del Maestro di Miriam che non lo ha guarito… dimenticando che, nella Pragmatica Fondamentale su cui si basa la S.P.H.C.I., perfino ai genitori è fatto monito di non influenzare le scelte spirituali dei figli prima che questi siano in grado di decidere da soli (e quindi di assumersene la responsabilità)!
    Davvero non posso trattenere l’indignazione davanti a chi si sente in diritto di denigrare un secolo di Bene e di operosità amorevole e disinteressata parlando dal pulpito di una giustizia non meglio identificata in nome della quale anche le figlie, se ci fossero, andrebbero sacrificate sull’altare di una grandiosità altisonante e talmente fulgida da sentirsi in diritto di tutto fare, tutto dire, tutto violare.
    Gente così ne abbiamo già vista in Europa e fuori: valendosi di un simbolo antichissimo confondevano la purificazione con l’epurazione…

    Anonimo
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    Originariamente postato da garrulo1
    Il 23 Ottobre 2012 alle ore 11:51

    L’ultimo post di Segezia, ci riporta dritti dritti ai Dialoghi, con citazioni e chicche a volte velate ed a volte espresse a chiare lettere in materia di Terapeutica Ermetica. Nel Sesto Dialogo, in uno degli attacchi del Discepolo circa le potenzialità della suggestione, Giuliano risponde: ”l’Ermetista guarda alla defigurazione anormale del cervello in ogni malato, significa che solo provocando una sensazione reattiva nel centro della sensibilità, gli organi o le correnti che alimentano il corpo umano possono ritornare sani……. Tutte le infermità, tutte le degenerazioni, tutte le infezioni.. capite? Obbediscono allo stesso imperio”. E qui, mi viene da aggiungere, sta inscritta l’importanza imprescindibile della volontà soggettiva, la cui prevaricazione, è sempre e comunque un atto arbitrario, irrispettoso della vera natura del volere profondo della persona, che in caso di chiusura infrange qualunque tentativo Terapeutico in campo Ermetico. Il Maestro J.M. Kremmerz, nel Quarto Dialogo, in una delle perle anzicitate, offre un’aggiunta all’operazione Terapeutica:
    “Se tra il malato e il suo guaritore non corre amore, se il guaritore non prende in un amplesso dolcissimo l’anima del suo malato, e nell’unione perfetta il potere della sua vitalità solare non inonda il corpo sofferente, il piccolo miracolo non avviene. Ci vuole Amore”. Uno dei tanti esempi pratici su tale Aureo argomento, lo ha portato la dottoressa esperta in Pediatria nei Convegni organizzati dalla Schola in materia di dieta hermetica e nutrizione autopoietica. Se ricordo bene, ha palesato la possibilità di accelerazione del processo clinico di guarigione, ovvero di mantenimento dello stato di benessere, quando tra la madre, o comunque tra genitori e figli, scorre veramente Amore, che ad un certo punto può diventare così tangibile da costituire un toccasano a tutto tondo, oltrechè perfettamente percepibile dalla prole, che ovviamente, anche parlando solamente in termini biofisici, non aspetta altro.
    Un saluto a tutti.

    Anonimo
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    Originariamente postato da wiwa70
    Il 25 Ottobre 2012 alle ore 01:11

    Ben trovati a tutti!
    Ho aperto il blog dopo parecchio tempo e mi accorgo che “tanta acqua è trascorsa sotto i ponti”e per di più “le correnti” sono diventate, a tratti, davvero turbolente e perigliose!
    Mi sono chiesta se le provocazioni meritano così tante energie e mi sono detta infine che “spendersi”per affermare un principio di Verità e Giustizia ne vale la pena!Non sono forse morti filosofi e scienziati in nome di questi principi?!
    Esiste, credo, un meraviglioso Progetto d’Amore a cui l’Umanità è chiamata e la Miriam a mio parere incarna questa meravigliosa possibilità.
    Anche nelle parole dei Maestri passati e presenti percepisco Amore quando,anzichè rintuzzare le malvagità come un muro ottuso che rimbalza e ti fa tornare indietro la calunnia con decuplicata forza, ascoltano e rispondono con pazienza amorevole per dare la possibilità alle anime afflitte e senza luce di capire, di comprendere.
    Ecco cos’è la M iriam per me: una effettiva e concreta possibilità! Ho cercato la Verità in tanti luoghi e in ogni porto di mare in cui sono approdata mi chiedevo:”Questa sono Io?”
    Poi un giorno ho letto le parole del Maestro Kremmerz :”Non credere neanche a me ma sperimenta”
    Finalmente Qualcuno o Qualcosa mi stava riportando a me stessa, alle mie cellule, alla materia di cui sono fatta, al principio vitale che mi accomuna all’Universo intero; non mi diceva di scimmiottare qualcuno o di fustigarmi perchè sono fatta di carne e ossa, ma mi ha indirizzato a mettere la mia perenne e insistente curiosità intellettuale al servizio di una causa più alta , una causa per cui ne valesse davvero la pena:PRO SALUTE POPULI . Non ho guarigioni miracolose da raccontare, nel senso comune di miracolo, ma posso garantire che nella mia piccola esperienza, tutte le volte che mi sono attivata, grazie alla Schola, senza tentennamenti di sorta, la mia Vita ha cominciato a trasformarsi in modo significativo, acquisendo qualità e consapevolezza maggiori…anche questo significa VOLER GUARIRE! Un caro saluto a tutti

    Anonimo
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    Originariamente postato da cerere6012
    Il 27 Ottobre 2012 alle ore 11:04

    Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare con i Fratelli medici esercenti responsabili dei rapporti della Fratellanza con tutti coloro che ad essa si rivolgono per un aiuto terapeutico-ermetico impersonale e gratuito.
    A norma delle vigenti leggi sull’esercizio della medicina e sulla privacy, loro SOLTANTO detengono e custodiscono tutti i dati sensibili relativi agli ammalati, nonché le diagnosi, eventuali cartelle cliniche, prescrizioni terapiche etc. e tutto quanto comprovante l’andamento clinico dei pazienti trattati anche con il supporto dell’intervento ermetico della Schola, ivi compresi i numerosi esiti di miglioramento e di guarigione.
    Nessuno fra gli iscritti di ogni ordine e grado, pur nel caso avesse svolto funzione di tramite fra l’ammalato e la Fratellanza, può entrare nel merito di notizie di alcun tipo sulle persone beneficate, né tanto meno divulgarle.
    Ovviamente ciò comporta che, all’infuori di una testimonianza personale, come ad esempio è stato fatto da svariati utenti di questo blog o liberamente e anonimamente dagli stessi beneficati, la Schola nella sua entità collettiva non esporrà mai pubblicamente, ne potrebbe farlo, prove o dati comprovanti gli esiti della propria sperimentazione terapeutico-ermetica.
    Ma, a detta dei medici interpellati, non è escluso che altri medici esercenti, muniti di specializzazione nelle medesime branche della medicina e col consenso degli stessi pazienti trattati, possano consultarne il database e, confrontandosi su basi scientifiche, appurare la positività dei suddetti esiti terapeutici.

    Similmente alla riservatezza obbligatoriamente necessaria circa gli esiti comprovabili della terapeutica ermetica, è inammissibile, a norma dello Statuto della Schola o Pragmatica Fondamentale del 1909, qualunque tipo di confronto circa le pratiche rituali, iniziatiche e/o alchemiche trasmesse ad personam dalla Delegazione Generale o da chi per essa, in quanto non comunicabili “neanche a confratelli” né quindi tantomeno utilizzabili per “farne oggetto di discussioni pubbliche” (Art.34 della P+ F+). A tal proposito val la pena consultare anche le “Disposizioni complementari” contemplate negli Articoli dal 49° al 59° della stessa Prag+ Fond+ le quali non lasciano spazio a interpretazioni diverse né a strumentali inviti o provocazioni da parte di chicchessia circa un pubblico confronto sulla validità iniziatica dei rituali, delle metodiche e delle istruzioni pratiche esperite nell’unica e autentica S.P.H.C.I. Fr+ Tm di Miriam di Giuliano Kremmerz.
    Buon week-end a tutti.

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