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Buonasera, vorrei richiamare l’attenzione sul dato scientifico che l’Ipotalamo è in stretto rapporto con le altre strutture del Sistema Limbico che è un complesso di centri nervosi che regolano basi fisiologiche dell’emotività, del comportamento (anche sessuale), che immagazzinano i ricordi ecc. Il Sistema Limbico è un complesso filogeneticamente antico che è presente, anche se con differente estensione, in tutti le specie di mammiferi, potremmo dire che ci collega alla parte più antica del nostro essere.
Penso che possa essere utile rileggere il quaderno della Vergiliana (pag.87-91) quando si parla dell’Uncus (aggancio) e del Sistema Limbico con le relative ipotesi che sono state fatte (v. anche le note di queste pagine); forse può aprire riflessioni per tentare di comprendere perché Admir, che ringrazio per la sua generosità nel darci utili aiuti nel nostro percorso di presa di coscienza, fa riferimento a un qualcosa che sta a monte della secrezione della Prolattina.
Saluti a tutti/e.Ringrazio anch’io Admin per il chiarimento. Repetita juvant, ed inoltre fa da stimolo per rivedere ancora e sempre le parole Magistrali contenute nell’Opera “La Via della Rosa”. Alla pagina 48, viene fatta menzione delle potenzialità in capo a chiunque voglia veramente agganciarsi Ortodossamente alla “Catena Iniziatica di Miriam”, di porsi innanzitutto nella condizione di anello ricetrasmittente di questa energia terapeutica, attingendo “alla bisogna” a piene mani come specificato nel post, per convogliarla su persone che hanno richiesto l’aiuto ma parimenti anche per sanare se stessi, il che non guasta mai. E ricordo sempre a me stesso, che terapeutica ed evoluzione viaggiano sempre di pari passo, e che anche il proprio stato di salute è in qualche modo il testimone dello stato di evoluzione, difatti salute, da salus, è radicalmente salute e luce nello stesso tempo.
Credo e spero di non aver fatto confusione, mentre auguro a tutti di una buona domenica.Grazie Bell per la segnalazione, è sempre bello e utile andare a rileggersi il Quaderno della Vergiliana. Dell’uncus ad esempio non ricordavo molto bene quante informazioni fossero presenti e alla luce dei ragionamenti fatti finora, ho trovato interessanti del sistema limbico il collegamento con corteccia, talamo e l’ipotalamo il cui passaggio d’informazione avviene in modo circolare, proprio come i raggi di una ruota che dal centro vanno alla periferia e poi che ”l’uncus è al centro d un sistema in cui il movimento creativo avviene indipendentemente dalla volontà personale del soggetto e infine che il sistema limbico è quello più antico e primigenio dell’essere, infatti si forma già il 25° giorno dalla fecondazione e che “ci richiama all’Oracolo Vergiliano, la voce di Apollo che dice all’Eroe:” Cercate l’antica madre”, per cui Enea ritornerà alle antiche terre materne(Italia centrale). Il sistema limbico/uncus partecipa all’aggancio con la terra e col territorio sul piano realizzativo e concreto come il gancio e l’aratro”. La chicca la ritroviamo nella nota, dove ci ricorda che “uncus nel dialetto piemontese significa innesto da cui è nata l’ipotesi e la domanda che “nello sviluppo fisiologico e cognitivo umano la funzione dell’uncus limbico sia frutto di un innesto , magari proveniente dalle stelle come una cometa o un meteorite?” Quindi l’uncus potrebbe rappresentare quell’aggancio, fin da subito, al materno cosmico di cui si parlava? Il fatto che si formi a meno di un mese dalla fecondazione, potrebbe alludere analogicamente a quel cordone ombelicale/gancio d’ Amore che ci nutre e ci accompagna tutta la vita, di cui parlava Dafne nella bella immagine che ci ha postato e che quando non siamo più in grado di vivere interrompe la vita come una ‘ghigliottina’, chiudendo l’erogazione del flusso vitale? Un caro saluto a tutti e una buona serata
E’ stato utile che hai ricordato il Quaderno della Vergiliana, BELL…
Anche a me, Wiwa, aveva colpito Dafne che a monte della prolattina metteva l’aggancio del feto alla madre col cordone … specialmente in rapporto a noi che iniziaticamente siamo sulla via del regressus ad uterum …Anch’io, rileggendo ancora una volta le pagine segnalate da BELL del Quaderno dell’Accademia Vergiliana, ho potuto cogliere sotto una luce diversa le tante cose lì descritte. Tra questi noto che già si era iniziato a parlare dello Spazio Sacro circolare designato dai sacerdoti antichi nei rituali fondativi e mi è venuto in mente che la stessa forma circolare dei nostri timbri possa individuarne uno che che ci ag-gancia alla Madre.
Grazie ad Admin per i sempre illuminanti chiarimenti.
Buona notte a tutti.Leggendo di prolattina…di aggancio…di stelle…mi è subito venuto in mente che il nostro pianeta è, si dice, appartenente alla Via Lattea.
Certo, sono probabilmente indicazioni ” di massima” dato gli spazi infiniti, però è stata chiamata ” lattea” perché bianca come il latte e ai nostri occhi, piccoli piccoli, sembra un manto, un abbraccio che, come il materno, ci avvolge e protegge. O forse contraddistingue questo angolo di universo?Quante domande, la Via Lattea nella quale siamo immersi, l’uncus con il suo aggancio al Materno Cosmico e come parte del sistema limbico, deputato alla sopravvivenza della specie, implicato anche in quella catena di collegamenti che porta l’ipofisi alla produzione di prolattina… A volte mi sembra che la mente, con il porsi domande su domande, vada avanti da sola lasciando indietro la mia capacità di comprensione, allora ho la sensazione di affacciarmi sul ciglio di un baratro, un enorme cielo nero sotto di me, ma poi mi fermo, e sento l’abbraccio della Miriam (o le parole della Direzione) che mi riconsegna a me stessa, e ritorno alla realtà di numero della Catena di Miriam, cosciente che solo qui, lavorando su me stessa, potrò trovare le risposte a tutte le domande, quando sarà il momento.
Nel corso delle ricerche accademiali, uno fra i vari autori consultati scriveva che, almeno nel medioevo e rinascimento, si era consapevoli che l’evoluzione ‘spirituale’ scaturiva e procedeva unitamente alla pratica della propria arte o mestiere. I maestri comacini, ad esempio, non sarebbero stati solo maestri costruttori, ma iniziati. Non so se ho ben compreso, ma l’impegno e il realizzare concreto, la dedizione e lo studio, da una base di conoscenze e nozioni già acquisite, consentiva loro di raggiungere nuove elevate vette grazie allo svelamento di uno o più segreti, quindi di potenzialità insite in ciò che andavano indagando e praticando, ma ancora non note. Intuizioni, scoperte e realizzazioni, quindi palazzi e cattedrali, non solo espressione di abilità costruttiva, ma del livello di evoluzione interiore, come una progressione a doppia e inscindibile elica di spirito e manualità. Nel pensare comune che ancora attua separazione netta fra spirito e corpo, per me era stato come uno scappellotto a svegliarmi dal torpore.
Questo mi veniva in mente riprendendo in mano il quaderno della Vergiliana, su consiglio di Bell. Mentre rimiravo l’aratro nel Pian Grande, riflettevo che Virgilio scrisse le Bucoliche e le Georgiche e mi chiedevo che cosa sappia io di agricoltura. Un aratro così non l’ho mai visto. Vedo enormi aratri a 6-12 vomeri, trainati da giganteschi trattori, aria condizionata e musica all inclusive! L’ho cercato in foto e trovo che era ancora in uso qui in pianura nei primi ‘900. Proprio uguale. Con una ruota. E a che serve? A già, se lo devo spostare, lo spingo sulla ruota. E il manubrio? ah, per sostenerlo perché non si divelga. Il gancio? Caspita, l’’uncus’, senza quello da agganciare alla catena, e chi ara più? E alla catena chi ci metto? Anche un uomo a traino, che lo agganci a una fascia all’addome. Faticoso sì, ma come potrei spingere un arato nella terra, dovendo poi arare tutto quel piano, finanche forse le colline, perché non vi vedo un albero! E se invece l’agganciassi a uno o due buoi, ma qual migliore risultato e quanto più veloce andrei?
Ecco, queste considerazioni facevo. E pensavo… se fossi un agricoltore, o un cultore di Virgilio, o avessi studiato gli astri in cielo e le corrispondenze in terra, quanti altri più significati potrei cogliere?Penso sinteticamente, collegandomi a Buteo, che più si è vicini alla Natura, a tempi, ritmi e corrispondenza coi cieli stellati, più si possono cogliere le analogie, come lo stesso Virgilio scriveva.
Ricordo con entusiasmo la convention celebrativa per il centenario dello Statuto della Schola il 21 Marzo del 2010 al Castello Giusso di Vico Equense, paese natale di Giovan Battista Della Porta. Fu un vero dono, una giornata indimenticabile per tutti, magistralmente e generosamente organizzata dalla Delegazione, perché non mancò nulla. Interessanti relazioni a 360°, una mostra espositiva dei documenti originali della S.P.H.C.I., momenti artistici di canto, ballo e recitazione, un buffet saporito. Dimentico qualcosa? Gli atti, tra l’altro, furono pubblicati con una fulminea rapidità in poco tempo.
Fra le relazioni quella di un Fratello che non c’è più, nella vita giurista, valutava in senso etico-giuridico la Pragmatica Fondamentale. Ho riletto “La Pragmatica Fondamentale come direttive etico-giuridiche universali” con interesse per la sua originalità e ricordo che alcuni invitati, giuristi come il relatore, commentarono che le norme della Pragmatica sono quelle cui dovrebbe aspirare l’umanità e una società ideale.
Attraverso una consecutio espositiva approfondita, Ernesto Cianciola arriva a definire il valore universale della Pragmatica, come un codice “sostanzialmente costitutivo dell’essere”.
Se qualcuno ha riletto l’articolo cosa ne pensa di questa definizione?.. il regalo ai partecipanti all’incontro della bottiglina contenente pagliuzze di oro…. alchemico?
Credo che l’evoluzione, forse non solo umana, proceda per necessità. Soddisfatti i bisogni primari di cibo riparo sonno acqua, poi c’è il bisogno di comunicare, quello affettivo e quello di esplorare. Da lì in poi, la sete di conoscenza, di sperimentazione e lo slancio a superare i propri limiti vissuto da ciascuno secondo sua propria natura contraddustinguono l’animale uomo.
E poi c’è la Schola dove esseri viventi, non solo ipotesi o proiezioni ma carne, dimostrano con la propria esistenza che c’è un altrove e un di più. E non è religione dove ti unisci per mistica tensione, ma vero e proprio lavorio che ti senti fermentare dentro e indicare AVANTI.
O dentro?!?
Questa è la realtà della Fratellanza nostra, e quando vedo in TV i viaggi pastorali penso che l’umanità ha bisogno, lo ha sempre avuto, di un ‘oltre’.
Ma oggi più che mai questo oltre richiede che ci sia verità, affinché la preghiera non nutra solo la salute di un simbolo in camice ma possa, invece e inversanente, attingere LUCE da CHI Luce È.
Pro Salute PopuliCara tanaquilla,un codice“sostanzialmente costitutivo dell’essere”, questa espressione si avvicina di molto a quanto pensavo stamane, in alta quota, in un paesino di montagna in cerca dei noccioleti per le nostre esigenze rituali.
Un signore molto anziano verso ora di pranzo, in un silenzio totale, passeggiando verso di me ed io verso di lui, si ferma e si scusa per aver spostato la traiettoria della mia strada. Ma io gentilmente lo avevo fatto passare, lui poi mi dice, é importante che lei si sia spostato per farmi passare, anche se a piedi non ci sono codici stradali, é poi chissà: cambiare traiettoria a volte é fondamentale per riprendere la strada. Ho subito pensato al movimento elicoidale del quale spesso leggo in questo luogo virtuale. Sono analogie e si, immersi nella natura c’è una chiarezza diversa. Buonanotte al forumMi aggancio al filo delle riflessioni di Tanquilla riprese poi da G_B, per considerare a mia volta che quel codice “costitutivo dell’essere”, del quale la Pragmatica Fondamentale è essa stessa informata e informante, è per noi Miriamici l’ideale a cui tendere attraverso il lavorio di quotidiana revisione di noi stessi al quale ci siamo liberamente votati con la nostra scelta di far parte della Schola. Dunque, per chi è in itinere, e soprattutto ai primi passi come noi siamo, quel codice è tutt’altro che “costitutivo”, rappresentando uno stato di essere per lo più di là da venire e per approssimarci al quale siamo chiamati ripetutamente a un processo di adattamento la cui efficacia dipende in primo luogo dal grado di consapevolezza individuale, acqisito o maturato in ragione del percorso compiuto. Mi spiego.
Nell’avvicendarsi del quotidiano ci interroghiamo se e come il nostro comportamento, e cioè il nostro modo di pensare, parlare e agire, sia o meno rispondente all’etica e all’estetica miriamiche per poi, se e quando ci accorgiamo delle incongruenze o delle sbavature, predisporci alle opportune correzioni. Voglio dire che il nostro tendere a quel codice procede per aggiustamenti successivi che prendono le mosse dalla consapevolezza dei nostri errori o delle nostre mancanze. Certo, via via che procediamo “rettificando”, sempre di meno il nostro manifestarsi è espressione di un preliminare lavorio selettivo e, per contro, sempre di più si propone in modo spontaneo, ossia non come conseguenza di un atto volitivo che parte dalla mente ma come esplicazione naturale della materia del nostro essere. In altri termini, a questo punto e quando una tale condizione risultasse consolidata e persistente,
si sarebbe diventati quel “galantuomo costituzionale” del quale parla il Maestro Kremmerz e che, assai verosimilmente, rappresenta il punto di partenza per ogni realizzazione successiva. Ma, mi domando, basta una vita perché quel codice si faccia carne della nostra csrne e diventi, di fatto, “costitutivo dell’essere”?
Un caro saluto a tutti.Interessante la tua esperienza g_b …un po’ come nel percorso miriamico in cui non tutto è scritto, non tutto è detto, non tutto è codificato… in alcune esperienze collettive ho visto la Gerarchia cambiare la traiettoria in corso d’opera…
Donato dalla Delegazione Generale, non può che essere Oro alchemico … ma già lo sai, caro guglielmo tell!
Interessante la riflessione posta da tanaquilla9: per me, un codice “sostanzialmente costitutivo dell’essere” come lo è la P+ F+ è, nella sua adattabilità, in forma e in sostanza (estetica ed etica), costitutivo del mono mentale e corporale dell’essere, fa crescere.
Analogamente sul piano profano, con le sue norme, i suoi codici e la sua adattabilità la Costituzione dello stato forma e aiuta a crescere il cittadino, in tutte le fasi di vita, in tutti i contesti e in tutte le situazioni. Come quando diciamo al bambino sei di costituzione forte o gracile…ci si riferisce allo sviluppo, no?
La vedrei così…non so che ne pensate…Buona domenica alla Direzione e al Forum.
Buongiorno. Vorrei provare a rispondere alla tua ultima domanda Ippogrifo: no, non basta una vita. Non può bastare una vita semplicemente perchè in questi decenni abbiamo visto la dipartita di Fratelli e Sorelle che non hanno sperimentato tutti i gradi della Rosa, per cui auspico per loro (ed anche per me data l’età) un ritorno nella Catena Iniziatica di Miriam per proseguire l’evoluzione.
Ricordo quando Kremmerz dice che “siamo sempre gli stessi sotto maschere diverse”… -
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