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“E’ questa una società in cui l’assoluto non è concepito né nell’espressione artistica del Bello, né nell’immagine del Vero nell’enigma delle prime cause …” Con queste parole il Maestro Kremmerz stigmatizzava i tempi odierni in cui la tensione verso il “bello” sembrava già allora non aver più diritto di cittadinanza nella mente e nel cuore della società civile. Attualmente, ad un secolo da quelle parole profetiche, il cattivo gusto rischia di divenire una condizione dell’animo ed il nostro territorio urbano e non, ne è un esempio tragico e lampante la dove costringe i residenti a cambiamenti di vita tali da creare sofferenza e profondo disagio. Una sofferenza che la bellezza divenendo terapia e medicina è in grado di curare, come oggi affermano le menti più illuminate. Una sofferenza, riprendendo il pensiero di Ercoli, che solo l’estetica può curare divenendo così etica. “È questo il rapporto fra morale, impegno civico e bello. … Educare alla bellezza è un compito della società e della scuola”. Tuttavia nelle nobili intenzioni di Ercoli mi permetto di scorgere i prodromi di quanto rischioso sia un percorso animato da un’esclusiva e tanto più soggettiva presa di coscienza. Nella Fratellanza il processo di continua incessante oggettivazione è la miglior garanzia verso la vera etica ed estetica frutto di un processo di purificazione ed integrazione del nostro mono mentale e corporale liberandolo via via dalle pulsioni egoiche e personalistiche.
Hai parlato, ulisse, di tensione verso la bellezza tendente all’affratellamento. Mi sento di condividere totalmente quanto affermi, e per ricordare quanto impellente fosse già nell’Ottocento questo bisogno, concludo (quasi un’iperbole) con le parole di Dostoevskij: “Sappiate che l’umanità può fare a meno degli Inglesi, che può fare a meno della Germania, che niente è più facile per lei che fare a meno dei Russi, che per vivere non ha bisogno né di scienza né di pane, ma che soltanto la bellezza le è indispensabile, perché senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo! Qui è tutto il segreto, tutta la storia è qui!”.
Voglio solo aggiungere che la tensione verso la percezione “della bellezza nella forma e della delicatezza nell’essenza muliebre”, concreto appannaggio del Femminile, è un’invocazione costante verso la Miriam vera ed unica salus infirmorum …
Veramente grazie ulisse per le domande che hai posto, alle quali certo non ho dato che una piccola risposta, ma il tema è così interessante che ci ritroveremo a parlarne. Ed un benvenuto tra noi.

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