Ecco che facciamo un altro passo avanti sulla comprensione del meccanismo dell’autofagia “cosciente”: per reinglobare in se le parti dannose/inutili, occorre scomporle nei loro elementi più semplici.
Dunque non si tratta di inglobare tout court gli elementi dannosi, ma di seguire un preciso procedimento: prima isolarli dagli altri, poi attraverso un certo meccanismo, scomporli negli elementi di base e, solo a quel punto, reimmetterli all’interno dell’organismo (o cellula che sia) che li usa come energia nel suo ciclo di vita, dunque autofagia è una auto alimentazione ma non degli elementi grezzi (mi viene in mente l’urofagia) bensì di quegli elementi purificati, attraverso un processo di desovrastrutturazione degli elementi accessori, inutili o “finti” Ora bisognerebbe capire per bene come avviene questa trasformazione, forse prendere spunto dal processo di distillazione nell’alambicco ci potrebbe aiutare
Original author: M_rosa