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Macrobio
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Buongiorno. Ho approfittato di questi giorni di festa per fare una ricerca (in silenzio) sul silenzio nei testi del Maestro Kremmerz e ho trovato un paio di passi molto interessanti che mettono in luce non tanto l’aspetto misticheggiante del “fare silenzio” quanto quello meramente pratico-operativo: “Ora voi leggete che le antiche iniziazioni filosofiche e le sacerdotali magiche erano precedute da una preparazione del discepolo al silenzio. Gli antichi discepoli-sacerdoti cominciavano con l’abituarsi a tacere. Io voglio credere con voi che l’antico sacerdozio aveva anche lui un secreto di pulcinella a nascondere con cura; ma voi se visitate un qualunque convento di frati, antico o recente, di qualunque ordine, dai camaldolesi ai benedettini, è inevitabile d’incontrare inciso o dipinto o a rilievo il famoso silentium e il simbolo di due braccia in due forme e colori intersecantisi a X. È un secreto ridicolo anche quello?
[…] Il silenzio dell’ambiente per lo spirito è quasi una astinenza dai cibi indigesti per lo stomaco.
Ma bisogna ancora distinguere le sensazioni di origine esterna dalle sensazioni per ripercussione, sul quale fenomeno si potrebbe scrivere un trattato di matematica del senso. Un tuo vicino parla. La sua parola ti risveglia una idea o una sensazione. Ma se tu pronunzii una parola il lavorio è doppio, perché devi concepire l’idea, tradurla in parola e proiettarla nello spirito di chi ti ascolta. La parola che tu pronunzii è una proiezione fluidica della tua concezione e la prova di questo lavorio si ha da ogni osservatore che, ascoltando un vocabolo che non risponde ad una idea fatta, deve concentrarsi meccanicamente per afferrare la concezione fluidica che accompagna l’idea proiettata. In magia la parola è uno strumento di realizzazione, e il silenzio sulle cose sacre della Verità, è il modo di custodia purificatrice che maggiormente vitalizza le idee da projettarsi, mentre impedisce che le ripercussioni delle idee projettate ubbriachino il mezzo ricettatore del mago.
” (SM vol. I, pagg. 127-128).
Perdonate la lunghe citazioni ma non saprei come condensare il discorso del Maestro Kremmerz.
Un fraterno abbraccio.

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