“L’individualità è un’apparenza. Il separando è l’enigma della magia dei grandi maghi ed è la sola finalità assoluta”.
Così affermava Kremmerz in forza di una tradizione scientifica e magica di millenni.
Riprendo dal mio post la citazione di David Bohm…“morto prima di ricevere il Nobel per la fisica nel 1993 e giunto alla conclusione che l’universo è una totalità interconnessa (vedasi libro “Wholeness and the Implicate Order per cui le cose non sono separate ma è la mente che adotta questo espediente perché trova più facile gestirle se le divide in cassetti…”).
A parte che il dottor Kremmerz lo diceva già un secolo prima, trovo davvero illuminante questo passaggio del grande fisico e filosofo statunitense: se ci si pensa, tutti gli atti evolutivi sono stati atti di separazione, dall’uso delle braccia distinto dall’uso delle gambe per la locomozione all’uso di suoni distinti per comunicare, fino al distacco dall’attività in corso per cercare nell’ambiente oggetti ad essa più propizi… E che dire dello sviluppo del fanciullo? Ripercorre le medesime tappe e, quando impara la scrittura è passaggio irreversibile perché mai più il suo cervello considererà i discorsi come flusso continuo ma li vedrà fino alla morte articolati in parole… nonostante ogni parola abbia senso solo in una stringa o qualora collocata in un contesto. (Ogni separazione, come l’uso degli oggetti primitivi, ha senso in quanto funzionale a uno scopo).
La separazione da parte della mente “che trova più facile gestire le cose – concrete o astratte che siano – se le divide in cassetti” è la medesima abilità che nella testa del cucciolo d’uomo gli fa distinguere azioni e oggetti chiamandoli per nome (Adamo renovatur) e lo porta al controllo delle funzioni fisiologiche (prima) e psicologiche (poi). Impara a mangiare a orario e a tacere a comando. Così, nelle parole del Kremmerz “Nella vita fisica usate di tutto e astenetevi da tutto a volontà” vedo la spinta a una auto-educazione alla separazione funzionale: che porti al controllo del proprio inconscio e quindi, nel concreto anche dei sistemi organici normalmente fuori dal controllo volontario.
La separazione è un espediente del nostro cervello, solo un espediente e non la realtà. Come il bambino vede tutto a flusso continuo (passato, presente, futuro; suoni della comunicazione; e così via) anche l’essere umano comune, invecchiando, torna a quanto è strutturale e il tempo, piano piano, si mescola nella sua testa mentre la memoria tende a cristallizzarsi e agire per blocchi di pensiero.
Coltivare e conservare la capacità di separare –senza mai dimenticarne l’artificialità – resta quindi la forza della mente attiva che tutti possono sperimentare e che la Schola di Kremmerz propizia e destina all’applicazione Terapeutica per la Salute propria e altrui.
Original author: sal