Davanti agli occhi, l’immagine di due bambini, al mare, che giocano sulla sabbia. Una dei due passa la mano: e la scritta e l’immagine tracciate si dissolvono. Poi, una nuova idea e, con la punta delle dita, l’immediatezza di una forma e la suggestione di un altro concetto. E poi via di nuovo, con la mano che cancella tutto.
Ecco, mi sono detta, questa è la nostra quotidianità e così è, comunemente, spesa l’esistenza.
A un certo punto della mia, ho incontrato la Schola e, piano piano, dopo aver cancellato dalla sabbia un po’ di cose, mi sono resa conto che quello che scriviamo viene impresso nelle nostre cellule e non sulla rena di un lido qualsiasi. L’onda del mare porta via le impressioni buttate a caso, ma in noi rimangono; e qualcuna, ripetuta più volte, passa il confine della memoria temporanea per scivolare in quella permanente legata alla matrice dell’essere.
Che incessantemente ci crea.
Kremmerz sosteneva che “ogni abitudine è una schiavitù”: infatti ogni abitudine ha la potestà di forgiare, come ben sanno coloro che usano pubblicità, spot, e ripetuti consigli per gli acquisti atti a penetrare le menti e condizionarci in misura direttamente proporzionale all’insistenza con cui vengono proposti e alla forza con cui il messaggio è costruito: modulato sulla cultura che si propone di penetrare, il seme suggestivo giocoforza asserve il ricevente alla volontà di industriali e commercianti. Codesta nuova religione (etimologicamente leggibile come RES = cosa LIGAMEN = legame) è quella che, per dirla con i termini usati dal Maestro “attualmente ci rende servi dei corollari di filosofie parolaie”.
Ma, come dimostra pure la folta letteratura sull’argomento da parte di sociologi-psicologi-giornalisti, fino alle ultime istruzioni sul come-si-deve-vivere propinate dalla divetta o lo sportivo del momento, ognuno davvero PUO’ rifare sé stesso secondo una nuova matrice.
Ecco dunque la Schola e la Sua Tradizione.
Come alla bottega di un valente artigiano, di un sapiente scultore, di un mastro panificatore, si impara a modellare la materia del proprio corpo perché sia in equilibrio fisio-psichico, ricettacolo delle forze propizie alla specie umana – di cui siamo elementi – e allo sviluppo armonico della Natura di cui siamo espressione.
“Il problema che si propone il magismo e l’enigma che l’alchimia risolve è un secreto riformatore e trasformatore di tutta una civiltà e protesa civiltà storica”.
È una nuova epoca quella che stiamo vivendo all’alba del XXI secolo lungo una curvatura infinita.
Original author: Segezia