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Anonimo
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Originariamente postato da catulla2008
Il 10 Giugno 2012 alle ore 23:40

Se tornassimo al tempo di Roma antica, in questi giorni si festeggerebbe Vesta: non con un simulacro statuario, ma rendendo onore al fuoco della Terra.
Solo le donne, per tutta la settimana precedente le Idi di Giugno, avevano accesso al tempio della dea per renderle omaggio. Tolti i calzari, benché non sacerdotesse, era loro consentito l’ingresso nel luogo di culto per tutti e sette i giorni. Poi, le sacerdotesse ripulivano il tempio e cominciavano un nuovo anno.
Kremmerz, ne La scienza dei Magi vol. II p. 261, ci racconta che “Il fuoco sacro era mantenuto acceso dalle Vestali vergini e dovevano conservarsi tali se no il fuoco si spegneva. Rea la madre comune degli dei e degli uomini era una Vergine, Cibele frigia, piena di mammelle come l’Astarte…”. Così, a me viene di pensare che questo fuoco sia un po’ come il latte delle nutrici, che sparisce se non viene “tirato/attizzato” costantemente.

Guardandomi intorno, in queste città di solo cemento dove “la parola ha preso la possanza dell’artificio” (e mica solo quella!), dove anche il mare sembra prigioniero e i parchi sono cintati come animali in gabbia, viene malinconia nel pensare che un tempo la Natura dovette essere sovrana e l’accesso alla sua Legge sensibile per tutti. Fruibile per tutti.
Oggi, non resta che aggrapparsi alle mammelle di una tradizione generosamente resa accessibile anche alle masse, e pensare che è una fortuna inestimabile l’esistenza di questa Schola…

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