Originariamente postato da filosobek88
Il 28 Novembre 2011 alle ore 18:47
Come ricorda Garrulo dal Convegno del 19 u.s. “la struttura della realtà a rete obbliga all’abbandono della concezione antropocentrica”.
Aracne, cui Minerva diede facoltà di filare con la bocca, tramite il mito ci fa osservare un animale comunissimo capace di tessere reti meravigliose, robuste e concentriche traendo spunto dal proprio ventre: trama sempre eguale, eppure ogni volta diversa, capace di espandersi e tornare – ad ogni distruzione- alla matrice che l’ha generata.
In una visione non più antropocentrica e lineare ma olistica, per cui la parola che esce da noi, (anche in questi post) ci ritorna come in-spirazione unendosi a quanto gli altri hanno espirato, tutti ci incamminiamo verso una maggiore responsabilità senza la quale non può esserci consapevolezza.
E mi vien da dire che proprio questa stralunata idea dell’infinito senza capo né coda (quando invece capo e coda ci sono, seppure continuativamente circolari) ha generato la stortura delle coscienze e l’assurdo di una vita sospesa, fatta di colpe dogmatiche e paradisi improbabili.
Se quanto mangiamo comincia ad essere associato a ciò che diventiamo, e ciò che siamo rimonta a ciò di cui ci nutriamo, un grande passo verso la fase adulta sarà stato compiuto. Non più pecore, portate al pascolo da questa o quella moda consumistica o necessità emergente o ipoteca spirituale, ma esseri di nuovo umani, avviati alla libertà di scelta.