Il culto comune tributa omaggio in questi giorni al mondo invisibile: vuoi con i santi, vuoi con i morti, popolarmente si sente che ‘qualcosa’ è vicino.
In un passo, tratto da “L’eredità isiaca e osiridea dell’Egitto sacerdotale” – Editrice Miriamica, 2002 “ISIDE nella tradizione italica e mediterraneo-egizia” si rammentava che la storia del culto isiaco a Roma fu caratterizzata dall’alternarsi di approvazioni e persecuzioni: all’epoca di Caligola i Misteri di Iside – gli Isia festeggiati dal 28 ottobre al 1° novembre – trovarono accoglimento tra i sacra publica e nel calendario.
Appare quindi il cordone ininterrotto di una tradizione antica che annoda questo momento dell’anno ad altri mille e mille, facendo risuonare gli echi di un sapere mai perduto: proprio mentre l’oscurità stende veli sempre più grandi e il sole esterno viene a mancare in modo crescente, per contro assume corpo e si sostanzia l’antico Sole Invitto, riconferma del Natale e della Divinità che si umanizza.
Bellissima a tale proposito la frase del primo Delegato Generale della S.P.H.C.I. a proposito della materia che, “atomi e molecole, non vive in pace con sé stessa perché la pace nella materia sarebbe la morte della natura e il dio Pane non è morto”.
Il connubio tra santi e morti, cielo e terra, si veste quindi con linguaggio scientifico nell’evidenziare il fermento per cui la sostanza vivente – portata al massimo della propria curvatura discendente – trova in sé la spinta alla risalita e alla rigenerazione.
Cito ancora dal libro dell’Editrice Miriamica 2002 un passo di Kremmerz integrato da piccole – ma preziose – note magistrali a cura dell’attuale Delegazione: “Osiride e Iside nell’abbracciamento d’amore. Il maschio e l’utero delle forme nella creazione. Osiride agisce su Iside (o sarebbe meglio dire che Iside agisce su Osiride) e nasce Horus… Il 3 (Horus,) è 1 (l’androgino) perché contiene i 3 termini della prima trinità o prima sintesi trinitaria, l’attivo, l’utero e il risultato”.
Così, quand’anche pregni di americanismo si inneggiasse stanotte ad Halloween, penso si potrebbe cogliere fra le scintille del folclore che propone in alternativa dolcetti e scherzetti, l’avvicendarsi di gioie e dolori della condizione umana: quelli a cui i numeri della Schola, al lavoro per la propria integrazione, si educano faticosamente a guardare con neutralità per cercarvi, oltre il fantomatico contorno e l’illusorio turbinio, i raggi della Verità.
Original author: catulla