Alle volte è davvero difficile capire se i progressi scientifici siano un miglioramento della qualità della vita o solo una “tappa” da considerarsi quanto meno errata. Ad esempio, data la sua importanza, l’alimentazione. “Nel 21° secolo dobbiamo costruire un sistema alimentare che abbia un minore impatto sulla biodiversità, che sfrutti meno terra e non contribuisca al cambiamento climatico”, asserisce un articolo del Sole 24 Ore di oggi che prosegue affermando che il cibo è un naturale materiale nanostrutturato e che le nanotecnologie possono migliorare i nostri cibi (i quali, ovviamente, saranno tutelati da brevetti che arricchiranno le grandi multinazionali). Ma, di contro, alcuni autorevoli scienziati avvertono che la manipolazione della materia a livello di atomi e molecole costituisce un grande pericolo per la salute e per l’ambiente. Insomma c’è chi plaude alle nano particelle negli alimenti per debellare la fame nel mondo e chi al contrario è preoccupato di effetti imprevedibili perché queste particelle non rispettano le leggi chimiche e fisiche ordinarie. Io mi chiedo se questi prodotti alimentari sono già distribuiti nei nostri supermercati, senza che si sia avvisati dalle etichette e come è possibile premunirsi.