Un paio di anni fa, la S.P.H.C.I. aveva organizzato un interessantissimo convegno presso il Pan di Napoli in cui i medici avevano parlato dei legami fra l’alimentazione e la nostra psicologia. Ricordo si parlò del legame tra cibo e momenti di difficoltà e di come nella chimica dei dolci spesso si cerchino l’affetto e la protezione della terra.
Ragionare sulla materia vivente, inquadrata secondo l’impostazione olistica, è proprio della terapeutica ermetica e costituisce una delle molteplici sfaccettature dell’antichissima scienza dell’uomo, scienza della quale sappiamo ancora poco.
Nel convegno si osservò come i sapori diano immediato riflesso neurovegetativo e i profumi abbiano canale diretto al cervello. Un sapere millenario quello che lega gli elementi di cui siamo fatti agli elementi che introduciamo come nutrimento quotidiano e, anche, una logica profonda dell’architettura del corpo: “ niente è più necessario allo sviluppo della vita fluidica quanto il nutrimento ordinario” soleva dire Giuliano Kremmerz.
Nei suoi scritti magistrali infatti, è frequente la considerazione dell’alimentazione come strumento intelligente e propedeutico al ‘fenomeno del bove o a quello delle ninfe’. L’asserzione la dice lunga su quanto il vivere comune sia cieco rispetto al gesto meccanico-istintivo quale quello di annusare e/o introdurre roba in bocca.
E trovo interessante che ‘solo per alterato regime di vittitazione’ si possa modificare il sistema nervoso tanto da produrre le condizioni propizie allo sviluppo dell’individuo occulto che è in noi; più ancora, c’è da pensare sul fatto che, fra i tanti aspetti della tradizione iniziatica ortodossa, ci siano anche le chiavi dell’alimentazione come determinante di un effetto voluto, chiavi sempre più confermate dalla moderna medicina e dalla specialistica relazionata da studiosi all’avanguardia.
Original author: sal