L’Agape si tiene nel momento del massimo calore del Sole e della massima luce della Luna, nella stagione in cui si raccolgono i frutti: per cibarsene, per farne scorta per l’inverno, per liberarne i semi fruttiferi futuri.
Il Sole ha compiuto la sua massima ascesa giungendo fino alla perpendicolarità con i raggi.
C’è, in quella salita, tutta la bellezza dell’intelletto umano: ogni arte ed eccellenza figurativa, l’armonia della musica, l’eterea trasposizione formale della danza, la potenza evocativa dei sentimenti che solo il teatro suggerisce, la perfezione ritmica e pulsante della poesia. C’è la bellezza della Natura: i picchi innevati e le distese fiorenti, il bacio dell’onda sulla battigia e l’alito leggero dello zefiro sui campi, il manto stellato e la maestà delle montagne…
Per comprendere il Cerchio, e quadrarlo fino alla sua Legge, occorre però che il Sole torni a discendere fino alla massima inclinazione dei raggi, fino quasi a cadere entro il cuore della materia e della Terra.
C’è, in quella discesa, tutto lo spasimo della carne: il bisogno del contatto con l’altra pelle che beve dal calore fisico di un palpito; la fame di vita che porta a suggerla fino dalle erbe e da altre vite animali sacrificate sul fuoco di pasti infiniti; c’è la sete bruciante che strappa l’umidità dall’acqua e la tenerezza dall’attenzione, e c’è la determinazione, perfino violenta, a esistere nell’io sempre più io che prende da tutto e da tutti: dalla madre, dalla terra, dalla società dove il selvaggio si veste appena da civile per coprire la brama, l’incontrollata dirompenza, la foga trascinante e divampante che smania. C’è lo spasimo della Natura che erutta lapilli infocati dal vulcano e urla nel sisma tellurico; la folata turbinante dell’uragano e la cupa morsa dell’oceano, il freddo insopportabile dello spazio senza limiti né atmosfera.
Se non si è conosciuti sia l’Alto che il Basso non c’è Amore possibile… Cosa canterà il poeta se non la gioia della risalita, l’approdo dopo la tempesta, la Terra dopo l’oscurità della notte universa?
Diceva Kremmerz: “Se vuoi essere padrone delle forme delle cose immaginate, come l’artista è padrone delle forme modellate, devi essere signore dello spirito delle forme da crearsi” e Dante celebrava la Commedia della Vita rammentando come Divina Potestate, Somma Sapienza e Primo Amore crearono dall’Inferno la porta per il Paradiso.
Grazie a Chi, oggi come ieri, ci guida in questo Viaggio a ritrovar le Stelle.
Original author: filosobek