Le neuroscienze sono ormai riuscite a comprendere che nel nostro cervello esiste un ‘altro’ cervello – il sistema limbico – grazie al quale avviene la regolazione del nostro stato (secondo criteri funzionali-equilibranti di fame, sete, sonno, temperatura corporea, riproduzione tutti legati all’ipotalamo) e del nostro moto (secondo criteri emotivo-esperienziali legati all’amigdala).
In assenza di un sistema limbico noi saremmo preda dell’ambiente – a “sangue freddo” come rettili (… e come loro meccanicamente rispondenti a vibrazioni).
L’interazione tra la corteccia e il sistema limbico fornisce all’essere umano la possibilità di intervenire nell’elaborazione degli impulsi che vanno a stimolare o inibire i centri vegetativi e la memoria emotiva. In pratica, la corteccia interviene nei processi di gestione e modulazione del corpo di cui è parte integrante; tuttavia le connessioni che vanno dalle aree corticali al sistema limbico sono molto più deboli di quelle che fanno il percorso inverso, ciò che denota normalmente una preponderanza delle aree più profonde e primitive del cervello nella suddetta modulazione-gestione del corpo.
Spesso si parla di orologio biologico senza considerare quanto di meccanicistico implica la definizione e – insieme – quanto accattivante sia per il nostro organismo la ripetizione di qualsiasi cosa. L’energia vitale animale è veramente una sorta di serpente per la modalità con cui si manifesta – sinuosa e al contempo ritmica – e questo a prescindere dall’idea che in quel momento la governa e che, nel proprio iterare, informa la memoria degli interruttori chimici programmando veri e propri automatismi di azione-re-azione.
L’adeguamento consapevole e ritmico ai cicli naturali (ad esempio ci ricorda Kremmerz che “un anno solare, da marzo a marzo, segna un giro completo nelle apparenze cicliche della natura”) ci porta a rendere consapevole il lavoro di sintonia che comunque viene compiuto dall’organismo, mentre tutto il patrimonio sapienziale confluito nella tradizione della Schola amplifica rispondenze, somiglianze e analogie tra il nostro piccolo cosmo e quello grande nel quale siamo immersi.
Dopotutto, un rito è la codifica di un procedimento, non necessariamente intelletto ma comunque intellegibile, che solitamente si intende mirato al culto (coltivazione) della divinità, la quale divinità – riprendendo ancora le parole di Kremmerz – è il centro di luce, o Apollo, dominante lo spirito del fango della terra, serpente astrale della magia.
In noi, l’amigdala propone, il lobo prefrontale dispone.
Le connessioni tra corteccia prefrontale e sistema limbico hanno un’importanza fondamentale che va oltre la regolazione delle emozioni: esse ci guidano nelle decisioni della vita.
Forse, quando poggiamo la fronte contro la mano (per pensare) o contro la fronte di una persona intimamente cara (per cercare una fusione) o quando si dice battere la fronte contro qualcosa (per significare un incontro che lascia il segno) inconsciamente ci riferiamo alla possibilità di disporre la nostra emotività alla comprensione arcana delle radici che abbiamo in noi.
Magari sperando che “ come nello stemma di Cagliostro un serpente trafitto da una freccia” la pulsione del nostro slancio “miri al Sole passando di sopra al dragone…”
“A quel dragone orrendo che è il guardiano terribile della Verità Vera”…
La verità di ciò che siamo.
Original author: filosobek