Parole forti quelle della Direzione, come solo sa esserlo la Verità.
Sarebbe assolutamente antiscientifico pensare di veder crescere frutti da semi non seminati, o da noccioli non innaffiati né accuditi.
Lavoro, soldi, affetti familiari; cucina, danza, divertimento, spettacoli. La cronaca delle nostre giornate – che è cronaca di ciò che siamo – veramente rivela gli oggetti della devozione. E quando scende il tramonto, come l’autunno, quando facessimo l’inventario del tempo speso, quanti sarebbero i minuti dedicati a vivere l’Idea, la splendida Idea della sublimazione del nostro stato che è prima applicazione della Terapeutica e del patto stipulato? Insomma, a conti fatti, quali sono le priorità della nostra attenzione?
E perfino quando visibilmente sta male chi ci è caro o stiamo male noi, proprio noi, quali e quante strategie ricordiamo, attuiamo, sollecitiamo dalla catena orante per ristabilire salute ed equilibrio?
Cercare, sbattersi, capire, scontrarsi con i propri limiti e poi ricominciare, e magari intuire, oggettivare, sperimentare e poi tornare a cercare, sbattersi e capire…: questo il senso di una strada liberamente scelta da tutti ma spesso praticata a singhiozzo.
E mentre i ghiacciai si sciolgono perché non ci si cura di non inquinare la Terra, e i viziosi di potere rimangono al comando delle folle perché è faticoso combatterli, pure per noi che siamo numeri cui basta una mano per aggrapparsi e tendere al meglio “fuori dalla pazza folla” , lassismo e accidia paralizzano il vivere rinviando la libertà della coscienza intelligente al domani del poi.
In fondo, la prima terapeutica è nella scelta dei passi che facciamo da quando ci si sveglia la mattina a quando ci si riaddormenta…: ma è subito sera.
Malinconico Autunno.
Ma se a quella Direzione ci aggrappiamo con tutta la tenacia che abbiamo e l’urlo profondo dell’anima non più inerte allora si può, veramente si può: uscire dalle sabbie mobili.
E aspirare a che giunga, dopo l’inverno, Primavera.
Original author: catulla