Reply To: Comunicazione importante

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Originariamente postato da cerere6012
Il 18 Ottobre 2012 alle ore 18:56

Per offrire a tutti gli utenti del blog alcuni spunti di analisi e di riflessione, vorrei portare la testimonianza su di un caso alquanto “paradigmatico” che ho potuto seguire da vicino attivandomi come tramite nella terapeutica ermetica con gli strumenti rituali e ortodossi in mio possesso. Riguarda un’iscritta giunta alla Schola proveniente da altri percorsi “spirituali” e dopo aver subito una mastectomia bilaterale per una grave forma di cancro al seno. Forma che richiedeva trattamenti chemioterapici cui lei aveva rifiutato categoricamente di sottoporsi sia prima sia dopo il suo ingresso nella Fratellanza e nonostante le insistenze di tutti noi.
Chiesto aiuto alla Miriam e operato ermeticamente, l’abbiamo vista rifiorire, nonostante l’assenza di altre terapie, e per alcuni anni fare una vita del tutto normale. Ma quando il problema si è riappalesato con vari disturbi a livello intestinale, la persona in questione ha cominciato a ignorarlo e mascherarlo finché ha potuto, lamentando a un certo punto solo un “inspiegabile”, a suo dire, gonfiore al ventre. Sollecitata in tutti i modi dai medici della Schola e da noi tutti ad approfondire con le analisi del caso, le ha ritardate al punto che solo circa un anno dopo ha potuto e dovuto realizzare che il tumore aveva invaso il peritoneo e l’intestino. Unico rimedio clinico da lei accettato è stato quello dell’aspirazione periodica del liquido ascitico che si formava nel ventre e che comunque si riformava con scadenze sempre più ravvicinate. Sollecitata parallelamente a un percorso di presa di coscienza delle sue problematiche interiori e a un’analisi globale del suo percorso di vita, anche su quello si è mostrata reticente nascondendo, forse anche a sé stessa, grossi problemi risalenti all’infanzia e all’adolescenza collegati alla sua sfera femminile più intima e all’affettività. Pur di non aprirsi totalmente, nonostante l’aura amorevole di cui tutta la Fratellanza la circondava, ha preferito battere altre strade diciamo di cure “alternative” e persino ricorrere (partecipandolo solo a cose fatte) a tecniche di coinvolgimento in dubbi “psicodrammi” di gruppo per indursi a scoprire quanto rifiutava a sé stessa, continuando comunque a mascherarsi e a mascherare i gravi sintomi del suo male che prendevano sempre più il sopravvento. Complice (volontario o involontario?) in questo suo atteggiamento ambiguo, il suo compagno che, cieco e sordo a qualunque sollecitazione di buon senso, non solo l’assecondava ma addirittura negava anch’egli l’evidenza di una situazione sotto gli occhi di tutti e ormai irrimediabilmente compromessa. Nonostante ciò la Miriam, attraverso i suoi tramiti, l’ha fino all’ultimo aiutata e alcuni fratelli e sorelle l’hanno anche materialmente assistita, specie durante l’ultimo ricovero in ospedale per tentare di intervenire chirurgicamente sull’intestino, nella speranza che non fosse tutto compromesso e se ne potesse salvare almeno una parte. Ricordo le parole del chirurgo che l’aprì e richiuse: “Ma come fa questa donna ancora a vivere con un intestino totalmente in necrosi… e chissà da quando… almeno da un anno a questa parte?”. Eppure lei non solo aveva vissuto quasi normalmente per anni, ma negli ultimi giorni, ormai aggrappata solo alla Miriam, riuscì a raccontare tutta la sua vita e a discioglierne ad uno ad uno tutti i nodi, e lucidissima, serena, e col sorriso sulle labbra, morì mangiando una granita alla menta.

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