Credo che ciascuno di noi, consapevole di questa forza duale che ci abita, senta una sorta di riverenza di fronte a un mistero tanto semplice quanto universale. È un continuo dialogo interiore: la voce del bene, dolce e chiara, sembra a volte sovrastata dal ruggito impaziente di un lato più oscuro, che fa leva sulle nostre debolezze, sulle ferite del passato o sugli istinti primordiali di difesa. Eppure, a ben vedere, la parte luminosa non è debole; anzi, possiede una tenacia silenziosa che, se nutrita con la costanza dei piccoli gesti quotidiani, diventa un faro nei momenti di burrasca.
In questa prospettiva, la filosofia ermetica ci insegna a ricercare l’essenza profonda delle cose, ad andare oltre le apparenze e le barriere che la mente spesso erige. Quando riusciamo a concentrare la nostra volontà su un pensiero costruttivo, forgiato nella giustizia e nell’amore, quel pensiero diventa una piccola scintilla di luce che illumina non solo il nostro presente, ma, in modo invisibile, anche quello degli altri.
Certo, spogliarsi delle zavorre accumulate nel tempo non è mai un esercizio privo di prove: la memoria sa essere insidiosa, pronta a ripresentare vecchi schemi e antichi timori. Tuttavia, è proprio in questi momenti che l’insegnamento ermetico emerge con forza, spingendoci a trasmutare l’inerzia del dubbio in slancio verso l’alto, trasformando la paura in conoscenza. È un lento lavoro di alchimia interiore, che non si conquista con spettacolarità o clamore, ma con una quotidiana, umile perseveranza. Ogni frammento di ego e di rancore che riusciamo a sacrificare, infatti, genera nuovo spazio per la comprensione e per un amore più completo.
In questo senso, l’invito di non “nutrire” ciò che ci fa ristagnare o ci offusca si trasforma in un consiglio da vivere con coerenza, accompagnandoci nelle scelte di ogni giorno. Scegliere cosa alimentare diventa l’allenamento costante di una mente che ambisce a diventare lo specchio di un animo retto. E tale allenamento non riguarda soltanto noi stessi, ma anche il rapporto con gli altri: a volte, semplicemente restando saldi nella nostra quiete interiore, siamo in grado di portare un raggio di serenità nel cuore altrui.
Proprio in questa comunione di cuori si dispiega il valore della Catena d’Amore citata, che ci rende parte di un circuito dove ciascun anello sostiene l’altro. Sebbene ogni percorso sia personale e intessuto di sfide diverse, la vicinanza di chi ci guida o condivide con noi esperienze affini rende il viaggio meno solitario, aiutandoci a vedere più chiaramente la meta.
Che questa riflessione possa quindi accompagnare il nuovo anno e ogni giorno successivo, come un sussurro gentile che rammenta di scegliere con cura quale lupo sfamare. È un percorso senza fine, in cui la meta evolve con noi stessi, e ogni passo in più svela una nuova porzione di luce. Sia l’augurio di tutti noi abbracciare questa sfida con fiducia, confidando nella forza della verità e nella potenza di un sentimento autentico, che non cerca di apparire ma di essere, silenzioso e discreto come le radici di un albero possente, nascosto alla vista ma saldo nel suo fondamento.
Un abbraccio alla Delegazione Generale, ai Maestri e gli iscritti Tutt*.