Ho letto che un appassionato di arte rupestre Ben Bacon ha ipotizzato che le pitture rupestri di epoca paleolitica potrebbero essere considerate come “il primo esempio di scrittura conosciuto dall’Homo sapiens”. Attraverso punti, linee e forme ricorrenti (cerchi, triangoli, stelle), presenti vicino ai noti disegni di animali delle grotte paleolitiche prese in esame, ha intravisto una sorta di sequenza temporale affine ad un calendario lunare. Detto calendario lunare, costituito da segni in numero di 13, avrebbe un nesso biologico con gli animali cioè col loro ciclo vitale. In particolare il segno Y segnalerebbe l’annotazione di una nascita, e quindi abitudini riproduttive, vista la somiglianza con le due gambe aperte.
E’ strano che le ricerche compiute da Marjia Gimbutas sul “linguaggio della dea” non siano prese in considerazione in questo caso.
Inoltre avevo già letto di altra ipotesi sulla natura astronomica e quindi cosmica degli animali raffigurati nelle grotte del paleolitico. Grotte spagnole e francesi, difficilmente si parla delle italiane che pur ci sono (ad esempio la Romanelli o quella del Romito).
In ogni caso l’idea di un calendario lunare mostra una volontà di codificare date e dati e questa idea è molto plausibile e adattabile a tutto, in primis ai riti sacri. Si dovrebbe da parte del mondo scientifico bandire l’idea di un passato selvaggio e buio. Se furono capaci di dipingere capolavori sulle pareti delle caverne, perché non avrebbero dovuto avere cognizioni -diciamo- iniziatiche? Come afferma anche il Maestro Kremmerz: non sappiamo se antiche civiltà ormai scomparse celassero tesori di sapienza.