Mi è capitato di leggere alcuni motti latini e mi sono divertita a vedere quanti di loro, piccole perle di saggezza, noi ancora oggi, dopo 2000 anni, diciamo tradotti in Italiano. Ad esempio: Cave tibi ab acquis silentibus = Guàrdati dalle acque chete; Facis de necessitate virtutem = Fai di necessità virtù; Gutta cavat lapidem = la goccia scava la pietra; In dubis abstine = nel dubbio astieniti. Ma alcuni motti sembrano appartenere alla filosofia ermetica della nostra Schola. Ad esempio: Beneficium invito non datur = nessun beneficio può essere dato a chi non lo desidera; Do ut des = do perché tu dia; Frustra sapiens qui sibi non sapet = Inutilmente sa chi non sa per sé; Homo faber fortunae suae = l’uomo è l’artefice del suo destino; Homo mundus minor = L’uomo è un mondo in miniatura; Imperare sibi maximum imperium est = Comandare a sé stessi è la forma più grande di comando; Natura non facit saltus = La natura non procede per salti; Nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu = Nulla è nell’intelligenza che prima non fosse nel senso; Primum facere, deinde philosophari = Prima fa’, poi filosofeggia. E tanti altri. Il latino, ricordo da antiche letture, è una lingua che prende esempio dalla natura e fa intravedere il mondo delle idee sempre attraverso esempi concreti. Sollecita il pensiero analogico ed ha la logica dell’equilibrio. E’ parte della nostra eredità genetica. Siamo fortunati a esser nati qua.