Sulla rivista Science, con un articolo ripreso sul Corriere della Sera, è stata pubblicata una nuova versione del genoma umano, inizialmente sequenziato nel 2001 (all’epoca l’8% del corredo genetico non fu decifrato). Questa nuova e più completa mappatura apre la possibilità di ulteriori scoperte nella cura delle malattie e nella personalizzazione delle terapie.
Copio il link per chi volesse leggere l’articolo https://www.science.org/content/article/most-complete-human-genome-yet-reveals-previously-indecipherable-dna
La cosa che mi ha colpito è connessa al metodo. Infatti nell’articolo di Anna Meldolesi sul Corriere si evidenzia che mentre nel sequenziamento del 2001 c’era stata una sorta di gara tra due team a chi arrivava prima, questa volta c’è stata la collaborazione di tanti ricercatori verso un unico obiettivo (oltre agli avanzamenti tecnologici e a qualche intuizione geniale su come fare il sequenziamento). Anche il lockdown, dovuto al Covid, potrebbe aver contribuito alla partecipazione di un numero maggiore di scienziati.
Questa collaborazione mi ha ricordato l’habitare fratres in unum, il lavoro di tanti in concordia verso un obiettivo di salute e bene comune. Auspico che si ripeta sempre più spesso.