Invece sarei propensa a non vedere nel gesto di Psiche un giusto anelito alla conoscenza. La fanciulla cade perché mal consigliata dalle sorelle che, invidiose di lei, le consigliano di guardare in volto il mostro, Amore, per la sua sicurezza.
Le sorelle rappresentano la corrente profana, quella delle invidie, gelosie, egoismi, apparenze…nel suo far luce, Psiche non ricerca la sintesi, la sua è un’arida analisi razionale, non ha volontà di integrazione e compenetrazione in Amore, che credo sia l’unica possibilità di vera conoscenza. Perché le condizioni le pone Amore. E sicuramente si conosce quando si compenetra, cioè quando si ama.La conoscenza come visione razionale è patriarcale ed è una “formula arida e inesorabile della filosofia maschia”, come sappiamo. (Vedi P+F+)
Mi ricordo di quel brano del Kremmerz nel 4° Dialogo ove il discepolo dice di aver vissuto nella pubertà una attrazione verso qualcosa d’indefinito, pieno di sogni e senza meta, un amore da adolescente che il medico pensò bene di curare. Così quello stato non si presentò più ma anche Amore volò via. Amore “Rivolge la sua parola alla vostra Psiche. Scende per sedurla, per incantarla, per prenderne possesso nella tetra notte di dubbio e di aspirazione ai cieli della favola”. E’ tutto da rileggere.
Ma ricordo anche L’Epilogo di venerea follia di M.A.Iah-hel (in Oracoli, misteri e arti divinatorie tra oriente e occidente nonché in Quaderno della Vergiliana, entrambi presenti in Biblioteca) che consiglio di rileggere nella sua interezza. Cito solo il finale: “Ma ecco che dal mio profondo sento montare l’eco del tuo urlo oracolare; lo percepisco come una tua Sintesi Assoluta mentre le mie labbra si articolano in un unico Verbo: AMORE. E AMORE SIA”.