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mandragola11
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Mi vorrei soffermare su Psiche e le sue sorelle. In tante leggende e fiabe tradizionali è affascinante la presenza di tre fanciulle, due delle quali fungono da intralcio continuo alla più pura e buona di loro, prima che lei riesca a coronare il suo amore (vedi la Bella addormentata). Anche nella favola neoplatonica di Amore e Psiche succede così, e nell’iter intricato della vicenda, tra discesa agli inferi, sonno profondo e ascesa al cielo, il tutto determinato da Venere, sembra di intravedere il processo di purificazione e trasformazione che la materia alchemica deve compiere per tornare alla primigenia sintesi nell’Una.
Questo femminile triforme, uno e trino, rappresentato dalle tre sorelle intorno a Venere, ci riporta automaticamente dall’astrazione del mito agli input e alle esperienze concrete con la Del+ Gen+ sui Sibillini e Monte Sibilla, nel quale profilo della montagna abbiamo riconosciuto i tre volti femminili e la rappresentazione reale della Matriarchia di Miriam (vediad esempio in “La Sibilla Appenninica – I tre volti di pietra della Matriarchia”).
Come sappiamo, iniziati e alchimisti si sono dovuti rapportare a questo femminile uno e trino. Dante ne parla nelle Rime “petrose” dedicate a Petra quando dice “Tre donne intorno al cor mi son venute, e seggonsi di fore; ché dentro siede Amore, lo quale è in segnoria de la mia vita” e più tardi Botticelli che nella Primavera lo rappresenta nelle tre Grazie, raffigurate sotto la mira di Cupido e su cui Edgar Wind (Misteri pagani…) fa un riferimento interessante al “donare e al restituire”: “Le tre Grazie “danzano”, e con la loro danza, esprimono il triplice ritmo della generosità divina e, quindi, della realtà e, in questo senso, sono immagine, anzi specchio vivente dell’universo. Basta ricordare che i doni che gli dei dispensano agli esseri inferiori sono concepiti dai neoplatonici come una specie di effusione (emanatio) che produceva un rapimento vivificatore, o conversione (detta da Ficino conversio, raptio o vivificatio), mediante il quale gli esseri inferiori venivano richiamati in cielo e si ricongiungevano con gli dei (remeatio). Manifestatatisi dunque la generosità divina nel triplice ritmo di emanatio, raptio e remeatio [le 3 grazie/sorelle), era possibile riconoscere in questa successione il modello divino di ciò che Seneca aveva definito come il circolo della grazia: dare, ricevere, restituire.”
(http://www.verbum-analectaneolatina.hu/pdf/7-1-05.pdf).

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