Da questo link https://www.treccani.it/enciclopedia/la-coscienza-e-i-suoi-fondamenti-biologici_%28XXI-Secolo%29/ leggo che “per la neurologia clinica, la coscienza è un parametro semeiotico obiettivabile e misurabile, definibile come la consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante (…) saranno discusse le basi neurali della coscienza”.
Ammetto di essere rimasta perplessa dalla definizione che – nella mia ignoranza medica e scientifica – mi è di primo acchito suonata come il gesto del gatto che gioca col raggio di luce tentando di afferrarlo. Infatti, mi figuravo il corpo umano, e in particolar modo il cervello, come il positivo di una fotografia la cui vera matrice, però, starebbe nella parte oscura, nel negativo da sviluppare: in breve, mi rappresentavo ciò che chiamiamo “io” come torta il cui stampo sarebbe nel coagulo di energie che in un dato momento, in un ambiente consono, si sono incontrate e materializzate.
Ma, forse, non è in antitesi con quanto afferma la Treccani… O no?