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Buteo
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Riguardo al collegamento che fai, M_Rosa, tra vaccino e omeopatia, sappiamo che quest’ultima (OMEOPATICA, TERAPIA in “Enciclopedia Italiana” (treccani.it) vide l’origine nel successo che ebbe E. Jenner (1749-1823) contro il vaiolo, quando iniziò a inoculare, in soggetti non ancora contagiati, pus prelevato da pustole vacciniche. La virtù di Jenner fu di mettere a frutto un’antica conoscenza diffusa nelle campagne inglesi, dove si sapeva che le mungitrici guarite dalle lesioni su mani e braccia, contratte per aver munto vacche le cui mammelle presentavano pustole simili a quelle vaiolose, erano protette dallo sviluppo della malattia e non sviluppavano il vaiolo. Ebbe così l’intuizione di attuare la tecnica che segnerà l’inizio delle vaccinazioni (vaccino = di vacca) e una svolta nell’approccio di malattie infettive gravi. Il successo che il metodo andava riscuotendo portò molti medici, tra i quali l’inglese G. Hunter (1728-1794), a rispolverare l’antico assioma ‘similis similibus curantur’, di cui si ha testimonianza in testi sanscriti del 1200-600 a.C., per il quale si ammetteva che due malattie dello stesso genere non possano coesistere nello stesso organismo. Si ipotizzò che un farmaco esercitasse effetto terapico quando avesse provocato i sintomi della malattia che deve guarire. Siamo nel XVIII secolo. In quegli anni la medicina ‘ufficiale’ disponeva di pochi, per non dire nulli presidi terapici (perlopiù salassi e clisteri) con scarso beneficio, quando non danno, per i pazienti. Il successo di Jenner stimolò la ricerca empirica e Samuele Hahnemann (1755-1843) osservando che la somministrazione di chinino, utilizzato nella terapia della malaria, causava una febbre simile a quella malarica, ipotizzò che proprio in questo effetto stesse la risposta terapica. Da lì la sua copiosa ricerca di sostanze che provocassero sintomi simili alla malattia che si voleva curare e la sperimentazione con diluizione, dinamizzazione ecc. Hahnemann ebbe il merito di rifiutare ‘terapie’ decisamente fallimentari e di ricercare nuove vie terapiche, ma il suo metodo non è mai stato oggettivato.
Non sapeva Hahnemann, come non sapevano Hunter e nemmeno Jenner, che l’efficacia della inoculazione con pus prelevato da pustole di mungitrici, stava nel fatto che dette pustole contenevano il virus del vaiolo vaccinico, simile a quello del vaiolo umano, ma con capacità patogenetica decisamente inferiore. La ‘somministrazione’ del virus zoonotico poco virulento per l’uomo, proteggeva contro il vaiolo umano, frequentemente mortale: l’assioma ‘similis similibus curantur’ si dimostrava vero. Nel corso dei decenni, numerosi agenti infettivi sono stati individuati e riconosciuti responsabili di malattie e sono stati indagati e compresi sempre più i meccanismi di reazione dell’organismo, con conseguente costante e progressivo affinamento delle metodiche di prevenzione.
In realtà, non solo il ‘vaccino proteico’ ma ogni vaccino agisce proprio perché trasporta o ‘presenta’ una parte antigenica (= un insieme di proteine) di un virus (o altro agente infettivo) verso il quale si vuole stimolare la risposta immunitaria nell’organismo ricevente. L’enunciato ‘similis similibus curantur’ nasceva verosimilmente dalla consapevolezza, almeno empirica, che già si aveva nell’India e Cina del 2° millennio a.C., dell’efficacia delle tecniche di ‘variolizzazione’ allora in uso contro il vaiolo. L’omeopatia è altro.

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