Volevo fare una riflessione sulla memoria del DNA citata da Buteo. Per quanto ne capisco, il DNA costituisce una sorta di impronta molecolare in grado di attivare la sequenza genetica. Il fatto che l’impianto genetico, come perfettamente documentato nel post, in qualche modo si occupi di “mettere le cose a posto” circa i vari processi di sincronia e sequenzialità in ogni singola cellula, mi fa pensare ad una memoria aprioristica, in qualche modo enfusa nella matrice del DNA stesso. Non sono assolutamente in grado di andare oltre su tale fronte, ma voglio lasciarmi andare ad alcune considerazioni. Se vero è che l’Universo/a è un ologramma, nel senso che ogni causa è legata ad un effetto che a sua volta costituisce un effetto/causa e via di questo passo dal micro al macro e viceversa (M. Kremmerz docet), la realtà si presenterebbe come una complessa rete di relazioni costantemente interconnesse, mai scindibili all’interno di uno spazio universale indivisibile. Gli studi del fisico statunitense David Bohm portano a considerare un ulteriore concetto di “olomovimento”, in quanto mi pare di capire che, partendo dal presupposto che l’universo corrisponda ad un sistema dinamico in continuo movimento, questa infinita rete di corrispondenze relazionali sarebbero credo, il carburante del movimento. Allora, la memoria codificata e presente nel DNA da cui siamo partiti, perché no potrebbe essere correlata a quel famoso “ordine implicito delle cose” senza spazio ne tempo, ma che implicherebbe appunto una sequenzialità dei fenomeni interattivi, dove ovviamente anche la memoria genetica vi entra a piedi giunti. Voglio dire che è un po’ come se riflettessi ad alta voce, ma per iscritto mi viene ancora più spontaneo.
Con l’augurio a tutti di una buona serata.