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Angelo
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Ho imparato, in maniera ancora del tutto imperfetta, a non giudicare quello che osservo, vivo e sperimento ogni giorno. Non è facile, ma un costante pensiero che ci ricordi ogni giorno, le nostre stesse imperfezioni, ci aiuta a comprendere quelle che gli altri pongono in essere. Mi hanno detto: non siamo perfetti, ma perfettibili. Viviamo nella Miriam, con l’aiuto di Maestri che ci conducono per mano, non ci puniscono se sbagliamo, ci rispondono se chiediamo. Questa sarebbe la struttura che l’insegnamento dovrebbe avere, anche se la parola insegnamento, per se stessa, è errata come concetto della nosstra Scuola. Ma per noi, che seguiamo sentieri così diversi dalla massa, tutto appare molto più nitido, distinto, comprensibile.
Avere acquisito, anche se in piccola parte, la capacità di destrutturarci, di guardare oltre, di non essere fissi nelle idee e nei pensieri, indirizzati al Bene e all’Amore che così tanto ci lega al resto del mondo, ci deve spingere, in maniera armonica, a cercare di cambiare, senza imporre mai nulla, il pensiero di chi ci circonda. Comprendo le parole di tanaquilla9, così come le osservazione di Alef2006, ma questo ci distingue nella nostra visione delle cose: un confronto sereno, libero da sovrastrutture (per quanto riusciamo realmente a farlo), che ci porta a non accettare più “imposizioni” per struttura mentale, ma bensì ad elaborarle ed a comprenderle con occhi diversi.

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