Voglio testimoniare quanto l’aiuto terapeutico miriamico, oltre a sanare o a limitare i danni della patologia, infonda coraggio, speranza, e sopratutto bandisca ogni sentimento di solitudine nell’ammalato. Mi sono sentita dire, dopo un periodo di contatto di catena e di operazioni terapeutiche, da una persona che ha chiesto di essere aiutata, che questo contatto, questa energia che gli arriva è la cosa più grande in questo momento della sua vita, e che infonde un caldo senso di essere amati. Ricordo le commoventi parole del M. Kremmerz: “Il malato, il dolorante è un’anima senza aiuto che chiede e ricerca, come un uccellino, disperso dal gelo e battuto dalla bufera, un nido calmo e caldo”. (SM,II,104)