Questa riflessione mi fa viaggiare dentro la memoria di pochi ma intensi momenti, veramente indietro fino a un punto indefinibile, potrei dire fino ai primi giorni in culla. Essere in un letto, coi pensieri che tentano al proprio equilibrio e che sgorgano da una sorgente immane, che pare per sua natura tentare di dissolvere il tuo stato d’Essere. Di Essere. Per fortuna esiste questo grande “archetipo” che è l’Amore, tendi la mano e c’è li un medico, figlio anch’egli , a stringertela, nel caso di questa testimonianza.
Tante volte a salvarci dalle paure e dai pensieri, è qualcosa di più sottile, nuotando e dimenandosi tra questi si giunge al punto in cui si intravede la superficie, sempre in quei momenti, a cullarmi è stata una voce interiore, materna.
La sensazione che arriva Lei e inizia la tranquillità, poi via i dolori, poi inizia uno stato di benessere totale e infine inizia un sonno dolce e restauratore. Fa male pensare alle persone sole, molto, e questa pandemia ci ha messo davanti a realtà a cui non eravamo abituati ( come cittadini d’occidente).