Rispondi a: La Natura, la Madre, la Miriam

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catulla2008
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Nel mio congelatore, nascosto fra le altre cose, era finito un sacchettino aperto (ahimè!) di maggiorana (quelle boccettine di vetro con la pianta diraspata ed essiccata). Osservando il contenuto mentre si spargeva sul pavimento, dopo il primo disappunto, riflettevo che privata dell’umidità non si era (ovviamente) congelata. Da cui, la riflessione che senz’acqua non avviene cambiamento di stato. Così, mentre cercavo scopino e paletta, ho ragionato sul fatto che l’essenza individuata attinge dall’ambiente che le è connaturato quel principio umido atto a restituirle consistenza, vigore, profumo: insomma, le sue caratteristiche. E ovviamente, a seconda del principio umido, il ‘matrimonio’ che ne deriva sarà diverso. Ad esempio la maggiorana con il vino sarà una cosa, con il succo di pomodoro un’altra cosa. (Anche l’olio contiene umidità).
Infine, ho azzardato il parallelo con noi esseri umani che veniamo vivificati dall’utero materno e viviamo di quell’umidità primigenia fino alla vecchiaia e/o alla morte quando il corpo la perde e si consuma ritornando ad essere solo scheletro. E come non pensare a quanto scriveva il Maestro J.M. Kremm-erz nell’arcano della Morte? “Tu, o miracoloso, tre volte santo scheletro che raffiguri una fine temuta hai lo guardo sorridente; tu sei il simbolo della giovinezza. Tu nei tre mondi dello spirito, della materia e dell’atto, sei il rinnovamento. Morte, lascia guardarti in faccia, le ossa monde come denti di sacri elefanti, bianco sudario, sei come la più bella e chiomata fanciulla sorridente e fremente di voluttà nella carne adolescente, se io avessi gli occhi conformati alla maniera dei raggi X vedrei scheletri, come te, e sentirei l’alito della fragrante gioventù: se ci penso, sento a pari fragranza il tuo alito. Non puti di terra umida, di musco, di funghi, di crittogama e di muffa, perché tu per lo spirito, non sei che la fine di un errore, di un orgoglio, di una schiavitù, di una ossessione. Se lo scheletro è ancora forte, se la carne è ancora vegeta, le cellule vive, il tessuto delle vene elastico, che bisogno vi è di passare per una tomba e rifarsi? tu, o Morte, sei la soluzione dell’enimma spirituale nell’uomo vivente e nella profonda custodia della sua anima ignota”.
Ringraziando il sacrificio della maggiorana caduta sul pavimento per lo spunto di riflessione, vi partecipo le mie casalinghe meditazioni e vi abbraccio sorernamente.

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