Rispondi a: La Natura, la Madre, la Miriam

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Buteo
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Dal thread ‘La pandemia…’, Ippogrifo, vorrei riproporre qui il tema dell’eroe, non ‘predestinato’ tu dici, ma secondo legge di Giustizia, per indagare il rapporto tra l’eroe nella Mitologia, nella generazione per quel che sappiamo dalla Biologia, e nell’Ermetismo per l’uomo storico in noi.
Perché ritengo Ercole predestinato? Nulla affatto sinonimo di ‘facilitato’, basti considerare le sue dodici fatiche e il superamento di ‘prove’, perché ogni eroe possa definirsi tale.
Predestinato perché la nascita di Ercole fu voluta fortemente da Zeus, che per lui ricerca la donna perfetta in cui concepirlo. La donna sarà Alcmena, colei che eccelle in ogni virtù. Alcmena, la Madre. Cos’è la Madre? Cosa è il figlio? E cosa il Padre? Sappiamo che il figlio si forma nell’uovo materno fecondato dallo spermatozoo paterno. Poiché ogni bimba nasce con il proprio corredo di cellule uovo già presenti nelle ovaie, cos’è l’uovo materno, se non una delle cellule che vengono a differenziarsi per costruire l’embrione stesso, che diventerà feto e poi il neonato femmina, la bambina, la donna, la madre? E, risalendo a ritroso, sarà la madre della madre, la bisnonna, la trisavola e via via in una ascendenza in cui Zeus riconosce lo storico che andrà poi strutturandosi mentre si trasmette riscendendo di madre in figlia e in figlia, fino al compiersi dell’evoluzione, che avrà in Alcmena l’uovo che concretizza quello ‘storico’ atto a nascere per essere eroe. Il racconto mitologico sottintende che, se Alcmena non è una donna ‘qualunque’, è perché la sua non è un’ascendenza ‘qualunque’. Nelle generazioni si è srotolato il percorso di perfezionamento e, anche se il mito non lo dice, quella di Alcmena non può che essere un’ascendenza eroica. È infatti figlia di reali, essendo re e regina la summa delle qualità e dell’eroismo di un popolo. L’eroismo è femmina, perché è virtù connaturata: non può scaturire né da ragionamento né da calcolo, prevede la disposizione dell’animo alla costante e consapevole accettazione del rischio di dolore e di morte, perché così è e così deve essere, perché quello è il destino, il dovere, ciò che deve esser fatto, ciò che è giusto fare. È la completa adesione alla propria vita ed è amore incondizionato. Una virtù così primordiale non la si insegna e non la s’impara: può essere trasmessa ab initio solo e soltanto fisicamente dalla madre, nei geni, nell’utero e nei primi anni vissuti dal bimbo in simbiosi con lei. Il mito è infatti molto preciso: Zeus dedica ad Alcmena 3 giorni e 3 notti di amplessi, avendo fermato il carro del Sole, a rimarcare l’importanza dell’atto. Si impegna molto, sembrerebbe anche molto più del necessario, essendo un dio. Tuttavia, lì si conclude il suo intervento: al figlio, al futuro eroe, provvederà solo la Madre. Parimenti, qual è l’apporto biologico del padre? Lo spermatozoo inietta nell’uovo solo i 23 emi-cromosomi, che si fonderanno ai corrispondenti 23 emi-cromosomi materni: l’unione avvia la replicazione cellulare e tutto il lavoro di generazione del figlio è compiuta dalla cellula uovo, il laboratorio che struttura il nuovo essere, all’interno dell’utero della madre, dal cui corpo trae tutto il nutrimento che occorre. E noi sappiamo, dall’Ermetismo, che corpo e anima sono una cosa sola. Il Padre dell’eroe è anch’egli importante: nel racconto mitologico è il dio e, in quanto tale, trasmette geni che essendo divini, non necessitano di ulteriore evoluzione. Ecco, condivido con voi, perché auspico che alle mie si aggiungano le vostre osservazioni e che insieme possiamo un poco penetrare la realtà.

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